CAPITOLO 18
Coraggio
(POV
Lina)
All’improvviso
smisi di piangere, forse perché ormai avevo completamente esaurito le lacrime.
Ero
seduta in braccio ad Alec, aggrappata alle sue forti braccia. Lui non aveva
smesso un secondo di accarezzarmi la schiena e i capelli. Come sempre era
rimasto in silenzio, rispettando il mio.
Lo
adoravo.
In
poco tempo era riuscito ad entrarmi dentro, come solo Serena era riuscita. Ma
lui forse ancora di più. Il solo pensiero di non averlo per qualche motivo più
al mio fianco, mi mandava in panico. Istintivamente resi la mia presa su di lui
più ferrea.
“sono
qui piccola, sono qui..”
Lo
sapevo. Lui, come me, non avrebbe potuto stare lontano e ne ero felice. Lo avrei
voluto, sempre. Ero egoista lo so, ma non me ne importava.
All’improvviso
mi accorsi di stringere qualcos’altro oltre alla giacca di Alec, nella mano
destra. La foto di mio padre. Non me ne ero accorta. Avevo continuato a
stringerla per tutto questo tempo, da quando avevo lasciato mia madre al parco.
Al
pensiero mi si strinse lo stomaco. No. Non potevo permettermi di cadere di
nuovo. Dov’era finita tutta la forza che caratterizzava la Lina di ghiaccio di
un tempo?
Presi
un respiro e cercai di distrarmi, così parlai con Alec.
“hai
ragione. Ho finto. Ma mi è sembrata un’ottima scusa per potermi allontanare da
loro. Quello che voglio ora, sei tu. Restare insieme per sempre. Nient’altro ha
più importanza.”
“sei
sicura di questa decisione?”
Ci
pensai come minimo, mezzo secondo.
“si”
dissi fermamente decisa.
Mi
guardò negli occhi. Sono sicura che quello che ci avrebbe trovato non poteva
essere che sincerità. Ne ebbi conferma dal fatto che subito dopo mi baciò.
Mi
sentii improvvisamente risucchiare nel nostro mondo perfetto. Dove esistevamo
solo io e lui. Le sue labbra sulle mie,
un tocco soave. Il suo respiro, un profumo che ti creava dipendenza. Le
sue mani, semplicemente delicate su di me. Il nostro bacio sempre più
passionale si bloccò quando lui si tirò indietro.
“scusami”
disse con il fiato corto
“stavo
per perdere il controllo… tu mi fai impazzire” disse con gli occhi che
bruciavano del desiderio che aveva di me.
Sentire
pronunciare quelle parole, con quel tono eccitato mi provò mille sensazioni
dentro. Avrei voluto stenderlo sotto di me e, Dio solo sa cosa, l’istinto mi
gridava di fare ma non potevo.
Lui
si stava a dir poco trattenendo da tutti i suoi di istinti, che forse erano un
po’ diversi dai miei. So che avrebbe sofferto se mi avesse fatto lui stesso del
male. E so che non se lo sarebbe mai perdonato. Quindi dovevo cercare di
andargli incontro.
Mi
staccai mal volentieri e mi sedetti a fianco a lui.
Lui
di rimando, mi guardò con uno sguardo di muta gratitudine e dispiacimento.
“non
sarà così per sempre” mi disse allungando la sua gelida mano e accarezzando la
mia guancia, lasciando al suo passaggio una scia di fuoco.
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Iniziava
a farsi scuro.
Guardai
il cielo, poi mi voltai e guardai il mio angelo nero. Lui fece lo stesso e con
uno sguardo capii che era giunto il momento di incontrare il famigerato Aro.
Mancava
poco per raggiungere Piazza dei Priori.
E
chi l’avrebbe mai detto? C’ero passata così tante volte per quella piazza, chi
avrebbe mai potuto sospettare che nel palazzo ci potessero vivere dei vampiri
millenari?
Una
volta giunti di fronte il palazzo mi fermai istintivamente e lo osservai, come
se lo guardassi per la prima volta. L’enorme torre campanaria che più volte
nella mia vita mi aveva portato aiuto dicendomi che ero in ritardo per la
scuola o a qualche appuntamento, ora mi metteva paura.
Solo
ora che sapevo cosa si celava dietro a quella facciata di mattoni e stemmi di
antiche famiglie, sentivo quanto quel luogo trasmettesse inquietudine.
