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Autore: Hikari93    10/03/2011    15 recensioni
Viene detto che la notte è fatta per dormire, ma Sakura non la pensa così. La notte, infatti, rappresenta l'unico momento in cui può sperare di vedere Sasuke, all'oscuro di tutti, con il favore delle tenebre. Il moro, dal canto suo, tratta la rosa a mo di pupazzetto ma cosa proverà per davvero nei suoi confronti? Chi si comporta da duro lo è per davvero? Se vi ho incuriositi sarei felice che leggesse. [Ho preferito inserire tra gli avvertimenti anche OOC, sebbene cercherò di rendere i personaggi quanto più simili al loro reale carattere]
Genere: Erotico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA –

 
Capitolo 1: Inconsapevolmente continuo ad essere il tuo burattino
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 E’ notte fonda, chissà se lui verrà. E’ già da un po’ di tempo che va avanti questa storia. Possiamo vederci solo di notte, le tenebre ci coprono e ci permettono di amarci. Credo di dovermi fermare qualche istante sulla parola “amarci”… non è certamente il verbo giusto da utilizzare, sarebbe meglio dire che sono io ad amare lui. Lo stesso Sasuke non mi considera più che un giocattolo, lo ha puntualizzato più di una volta. Ma seppure mi facciano male le sue parole, il suo sguardo,  non posso fare a meno di volerlo accanto a me. Quando mi fermo a pensare, comprendo che essere usata non è quello che voglio. Più e più volte ho cercato di obbligare me stessa a dimenticarlo, a gettare via tutto ciò che mi ricorda di lui, dei suoi capelli così morbidi al tatto, del suo respiro affannoso su di me dopo che siamo stati insieme, delle sue labbra che dolcemente mi sfiorano, del modo in cui mi accarezza i capelli ma soprattutto della sua voce, cupa e tranquilla allo stesso tempo. D’altra parte avrei anche altri pretendenti da prendere in considerazione: Rock Lee e Naruto, per esempio.
Non ho dimenticato quando, durante l’esame di selezione dei chunin, nella Foresta della morte, sono stata salvata da Lee. Senza paura si è lanciato a capofitto contro tre avversari, in una lotta già persa in partenza e tutto questo per difendermi. Eravamo nemici e mi ha aiutata, ci conoscevamo da poco ma non se ne era interessato. Di sicuro molto meglio rispetto ad una persona che non ha mai corrisposto i miei sentimenti e che ha scelto la vendetta a me: razionalmente Lee sarebbe migliore di Sasuke… esatto, ragionando col cervello senza considerare il cuore. Poi c’è Naruto, il mio biondo compagno di squadra allegro e giocherellone. Sono due anni che è partito col maestro Jiraiya per allenarsi. “Diventerò più forte e manterrò la promessa che ti ho fatto. Tranquilla Sakura, io riporterò Sasuke a Konoha” questo mi disse. A patto che i suoi sentimenti non siano cambiati, ma non lo ritengo possibile, impazzisce per me e rischierebbe la vita per salvarmi, non permetterebbe a nessuno di farmi soffrire come soffro adesso e non mi farebbe mancare nulla: ci sarebbe sempre per me, mi tratterebbe come merito, mi tratterebbe da donna, non da burattino… e non mi abbandonerebbe mai. E allora, mi sorge spontanea una domanda: perché resto attaccata testardamente a Sasuke? Perché non riesco ad allontanarlo da me in un modo o nell’altro? Non ci vorrebbe poi molto. Basterebbe mettere in chiaro le cose una volta per tutte, dirgli che non può utilizzarmi come e quando vuole, che non sono una bambolina, come mi ha rinominata lui, che questo modo di fare non mi piace e che, se proprio è capace“di amare”solo fisicamente, se ne andasse al diavolo a torturare qualcun’altra perché io sono stufa! Respiro affannosamente al solo ragionarci, neanche avessi dato vita a tutti questi pensieri pronunciandoli a voce alta, e con tutta l’enfasi possibile. Tuttavia non è la prima volta che decido di armarmi di tutto il coraggio in mio possesso e di parlargli a quattrocchi… ma è proprio questo il problema principale. Sasuke non sopporta che io tenga lo sguardo abbassato mentre gli parlo e nemmeno io, di tutta risposta, vorrei tenere chino il capo perché rappresenterebbe, secondo il mio punto di vista, una specie di sottomissione ed io non voglio essere sottomessa a lui, però nel momento in cui, involontariamente, abbasserò la testa, non guardandolo dritto in volto, e mi mancherà la forza di esprimere le mie idee, sulle quali ho tanto riflettuto, sarà lui stesso a dirigere i miei occhi verso i suoi. Sentirei la sua mano sotto il mento e non potrei fare a meno di trovarmelo dinnanzi, non potrei evitare quegli occhi scuri che tanto mi attirano, che tanto desidero amare e dai quali, inutilmente, tanto desidererei amore. E a quel punto? Riuscirei a sputargli in faccia tutto ciò che ho pensato, tutto ciò che vorrei sapesse? La risposta è molto semplice: no, non ce la farei mai e il fatto di averci provato più volte me ne da la certezza assoluta.

