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Autore: thecarnival    10/03/2011    2 recensioni
STORIA IN FASE DI REVISIONE
Marta è una ragazza di 23 anni: dolce, sensibile e a volte anche fragile. Nata e cresciuta in Sicilia, appunto per questo, è anche molto testarda, permalosa e gelosa. Ama danzare e per questa sua grande passione si trasferisce a Milano per studiare danza classica; questo suo grande amore per la disciplina la rende troppo “perfettina”. A Milano, oltre a frequentare l’università, entra a far parte di un’importante compagnia di ballo “School of Dancing” e incontra Giorgio. Lui è tutto il suo l’opposto, molto “vivi e lascia vivere”: è anche lui iscritto all’università ma solo per le feste e per accontentare il padre. Lui balla perché lo rende felice: perché quando lo fa è completo. Giorgio e la danza moderna sono una cosa unica, così come Marta e la danza classica. I due non si sopportano perché sono i due poli opposti di una calamita. Riusciranno a cambiare idea?
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO REVISIONATO IL 24 OTTOBRE 2012



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2.Il ricatto.





Giorgio era un ragazzo semplice a cui la danza era piaciuta fin da bambino ma non aveva mai trovato il coraggio di dire al padre del suo più grande sogno; solo quando aveva visto Billie Elliot aveva trovato le parole giuste e di certo non si aspettava la reazione del grande Giovanni.
Giorgio, tu sei mio figlio e io voglio solo la tua felicità. Se tu sei felice quando balli, allora fallo ma non dimenticare mai i tuoi doveri come la scuola e il lavoro.”
E poi si erano abbracciati come mai prima.

Aveva proseguito gli studi e nello stesso tempo si era iscritto nelle migliori scuole di danza milanesi: il suo obiettivo era entrare a far parte della School of Dancing, non voleva essere un ballerino classico, gli piaceva il moderno; pensava che la danza classica fosse troppo noiosa e troppo antica per lui.
Crescendo aveva raggiunto il suo obiettivo senza deludere il padre: si era iscritto infatti all’università, in scienze della comunicazione perché credeva fosse un corso di laurea abbastanza facile ma non sapeva che in realtà richiedeva studio, costanza e tempo, ciò che lui non aveva a causa delle continue lezioni di danza all’accademia. I suoi genitori erano convinti che la sua carriera universitaria stesse andando a meraviglia ma Giorgio sapeva che prima o poi le bugie sarebbero venute a galla, perché si sa, queste hanno le gambe corte.



Era cominciato un altro anno in accademia, il secondo in cui lavorava con quella straordinaria compagnia di danza; aveva fatto spettacoli in tutta Europa insieme a ballerini famosi e ne era felice: era soddisfatto di se stesso, del suo lavoro, era però convinto di dover migliorare ancora perché ne aveva di strada da fare; doveva diventare il migliore in assoluto: tutti dovevano parlare di lui in tutto il mondo.
Era per questo che si era sentito offeso e incazzato con Marco, il coreografo di moderno, quando gli aveva assegnato la partner.
Una stupida bacchettona di classico.
Ecco come l’aveva definita; le aveva ballato intorno, strusciandosi su lei, ma non aveva avuto nessuna reazione da parte della ragazza; era impalata come uno spaventa passeri, mentre il resto delle ragazze in sala erano decisamente più sexy, più sciolte e più adatte a lui.
– Marco, perché mi hai messo in coppia con quella, l’hai vista?
– Sì che l’ho vista. L’ho vista anche 3 mesi fa alle audizioni, balla da Dio, sarete perfetti insieme.
– Perfetti? Ma se non sa neanche camminare, se potesse quella indosserebbe il tutù pure per andare a dormire.- Il ragazzo sbuffò esasperato perché nessuno poteva comprendere il suo disappunto. Se avesse ballato con quella non sarebbe diventato il migliore, non sarebbe risaltato agli occhi di nessuno ma avrebbe perso solo il suo prezioso tempo.
– Giorgio, non lamentarti, anche fisicamente ti si addice di più. Questa è la mia decisione, anche se non ti sta bene, non si discute.
Sbuffò ed entrò in sala lanciando per terra, visibilmente incavolato, le sue cose; lei era già lì, stava sciogliendo i suoi lunghi capelli rossi dopo la faticosa lezione di classico.
– Senti, se vuoi ballare con me, devi cominciare a vestirti meglio: nessun body o tutù.
– Devo spogliarmi come hai fatto tu?
Gli rispose mentre toglieva le punte; non aveva avuto neanche il tempo di andare in bagno perché a differenza del giorno precedente, non c’era stato nessun quarto d’ora di distacco da una lezione all’altra ma solo 5 minuti.
– Se vuoi.- Giorgio le riservò un'occhiata maliziosa ma poi tornò in sé. - Ma vanno bene dei pantaloni attillati e un top.
– Sei un ballerino o un curatore di immagine?
Gli aveva risposto con un'altra domanda infastidendolo ancora di più, Giorgio non notò il sorriso impertinente e soddisfatto di Marta quando si alzò per andare in bagno a cambiarsi, seguì tuttavia il consiglio del suo simpatico partner e indossò dei fuseaux neri che le arrivavano sotto al ginocchio e una canotta gialla; aveva ancora un bel problema però: in che modo avrebbe ballato? Mezze punte, piedi nudi o calzette? Optò per l’ultimo pensiero e mise delle calze di spugna nere; quando uscì dal bagno erano tutti posizionati e non appena il coreografo la vide le fece cenno di avvicinarsi a lui.

