33.
Sfumature.
Le
vacanze erano finite, la scuola era ricominciata. Era domenica pomeriggio,
c’era chi era andato ad Hogsmeade, chi si allenava per il Quidditch, chi era
chiuso in biblioteca. Ma la maggior parte degli alunni era andata alla festa
organizzata ai Tre Manici di Scopa, per il centesimo anniversario del locale.
Nella
sua sala comune non c’era nessuno, forse era stato questo a spingere Areal a
scendere le scale della torre, fino a seguire uno dei lunghi corridori,
arrivando al secondo piano nell’ala nord del castello. Lì c’erano molte
finestre, nascoste da un secondo muro. Areal continuò a camminare, ma poi si
fermò, agirò l’angolo e rimase ad osservare Draco Malfoy.
Era
bellissimo, il volto pallido illuminato dalla luce del sole, la tristezza e la
stanchezza evidenziati nel suo sguardo più di ogni altra espressione. Non
indossava la divisa, vestiva con un pantalone ed una camicia nera. Era seduto
proprio davanti alla finestra, sugli scalini decorativi del sotto davanzale, e
guardava fuori, annoiato, con la schiena contro la parete.
Areal
aveva fatto un incantesimo, la luce di
campanellino, e un fiocco di luce rosa era apparso davanti ai suoi occhi,
guidandola fino al punto un cui si trovava adesso. Aveva bisogno di vedere
Draco.
Quest’ultimo
voltò appena la testa, senza togliersi dal viso la solita, spenta, espressione
vuota. Areal era in piedi davanti a lui, ammesso che il castello non fosse
stato deserto, nessuno li avrebbe visti dato il muro che li divideva dal
corridoio. La ragazza aveva i capelli neri sciolti, lunghi che scendevano sulle
spalle e davanti, ondulati e soffici. Il viso perlaceo era bellissimo
nonostante la serietà con cui lo stessero fissando quegli occhi di cobalto
attorniati da lunghe ciglia scure. Il naso dalla linea delicata, gli zigomi
alti e rosati, le labbra sottili. Era bella. Indossa una gonna corta di Jeans
che risaltava le lunghe gambe, ed un maglioncino blu intenso, come i suoi
occhi.
Areal
non disse una sola parola mentre si sedeva davanti a Draco, i due si guardarono
per interminabili secondi e parvero dirsi molte cose. Erano seri, decisi,
eppure tristi. Forse perché sapevano, entrambi.
La
ragazza allungò lentamente le mani sporgendosi verso di lui e gli prese il
polso sinistro trascinandogli il braccio verso le sue ginocchia, su cui lo
poggiò. Si guardò ancora negli occhi con il ragazzo, che non disse nulla, la
fissava intensamente, sconfitto da qualcosa di molto più grande di lui. Le dita
sottili di Areal sbottonarono con estrema lentezza il bottone del polsino della
camicia di Draco e, con ancora più dolcezza, sollevarono la camicia sino al
gomito, lasciando scoperta la pelle bianca dell’interno del braccio. In tutta
questa procedura Areal rimase con gli occhi fissi in quelli di Draco.
Solo
in seguito, mentre il biondo rimaneva totalmente privo di espressione, Areal
abbassava gli occhi sul marchio che risaltava nero su bianco sul braccio di
Draco. Era un teschio dalla cui bocca usciva un lungo serpente. La ragazza
rimase a fissarlo senza batter ciglio e, lentamente, ogni secondo in più che
passava, il suo labbro inferiore tremava sempre più forte e gli occhi le si
inumidivano sempre di più. La sua testa fece uno scatto verso la finestra,
segno di rifiuto verso ciò che stava vedendo.
La
verità a cui non voleva credere sbattutale in faccia.
Continuarono
a non parlare, ma Areal smise di trattenere le lacrime che iniziarono a rigarle
il viso.
Draco
tornò improvvisamente vigile ma sempre serio.
Era
l’espressione di un uomo rassegnato.
Sottrasse
il braccio dalle mani di Areal e se lo avvicinò al mento, risistemando la
manica e richiudendo il bottone con il volto girato verso la finestra.
