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Autore: Gipsy Danger    11/03/2011    4 recensioni
48+1.
Quarantotto frammenti di vita e un epilogo. Quarantotto voci (alterne) e una fuori dal coro.
Quarantotto momenti mancanti. Più uno che non sarà mai dimenticato.
[In corso: arc 2Hero - Forever we are].
1# È persa nelle strade di Kyoto, in balia della corrente.
2# Dieci sassolini. Ora sono pietre.
3# Non c'è nome per il fiotto di calore che le sboccia nel petto.
4# La salita è finita. La scalata comincia ora.

Fan fiction partecipante alla challenge "The Four Elements"
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Land of Make-Believe
Part 1: Donten
-Forever we’ve been-

02. Vagare
 [The ringing in my ears is sharp]
Acqua#3. Scorrere.


*
“Mia madre diceva sempre che mia sorella Satsu era come il legno, radicata al terreno come un albero sakura. Ma a me diceva che ero come l'acqua. L'acqua si scava la strada attraverso la pietra, e quando è intrappolata, si crea un nuovo varco.”
Sayuri Nitta – Memorie di una Geisha
*


C’era una volta.

Le storie, d’altra parte, iniziano sempre così. La sua non può essere tanto differente dalle altre.

Lungo la strada, attraverso le ore passate a mettere un piede davanti all’altro, con la sottile polvere giallastra ad infilarsi nei suoi sandali e monti, fiumi, boschi a scorrergli di fianco, Nagakura Shinpachi ha imparato a raccontare il passato e aspettare il futuro.
Un po’ perché, in questo modo, non sente la stanchezza accumularsi sulle sue spalle insieme alla fatica e al sudore; un po’ perché vagare esige il suo prezzo in memoria, e lui non vuole dimenticarsi da dove viene.

Comincia sempre allo stesso modo.

C’era una volta il figlio di un feudatario che non aveva mai visto la sua terra.

Suo padre ha sempre amato fregiarsi di quel titolo.
Ne parla e parla e parla, e non si preoccupa troppo dei dettagli - eppure nemmeno lui ha mai messo piede in quel pezzo di terreno in mano al clan Matsumae. Probabilmente non lo vedrà mai.
Lui sì, ne avrebbe avuto la possibilità, ma nel suo peregrinare Shinpachi non ha sentito alcun bisogno di visitarla. Quella striscia di campi che porta alla sua famiglia centocinquanta koku all'anno e un nome rispettato è sempre stata lì e, se tutto va bene, sempre ci resterà.
E tanto basta.

Tanto non è casa sua più di quanto non lo sia quella in cui era cresciuto, a Edo.

Era il secondogenito, quindi non avrebbe mai potuto ereditare nulla. Per questo motivo un giorno decise di partire e lasciare dietro di sé quanto era stato.

Mettersi in strada è stato più facile di quanto pensasse.
Per le prime miglia c’è stato solo quel senso alieno, quell’oppressione a schiacciargli il petto in una morsa e l’impulso a girare sui tacchi e a tornare indietro, alla noia del portico in pieno sole e del giardino dalle lunghe ombre, al quieto ripetersi delle attività a cui è sempre stato abituato.

Poi, lentamente, anche quel bisogno si è acquietato. Come un gatto al sole, si è accovacciato dentro di lui, in profondità, e lì si è assopito.

E così se ne andò.
Per miglia e miglia, in luoghi di cui aveva sentito parlare per tutta la vita. Un passo davanti all'altro, e davanti un altro ancora.

Ci sono giorni buoni e giorni cattivi.

Nei primi gli sembra di non avere problemi di sorta. Si ferma ai dojo, resta per qualche tempo, impara, insegna. Scambia qualche parola e tutto va liscio come se fosse davvero nato per questa vita, per vagabondare e andare dove lo porta la corrente.
Poi ci sono i giorni in cui ad ogni passo deve ripetersi che no, non ha sbagliato tutto, che questa sua scelta è davvero ciò che vuole. Che non sta buttando il suo futuro. Che la strada è quella giusta e che la sta affrontando bene.
Ma i dubbi restano.

