CAPITOLO REVISIONATO IL 24 OTTOBRE 2012
2.Il ricatto.
Giorgio
era un ragazzo semplice a cui la danza era piaciuta fin da bambino ma
non aveva mai trovato il coraggio di dire al padre del suo
più
grande sogno; solo quando aveva visto Billie Elliot
aveva
trovato le parole giuste e di certo non si aspettava la reazione del
grande Giovanni.
“Giorgio, tu sei mio figlio e io voglio
solo la tua felicità. Se tu sei felice quando balli, allora
fallo ma
non dimenticare mai i tuoi doveri come la scuola e il lavoro.”
E poi si erano abbracciati come mai prima.
Aveva
proseguito gli studi e nello stesso tempo si era iscritto nelle
migliori scuole di danza milanesi: il suo obiettivo era entrare a far
parte della School of Dancing, non voleva essere un ballerino
classico, gli piaceva il moderno; pensava che la danza classica fosse
troppo noiosa e troppo antica per lui.
Crescendo aveva raggiunto
il suo obiettivo senza deludere il padre: si era iscritto infatti
all’università, in scienze della comunicazione
perché credeva
fosse un corso di laurea abbastanza facile ma non sapeva che in
realtà richiedeva studio, costanza e tempo, ciò
che lui non aveva a
causa delle continue lezioni di danza all’accademia. I suoi
genitori erano convinti che la sua carriera universitaria stesse
andando a meraviglia ma Giorgio sapeva che prima o poi le bugie
sarebbero venute a galla, perché si sa, queste hanno le
gambe corte.
Era
cominciato un altro anno in accademia, il secondo in cui lavorava con
quella straordinaria compagnia di danza; aveva fatto spettacoli in
tutta Europa insieme a ballerini famosi e ne era felice: era
soddisfatto di se stesso, del suo lavoro, era però convinto
di dover
migliorare ancora perché ne aveva di strada da fare; doveva
diventare il migliore in assoluto: tutti dovevano parlare di lui in
tutto il mondo.
Era per questo che si era sentito offeso e
incazzato con Marco, il coreografo di moderno, quando gli aveva
assegnato la partner.
Una stupida bacchettona di classico.
Ecco come l’aveva definita; le aveva ballato intorno,
strusciandosi su lei, ma non aveva avuto nessuna reazione da parte
della ragazza; era impalata come uno spaventa passeri, mentre il
resto delle ragazze in sala erano decisamente più sexy,
più sciolte
e più adatte a lui.
– Marco, perché mi hai messo in coppia con
quella, l’hai vista?
– Sì che l’ho vista. L’ho
vista
anche 3 mesi fa alle audizioni, balla da Dio, sarete perfetti
insieme.
– Perfetti? Ma se non sa neanche camminare, se potesse
quella indosserebbe il tutù pure per andare a dormire.- Il
ragazzo
sbuffò esasperato perché nessuno poteva
comprendere il suo
disappunto. Se avesse ballato con quella non
sarebbe diventato il migliore, non sarebbe risaltato agli occhi di
nessuno ma avrebbe perso solo il suo prezioso tempo.
–
Giorgio, non lamentarti, anche fisicamente ti si addice di
più.
Questa è la mia decisione, anche se non ti sta bene, non si
discute.
Sbuffò ed entrò in sala lanciando per terra,
visibilmente incavolato, le sue cose; lei era già
lì, stava
sciogliendo i suoi lunghi capelli rossi dopo la faticosa lezione di
classico.
– Senti, se vuoi ballare con me, devi cominciare a
vestirti meglio: nessun body o tutù.
– Devo spogliarmi come hai
fatto tu?
Gli rispose mentre toglieva le punte; non aveva avuto
neanche il tempo di andare in bagno perché a differenza del
giorno
precedente, non c’era stato nessun quarto d’ora di
distacco da
una lezione all’altra ma solo 5 minuti.
– Se vuoi.- Giorgio
le riservò un'occhiata maliziosa ma poi tornò in
sé. - Ma vanno
bene dei pantaloni attillati e un top.
– Sei un ballerino o un
curatore di immagine?
