Era di fronte al condominio di Beckett. Ormai era buio, e soltanto le luci dei lampioni illuminavano le strade di New York.
Non voleva suonare al citofono. Era sicuro che Beckett non gli avrebbe aperto. Doveva trovare un modo di entrare senza che lei lo sapesse, o che almeno quando l'avesse scoperto, sarebbe stato troppo tardi.
Non c'era il portiere, quindi la possibilità di esibire il suo fascino da scrittore di successo era appena sfumata. E poi come una visione, un'anziana signora aprì il portoncino. Aveva le buste della spazzatura in mano e Castle pensò che quello era un segnale dell'universo.
-"Signora, posso darle una mano?"- disse sfoderando uno dei suoi sorrisi più belli.
Ma la vicina di Beckett pensando che volesse derubarla iniziò a picchiarlo con il sacchetto della spazzatura.
Castle cercò di divincolarsi e spiegare che non aveva assolutamente cattive intenzioni. L'unico suo scopo era andare da Kate. E aveva anche una certa fretta.
-"No, no! Signora! Sono un amico
del detective Beckett! Non voglio farle del male!"- gridò
Castle cercando con le braccia di proteggersi la faccia.
La signora si bloccò. Pensò che in effetti, uno
con una faccia così non era capace di fare del male neanche
a una mosca.
-"Oh, quella dolce e bella ragazza. Le dico sempre che sarebbe ora che si accasasse anche lei. Non è conveniente per una ragazza vivere da sola. Per di più ha anche un fidanzato dottore. Io non ci penserei due volte e lo sposerei subito!"-
Per Castle la conversazione stava prendendo una brutta piega. Non aveva nessuna voglia di sentire un elogio su quanto bello e bravo fosse Josh. Così salutò cordialmente la vicina di casa si Beckett e fece velocemente le scale, diretto al 3 piano.
Di fronte alla porta di Beckett
aspettò qualche
istante prima di suonare. L'ansia si impossessò di lui. Non
aveva pensato che forse Josh era lì con lei. D'altronde
era Josh il suo ragazzo, non lui.
Quel pensiero lo
rattristò, soprattutto perché
voleva parlare da solo con lei.
Si decise a suonare.
Avvicinò l'indice al campanello, ma non suonò.
Ormai era lì e anche se
c’era Josh poteva dire di
essere passato avendo saputo che lei stava male. Si convinse che si
trattava
solo di cortesia e gentilezza fra colleghi, o partners. Doveva crederci
lui per
primo se voleva convincere Dr motorcicle boy. In fondo lui era il suo
plucky sidekick, non poteva negargli di vederla.
Respirò profondamente e
suonò.
Aspettò più
di un minuto ma non ottenne risposta.
Suonò un'altra volta, e in quel momento la porta si
aprì e di fronte a lui
c’era Kate, pallida, visibilmente stanca e debole.
-“Oddio, vattene Castle!
Non ti voglio vedere!”-
Fece per chiudere la porta ma lui
fu più svelto e
la bloccò con un piede, tanto che riuscì ad
entrare. Beckett non aveva neppure
la forza di buttarlo fuori da casa sua.
-“Castle, sto male. Non
ho voglia di vedere
nessuno e tu sei l’ultimo della lista!”-.
Beckett voleva ferirlo, voleva
spingerlo ad
andare via. Era vero, stava male, ma non era l’ultima persona
che volesse
vedere in quel momento.
-“Dov’è
Josh?”-
-“Ha avuto
un’emergenza in ospedale.”-
-“E ti ha lasciato qui da
sola?”- chiese Castle
stizzito e completamente sconvolto dal fatto che il fidanzato dottore
di
Beckett l’avesse lasciata in quelle condizioni.
-“Castle non ho quattro
anni. Non ho bisogno
della baby-sitter! Quindi te ne puoi andare!”- gli rispose
acida.
Si girò e fece per
ritornare in camera, quando la
invase un forte senso di nausea e la testa iniziò a girarle.