 

 
L’attesa mi lacera interiormente. E’ piuttosto presto, sono le 23:35. Mancano all’incirca trenta minuti al suo arrivo, ammesso che si degni di venire stanotte… io, infatti, non devo interferire in alcun modo con i suoi allenamenti con Orochimaru, non mi è dato di sapere se verrà o non verrà, perché la cosa dipende da come ha trascorso la giornata. Se è stato troppo impegnato in allenamenti decisamente pressanti non ha energie sufficienti per me e quindi non devo aspettarmi di vederlo; del resto non può permettersi di farsi trovare impreparato e assonnato il giorno seguente perché quel viscido serpente sospetterebbe… se invece si è esercitato in jutsu più semplici, che richiedono poco chakra, o con la spada oppure si è dedicato principalmente alla meditazione, potrebbe anche passargli per la testa di farmi visita. Tutte parole sue queste. Parole che non faccio altro che ripetermi in continuazione, soprattutto ultimamente che ci vediamo di rado. Ma sarà meglio o peggio non vederlo? Più mi sta lontano e più lo vorrei vicino cosiccome più mi è vicino e più, razionalmente, vorrei che andasse via. Sono, ormai, legata a lui mediante un sottilissimo ma resistente filo. Il nostro legame, difatti, è così: sottile, perché ci vediamo poco, perché non parliamo quasi per niente, non siamo una coppia… ma resistente, almeno per me, perché senza di lui non potrei stare. Più mi tratta da servetta e più io finisco per diventarlo davvero.
Comincio a giocherellare con una ciocca di capelli, girandola e rigirandola tra le mani.
Penso spesso che lo stesso sacrificio lo faccio anch’io, solo che, a differenza sua, non mi preoccupo dei troppi allenamenti, cerco di starmene sveglia nonostante il sonno voglia sopraffarmi, anche perché non potrei fare altrimenti. “Se ti trovassi dormendo, me ne tornerei al covo, è semplice il concetto”. Così mi ha risposto quando ho provato a spiegargli che anche io ho i miei limiti, i miei allenamenti che non sono meno difficoltosi e stancanti dei suoi, e che perciò ci sono giorni in cui dovrei riposarmi. Ma, ancora una volta, il sentimento profondo che nutro per lui, mi tiene sveglia, perché non potrei permettermi di addormentarmi, di non vederlo, non ce la farei… stupida Sakura che non sei altro, ma non vedi che a lui di te non importa nulla? Ripetutamente sento questa voce nella mia testa e ripetutamente la scaccio.
 
Il silenzio della mia stanza non mi è di aiuto, soprattutto perchè accompagnato dal buio della notte: l’unico spiraglio di luce mi arriva da una piccola lampadina che accendo solo quando sono certa che i miei sono andati a dormire. Già… i miei genitori. Fino ad ora non hanno sospettato nulla di quello che succede qui dentro, ne sono all’oscuro. Il primo periodo in cui ho affrontato la lontananza di Sasuke, quello immediatamente successivo alla partenza dello stesso verso Oto, è stato tragico per me. Avevo sempre gli occhi rossi, avevo voglia di piangere e l’unica cosa che riusciva a farmi andare avanti, ovviamente insieme all’appoggio di Naruto, era l’arte medica, insegnatami da Tsunade-Sama. Ne consegue che, quando tornavo a casa, assumevo le sembianze di uno zombie, nonostante i miei numerosi sforzi di sorridere e di essere allegra, e la cosa non è sfuggita a mio padre che, da questo momento in poi, ha sviluppato una sorta di odio incondizionato verso quell’essere che tanto mi aveva fatto star male, ossia Sasuke. Non oso, quindi, immaginare cosa potrebbe succedere se lo beccasse in camera mia. Senza dubbio finirei in una punizione permanente, che non finirebbe nemmeno al mio diciottesimo anno di età, mentre Sasuke… come potrebbe reagire lui? Non voglio immaginarlo, non voglio! Comunque farò di tutto affinché non ci scopra… figuriamoci se rischio di perdere l’unica opportunità che ho di vederlo!
 