Gli aveva risposto con un'altra domanda
infastidendolo ancora di più, Giorgio non notò il
sorriso
impertinente e soddisfatto di Marta quando si alzò per
andare in
bagno a cambiarsi, seguì tuttavia il consiglio del suo simpatico
partner e indossò dei fuseaux neri che le arrivavano sotto
al
ginocchio e una canotta gialla; aveva ancora un bel problema
però:
in che modo avrebbe ballato? Mezze punte, piedi nudi o calzette?
Optò
per l’ultimo pensiero e mise delle calze di spugna nere;
quando
uscì dal bagno erano tutti posizionati e non appena il
coreografo la
vide le fece cenno di avvicinarsi a lui.
Voglio morire adesso: un masso potrebbe bucare il tetto e colpirmi in testa, o ancora meglio un fulmine. Zeus FULMINAMI!
– Che
ne dite di cominciare con una bella coreografia? Questa mattina mi
sono svegliato con una canzoncina in mente, seguite me. - Mentre
Marco Pochero faceva cenno al suo collaboratore di far partire la
musica, si scaldava sul posto cercando di far sciogliere i muscoli. -
Giorgio accanto a Marta.
Al suono di quell'ordine la rossa si
indispose talmente tanto da perdere la concentrazione; aveva
riconosciuto le note familiari della sua canzone preferita e
maledì
il coreografo che l'aveva scelta per quella lezione: non voleva
ballarla, non voleva essere lì dentro e non voleva essere
toccata da
quel quel ragazzo.
Iniziarono con una serie di passi che a Marta
sembravano una tortura cinese: troppo veloci, troppo inutili, troppo
faticosi; era una situazione incredibile, tutti si divertivano
ascoltando attenti e rapiti la spiegazione di Marco, per poi ripetere
in modo esatto i movimenti; solo lei non riusciva a seguirlo,
soprattutto perché lui la riprendeva correggendola ogni
istante a
ogni passo.
– No Marta. - L'ennesimo richiamo che la esasperò.
- Devi essere più fluida, lasciati andare. Giorgio aiutala.
–
Prova a mettermi una mano addosso e ti denuncio per stupro.- Glielo
disse mentre le si avvicinava furente. Nonostante tutto anche lui non
era contento di lavorare con lei, era stato odio
a prima vista.
– Lo faccio solo perché mi è stato
imposto e
poi, cara la mia Anna dai capelli rossi, è solo un ballo.-
Le poggiò
una mano su un fianco mentre con l'altra le raddrizzava il capo verso
lo specchio - Non ti metterei le mani addosso neanche se fossi
l’ultima ragazza sulla terra.
– Io non ci giurerei.
– Voi
due, volete ballare?
Marco l'interruppe prima che litigassero per
bene e finalmente iniziarono a ballare.
Avevano terminato tutta la
coreografia mezz’ora prima della fine della lezione,
l’avevano
anche ballata con la musica: era carina ma lei era un disastro, non
voleva ballare quel tipo di cose perché non lo trovava
istruttivo.
Mentre tutti applaudivano contenti e soddisfatti andò a
sedersi
sulla panchina esausta; per poco non le scoppiava il fegato: aveva
prodotto troppa bile, era troppo nervosa e tutto per colpa di quel
ragazzo odioso.
Chi si credeva di essere? Solo perché
era carino, con un fisico perfettamente scolpito, non significava che
fosse il ballerino più bravo al mondo. Nel suo corso di
classico,
Marta aveva già adocchiato qualcuno che meritasse il suo
interesse,
qualcuno messo molto meglio di lui fisicamente e che fosse molto
più
bravo: il ballerino cubano, assistente del coreografo,
Andrés, una
statua che però aveva preso vita.
Stava andando a cambiarsi
quando Marco la chiamò, si avvicinò a lui a testa
alta ma con il
morale a terra.
– Marta, so che è solo il secondo giorno ma non
ci siamo: devi impegnarti. - Le grandi e calde mani del coreografo si
posarono sulle esili spalle della ragazza, come se con quel gesto
volesse consolarla e infonderle sicurezza - Ti ho vista alle
audizioni e sei fenomenale nella tua materia, perché non ti
impegni
qui anche un quarto di quanto fai nel classico?