Si aggrappò allo
stipite della porta, ma in pochi secondi le gambe
si fecero molli e poi buio.
Castle la prese in braccio appena
in tempo prima
che cadesse per terra. Beckett era appena svenuta tra le sue braccia.
La portò in camera.
Stava davvero male.
Dolcemente le toccò la
fronte. Scottava.
Era preoccupato. Decise che sarebbe
rimasto con
lei, almeno fin quando Josh non sarebbe rientrato.
La infilò sotto le
coperte, e le mise un
fazzoletto bagnato sulla fronte.
A quel tocco gelido Kate si
risvegliò.
-“Ehi, Beckett. Come ti
senti?”-
Kate riconobbe subito quella voce,
spalancò gli
occhi e cercò di alzarsi, ma iniziò di nuovo a
girarle tutto e dovette
stendersi nuovamente.
-“No, no. Stai
giù! Sei svenuta poco fa.”-
-“Sono…
svenuta? Non mi ricordo.”-
-“Certo, eri svenuta. Ho
fatto appena in tempo a
prenderti prima che cadessi.”-
La mente di Beckett lavorava
frenetica e veloce.
Il suo battito cardiaco
accelerò vertiginosamente
al ricordo di quando era stata fra le sue braccia quella notte. Di come
si
erano desiderati e voluti. Di come lei non l’avesse rifiutato.
Il suo respiro era affannato e
Castle pensò fosse
dovuto alla febbre.
-“Ti porto un bicchiere
d’acqua.”- e corse
immediatamente a cercare dell’acqua.
Nel mentre che Castle cercava
l’acqua, Kate si
maledì per averci pensato di nuovo e con lui nella stessa
stanza per giunta.
Non poteva pensarci ancora, lei stava con Josh e questo era quanto.
Respirò a fondo, e
riuscì lentamente a calmarsi.
In quel momento Castle
ritornò con il suo
bicchiere d’acqua.
Kate lo bevve tutto d’un
sordo.
Era così fresca mentre
lei aveva così caldo.
-“Castle non
c’è bisogno che resti!”-
-“Non se ne parla! Sei
svenuta tra le mie
braccia, non posso lasciarti da sola!”-
-“Non ti preoccupare. Ho
chiamato Josh prima che
arrivassi. Stava operando ma appena avrà finito
tornerà!”-.
Castle si sentiva come se avesse
ricevuto un
pugno in piena faccia. Kate gli aveva appena detto che il suo fidanzato
sarebbe
ritornato presto a casa. Era la conferma che non si erano lasciati. Che
forse
quella notte per Kate non aveva avuto troppo significato.
“Ma ha comunque tradito
Josh”- pensò. Era una
flebile speranza ma fin quando lei non gli avesse detto di sparire per
sempre dalla sua
vita e che non provava nulla per lui, Castle sarebbe rimasto, in ogni
situazione. Per lei ci sarebbe sempre stato.
-“Ok. Resterò
qui fin quando Josh non torna. Perché
non cerchi di riposare ora?”-
Beckett non poté fare
nulla. Stava troppo male
per avere la forza di litigare con Castle o anche solo di mandarlo via.
Così si
assopì cercando di riposare quanto più
poteva.
Passarono alcune ore, ormai era
sera inoltrata e
di Josh nemmeno l’ombra.
Castle la controllava ogni quarto
d’ora per
vedere se la febbre scendeva almeno di qualche grado, ma questa
maledetta
febbre non ne voleva sapere di scendere.
Ad un certo punto Kate si
svegliò e lo vide lì
seduto su una scomoda sedia di fronte a lei intento a leggere. Aveva
preso un
suo libro dalla sua libreria ed era concentratissimo sulla lettura,
tanto da
non accorgersi che lei era sveglia.
Beckett lo studiò un
istante, e notò che aveva
gli occhiali da vista.
Era affascinante con gli occhiali,
quasi
intrigante, non l’aveva mai visto così, ma decise
comunque di stuzzicarlo un po’.
