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Autore: Joan Doe    11/03/2011    0 recensioni
Durante la battaglia finale di Hogwarts tutti gli horcrux vengono distrutti, compreso quello che Harry Potter portava dentro di sè ma, inspiegabilmente, il Signore Oscuro sfugge alla morte e, pur avendo subito pesanti danni personali ed al suo esercito, riesce a fuggire e a nascondersi, accudito dai pochi fedelissimi che gli sono rimasti.
Perchè il signore Oscuro non è perito con l'ultimo Horcrux?
Le ricerche del trio continuano per liberare il mondo dal dominatore più implacabile ne abbia mai calpestato il suolo, fino a scoprire che i germi del male possono avere ramificazioni del tutto impreviste.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Tom Riddle/Voldermort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Cap. 8 Ribellione.

Il tramonto colorava di rosso le cime delle montagne. Un cavallo ed il suo cavaliere sbucarono da un sentiero che serpeggiava tra gli alberi.
L'uomo spronò il frisone nero sulla via di casa, controvoglia. Non aveva mai apprezzato il tempo che era costretto a passare sottoterra, con i labirinti avvolti in tenebre artificiali perenni, che vedevano passare i giorni sempre uguali in un'oscurità che sfumava i contorni delle cose e rendeva tutto un ammasso uniforme ed indistinto.
Preferiva l'aria aperta, con il suo cocktail di suoni ed odori sempre nuovi, ma sapeva che quella sera sarebbe stato opportuno rientrare.
Gli arrivi della settimana precedente avevano notevolmente diradato i suoi incontri con la madre ma, se questo una volta avrebbe soltanto contribuito a migliorare il suo umore, c'era qualcosa di diverso nell'atteggiamento della donna che destava in lui qualche preoccupazione.
Un velo di malessere era calato sui suoi occhi ed i suoi comportamenti, di solito sicuri e disinvolti, erano artificiosamente contraddittori, quasi che la donna fosse perennemente in bilico tra stati di euforia ed angoscia.
Aveva riservato ai due uomini una stanza che sembrava scelta appositamente per evitare qualsiasi possibilità di contatto.In più, ogni volta che Mihail aveva provato a spingersi in quell'area, qualcosa era apparso a tentare di sviarlo. Più spesso si era trattato della madre, ma anche servitori, animali o le guardie. Tutto ciò gli dava l'impressione che lei temesse molto l'eventualità di un incontro e questo rappresentava per lui un ottimo motivo per ricercarlo di proposito.
Si accorse di essere giunto all'entrata della caverna. Vicino all'ingresso, la nera figura di Zoltec sovrastava la radura.
Scese velocemente da cavallo e si avvicinò all'entrata, sforzandosi di non prestargli attenzione, ma il soldato si avvicinò per primo, afferrando le redini del destriero per condurlo nelle scuderia.
"Fatto una buona cavalcata, Signore?" - disse il soldato, la voce neutra amplificata dall'elmo integrale che indossava.
"Gradirei che la smettessi di spiarmi, testa di latta! - replicò brusco Mihail, sferrando un pugno sulla testa del soldato - Acqua, biada! - concluse asciutto, con un'occhiata ad indicare il possente animale da cui stava scendendo prima di sparire nell'imboccatura della grotta.
Raggiunse le sue stanze velocemente e si gettò, completamente vestito, sul letto rotondo, con la vana speranza di assopirsi in fretta per far passare la notte, ma il noto bagliore di piccole luci gli comunicò che stava per ricevere visite.
Maledetto spione! Devo ricordarmi di spiegarti un po' meglio il concetto di discrezione...
Ignorò la presenza della donna, tenendo ostinatamente gli occhi chiusi nella speranza che bastasse quello a farla desistere da qualsiasi proposito le fosse passato per la mente.
La sentì avvicinarsi, in un fruscio di vesti.
"Sei stato fuori tutto il giorno." - mormorò quella soltanto, sedendosi.
Non si sentì in dovere di rispondere, aprì soltanto gli occhi, abbandonando la finzione, per fissarla sfacciatamente.
"Lo sai come la penso sulla frequenza delle tue uscite, Mihail.." - continuò lei, guardando fisso davanti a sè.
"E tu sai cosa ne penso di quello che pensi tu, madre." - le rispose lui sbuffando.
"Invece gradirei che prestassi più attenzione ai miei consigli. - la donna non sembrò scomporsi per il suo tono brusco - Non sono tranquilla sapendoti via per così tanto tempo.."