– Io mi...
Marco
la interruppe prima che lei potesse dirgli qualche scemenza –
Fin
quando non vedrò dei miglioramenti non sei la benvenuta
nella mia
sala.
Le si illuminarono gli occhi: ce l’aveva fatta, poteva
dedicarsi solo ed esclusivamente alla sua amata danza classica.
–
Non ho finito.- In quel momento, come nei migliori cartoni animati,
le sembrò di ricevere un incudine dritta in testa -
Studierai con
Giorgio e ti insegnerà tutto quello che c'è da
sapere; tra un mese
ti rivoglio qui.- Le sembrò uno scherzo, contò
nella sua mente fino
a dieci, in attesa delle telecamere di qualche programma televisivo
ma non successe nulla; Marco era sempre davanti a lei con sguardo
severo e compassionevole nello stesso tempo. - Se non vedrò
nessun
miglioramento parlerò con il direttore e gli dirò
che non ti sei
impegnata a dovere: tu hai un contratto qui Marta e questo prevede
che balli tutto ciò che ti viene detto. Sono stato chiaro?
La ragazza annuì senza emettere alcun suono, era sconvolta, amareggiata, delusa e arrabbiata ma non lo diede a vedere; raccolse le sue cose e senza cambiarsi uscì dalla sala. In fondo non avrebbe potuto dire nulla, non poteva controbattere al volere di un insegnante perché aveva ragione: lei non si era impegnata per niente. Sentì gli occhi pizzicare e accelerò il passo per uscire dall'edificio.
Ma andassero a quel paese: lui, la sua stupida danza e il cocco del suo ballerino. Buttarmi fuori solo perché non mi impegno? E cosa dovrei imparare? Lui insegna solo a spogliarsi e sculettare e io quello lo so fare benissimo: uno, due, uno, due.
– Ehi,
Anna dai capelli rossi, hai proprio un bel culo, dovresti muoverlo
così anche in sala.
– Oh ma sta zitto. - Si voltò e vide
Giorgio poggiato al bancone del bar che la fissava divertito - E
comunque io ho un nome, comincia a usarlo, razza di palestrato senza
cervello.
– Senza cervello? Seh. - Le si avvicinò di nuovo
arrabbiato; quel ragazzo doveva soffrire di bipolarità,
pensò
Marta. - Marco mi ha detto tutto: ti rendi conto in che guai mi hai
messo? Vedi di impegnarti, perché se non lo fai mi buttano
fuori.
–
Sì sì, ho capito.
Gli rispose distratta, dato che aveva visto
Andrés uscire dalla sala di classico; in un attimo
legò i capelli,
avrebbe voluto indossare qualcosa di più consono ma era
troppo
tardi, cercò di andare via per raggiungerlo e salutarlo ma
Giorgio
la bloccò, prendendole il braccio.
– Ti piace Andrés? - Le
chiese divertito, trattenendo una risata.
– No. Assolutamente
no. - Si giustificò subito tanto che la voce
risultò troppo acuta
-Volevo chiedergli una cosa che non ho capito oggi durante la
lezione. Vuoi lasciarmi? - Fulminò con lo sguardo quella
mano grande
che era ancora stretta al suo braccio.
– Se vuoi davvero
conquistarlo non ti serve sciogliere i capelli e neanche cercare
d'essere più sexy. Lui è... come posso dirtelo
senza ferirti?
–
E' gay?
Giorgio non doveva dire questo, voleva dirle che era
felicemente sposato e aveva tre figli ma non poteva di certo perdere
l’occasione per prenderla in giro, quindi fece spallucce
lasciandoglielo intendere.
– Ma no che peccato, tutto quel ben
di Dio.
Per poco il ragazzo non si accasciò per terra per le
risate, si trattenne a stento nel vedere l’espressione buffa
e
delusa di Marta; tuttavia mantenne quel poco di serietà
mettendosi
d’accordo per le lezioni private, poi finalmente, tornarono
ognuno
nella propria casa.
