SECONDA
PARTE
…può
diventare realtà…
la mattina era gelida, eppure il sole brillava con una limpidità eccezionale sulle montagne che circondavano il castello. In via del tutto eccezionale, le lezioni erano state interrotte per permettere ai ragazzi, ma soprattutto alle ragazze, di prepararsi per la grande serata.
Quando Harry aprì gli occhi, per un attimo si sorprese di sentire
quella leggerezza nello stomaco: per un motivo o per l’altro erano mesi che non
si svegliava tranquillo. Eppure, quel giorno si sentiva così felice che per un
lunghissimo minuti restò immobile ad assorbire i freddi raggi di quel sole
invernale abbattersi sulle sue palpebre ancora abbassate. Lasciò il via libera
ai pensieri di vagare per le impenetrabili tangenti della memoria, non bloccò
l’arrivo del viso scarno del padrino che gli sorrideva, non bloccò il viso
preoccupato di Silente che gli parlava di Voldemort, del loro futuro, del loro
passato, non bloccò le sue parole pacate che lo portavano a battere maghi
oscuri, e quando davanti ai suoi occhi chiusi apparve il viso di Ginny, lui si
permise di studiarne il ricordo senza pensare ad altro. Improvvisamente, dietro
di lei, vide i grossi occhi del fratello, il ciuffo rosso di Ron, immaginò la
sua espressione irata. Ormai l’aveva invitata… era possibile che lui lo
prendesse come un semplice approcio d’amicizia? Svegliandosi sempre di più, il
panico gli attenagliò le viscere: no. e sai perché Harry? Sentì una vocina
chiedergli nella testa. Perché non è solo un approcio d’amicizia.
Sospirò, aprendo i grossi occhi verdi. Per un attimo la realtà
intorno a lui fu opaca e sfocata, poi inforcò gli occhiali, e l’immagine reale
del suo amico gli apparve davanti. Stesi sul letto c’erano tre completi
ereditati dai fratelli, e lui li guardava con una nota di disgusto da dentro il
suo accappatoio blu. “giorno Harry.” Affermò “allora? Come va?”
“bene.” si alzò. Cosa si sarebbe messo? Si mise una mano nei capelli. “hai già
fatto colazione?” chiese.
“sì.”
“ah, bhè, io no.”
“ma davvero?” Ron si lasciò sfuggire una risatina.
“gli altri dove sono?” chiese, indicando i letti vuoti degli
amici.
“a Hogsmade a fare compere.”
“wow.”
Si alzò e si avvicinò alla porta. “vado a fare colazione.” Disse,
e sparì. Arrivato a metà scale si rese conto di essere in pigiama, ma si sentì
chiamare. Appostata all’inizio della scala, in jeans e maglietta, c’era
Hermione, che reggeva in mano una traballante torre di toast. “ciao Harry.”
Glieli tese “eccoti la colazione.”
“troppo gentile.”
“sei ironico?”
“no affatto.”
“bene, perché ho bisogno di un consulto.”
“anche io.”
“meraviglioso.”
Gli prese la mano e lo trascinò su per la scala del dormitorio
femminile. Harry si sentì girare la testa. Li ci doveva essere anche… ma la
porta si aprì e la stanza inondata di luce rivelò solo letti vuoti.
“inizia tu.” Disse Hermione, abbandonandosi sul suo letto. Lui
era in imbarazzo, ma si sedette accanto a lei e addentò un toast.
“ho invitato Ginny al ballo.”
“fantastico!” affermò lei, con un ampio sorriso “lo sapevo che
era successo!”
“l’ho fatto ieri quando ho scoperto di te e Ron.” La vide
arrossire appena e sorrise “sono contento.” Disse infretta “ma non volevo
restare a farlo stamattina.”
“hai fatto bene.”
“ma…”
“pensi a cosa penserà Ron.”
“esatto. Credi dovrei dirglielo io o farlo fare a Ginny?”
lei parve pensarci intensamente. La minuscola riga che le divideva la fronte
quando si concentrava le disegnava una strana espressione, buffa, che fece
sorridere Harry mentre mangiava il suo toast.
“credo che dovresti farlo te. D’altra parte sei il suo migliore
amico.”
“temevo questa risposta. Credi se la prenderà?”
“no, se usi le parole giuste.”
“cioè?”
“bhè, inanzi tutto metti bene in chiaro che lei ti piace, che non vuoi fare
l’amico, perché è ovvio che non lo vuoi fare. Ron apprezzerà la sincerità e
digli che non la vuoi far soffrire, e nemmeno sposarla, vuoi solo portarla al
ballo proprio…”
“come lui porta te.”
“esatto” dinuovo, le sue guance si fecero un po’ rosse.
“è di questo che dobbiamo parlare?” chiese Harry sorridendole.