"Non mi dire che sei in pensiero per me, madre. - scoppiò a ridere Mihail di gusto - Questa è una bugia troppo grande persino per te."
"E perché mai?"
"Nessuno sano di mente potrà mai convincermi che temi per la mia incolumità, perchè sai bene come questo sia impossibile! - si mise a sedere, squadrandola con un sguardo assassino - Tu vuoi semplicemente impicciarti, come tuo solito, ma questa volta gradirei che imparassi a farti gli affari tuoi!"
"Tu non capisci, Mihail. - odiava quando assumeva quell'atteggiamento da mammina carica di premure - Non stiamo vivendo tempi normali... Le precauzioni devono essere per forza innalzate..."
"Smettila di blaterare! - alzò una mano a fermarla, i denti ferinamente esposti in un ghigno di stizza - Non c'è nulla che sia cambiato per quanto mi riguarda e se ti riferisci a quegli omuncoli che da una settimana latitano nella zona ovest, non me ne può fregare di meno!"
"Loro sono la chiave per qualcosa di più grande, Mihail, ma non pretendo che tu possa capire la loro importanza..."
"Esatto. Io non capisco. - si alzò con slancio, il nervosismo che non aiutava a mantenere l'immobilità - Forse perché tu non me ne hai mai dato la possibilità.."
"Non posso farlo, Mihail!" - la donna si alzò per cercare una vicinanza che stava diventando intollerabile.
"E allora non pretendere che ti assecondi come un cagnolino! - l'uomo si girò di scatto, ghermendole le braccia e cominciò a scuoterla con rabbia - Anzi.. se non vuoi deciderti a raccontarmi quel che sai, penso che le informazioni andrò a prendermele da solo" - uno strattone per spingerla lontana, prima di scomparire dalla stanza con un sonoro schiocco.
"Mihail!!!"

Si materializzò nel corridoio che portava alle stanze della madre con un sorriso divertito. Si chiese per l'ennesima volta perché rompere le uova nel paniere a quella donna gli procurasse sempre tutto quel divertimento ma preferì non cercare una risposta.
Si stupì che la donna non lo avesse seguito subito, anche se non si illudeva che gliel'avesse data vinta.
Decise di portare a termine l'esplorazione cominciata i giorni precedenti, senza permettere a nessuno di interrompere il suo cammino.
Era e si sentiva il vero padrone di casa.
Cominciò quindi a percorrere con passo spedito il corridoio completamente vuoto, illuminato a tratti dalle poche torce incastonate sulle pareti irregolari del tunnel.
L'ingresso delle stanze assegnate agli ospiti era esattamente vicino a quello che portava agli appartamenti della madre, nel piccolo atrio rotondo che la galleria disegnava a pochi metri da lui.
L'atrio si mostrò ora completamente vuoto, almeno fino a che non ebbe posto il primo passo sulle piastrelle irregolari che ne componevano la pavimentazione.
Con uno schiocco secco un uomo comparve improvvisamente di fronte a lui, seguito da un compagno che si posizionò davanti alla piccola porta, alla quale lui mirava.
Mihail non tardò a riconoscere nei due gli uomini cui aveva permesso di sopravvivere nemmeno sette giorni prima.
Entrambi avevano estratto le bacchette e non sembravano avere atteggiamenti amichevoli.
"Dove credi di andare?" - mormorò il primo uomo, che lo stava contrastando, con una bassa voce monocorde.
"E perché dovrei dirlo a te? - ringhiò avvicinando il viso a quello di lui, senza diminuire minimamente l'andatura - Levati di torno!"
Vide l'uomo strabuzzare gli occhi e subito dopo si sentì afferrare una spalla dalla mano dell'altro libera dalla bacchetta.
La reazione, quasi immediata, colse anche lui di sorpresa.
Sentì il flusso di calore incanalarsi nelle vene, gonfiandole, prima di sfogarsi sul corpo dell'uomo come una scarica elettrica, facendolo volare contro le pareti di roccia.
"Fermi!" - la voce di sua madre riportò il silenzio, mentre la donna compariva al centro della stanza.
Mihail rimase immobile, la bacchetta dell'altro uomo che correva a puntarsi sulla sua gola, il respiro affrettato che sapeva di paura.
"Ma si può sapere che diavolo vi prende?! - urlò la donna, gli occhi puntati sulla bacchetta che minacciava il figlio - Mettila via, raccogli tuo fratello e sparisci!"
Gli occhi dell'uomo corsero a quelli dell'altro, come a chiedere ragguagli sul da farsi.