Inevitabile. È stato inevitabile.

In giorni così non c’è rimedio. Non c’è cura. L’ha imparato in fretta.

Non può fare altro che andare avanti. Ripetersi che passerà, come passa tutto. Alzarsi e camminare.
Cercare. Un corso d’acqua. Anche un ruscello basta.

Quando infine l’oscurità cala su di lui, sul bivacco che prepara lui stesso o nella stanza in cui si ferma a riposare, portando con sé le ombre degli oni che e di  tutto ciò che spaventa l’essere umano, Shinpachi si stringe alla spada con tutte le sue forze.
Chiude gli occhi e tende l’orecchio, mettendosi in ascolto.

Acqua. Acqua in movimento. Acqua che scorre.

Al buio, ascolta ogni goccia farsi strada nel silenzio della notte e cerca di convincersi che va tutto bene. Che tutto andrà a posto.
Tutti i fiumi partono da una sorgente e da essa si allontanano. Lui sta solo seguendo il letto del suo, un passo alla volta verso quello che lo aspetta.
C’era una volta. E ci sarà ancora. Dopo il dojo di Yurimoto Shozo e dopo quello di Tsubochi Tsume e ancora più in là.

Si va avanti.
Dovunque sia, quel suono è l’unica cosa in grado di calmarlo.

Ha perso il conto di quante volte si è addormentato così, a metà di quelle rassicurazioni e con il rumore dell’acqua nelle orecchie, un debole sorriso in viso e la certezza che per quanto oltre si spingerà, la via non finisce.
Questa è la sua storia, ancora tutta da scrivere.

Come l’acqua intrappolata, anche lui si scaverà la sua strada.



[797 parole]
#

Note dell'Autrice:

La febbre è passata, domani mi aspetta una dannata verifica di matematica che sicuramente topperò in pieno - ma a questo non c'è rimedio - e in generale mi aspetta una carrellata di verifiche di epiche proporzioni. Della serie: di bene in meglio, ohssì. O.O
Aaanyway...penso che se l'ispirazione continua a soffiare dalla mia parte, questo lavoro si presenterà più facile di quanto avevo previso. Mi diverto tantissimo a scrivere dei minna-san; è prendere un bel respiro tra un'equazione, Tasso e le varie scartoffie per gli ultimi contest a cui mi sono iscritta.

Per quanto riguarda questo capitolo ero un po' - molto- incerta, dato che è la prima volta che scrivo una Shinpachi-center, ma il risultato mi pare perlomeno decente. Aw, povero tesoro, ha bisogno di più spazio. E dire che sul piano storico la sua è tra le biografie più complete, grazie al fatto che è morto solo nel 1915  e che ha lasciato dietro di sè un botto d'informazioni- tra cui un diario introvabile in qualunque altra lingua a parte il giapponese. Deiiiii lo voglio >.<.

Da come si sarà capito, Shinpachi era appunto il secondogenito di un feudatario che non aveva mai lasciato la sua provincia. Non si sa molto dei suoi primi anni, se non che il nome che veniva usato per chiamarlo, da bambino, era Eiji. o Eikichi. Cominciò a frequentare il dojo di Okada Juumatsu all'età di otto anni e a diciannove decise di lasciare il clan e completare la sua formazione di spadaccino spostandosi da un dojo all'altro. Entrambe le palestre citate - Yurimoto Shozo e Tsubochi Tsume- sono state realmente frequentate da lui: nella prima ricevette il grado di Menkyou Kaiden, il massimo livello per un esperto di kenjutsu, e nella seconda incontrò e strinse amicizia con Shimada Kai, con cui sarebbe poi entrato nella Shinsengumi.

Come al solito, un ringraziamento a Ellie_x3 per la recensione e il beta reading e a Nejiko, per il commento, il supporto e la chiacchierata via mp ;]; e, ovviamente, a tutti coloro che dedicano un po' del loro tempo alla lettura dei miei scleri. Spero che anche questo capitolo vi piaccia.













   
 
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