Lei annuì. “sì. Ho bisogno di un consulto.” Saltò in piedi e si
affiancò il vestito rosa che Ron aveva tirato fuori dalla valigia. Le arrivava
a metà gambe e la scollatura le avrebbe fatto risaltare il seno. Harry si sentì
in imbarazzo. “questo” chiese lei “o questo?” disse poi, accostandosi a un
vestito lilla chiaro e lungo, che le arrivava alle caviglie, dal bordo sfasato
e senza spalle. “allora?”
Harry rise. “primo.”
“credi gli piacerà di più?”
“di sicuro.”
“fantastico. Poi.” Si infilò delle scarpe nere con un po’ di tacco e lo fece
alzare. Gli arrivava al mento. “così sono di una buona altezza per ballare?”
“sì, perché?”
“bhè, lui è più alto di te.”
“non tanto!”
“comunque proviamo.”gli mise le braccia al collo e fece un paio di passi. “sì,
direi che riusciamo.” disse Harry. Lei annuì, ma non si allontanò. Le vide
negli occhi un’espressione preoccupata. “non ti stai chiedendo se riuscirai a
baciarlo vero?” lei tentò di ridere .
“no!”
“in tal caso non faremmo prove. Però guarda.” Si chinò sulle sulle sue guance
“qui ci arrivo, quindi lui arriverà alla bocca.”
“Harry!” lei gli si allontanò con uno strattone. “non essere stupido!”
“scusa. Altri consulti?”
“sì. I capelli. Lisci o mossi?”
“lisci, dai.”
“fantastico. Grazie!”
“di niente.” Appoggiò il piattino vuoto.
“tu come ti metterai?”
“ho un completo nero.”
“perfetto, il nero è sexi.”
Harry rise. “perché ti preoccupi tanto?” le chiese. Lei parve per
un attimo sulle spine, poi disse solo: “gli avevo detto che la sera del ballo
sarei stata diversa, non la solita secchiona sfigata.” Sospirò “gli avevo detto
che volevo una cosa dolce e speciale e che io volevo essere speciale.”
Harry sorrise. “tu sei speciale.”
“davvero?”
“certo, se no non saresti amica del Prescelto.”
Hermione ridacchiò. “grazie.”
Lui scosse il capo. “e ricordati anche che non è l’Hermione diversa che piace a
Ron.”
Lei lo guardò commossa, senza sapere cosa dire. Così lui le scompigliò i
capelli e si allontanò, togliendala dallo scomodo imbarazzo.
“Ron?” Ginny entrò nel dormitorio e si sedette sul letto del
fratello. “come va?”
lui sbuffò, fissando i completi ancora senza aver preso una decisione. “scegli
il vestito per stasera?”
lui annuì.
“allora questo.”
“nero?”
“il nero è sexi.” Lui tolse gli altri due e sorrise alla sorella.
“ne avrò bisogno stasera.”
“ci tieni tanto a fare colpo su Hermione vero?” chiese piano.
“no!”
lei rise. “okay.”
“cosa sei venuta a fare?”
lei si stropicciò le mani in grembo. Perché le importava tanto? Era solo suo
fratello. Anzi, uno dei suoi fratelli. La verità era che Ron era sempre stato
il Suo Fratello. Era sempre stato l’unico che non l’aveva mai lasciata indietro
anche se era più piccola, anche se era un femmina. L’aveva aiutata a fare i
primi passi, a lottare contro le avversità, a sopportare la madre, a non
demoralizzarsi mai. e adesso, lei voleva così tanto la sua approvazione, che il
nervosismo le rodeva lo stomaco. Sapeva che sarebbe stato più logico farlo fare
da Harry, ma lei doveva farlo, perché quello era suo fratello. Il suo Ron.
“Ron, ti devo dire una cosa.”
“cosa?” chiese lui, chinando la testa rossa e strofinandosi i capelli bagnati
nell’asciugamano.
“ieri sera…”
“sì…”
“Harry mi ha, bhè, invitata al ballo.”
Ron si bloccò nell’atto di asciugare la folta chioma rossa ma non
si alzò, come paralizzato. Ginni vide le sue orecchie diventare quasi più
scarlatte dei suoi capelli. “tu?”
“gli ho detto sì.” Disse lei piano. “ho pensato che Harry sarebbe stato okay
anche per te. È il tuo migliore amico.” Decise di giocare subito la carta
dell’amico.
Lui si rialzò, e piccole gocciline flutturano nell’aria mentre i
suoi capelli ancora bagnati si abbandonavano sul suo collo. annuì. “certo.
Harry è Harry.”
“allora va bene?”
“avrei preferito saperlo prima.”
“prima di cosa?”
“prima che succedesse.” Spiegò “Harry doveva chiedermelo.”
“non sei mica mio padre.”
Lui annuì, con una certa freddezza “certo, certo.”
Lei saltò in piedi, e gli si avvicinò. Gli prese le mani e gli
baciò una guancia. “allora okay?” lui si addolcì appena. Il trucco riusciva
sempre. “vero fratellino?” lui annuì.
“grazie. Sai quanto ci tengo.”
“sì.”
Lei sorrise e fece dietro front. Aprì la porta, e finì contro a
Harry.