Voglio morire adesso: un masso potrebbe bucare il tetto e colpirmi in testa, o ancora meglio un fulmine. Zeus FULMINAMI!

Che ne dite di cominciare con una bella coreografia? Questa mattina mi sono svegliato con una canzoncina in mente, seguite me. - Mentre Marco Pochero faceva cenno al suo collaboratore di far partire la musica, si scaldava sul posto cercando di far sciogliere i muscoli. - Giorgio accanto a Marta.
Al suono di quell'ordine la rossa si indispose talmente tanto da perdere la concentrazione; aveva riconosciuto le note familiari della sua canzone preferita e maledì il coreografo che l'aveva scelta per quella lezione: non voleva ballarla, non voleva essere lì dentro e non voleva essere toccata da quel quel ragazzo.
Iniziarono con una serie di passi che a Marta sembravano una tortura cinese: troppo veloci, troppo inutili, troppo faticosi; era una situazione incredibile, tutti si divertivano ascoltando attenti e rapiti la spiegazione di Marco, per poi ripetere in modo esatto i movimenti; solo lei non riusciva a seguirlo, soprattutto perché lui la riprendeva correggendola ogni istante a ogni passo.
– No Marta. - L'ennesimo richiamo che la esasperò. - Devi essere più fluida, lasciati andare. Giorgio aiutala.
– Prova a mettermi una mano addosso e ti denuncio per stupro.- Glielo disse mentre le si avvicinava furente. Nonostante tutto anche lui non era contento di lavorare con lei, era stato odio a prima vista.
– Lo faccio solo perché mi è stato imposto e poi, cara la mia Anna dai capelli rossi, è solo un ballo.- Le poggiò una mano su un fianco mentre con l'altra le raddrizzava il capo verso lo specchio - Non ti metterei le mani addosso neanche se fossi l’ultima ragazza sulla terra.
– Io non ci giurerei.
– Voi due, volete ballare?
Marco l'interruppe prima che litigassero per bene e finalmente iniziarono a ballare.
Avevano terminato tutta la coreografia mezz’ora prima della fine della lezione, l’avevano anche ballata con la musica: era carina ma lei era un disastro, non voleva ballare quel tipo di cose perché non lo trovava istruttivo. Mentre tutti applaudivano contenti e soddisfatti andò a sedersi sulla panchina esausta; per poco non le scoppiava il fegato: aveva prodotto troppa bile, era troppo nervosa e tutto per colpa di quel ragazzo odioso.
Chi si credeva di essere? Solo perché era carino, con un fisico perfettamente scolpito, non significava che fosse il ballerino più bravo al mondo. Nel suo corso di classico, Marta aveva già adocchiato qualcuno che meritasse il suo interesse, qualcuno messo molto meglio di lui fisicamente e che fosse molto più bravo: il ballerino cubano, assistente del coreografo, Andrés, una statua che però aveva preso vita.
Stava andando a cambiarsi quando Marco la chiamò, si avvicinò a lui a testa alta ma con il morale a terra.
– Marta, so che è solo il secondo giorno ma non ci siamo: devi impegnarti. - Le grandi e calde mani del coreografo si posarono sulle esili spalle della ragazza, come se con quel gesto volesse consolarla e infonderle sicurezza - Ti ho vista alle audizioni e sei fenomenale nella tua materia, perché non ti impegni qui anche un quarto di quanto fai nel classico?
– Io mi...
Marco la interruppe prima che lei potesse dirgli qualche scemenza – Fin quando non vedrò dei miglioramenti non sei la benvenuta nella mia sala.
Le si illuminarono gli occhi: ce l’aveva fatta, poteva dedicarsi solo ed esclusivamente alla sua amata danza classica.
– Non ho finito.- In quel momento, come nei migliori cartoni animati, le sembrò di ricevere un incudine dritta in testa - Studierai con Giorgio e ti insegnerà tutto quello che c'è da sapere; tra un mese ti rivoglio qui.- Le sembrò uno scherzo, contò nella sua mente fino a dieci, in attesa delle telecamere di qualche programma televisivo ma non successe nulla; Marco era sempre davanti a lei con sguardo severo e compassionevole nello stesso tempo. - Se non vedrò nessun miglioramento parlerò con il direttore e gli dirò che non ti sei impegnata a dovere: tu hai un contratto qui Marta e questo prevede che balli tutto ciò che ti viene detto. Sono stato chiaro?