-“Castle.”- lo
chiamò.
-“Ehi. Ti sei svegliata.
Come ti senti?”- le
disse avvicinandosi al bordo del letto.
-“Stanca.”- si
sorrisero. In fondo a Kate piaceva
il fatto che lui fosse rimasto lì per lei.
-“Porti gli
occhiali?!”- gli chiese.
-“Ah, si. Ma solo per
leggere. Sono davvero
affascinante non trovi?!”-
-“In realtà mi
sembri un vecchietto!”- gli
rispose Kate non riuscendo a soffocare una risata.
Ma ciò che accadde tre
secondi dopo mandò Castle
completamente nel panico.
Beckett perse di nuovo i sensi e la
febbre si era
alzata ancora di più. Ora aveva 39.0 di febbre.
Prese il cellulare di Kate e
chiamò Josh, ma era
staccato.
A quel punto chiamò sua
madre. Ricordava che da
piccolo era successo anche a lui.
-“Richard ma dove
sei?”-
-“Sono da Beckett. Sta
molto male. Ha continui
svenimenti e la febbre alta. Ho provato a chiamare Josh ma non
risponde! E se
la portassi al pronto soccorso per una febbre ci farebbero aspettare
delle ore.
Cosa devo fare?”- gli chiese disperato.
-“Richard non sono un
medico!”-
-“Si ma ricordo che anche
a me è successo da
bambino!”-
-“Si, in effetti hai
avuto la febbre molto alta.
Ti ho fatto un bagno tiepido.”-
-“Tutto qui?”-
-“Tutto qui. Eri solo un
bambino e non potevo
darti troppe medicine. Devi assicurarti che l’acqua sia
più fredda che calda,
se vuoi almeno che scenda di qualche grado. Chiama Josh ogni 5 minuti
finché
non risponde. Deve sapere che la sua ragazza sta molto male! Io nel
mentre
chiamo il nostro medico e gli dico di precipitarsi da te!”-
-“Va bene. Grazie
mamma!”-
Quando Castle sentì
Martha pronunciare “la sua
ragazza” ebbe un tuffo al cuore. Avrebbe voluto che Kate non
fosse la ragazza
di Josh, ma la sua.
Scacciò via questi
pensieri. La cosa importate
ora era far stare meglio Kate.
Si avvicinò al letto e
notò che si era
risvegliata.
-“Forza Kate. Dobbiamo fare un bagno!”-
ANGOLO DELL'AUTRICE: Ciao a tutte! come state? ecco il terzo capitolo della saga. spero che vi sia piaciuto anche questo come per gli altri due! Prima di dimenticarmi volevo ringraziare tutti quelli che hanno recensito i primi capitoli, perchè senza le vostre opinioni non potrei andare avanti, e un mega grazie a che ha inserito questa ff tra le preferite e le seguite. Non mi accorgo spesso di questi aggiornamenti quindi chiedo perdono per non aver ringraziato prima!
ma veniamo al capitolo. Dunque la scena con la vecchietta mi è venuta in mente oggi perchè una mia vicina invadente mi ha chiesto per la centesima volta: "E il fidanzato?!" e io ero lì che con un sorriso ebete le ho risposto che dev'essere ancora nell'Isola Che Non C'è con Peter Pan e Wendy... non credo che abbia capito la battuta, xò grazie a lei ho pensato a una vicina invadente di Beckett. XD
per gli occhiali da vista... ho visto una foto di Nathan con gli occhiali e mi sono detta che in qualche modo Beckett l'avrebbe preso sicuramente in giro.. XD
ok, il mio angolo sta diventando + lungo del capitolo, qndi vi lascio con la mia solita faccina con gli occhioni dolci che vi chiede di lasciare un commentino anche in questo capitolo (per intederci come il Gatto cn gli Stivali di Shrek!) ...
al prossimo capitolo!
a presto...
Kate24 ;>