Il silenzio che si andò creando per un attimo fu quasi
opprimente. Harry non riusciva a togliere gli occhi dal suo viso bianco,
sorridente, dai suoi occhi azzurri, dai suoi soffici capelli, respirava boccate
del suo profumo fresco. Lei avrebbe voluto poter accarezzare le sue guance,
calmare le pene che vedeva rincorrersi nei suoi occhi verdi, voleva cullarlo
come aveva fatto quel giorno in biblioteca, baciarlo, come aveva fatto ogni
giorno nei suoi sogni degli ultimi 5anni.
Guardanoli entrambi, Ron capì come certe cose sono inevitabili.
Come la tensione tra loro era alleggerita dal reciproco piacersi, come i loro
sorrisi imbarazzati fossero solo l’ombra di un imbarazzo interno pieno di
felicità, come i loro occhi luccicassero, e si chiese come sarebbe stato tra
lui ed Hermione.
“ciao Harry.” Lo salutò, tentando di apparire più allegro
possibile.
“ciao Ron.”
“ho saputo che andrai al ballo con Gin.”
Per un attimo Harry si sentì svenire. “E…?” chiese.
“okay.” Disse sorridendo.
Parvero tirare tutti un sospiro di sollievo. Ginni sorrise
ampiamente. “allora mi vado a preparare.” Disse piano. Uscendo sentì la mano di
Harry sfiorare la sua brevemente, quasi impercettibilmente, e un fremito la
percorse tutta. Per tutta la strada fino al dormitorio si chiese se se l’era
solo immaginata o no.
Lui entrò nel dormitorio e si chiuse la porta alle spalle. “hai
deciso cosa mettere?”
Ron annuì. “quello nero.”
“secondo Hermione è sexi.”
“sei stato da lei?”
“voleva dei consigli.”
“su cosa?”
“non te lo dico.”
Ron sorrise. “ti metterai nero?”
“te l’ho detto, me l’ha suggerito Hermione.”
“bhè, anche Ginni mi ha detto che è sexi.”
Restarono un attimo insenzio, Ron si voltò per non incontrare lo
sguardo dell’amico, che si sdraiò sul letto afferrando il primo libro che gli
capitò in mano per smorzare la tensione. E poi, come da un’altra dimensione, si
sentì sussurrare: “grazie Ron. Stai tranquillo. Farò il bravo.”
Ron chiuse il baule con uno scatto secco. “lo so.”
Il rintocco dei piccoli tacchi rimbalzava sulla scalinata di
marmo ambrato, e la luce d’oro delle candele giocava con ombre e riflessi sui
pallidi e perfettamente truccati visi delle ragazze. Il chiacchiericcio si
affievolì, mentre i ragazzi, appostati nei vari angoli dell’atrio, cercavano le
loro dame con lo sguardo.
Il cuore di Ron martellava senza sosta. Aveva superato il
pensiero di sua sorella e del suo amico ormai da parecchie ore, sostituendolo
con quello di se stesso e Hermione. Forse, Harry a ridere aveva fatto più che
bene. che idea era mai quella? Con una fitta allo stomaco rimpianse
l’iniziativa di lui e l’amica appostati sulle solite poltrone a parlare di cose
stupide, come avevano fatto nelle ultime lunghe e perfette sere.
Perfette, come l’impeccabilità della ragazza che gli si avvicinò.
Indossava l’abito rosa che lui aveva estratto dalla sua valigia, ma su di lei
aveva un aspetto del tutto diverso, aveva assunto le sue forme delicate,
piccole grinze segnavano la piega dei suoi seni, la scollatura rivelava il
petto bianco. I capelli le ricadevano lisci sulle spalle, trattenuti in alto da
un’acconciatura morbida, e i suoi grossi occhi nocciola, così seri, in quel
momento avevano qualcosa di sensuale, vellutato, che gli prese lo stomaco.
“ciao Ron.” Sussurrò lei, stropicciandosi le mani in grembo.
“H-Herm.” Lei ridacchiò. Il viso di Ron pareva stranamente
attraente, il nero della giacca gli risaltava le lentiggini, i capelli
morbidi avevano una piega elegante,
che gli dava un’aria buffa, imprigionato nel suo smoking di seconda mano, con
quell’aria come se fosse capitato li per caso, eppure così evidentemente
accurata. Gli sorrise con più dolcezza possibile nell’imbarazzo.
“ciao.” Ripetè.
“ciao.”
Tentarono di ridere.
“cambiamo parola.” Supplicò Hermione “puoi… provare a commentare
il mio vestito.”
“è carino…”
“e…”
“ti sta bene.” Ron si mise a ridere.
“che c’è da ridere?”
“mi sembra buffo… io, te… il tuo vestito… un ballo…”
“insomma, a me non sembra ci sia niente di male.”
“non ho detto di male ho detto buffo.”
“sono altre le cose buffe!”
“per favore…”
“giusto, non litighiamo.” Concordò Herm.