La ragazza annuì senza emettere alcun suono, era sconvolta, amareggiata, delusa e arrabbiata ma non lo diede a vedere; raccolse le sue cose e senza cambiarsi uscì dalla sala. In fondo non avrebbe potuto dire nulla, non poteva controbattere al volere di un insegnante perché aveva ragione: lei non si era impegnata per niente. Sentì gli occhi pizzicare e accelerò il passo per uscire dall'edificio.

Ma andassero a quel paese: lui, la sua stupida danza e il cocco del suo ballerino. Buttarmi fuori solo perché non mi impegno? E cosa dovrei imparare? Lui insegna solo a spogliarsi e sculettare e io quello lo so fare benissimo: uno, due, uno, due.

Ehi, Anna dai capelli rossi, hai proprio un bel culo, dovresti muoverlo così anche in sala.
– Oh ma sta zitto. - Si voltò e vide Giorgio poggiato al bancone del bar che la fissava divertito - E comunque io ho un nome, comincia a usarlo, razza di palestrato senza cervello.
– Senza cervello? Seh. - Le si avvicinò di nuovo arrabbiato; quel ragazzo doveva soffrire di bipolarità, pensò Marta. - Marco mi ha detto tutto: ti rendi conto in che guai mi hai messo? Vedi di impegnarti, perché se non lo fai mi buttano fuori.
– Sì sì, ho capito.
Gli rispose distratta, dato che aveva visto Andrés uscire dalla sala di classico; in un attimo legò i capelli, avrebbe voluto indossare qualcosa di più consono ma era troppo tardi, cercò di andare via per raggiungerlo e salutarlo ma Giorgio la bloccò, prendendole il braccio.
– Ti piace Andrés? - Le chiese divertito, trattenendo una risata.
– No. Assolutamente no. - Si giustificò subito tanto che la voce risultò troppo acuta -Volevo chiedergli una cosa che non ho capito oggi durante la lezione. Vuoi lasciarmi? - Fulminò con lo sguardo quella mano grande che era ancora stretta al suo braccio.
– Se vuoi davvero conquistarlo non ti serve sciogliere i capelli e neanche cercare d'essere più sexy. Lui è... come posso dirtelo senza ferirti?
– E' gay?
Giorgio non doveva dire questo, voleva dirle che era felicemente sposato e aveva tre figli ma non poteva di certo perdere l’occasione per prenderla in giro, quindi fece spallucce lasciandoglielo intendere.
– Ma no che peccato, tutto quel ben di Dio.
Per poco il ragazzo non si accasciò per terra per le risate, si trattenne a stento nel vedere l’espressione buffa e delusa di Marta; tuttavia mantenne quel poco di serietà mettendosi d’accordo per le lezioni private, poi finalmente, tornarono ognuno nella propria casa.