"Subito!" - ordinò la donna, la sua voce conteneva note isteriche che strapparono un sorriso sardonico alle labbra di Mihail.
"Rabastan.. - il mago disteso al suolo si alzò a fatica e, zoppicando, raggiunse il fratello, che non aveva ancora abbassato la sua bacchetta - E' meglio fare quello che dice.. Andiamo.."
Guardò i due uomini scomparire nella stanza che avevano tanto cercato di difendere, mentre il suono inquietante di un respiro aspro e greve trapelava dalla porta socchiusa.
Si volse ad affrontare la madre, che lo squadrava furiosa, le braccia incollate ai fianchi.
"Si può sapere che diavolo ti è venuto in mente?" - sbottò lei, al culmine della rabbia.
"E si può sapere per quale motivo ci ritroviamo ad essere i tirapiedi di due omuncoli di quella risma?"
"Non siamo i tirapiedi di nessuno!" - urlò di rimando lei, tentando di spingerlo verso le sue stanze.
"Ah no?! - si liberò della stretta di lei violentemente - E da quando permetti a due estranei certe libertà eh?! Ti ricordo che mi hai ordinato di ammazzare gente inerme per molto meno!"
"Loro non sono gente inerme, Mihail - mormorò asciutta la donna, lo sguardo sfuggente come mai si era mostrato prima - E soprattutto sono utili..."
"E soprattutto ti fanno paura.." - puntualizzò il figlio, con un sorriso compiaciuto.
"Non è vero!"
"Mi hai raccontato troppe bugie tutte insieme e in una sola volta. - concluse lui, riprendendo la via delle sue stanze - La nostra conversazione può dirsi conclusa!"
"E adesso cosa pensi di fare.." - sibilò la donna, comparendogli davanti nel tentativo di sbarrargli la strada.
"Penso di andare dove la mia autorità non venga messa in discussione! - sbottò lui, la rabbia fin'ora repressa che veniva rilasciata in tutta la sua potenza - Penso di essere stanco di vivere secondo le tue regole! Penso di essere stufo di questo isolamento e questa noia perenne!"
"E quindi...?" - balbettò lei.
"E quindi ti lascio a gingillarti con i tuoi preziosi ospiti mentre io cercherò compagnie più stimolanti!"
"Non puoi farlo... sai bene quanto me che non sei preparato ad affrontare la crudeltà del mondo. Non puoi spingerti troppo lontano da qui, che ti piaccia o no!"
"Questo è quello che ti è sempre piaciuto farmi credere. Ma ora sono convinto che sia una delle tue tante bugie e non intendo tollerare di essere preso in giro da te ulteriormente!"
"Te lo impedirò e lo sai!"
"Non puoi farlo, madre - sussurrò lui avvicinando il viso al volto paonazzo della donna - a meno che tu non sia pronta a subirne le conseguenze..." - un nuovo sorriso gli tese le labbra, la paura negli occhi della donna che accendeva in lui un senso di onnipotenza che non aveva mai provato.
Posso spazzarti via nel tempo di un soffio di vento... E tu lo sai, madre.. Tu mi hai insegnato ad essere quello che sono, ed ora non puoi fare altro che pentirti di avermi reso troppo irraggiungibile persino a te..  
"Non aspettare sveglia il mio ritorno." - concluse asciutto prima di scomparire di nuovo in un lampo.
Ricomparve nelle scuderie, il muso del suo cavallo che gli accarezzava una spalla e la figura nota di Zoltec che si stagliava sull'uscita.
"Crucio!" - mormorò prima che l'uomo si accasciasse a terra urlando con tutta la forza della sua voce metallica. Poi salì in sella con un balzo e spronò il frisone verso l'uscita, oltrepassandolo.
Dal buio della grotta che gli aveva fatto da casa fino ad allora, il suono di una voce femminile che urlava di dolore si mescolò con quella del soldato steso a terra. Qualcun altro stava sperimentando sulla sua pelle la stessa maledizione.

"Mi hai deluso molto, Mihnea.." - una voce flebile e roca riempì l'oscurità del suo dolore, esautorandolo.
"No mio Signore..!!"
"Pensavo che anche una sciocca come te fosse in grado di svolgere il semplice compito che ti avevo affidato. - continuò la voce, melliflua e al tempo stesso letale - Invece devo constatare che è ormai fuori da ogni controllo.. e questo mi delude molto. Mihnea."
"Mio Signore, ti prego..."
"Devo occuparmene personalmente. Non c'è altra scelta..."

  
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