Giro lo sguardo verso l’orologio, sono ancora le 23: 49. Un quarto d’ora… ancora.
Sospiro, è sempre così: lo aspetto e il tempo sembra non passare mai, i minuti diventano ore, i secondi assumono il valore dei minuti. Sospiro nuovamente arrendendomi alla potenza del tempo nei confronti di una debole umana come me. Sono seduta sul letto e tengo strette le gambe verso il petto. Appoggio la testa sulle ginocchia, stando sempre attenta a non chiudere gli occhi per non rischiare di addormentarmi… ricordo ancora quando me lo sono ritrovato qui, in camera mia… ero quasi riuscita a far chiudere la ferita che, con la sua partenza, aveva procurato al mio cuore, che mi è apparso davanti e, si sa, vista e cuore sono collegati, quindi, nonostante inizialmente abbia creduto che si trattasse solo di un sogno, ho sentito qualcosa dentro di me fermarsi per un attimo, sensazione seguita da un forte dolore al petto. La mia prima reazione è stata quella di piangere di felicità, stupidamente pensavo che fosse ritornato a casa e, in mente mia, già avevo pensato di contattare in qualsiasi modo Naruto per fargli sapere la cosa ma, non appena l’ho guardato negli occhi, mi sono accorta di quanto diverso era diventato. Non era più il Sasuke che conoscevo io, glielo leggevo in faccia. Però mi sorrise, e quel sorriso al contempo docile e crudele mi è rimasto impresso. Mi disse che aveva voglia di qualcosa di “differente dal solito” al fine di distrarsi un po’ e che, a tal proposito, si era ricordato di me. Ed io, imbambolata, persa ancora nei miei falsi pensieri, ancora aggrappata ad una speranza inesistente, lo fissavo. Non riuscivo a fare altro che guardarlo. Non ho mai capito, però, come abbia fatto allora e come faccia ancora, ad arrivare qui da me… un jutsu? Deve essere per forza così…  solo supposizioni però! Lui non mi parla mai dei suoi allenamenti ed io non gli porgo alcuna domanda al riguardo.
 
Sasuke Uchiha, che tipo che sei!
 
Ogni notte la stessa paura mi attanaglia. Temo che possa essere scoperto: per uno come lui, considerato dalla maggior parte dei ninja, un criminale, alleato di Orochimaru, non deve essere semplice muoversi in un villaggio nemico, anche se l’Hokage non permetterebbe mai che gli venisse fatto del male… ma se, suo malgrado, dovesse incappare in alcuni ninja che lo vogliono catturare? E se lui rispondesse combattendo a sua volta? E se… fosse ucciso per sbaglio in un ipotetico combattimento? Ogni volta che non lo vedo arrivare questa paura si fa sempre più forte cosiccome, allo stesso tempo, cresce il desiderio di vedere la sua ombra sbucare da quella finestra di camera mia che, puntualmente ogni sera, mi ritrovo ad osservare con insistenza e dalla quale non riesco a staccare lo sguardo. Sono già dieci giorni che non mi degna della sua presenza e la sottoscritta, da brava stupida qual è, continua ad aspettarlo…
 
…è mezzanotte… ma Sasuke dov’è?


 




 
 Fine primo chappy.
Mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate (se potete di darmi consigli che mi fanno bene ^-^), se pensate che faccia schifo, che il modo di scrivere sia da bambini delle elementari (beh, lo penso anch’io -.-“), che è meglio che mi ritiri come “scrittrice” e che mi dedichi all’ippica (facendo del bene al popolo di EFP) oppure che è leggibile. Grazie di aver letto!
  

 
Hikari93 
   
 
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