Era
dentro la vasca da bagno insieme a mille paperelle e ai sali da
bagno, si stava rilassando completamente dopo quella giornata
stressante, stancante e snervante, quando squillò il suo
cellulare,
rispose tranquilla perché dalla suoneria aveva
già capito chi fosse
a chiamarla.
– Tesoro. Figghia beddra. *
– Ciao anche a te
mamma. - Sospirò, sapeva già che quella chiamata
non avrebbe
portato a nulla di buono.
– Potresti chiamare anche tu ogni
tanto. - Sua madre aveva iniziato con i rimproveri - Come è
andata
oggi? Ma stai studiando vero? L’università? - E
gli interrogatori,
Marta ebbe l'istinto d'affogare il cellulare.
– Oddio mamma! Una
domanda alla volta: è andata, punto! E sì, sto
studiando: studio la
notte e non vado a lezione per ora mamma perché non ce ne
sono dato
che siamo in periodo d'esami.
Si pentì d'averlo detto perché
conosceva sua madre fin troppo bene. – Marta, sai che se non
dai
gli esami io e tuo padre ti riportiamo qui, vero?
– SI!- Il
bagno rilassante non era servito a nulla, le era pure venuto mal di
testa - Senti mamma, sono abbastanza nervosa e mi stavo rilassando:
se hai chiamato per rompere le scatole e per stressarmi ancora di
più
puoi chiudere qua... Mamma? - Guardò il telefono perplessa e
notò
che la chiamata era stata interrotta - ... Ma vaffanculo! -
Urlò
gettando il telefono per terra e immergendosi completamente nella
vasca per estraniarsi, per qualche istante, dal mondo.
Sua madre
aveva riattaccato e lei non riusciva a farsene una ragione,
più ci
pensava più si innervosiva. La madre, Angela, era
l’unica che
riusciva a tirare fuori il peggio di lei, con le sue domande,
paranoie e raccomandazioni, la mandava fuori di testa.
Stare
ancora a mollo era inutile, tanto ormai l’operazione
“relax e
benessere” era andata a farsi benedire.
Dio
ti ringrazio per avermi fatta trasferire qui, lontana da LEI!
Pensò spazientita mentre si infilava i pantaloni del pigiama
e
prendeva il phon dal mobile per asciugare i capelli; come ogni sera
prese i libri per mettersi a studiare: a distanza di un mese avrebbe
avuto un esame importante, si distese sul letto e cominciò a
leggere, sottolineare, appuntare sul fianco della pagina le nozioni
più importanti. Studiò fino alle 4 del mattino
poi, sfinita, si
mise sotto le coperte, consapevole che dopo circa 3 ore si sarebbe
dovuta svegliare, per affrontare un’altra giornata.
Come farò a reggere così per un mese?
Fu il suo ultimo pensiero prima che Morfeo la baciasse e cullasse tra le sue braccia.
****************
Poche
parole perché spero tantissimo che Marta e Giorgio vi stiano
piacendo, onestamente li adoro più di tutti gli altri
personaggi
fino ad adesso descritti nelle mie storie: Sono veri semplici (anche
se di pura fantasia).
Ditemi
pure quello che ve ne pare.
Per
chi volesse può contattarmi sul mio gruppo facebook.
*Figghia
beddra : Traduzione siciliano – italiano : “figlia
bella” . Letteralmente si dice in modo dolce, amichevole,
è un
espressione che di solito dicono le nonne e le mamme a figli e
nipoti.
Voglio
precisare che tutti i personaggi, luoghi e
fatti narrati sono frutto della mia immaginazione: non esiste nessuna
“School of Dancing” a Milano come non esistono i
coreografi che
ho citato nei primi due capitoli.
Il
mio pensiero sulla danza non
rispecchia quello dei protagonisti, diciamo che, non essendo una
ballerina, mi piace tutto perché vorrei ballare qualsiasi
cosa!
Grazie
per aver letto, ala prossima.
CAPITOLO
REVISIONATO IL 24 OTTOBRE 2012
(NOTE EDITATE)