Alec
mi strinse la mano e mi disse: “coraggio”.
Lo
guardai negli occhi per riuscire a far diventare quella parola, realtà.
L’effetto
non fu quello desiderato, però per un momento mi dimenticai di tutta quella
faccenda e pensai solo al mio amore e basta.
Entrammo
da un enorme portone sul quale vi erano incise diverse frasi, in latino mi
sembrava.
Percorremmo
un lungo e ampio corridoio, ai lati del quale vi erano immensi affreschi. Ne
notai uno, alla fine di esso, che portava il nome di “Crocifisso e santi”, la
disperazione negli occhi della Madonna inginocchiata al destra della croce mi
strinse il cuore. Che fosse giusta la mia decisione? O vampira o morte. Mia
madre soffrirebbe in entrambi i casi, ma forse nella mia messa in scena, lei
almeno avrebbe creduto che fossi viva in giro per il mondo.
No
basta ripensamenti. Oramai ‘il dado è tratto’.
Notai
che dopo il quadro c’era una piccola svolta e un corridoio che portava, come mi
disse poi Alec, alla Sala dei Troni.
Lui
mi bloccò.
“aspettami
qui” disse.
E
sparì dalla mia vista.
Ora
che era lontano da me, il panico mi invase. Le gambe involontariamente mi
cedettero e mi accucciai sulla parete di fronte all’enorme dipinto e mi
abbracciai le ginocchia appoggiando il mento sopra, emettendo profondi respiri,
neanche stessi per partorire.
Dopo
i due minuti che avevo contato nella mia mente, due figure mi si pararono
davanti. Alzai lo sguardo e incrociai due paia di occhi rossi. Il vampiro alla
mia destra dimostra sui venticinque anni, portava dei capelli castano neri un
po’ lunghi ed era a dir poco altissimo, di sicuro sarà stato un metro e
novanta. Era un vero e proprio armadio. Il vampiro a sinistra invece dimostrava
di avere vent’anni. Aveva un fisico mozzafiato ed era terribilmente
affascinante. Il viso dai lineamenti perfetti era incorniciato dai capelli
castani. Non so perché, ma credevo di averli già visti.
“Demetri.
Felix”
La
voce di Alec mi ridestò dal mio contatto visivo con questi due vampiri.
“va
tutto bene?” mi sussurrò poi una volta al mio fianco, aiutandomi ad alzarmi.
“si”
mentii.
“farò
finta di crederti. Dobbiamo andare.”
Poi
mi baciò possessivo. Aveva di sicuro paura, per quello che ci stava aspettando.
“Alec
non fare il maleducato” disse poi l’armadio.
Alec
sbuffò un po’ irritato.
“Lina…
loro sono Felix e Demetri” indicò prima
l’armadio e poi l’altro ragazzo.
“piacere”
dissi sorridendo. Uo! Da dove mi era uscita questa spavalderia. Anche Alec mi
fissò con occhi increduli.
“il
piacere è nostro”. Disse Demetri con un’occhiata di puro interessamento.
“statele
alla larga” ringhiò il mio angelo. Poi mi trascinò verso il corridoio in cui
era sparito prima.
Entrammo
da un portone fatto, a parer mio, interamente d’oro e davanti a me si
materializzò una stanza circolare, che si ergeva in altezza tanto quanto una
torre. Forse lo era veramente. Le finestre erano alte e strette. Il soffitto
spiccava per lo splendido affresco che in esso risaltava.
Abbassando
lo sguardo mi fermai in due occhi rossi, i quali non erano cremisi come quelli
di Alec, bensì sembravano copriti da uno strato di polvere. Il vampiro con il
volto incorniciato da lunghi e lisci capelli neri, dello stesso colore della
tunica che indossava, era situato su una specie di altare che si ergeva al
centro della stanza, sopra il quale vi erano tre troni. Lui seduto su quello al
centro . Si alzò in piedi e mi sorrise e aprì le braccia come se volesse
abbracciarmi da lontano. Lui era sicuramente Aro, gli altri due troni se non
sbaglio erano per Marcus e Caius, che però non c’erano. Ops come non detto. I
due vampiri arrivati dal nulla, sembravano fossero seduti lì da sempre.
entrambi con la stessa tunica di Aro, solo che uno aveva dei capelli neri e
fluenti, l’altro portava invece dei capelli lunghi e lisci, bianchi come la
neve. Avevano anche gli stessi occhi di
Aro.