“ricominciamo.” Provò Ron. Lei si voltò, e gli si riavvicinò, con
lo stesso sorriso ammaliante e gli stessi occhi vellutati, ma con sulle guance
un alone rosso che la rendeva tenera.
“ciao Ron.”
“ciao Hermione.”
“come va?”
“bene bene…tu?”
“bene.”
Ron sorrise, impacciato, mentre la porta della Sala Grande si apriva rivelando
gli addobbi e liberando la musica. Le tese il braccio, e lei vi chiuse intorno
le dita sottili e vi si appoggiò con delicatezza. Lui ne inspirò il profumo.
“carino il vestito. Ti sta bene.”
“grazie.” Sorrise timidamente, come lui non l’aveva mai vista fare. Cos’aveva
di strano quel sorriso? Lo scrutò di sottecchi, mentre sentiva il suo piccolo
corpo iniziare a fremere al suo fianco, già in balia della musica.
Lei alzò lo sguardò su Ron, che improvvisamente, con un angolo
inconscio della sua mente, capì.
Era uno sorriso felice, felice di essere li con lui.
Un sorriso forse, un po’ innamorato.
Ginni dovette respirare a fondo per placare almeno in parte il
battito isterico del suo cuore contro il petto. Aveva la bocca asciutta. Però
tenne la testa alta, reggendo con le dita tremanti lo scialle soffice che le
copriva solo in parte le spalle nude. Si sbirciò ancora una volta nella
vetrinetta di un armadio nel corridoio. L’abito era smanicato, piccoli brividi
le sorgevano sulle braccia nascondendosi sotto lo scialle lilla, le gambe erano
scoperte fin sopra il ginocchio, e i piccoli piedi in due scarpette con un
leggero tacco. Aveva dato fondo a tutti i suoi risparmi per quel completo. Il
colore chiaro del vestito faceva risaltare il rosso vivo del suoi capelli,
acconciati in morbidi e precisi boccoli che le scivolavano sul collo liscio e
nudo. Gli sarebbe piaciuta? Quella domanda stava assillando la sua mente in
maniera ossessiva da ormai parecchie ore. Si può essere tanto fissati su solo 3
parole? Per Ginni, la risposta era semplicemente sì.
Sentiva le guance diventare più rosse a ogni passo che compiva
più vicino alle scale.
E improvvisamente, le scale furono li.
Il suo cuore martellava con una forza che lei non credeva nemmeno
di avere dentro, man mano che scendeva quegli scalini.
E improvvisamente, li ebbe scesi tutti.
Con una stretta allo stomaco cercò Harry nella folla.
E improvvisamente, lo vide.
Era appoggiato al muro, nel suo smoking nero, il viso pallido con
un espressione agitata, eppure sorrideva al vuoto davanti a se, come se li ci
fosse qualcuno. Guardò meglio, ma era solo. Aveva pettinato un po’ capelli per
dargli una piega che fosse anche solo lontanamente degna dell’eleganza della
serata, ma non c’era riuscito, e sotto quel ciuffo di capelli corvini i suoi
grossi occhi verdi luccicavano di qualcosa molto simile alla soddisfazione.
Però Ginny non ce la vide, vi scorse solo l’allegria e pensò che se era
contento, allora non aveva di che essere preoccupata.
Sfoggiò un largo sorriso, e gli si avvicinò.
“ciao Harry.” Sussurrò. Lui si voltò e scattò come sull’attenti.
“Ginny.”
si guardarono sorridendo, senza sapere cosa dire, per un lungo e
imbarazzante minuto. “ciao allora.” Tentò lei.
“sì, ciao.”
“come va?”
“bene, tu?”
“bene bene.”
Harry si lasciò sfuggire gli occhi lungo il suo corpo. Era perfetto,
almeno così gli parve in quel momento, proporzionato, piccolo eppure così
sensuale, in quel vestito che non aveva nulla del suo abituale abbigliamento.
Le sorrise, e il suo viso si dipinse di dolcezza. Il trucco sui suoi occhi
faceva splendere i suoi tratti precisi, le sue labbra morbide e rosse, i suoi
capelli soffici in eleganti boccoli.
Anche lei lo stava studiando, ma in maniera meno esplicita.
L’abito nero gli stava bene, gli faceva le spalle più larghe e accentuava il
suo petto ampio.
“stai molto bene vestita così.” Disse alla fine lui, la voce un
po’ roca. Lei lo vide frugare nella folla alla ricerca di Ron ed Hermione, ma
Ginny li aveva già visti entrare nella Sala Grande.