Erano
così immobili i due ragazzi, lei piangeva con occhi vuoti fissando un punto
imprecisato, lui continuava a guardare
fuori dalla finestra.
Areal
si alzò e con movimenti lenti si sistemò sulle ginocchia di Draco, il ragazzo
la lasciò fare guardandola dritto negli occhi, allargò le braccia per
accoglierla. Lei si strinse a lui e gettò la testa sulla sua spalla, quasi dietro
la sua testa dato che era leggermente più
alta in quella posizione. Per un primo istante il ragazzo le mise appena
le mani attorno alla vita, con moderazione ma, quando la ragazza iniziò ad
abbracciarlo sempre più forte, soffocando i singhiozzi dietro la sua nuca,
Draco la strinse con così tanta decisione e bisogno che Areal pensò che non
avrebbe potuto liberarsi da quella stretta neppure lottando con tutte le sue
forze.
Draco
le avvinghiò letteralmente i fianchi con le sue forti braccia, tenendola contro
il suo petto e affondando il viso fra i suoi capelli lisci. La rabbia lo stava
soffocando, la frustrazione era insopportabile, serrò gli occhi mentre anche
Areal lo teneva stretto senza la minima intenzione di lasciarlo andare.
Entrambi tentavano inutilmente di nascondere il proprio dolore, insieme,
condividendo quella sofferenza abbracciati convulsamente.
-Non
mi lasciare Areal, ho bisogno di te- disse Draco, la voce rauca.
Areal
emise un lamento stridulo, di dolore, fra le lacrime. Si strinsero ancora di
più, poi la ragazza si scostò appena, si guardarono negli occhi e un disperato
bacio unì le loro labbra. Draco la teneva dai fianchi e lei intrufolò le lunghe
dita fra i suoi capelli biondi. Si lasciarono andare a quella passione
improvvisa, al desiderio, al bisogno che avevano di appartenersi, lasciando che
il bacio crescesse. Si strinsero, continuarono a baciarsi, e poi, si guardarono
negli occhi…
La
sala comune dei Serpeverde era logicamente vuota e lo sarebbe rimasta fino a
sera. La stanza di Draco aveva quattro letti matrimoniali, ognuno addossato
contro una parete e nascosto in una specie di nicchia con tendoni verde scuro
che potevano richiudersi. Il letto di Draco era ricoperto da una trapunta verde
e fu lì che il ragazzo la depositò con cautela. La baciò con passione mentre la
stendeva sul letto e la sovrastava con il proprio corpo. Continuò a baciarla,
sul collo, sulla scollatura, e poi di nuovo sulle labbra. Le mani di Areal
rimanevano intrappolate fra i suoi capelli dietro la nuca per poi percorrergli
la schiena ora nuda, con le unghia sottili, provocandogli piccoli brividi di
piacere.
Non
importava a cosa fossero condannati, non importava quanto giovani fossero per
il peso che avevano deciso di condividere, importava solo che fossero realmente
insieme, che fossero uniti e legati come non lo erano mai stati.
Draco
aveva bisogno di sentire quelle mani fredde su di sé, quel corpo morbido
aderire al suo e di perdersi in quel mare scuro e caldo che erano gli occhi di
Areal.
Lei
decise che non poteva più vivere se non era fra le braccia di Draco, se non
c’era il suo respiro caldo a sussurrarle all’orecchio e le sue labbra a
baciarla, o le sue carezze sulla sua pelle. Quegli occhi di acqua marina erano
così profondi da farle girare la testa, ma sembravano liquidi tanto erano
caldi.
Chissà
per quanto sarebbe durata quella pausa del dolore, ma per il momento c’era, ed
era magnifica.
Continua….
Capitolo
troppo corto, lo so, ma mi piaceva lasciarlo finire così. Spero di farmi
perdonare dato che aggiorno presto XD
Grazie
ai lettori e soprattutto a Nocticula_Nott e BumBj.
Se
questa storia vi piace, oppure no, lasciate un commento giusto per farmi sapere
cosa ne pensate.
A
presto, grazie ^^