Era dentro la vasca da bagno insieme a mille paperelle e ai sali da bagno, si stava rilassando completamente dopo quella giornata stressante, stancante e snervante, quando squillò il suo cellulare, rispose tranquilla perché dalla suoneria aveva già capito chi fosse a chiamarla.
– Tesoro. Figghia beddra. *
– Ciao anche a te mamma. - Sospirò, sapeva già che quella chiamata non avrebbe portato a nulla di buono.
– Potresti chiamare anche tu ogni tanto. - Sua madre aveva iniziato con i rimproveri - Come è andata oggi? Ma stai studiando vero? L’università? - E gli interrogatori, Marta ebbe l'istinto d'affogare il cellulare.
– Oddio mamma! Una domanda alla volta: è andata, punto! E sì, sto studiando: studio la notte e non vado a lezione per ora mamma perché non ce ne sono dato che siamo in periodo d'esami.
Si pentì d'averlo detto perché conosceva sua madre fin troppo bene. – Marta, sai che se non dai gli esami io e tuo padre ti riportiamo qui, vero?
– SI!- Il bagno rilassante non era servito a nulla, le era pure venuto mal di testa - Senti mamma, sono abbastanza nervosa e mi stavo rilassando: se hai chiamato per rompere le scatole e per stressarmi ancora di più puoi chiudere qua... Mamma? - Guardò il telefono perplessa e notò che la chiamata era stata interrotta - ... Ma vaffanculo! - Urlò gettando il telefono per terra e immergendosi completamente nella vasca per estraniarsi, per qualche istante, dal mondo.
Sua madre aveva riattaccato e lei non riusciva a farsene una ragione, più ci pensava più si innervosiva. La madre, Angela, era l’unica che riusciva a tirare fuori il peggio di lei, con le sue domande, paranoie e raccomandazioni, la mandava fuori di testa.
Stare ancora a mollo era inutile, tanto ormai l’operazione “relax e benessere” era andata a farsi benedire.

Dio ti ringrazio per avermi fatta trasferire qui, lontana da LEI!
Pensò spazientita mentre si infilava i pantaloni del pigiama e prendeva il phon dal mobile per asciugare i capelli; come ogni sera prese i libri per mettersi a studiare: a distanza di un mese avrebbe avuto un esame importante, si distese sul letto e cominciò a leggere, sottolineare, appuntare sul fianco della pagina le nozioni più importanti. Studiò fino alle 4 del mattino poi, sfinita, si mise sotto le coperte, consapevole che dopo circa 3 ore si sarebbe dovuta svegliare, per affrontare un’altra giornata.

Come farò a reggere così per un mese?

Fu il suo ultimo pensiero prima che Morfeo la baciasse e cullasse tra le sue braccia.





****************


Poche parole perché spero tantissimo che Marta e Giorgio vi stiano piacendo, onestamente li adoro più di tutti gli altri personaggi fino ad adesso descritti nelle mie storie: Sono veri semplici (anche se di pura fantasia).
Ditemi pure quello che ve ne pare.
Per chi volesse può contattarmi sul mio gruppo facebook.

*Figghia beddra : Traduzione siciliano – italiano : “figlia bella” . Letteralmente si dice in modo dolce, amichevole, è un espressione che di solito dicono le nonne e le mamme a figli e nipoti.

Voglio precisare che tutti i personaggi, luoghi e fatti narrati sono frutto della mia immaginazione: non esiste nessuna “School of Dancing” a Milano come non esistono i coreografi che ho citato nei primi due capitoli.
Il mio pensiero sulla danza non rispecchia quello dei protagonisti, diciamo che, non essendo una ballerina, mi piace tutto perché vorrei ballare qualsiasi cosa!

Grazie per aver letto, ala prossima.

CAPITOLO REVISIONATO IL 24 OTTOBRE 2012
(NOTE EDITATE)

   
 
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