“grazie, anche tu stai bene.” sorrise “andiamo?”
lui annuì, come sollevato all’idea. Senza nemmeno accorgersene le aveva messo
una mano sul braccio opposto, e la stava spingendo nella folla ridente di
persone e scalpitante di note. I tavoli erano spariti, i professori non si
vedevano nella stanza, la musica leggera riempiva l’aria frebile d’emozione. Le
ragazze ridevano, i ragazzi si scambiavano sguardi eloquenti. Improvvisamente,
Harry sentì la piccola mano di Ginny scivolare nella sua un po’ tremante e
tirarlo verso il banco delle bibite. “beviamo qualcosa?” gli chiese la sua
vocina nell’orecchio. Harry annuì. Dov’erano Ron ed Hermione? Che stavano
facendo? Improvvisamente una strana sensazione, di oppressione allo stomaco, di
ansia, lo avvolse tutto. lasciò la mano di Ginni e prese un boccale di
burrobirra. Ne dovette ingerire molta per calmarsi. Solo allora si accorse che
stavano ballando tutti. In quel tutti erano compresi anche i suoi amici? Si
appoggiò al bancone e prese il boccale con entrambe le mani, come per dire a
tutti che non ballava perché stava facendo altro. Si sentì in colpa nei
confronti di Ginny, ma lei se ne stava li, al suo fianco, sorridendo a quelli
che le passavano accanto, facendo cenni di saluto agli amici, ammicando verso
le amiche, ignorando chi la additava perché non stava ballando. Sorrideva, come
se questo non le importasse, anche se le importava. Aveva aspettato tanto,
qualche minuto non avrebbe guastato.
E Harry non li trovava. Dov’erano? Sentì la mano di Ginni
appoggiarsi sul suo braccio, costringendolo a voltarsi verso di lei.
“Harry, tutto okay?”
“non vedo Ron ed Hermione.”
Il sorriso sulle labbra di Ginny non si fece annoiato o
esasperato come si sarebbe fatto il sorriso di ogni ragazza nella sua
situazione, ma al contrario si rese divertito e comprensivo, e Harry sospirò
quasi di sollievo. “sono li, guarda.” Gli indicò con voce tranquilla un punto
al di la delle teste di parecchie persone. Poi si voltò verso di lui. “non li
fissiamo però.”
Lui annuì, ma non riusciva a staccar loro gli occhi di dosso: se ne stavano li,
in piedi, nella folla, vicino a un muro, e chiacchieravano, ridendo. Erano
molto vicini, Harry non vedeva il viso di Ron, ma vedeva le guance rosse di
Hermione fin troppo bene. sentì una fitta di rimorso, che evidentemente gli
dipinse il viso abbastanza da farsi notare da Ginny.
“Harry, tutto bene?” ripetè.
“s-sì.”
Lei gli prese un polso e lo trascinò verso l’uscita. I suoi amici sparirono
nella folla. Adesso Ginny non sorrideva, era seria, ma i suoi occhi non erano
arrabbiati, ne rassegnati.
“Harry, cosa c’è?” la musica era un po’ meno assordante. Harry
sospirò.
“mi escluderanno, non è vero?” lei parva sospirare, ma lui
continuò. “quando staranno insieme, mi molleranno a fare il terzo incomodo, e
quando usciranno, io resterò da solo ad aspettarli come un vecchio padre
apprensivo.”
Ginny rise appena, stringendo di più la presa sul suo polso. “non essere scemo.
Loro non ti lasceranno.”
“no, ma mi dimenticheranno, e io sarò solo.”
Gin notò la serietà nei suoi occhi, e s’intenerì. “Oh Harry, non resterai solo
per niente. Potrai sempre stare con me.”
“sì, per far soffrire anche te come soffrono loro, preoccupare anche te come si
preoccupa Hermione, per mettere anche te in un continuo pericolo, giorno dopo
giorno?”
Ginny mollò la presa e lo guardò dritto negli occhi. “non te lo ripeterò più
per stasera Harry: non essere scemo.”
Harry sorrise. “non sono scemo.”
Lei annuì. “bene allora.” Si appoggiò al muro. “non ti lasceranno
mai solo, e neppure io lo farò.”
“tutti prima o poi mi lasciano solo.” Si stupì di quelle parole. Ma ormai le aveva
dette. Non poteva cancellarle, e non poteva neppure bloccarle… ormai erano li,
sospese in aria, e la sua voce continuava imperterrita… “i miei… Sirius… Cho…
ora loro”.
“io non sono tutti.” Disse lei, prendendogli un braccio tra le
dita “a me non importa degli altri. Io non lo farò.”
Lui abbassò gli occhi.
“Harry…”
non poteva parlare. Si sentiva un idiota. Avrebbe voluto sotterrarsi.
“Harry…”
non poteva fare la parte di quello debole, ma davanti a Ginny, non era in grado
di mentire.
“ho sognato questa serata per tutta la vita…”
lei era davvero innamorata di lui… e lui era davvero innamorato di lei?
“non buttare via questi ultimi giorni, Harry… non fare che adesso
io apra gli occhi per scoprire di essermi sognata tutto, ti prego…”
la guardò piano, i grossi occhi azzurri pieni di speranza, di
forza, di coraggio. chiusi. Le sorrise.
“credi in me Harry… io non ti lascerò affatto… ma non farmi svegliare adesso…”
le prese il mento tra le mani e le posò un timido bacio sulle labbra rosse.