Poi
lui parlò a loro.
“fratelli
mie cari, avete visto chi ci ha fatto visita?” sorrise nella mia direzione.
E
tutta questa confidenza? Sembrava il mio migliore amico, ovviamente sapevo che
era il contrario. Alec mi aveva fatto un piccola lezioncina: ‘ come capire i comportamenti
di Aro’.
I
due vampiri comunque non risposero, ma mi fissarono incolori.
“Neilina…
benvenuta!” mi sorrise Aro, dandomi i brividi.
“posso
chiamarti Lina, vero?” mi chiese speranzoso.
-Ok
Lina. È il tuo turno. Tira fuori le palle e tienigli testa, non metterti a
tremare come una femminuccia. Si è vero sei una femminuccia ugualmente, però,
ora vedi di concentrarti.-
Diedi
ascolto alla mia vocina e dopo uno sguardo per sostegno morale ad Alec, parlai.
“Mio
signore è un vero piacere conoscerla. Certo che può chiamarmi Lina, ma io la
posso chiamare solo Aro?”
O
mio dio. Gli avevo praticamente detto quella frase con lo stesso tono di voce con
il quale lui si era rivolto a me. Amichevole, speranzoso e ovviamente falso!
La
mia risposta aveva praticamente creato un silenzio tombale che prima di sicuro
non c’era. Nella sala, mi accorsi solo ora, c’erano altri vampiri. Di sicuro
erano il resto della guardia. Alcuni mi guardavano divertiti, altri come se
fossi una pazza. Uno sguardo solo mi guardava con odio. Jane.
Una
risata interruppe i miei pensieri.
“Lo
sapevo che eri divertente. Certo che puoi chiamarmi Aro, Lina!” e calcò molto
il mio nome. I suoi occhi non erano ilari come la sua voce, mi studiavano.
Gli
sorrisi falsamente compiaciuta. Bene. Dovevo continuare così.
“mia
cara, posso chiederti di tendermi la tua mano?”
Mi
chiese incerto, ovviamente avvertii che di sottofondo vi era l’ordine che si
celava dietro quella esile richiesta. Sapevo perché voleva toccare la mia mano.
Voleva leggere i miei pensieri. Avrebbe letto anche le mie paure? Di sicuro. Ma
chi se ne frega, affronterò tutto per Alec.
Mi
avvicinai decisa verso di lui e una volta arrivata ai piedi del trono lui
accorciò le distanze e afferrò la mia mano. La sua mano non era dura come
quella di Alec, invece di granito sembrava argilla. Fissai l’uomo davanti a
me, che a sua volta fissava il vuoto,
anzi tutti i miei pensieri, ricordi e segreti più intimi. Questo mi fece
alquanto alterare. Poco dopo sembrò tornare in sé stesso. Si staccò da me e tornò
davanti al suo trono, io di conseguenza tornai a fianco al mio Alec, che
istintivamente mi prese per mano. Aro sembrava soddisfatto. Di cosa poi? Cosa
avevo visto?
“Lina
amica mia, come ho già detto ad Alec, ti concederò il tempo per mettere a posto
la tua vita così che nessuno si accorga della tua, come dire, assenza.” Sorrise
ironico. “vedo che comunque hai già attuato i tuoi…. Piani. Mi piaci. Hai
veramente una mente intelligente.” Era compiaciuto. Troppo.
“come
ho già detto e come puoi aver constato dai miei pensieri, ho dato la mia parole
che diverrò una di voi. Ovviamente ci sarebbe anche l’altra richiesta.” Dissi
sapendo mi avrebbe capita, cosa che invece non aveva fatto Alec. A lui non
avevo ancora avuto il tempo di dirlo. Era solo un pensiero , che mi era
balenato velocemente in mente.
“nei
sei sicura mia cara? Non sai che ti perdi.”
“ti
ringrazio, ma preferisco restare nel dubbio.”
“d’accordo.
Non credo ci saranno problemi!”
Alec
mi strattonò per un braccio al quanto preoccupato.
“di
cosa state parlando?”
Yeeeee!!!
Tesore.. . scusate
mi sono persa in descrizioni così intanto vi dovete accontentare di questo
assaggino…
Hihihi
Sempre cattivissima
lo so…
Mi perdonateeee????
=(