“puoi svegliarti Ginny… puoi svegliarti… perché quando aprirai gli occhi, io
sarò accanto a te.” Le sue palpebre truccate alzarono piano il sipario. La loro
luce limpida parve irradiarlo dentro. Le sue piccole labbra si protesero verso
le sue e vi lasciarono un altro abbozzato bacio.
Lui le prese la mano.
“buongiorno.” Sussurrò.
Strinse le sue dita e la condusse nella folla, senza lasciare la
presa.
Hermione rise ancora. Quella sera, il suo amico pareva
assolutamente in vena di fare il buffone, e per una volta la cosa non la
infastidiva. E non le spiaceva neanche il fatto che lui non si lanciasse a
invitarla a ballare: sarebbe stato imbarazzante, e stare li, così, a
chiacchierare, ridere, visibili a tutti, le pareva come una strana vittoria.
Vittoria per cosa, non se lo sapeva spiegare. Sapeva solo che stare così per
lei era come aver preso un bel voto, la faceva sentire bene, in pace con se
stessa.
“ti ricordi quella volta in cui…” la voce di Ron si strozzò in
una risata “ho chiesto a Fleur di venire al ballo con me?” Hermione annuì
vigorosamente, ingerendo una boccata d’aria per non soffocare. Ron che rideva
su quell’evento, ecco un’altra cosa che non avrebbe mai creduto possibile. “e
come dimenticarlo? Eri sconvolto!”
“vabhè ci credo!”
lei gli diede una piccola pacca sulla spalla, e lui sorrise.
“guarda che mi è passata circa due anni fa!” Hermione arrosì appena, ma lui
ignorò il fatto, cosa che le diede la possibilità di ridere spavalda, e alzarsi
in piedi.
“potremmo andare a bere qualcosa.”
Ron sospirò di solievo. Temeva volesse ballare, non avrebbe
potuto. Non adesso che le cose stavano andando così… bene. tranquillamente.
Adesso che per la prima volta da tanto tempo erano insieme, felici, rilassati,
senza i pesi di Voldemort, di Harry, dell’Ordine, sulle spalle. Adesso che per
la prima volta, gli sembrava di vedere una nuova Hermione, e si accorse che
quello che lei gli aveva promesso era vero: aveva avuto una ragazza che non
aveva nulla della secchiona di tutti i giorni. Si chiese se allora lei fosse
delusa.
Non aveva certo avuto il bellissimo principe azzurro dei suoi
sogni.
Hermione lo guardò mentre pensoso, pareva riflettere su quella
semplice domanda, e come nel frattempo e per l’ennesima volta quella sera i
suoi grossi occhi chiari si stessero infiltrando nella sua ampia scollatura. La
difese con una mano bianca e ridacchiò, in una maniera che Ron non le aveva mai
sentito sfoggiare e che lo risvegliò dalla sua meditazione.
“stai cercando la risposta tra le mie tette?” fu il momento di
Ron di arrossire, e anche lei lo ignorò, prendendolo per un braccio. “ho solo
detto di avere sete!”
lui si lasciò trascinare in quella massa scalpitante di braccia e
gambe, abbandonato al seguito dell’amica, cieco della loro direzione,
completamente succube delle sue scelte. Non poteva smettere di guardare come si
muoveva agilmente il suo piccolo corpo nella folla, rapido, deciso, come la sua
mente faceva ogni giorno nell’altrettanto scatenata folla di pensieri che
doveva fronteggiare.
In quel momento, lei si voltò verso di lui, raggiante.
“burrobirra signor Weasley?”
Lui annuì, ancora un po’ in trance, e lei gliela depositò tra le
mani, agitando leggermente i fianchi a ritmo di musica.
In quel momento, gli occhi di Hermione si depositarono su Harry e
Ginny. erano molto vicini, troppo vicini per essere li come amici. Lui le
teneva una mano, trascinandola verso un divanetto. Cosa ci avrebbero fatto una
volta arrivati? Non era certa di volerlo sapere. E soprattutto, non era certa
di volerlo vedere. Si sentì stupida, ma loro erano pur sempre Harry e Ginny,
aveva sperato in una loro storia da tutta la vita… perché improvvisamente
questo avrebbe dovuto… infastidirla? Oddio, quella parola… cosa ci faceva nella
sua mente? Si voltò verso Ron, e dal suo sguardo contrito capì il perché. Vide
il rosso sulle sue guance e sulle sue orecchie, il leggero tremolio delle sue
dita, e capì perfettamente cosa sarebbe successo. Solo che non voleva.
“Ron, tutto bene?”
“mia sorella sta per farsi il mio migliore amico, vero?”
“forse, perché?”
“non lo so, mi da fastidio. A te no?”
“non essere sciocco, perché dovrebbe.”
“io so perché! Per me lo so benissimo!” fece per avviarsi verso di loro, ma lei
lo bloccò prendendogli le braccia. Gli sfilò il boccale dalle mani e lo
trascinò a ritroso sui loro passi, e poi sempre più indietro, finchè non si
furono ritrovati quasi all’uscita della Sala. Ma Ron si bloccò.
“io voglio vedere! Io devo vedere!”
“no, Ronald, non sono fatti tuoi!”
“sì che lo sono!”
“no!”
Ron la guardò furioso. “tu non puoi capire, vero?”
restò stupita. Cosa c’era da capire? Lui era geloso. “cosa c’è da capire Ron?
Sei solo geloso, maledettamente geloso.”
“no, carina, non sono geloso. Io sono PREOCCUPATO PER LEI!” urlò. Hermione
divenne rossa, per i numerosi occhi che improvvisamente le si puntarono addosso.
Lo spinse al di la del portone, e la musica intorno a loro si attutì.
L’ingresso vuoto e freddo parve enormemente ampio.
“preoccupato?”
“te l’ho detto, non puoi capire!” si voltò e iniziò ad attraversare l’ingresso
con ampie falcate delle lunghe gambe. Hermione dovette correre per stargli
dietro.
“cosa Ron? Spiegamelo, ti prego!”
“no!” svoltò in un corridoio, aprì una porta di un’aula e vi si chiuse dentro.
Lei restò un lungo minuto a fissare il legno scuro. Cosa stava
succedendo? Possibile che una cosa simile rovinasse una serata tanto perfetta?
E soprattutto, la loro amicizia?
Con mano tremante, spinse la maniglia e lo raggiunse. Lui era
seduto su un banco, il viso cupo.
“Ron…”
“vai via Hermione. Vai a ballare.”
“ti prego di non fare l’odiota e di dirmi cosa c’è. Non puoi essere tanto
egoista da voler rovinare questa serata a tua sorella, al tuo migliore amico, a
me!”
Lui la guardò, i grossi occhi furenti splendevano sul suo viso lentigginoso, a
contrasto con l’armonica piega dei suoi capelli color del fuoco. Arrabbiato,
aveva un’aria quasi selvaggia, quasi sexi.
“io egoista? tu non sai cosa vuol dire… essere delusi in amore!
Non sai cosa vuol dire vedere la persona che ami che sta con un'altra persona,
o che non prova affatto qualcosa per te!” si alzò in piedi, furente, le urla
ancora imprignate sulle labbra.
“lo so benissimo.”
“no, non lo sai. Questo è quello che accadrà a Ginny, e lo sappiamo entrambi!”
“perché?”
“Perché Harry è un eroe, un campione. Non starà mai con mia sorella. E io non
la voglio vedere soffrire!”
Hermione sospirò. “lei soffrirà se tu le impedirai di veder realizzato il suo
sogno!”
“il suo sogno cadrà in pezzi!”
“non essere stupido! Tu non vuoi che stiano insieme perché non vuoi essere
escluso dalle loro vite! Vuoi restare per sempre al centro delle loro
attenzioni!”
“non dirmi cosa voglio o non voglio! Non cercare di pensare a quello che penso!
Non sai sempre tutto, carina, anche se è quello che credi!”
“ah, quindi vuoi dirmi che il tuo problema è veramente di non vederla soffrire?
Che quindi per non fare avere nel tempo una delusione d’amore a tua sorella,
vuoi privare sia lei che Harry di qualcosa di bello?” sentì che gli occhi le si
riempivano di lacrime. Stavano urlando.
“ecco, allora come al solito quella buona saresti tu!”
“non sono io l’egoista qui dentro, sai!”
“però sei quella che parla a sproposito, Hermione! Se sapessi cosa si prova,
non difenderesti la tua causa.”
“so perfettamente cosa si prova a essere innamorati e a non essere ricambiati.”
Sussurrò. Le parole le erano uscite così, all’improvviso, senza che potesse
controllarle.
“ah, allora sono davvero uno stupido.” Affermò lui, appoggiandosi
al banco dietro di se. “ho davvero sbagliato tutto. potevo non farmi problemi.”
Fece con voce fredda, ancora più alta del normale.
“che cosa stai dicendo?”
“come ho fatto a non capire che volevi stare con Harry?”
“io non voglio stare con Harry.”
“lui ti piace. Ti è sempre piciuto!”
“no, affatto…”
“io sono solo uno stupido! Un illuso! Credevo che volessi venirci
con me, e invece il tuo problema era che Harry…”
“no, Ron, non è vero..” iniziò a piangere.
“tutte quelle scene! Chi è poi l’egoista?” le sue urla le
arrivavano come trapani nel cuore.
“non mi piace Harry…”
“tutte quelle risatine, il vestito, i tacchi…”
“non mi piace Harry…”
“e io che pensavo che non scherzassi più…”
“non mi piace Harry…”
“che avevo iniziato a dare ragione a quelli che insinuavano su di te… e…”
“non mi piace Harry…”
“avrei dovuto capirlo!”
“non mi piace Harry!”
“sono solo un idiota!”
“mi piaci tu!” urlò lei all’improvviso. Lui la guardò sbigottito. Piangeva, i
capelli disordinati dalla corsa, le guance rosse dalle lacrime e dalle urla.
“davvero?”
“sì!” urlò ancora. Lui sospirò. “faresti meglio a…”
lui annuì, avvicinandosi a lei. “non mi devi dire sempre cosa fare, Hermione
Granger.” Le mise una mano sulla vita e la trasse a se. Si sporse verso di lei
e senza rendersene conto la stava baciando.
“baciarmi…” sussurrò lei, abbandonandosi a quell’amore di cui era
stata a lungo privata.
Il bacio presto mutò in un abbraccio. Le loro dita fremevano
sulla schiena dell’altro, le lacrime d’Hermione erano mutate in un sorriso
felice, soddisfatto, mentre lui le accarezzava i capelli. Non erano mai stati
tanto vicini, e quell’unione improvvisa parve diventare per entrambi di vitale
importanza. Lontano, lungo i corridoi deserti nel buio della notte e nel freddo
dell’inverno, il ballo era come parte di un passato che non faceva più parte di
loro. Era li, palpabile, ma non aveva più alcun senso. Lei si sporse verso il
viso di lui e le loro labbra si toccarono ancora, con delicatezza, piano, senza
più alcuna fretta. Un bacio pieno di dolcezza quanto di passione. Hermione
ridacchiò.
“mi sembra incredibile essere qui…” si strinse a lui e si
aggrappò al suo bacio “così…” sussurrò. Lui le accarezzò le guance ancora
bagnate. Non l’avrebbe più fatta piangere, decise. Le baciò il mento, le gote
calde, la chioma soffice, le labbra.
“anche a me.”
la musica iniziò lentamente a crescere, sempre più chiara nelle
loro orecchie, resa ancor più forte dal silenzio improvviso tra loro, così
colmo di parole da aver quasi voce.
Harry strinse la vita sottile di Ginny, la cinse forte, come per
essere certo che quel fragile corpo non sarebbe volato via. Lei gli si aggrappò
al collo e appoggiò la testa sul suo petto.
“è la tua canzone preferita… va ballata.” Quelle poche parole
avevano accompagnato il momento che Ginny aveva atteso per tutta la sua vita.
“come fai a saperlo?”
“devi avermelo detto.” Disse lui sorridendole e accarezzandole piano la schiena.
I suoi lunghi capelli rossi gli solleticavano le mani. Presero ad ondeggiare
piano mentre le note lentamente diventavano una canzone…
“it’s a little bit funny this feeling inside…”
Hermione si lasciò avvolgere dalle sue ampie braccia e annegò nel suo petto.
“questa canzone è semplicemente perfetta…” si sentì sussurrare
all’orecchio. Sorrise e annuì, abbracciandolo e iniziando a ballare.
“i’m not one of those who can easily hide…”
Ginny fece scivolare le dita nei suoi bei capelli scuri e chiuse gli occhi. Intorno a loro non c’era nulla, nulla, che le servisse vedere. Gli occhi non le servivano più a niente.
“i don’t have much money but boy if i did…”
Ron inspirò il suo profumo dolce e delicato, e si ricordò di averglielo regalato lui. si ritrovò a cantare sottovoce la canzone di Elton John.
“i’d buy a big house where we both could live….”
E Harry non poteva credere di essere davvero li, a stringere
quella ragazzina che per così tanto tempo aveva considerato una sorella e della
quale adesso non poteva più fare a meno.
“…i know it’s not much but it’s the best i can do…”
Hermione sentiva la sua voce un po’ roca nell’orecchio sussurrare parole così perfette per loro e si accorse che più di quello non poteva desiderare…
“my gift is my song and one’s for you…”
Ginny si preparò al suo pezzo di canzone preferita.
Si accorse che Harry cantava, e si chiese se mai qualcosa avrebbe
potuto renderla più felice che sentire il ragazzo dei suoi sogni sussurrare… “and
you can tell every body this is your song…”
Qualche piano sopra, Ron ed Hermione si concessero un altro
piccolo bacio… “it may quite simple but now that it’s done…i hope you don’t
mind…”
Harry sporse le labbra verso quelle di Ginny e vi si abbandonò,
mentre la voce di quel famoso cantante dichiarava ciò che anche lui pensava… “i
hope you don’t mind that i put down in words … How wonderful life is while
you’re in the world…”
Ron sorrise ad Hermione. “Grazie.” Le disse. Lei rise piano e gli accarezzò la guancia.
Harry portò Ginny piano verso l’uscita e le sorrise mentre lei lo
seguiva docile, lasciandosi trasportare e accarezzare.
Le parole di Elton John finirono pian piano…
Ma nelle loro menti erano ancora li, nitide e precise, a
delineare il momento in cui le cose, si erano preparate a cambiare per sempre.
FINE.
Dedico questa fanfiction a tutti i sogni delle ragazze che non si
arrendono mai.
Francis_Rosy.