A casa di Edo
Buonasera!
Scusate il ritardo, spiegherò tutto nelle note finali.
Scusate il ritardo, spiegherò tutto nelle note finali.
Spero che il capitolo vi piaccia.
Un bacione ^_^
Ary POV
Domenica. Ore 7. Giorno
fatidico del pranzo con i genitori di Edo.
Avrei potuto dormire ancora
un paio d’ore, ma non ce la facevo.
Era tutta notte che non
riuscivo a dormire, che mi giravo e rigiravo nel letto ed ormai ci avevo
rinunciato.
La sera prima mi ero messa
d’accordo con la Ila che sarebbe venuta a casa mia ad aiutarmi
psicologicamente, mentalmente, con i vestiti e… in tutti i sensi insomma.
Sarebbe arrivata alle 9.30,
più i consueti minuti di ritardo, e quindi mancavano ancora due ore e mezza.
Non sapevo cosa fare. Stavo
camminando su e giù in camera, cercando di non far rumore per non svegliare i
miei genitori.
Presi un libro e cominciai a
leggere, ma mi accorsi dopo non so quanto tempo che avevo riletto la stessa
frase almeno cento volte e non andava bene.
Misi via il libro e mi decisi
ad andare in salotto a guardare la televisione. Almeno il tempo sarebbe passato
velocemente.
Totalmente colta di sorpresa,
trovai mia mamma in cucina che faceva colazione.
-Come mai sei già sveglia?-
mi chiese.
-Non riesco a dormire.- le
risposi ormai con la voce più che normale dato che erano le 8 ed ero sveglia da
un0ora.-E tu cosa fai già in piedi?- le domandai rendendomi conto che fosse
strano che lei a quell’ora fosse già sveglia.
-Non riesco a dormire.- mi
disse sorridendo.
Sembra quasi…
-Non dirmi che sei agitata.-
le dissi incredula.
-Ehm si. Effettivamente si.- mi
fece un sorriso tirato.
-Dovrei essere io quella
agitata. Be, lo sono, ma tu dovresti stare tranquilla.- risi.
-è solo che, ho la sensazione
che oggi succeda qualcosa.- diventò improvvisamente pensierosa.
-In che senso?- le chiesi
preoccupata.
-Boh, sono sicura che oggi
sarà un grande giorno.- mi sorrise sincera.
Mi sedetti sul divano ed
accesi la televisione.
Ero persa nei miei pensieri
che non mi accorsi che erano già le 9.30 e la Ila stava suonando al campanello.
Le aprii mia mamma.
-Eccola là, la nostra
fortunata ragazza che oggi conoscerà i genitori del suo ragazzo.- disse la Ila
vedendomi e ridendo.
Per tutta risposta la guardai
male.
-La piccola è agitata, vero?-
mi chiese sarcastica.- Comunque, vedrai che andrà tutto bene. Ho un buon
presentimento oggi.- sorrise.
Ma perché tutti avevano buoni
presentimenti tranne io?
Ero l’unica che pensavo che
sarebbe andata male?
A quanto pareva si.
-Anche tu? Anch’io.- le disse
mia mamma raggiante.
-Vedi. Abbiamo tutte e due lo
stesso presentimento, andrà benissimo- mi sorrisero entrambe.
Come minimo andava di merda.
-Allora, andiamo a
prepararci?- mi disse. Sembrava che parlasse con una bambina di due anni. Mi
sembrava di tornare con il pannolino.
-Andiamo.- mi alzai dal
divano.
Entrammo in camera mia e
chiusi la porta alle nostre spalle.
-Allora? Mi spieghi perché
sei agitata?- mi chiese lei stavolta seria.
-Devo conoscere i suoi
genitori, non il suo cane. Cioè è normale che sia agitata. E se non gli
piacessi? E se..- mi toccò un braccio e mi bloccai.
-Non potrai non piacergli.
Sei adorabile. Non ti devi preoccupare.- mi disse sorridente.
Incontrai i suoi occhi
azzurri e mi calmai leggermente.
-Adesso, vai a farti una
doccia rilassante e poi ti preparai, ok?- mi disse in tono gentile.
-Si. vado.- uscii dalla
camera.
Entrai in bagno ed accesi
l’acqua.
Mi guardai allo specchio e mi
spaventai di me stessa.
Sembravo uno zombie. Avevo
scelto la notte giuste per non dormire.
Andrà di mer….
No, Ary. Positiva. Andrà benissimo. Gli piacerai. Non
ti adoreranno, ma gli piacerai, parlerete tranquillamente e andrà tutto
benissimo.
Come auto-convincitrice di me
stessa facevo proprio pena.
Feci la doccia. Cercai di
rilassarmi e di calmarmi e forse un po’ ce la feci.
Quando uscii, andai in camera
mia e trovai la Ila che parlava al telefono.
Sento aprirsi la porta alzò
lo sguardo.
Mi sorrise.
-Simo? Guarda che è uscita
dal bagno……Si, ok…vieni qua a prendermi a casa della Ary……quanto sei cretino…-
rise- a dopo, amore.- chiuse la chiamata.
-Allora? Rilassata almeno un
pochino?- mi chiese sorridente.
-Si, un po’si.- le dissi
sincera
-Allora, ho trovato i
vestiti. Semplice. Comoda. Di certo non ti faccio mettere i tacchi.- mi disse
ridendo.- Jeans carino strappato davanti. Davvero molto carino e una
magliettina violetta leggermente scollata, abbinata ad una giacca bianca.-
parlava come se fosse uno stilista di moda professionista. Dico UNO stilista,
perché stava facendo la voce da maschio, anche se di maschile aveva ben poco.
Sembrava più uno stilista gay.
Risi di gusto.
-Ok, va bene. Dammi la
biancheria che mi cambio.- le indicai il cassetto della biancheria.
-Guardiamo che biancheria
dobbiamo far mettere alla qui presente Arianna.- frugò un po’ nel cassetto e
poi mi passò un reggiseno viola e le mutandine dello stesso colore.
-Grazie.- le sorrisi per
andare in bagno a vestirmi.
Quando tornai in stanza la
trovai sdraiata sul letto.
-Non stai dormendo, vero?-
gli chiesi a bassa voce.
-Mi sto riposando gli occhi.
Qualcuno stamattina mi ha fatto svegliare presto.- mi disse con gli occhi
ancora chiusi.
-Dormirai oggi da Simo.- lei rise.
-Ho in mente di fare
tutt’altro invece di dormire.- si alzò.
Io risi.
-No, a parte gli scherzi.
Penso che una bella dormita me la farò davvero. Ne ho bisogno.- si sdraiò
nuovamente sul letto.
Cominciai a cambiarmi mentre
lei “riposava” gli occhi.
Mi guardai allo specchio
quando ebbi finito.
Ero comoda e stavo bene.
Quello era l’importante.
-Ila? Guarda che sono le
11.15. Arriverà Edo tra poco.- la mossi leggermente cercando di svegliarla.
-Ok, quindi vuol dire che
devo alzarmi e fare un squillo a Simo. Dovunque sia. Deve venire a prendermi
qui.- mi disse sorridendo con la faccia un po’ assonnata.
Uscimmo dalla camera e ci
mettemmo sul divano a guardare un film.
Suonarono il campanello ed io
mi fiondai alla porta ad aprire.
Mi trovai davanti Edo e Simo
che ridevano e scoppiai a ridere anch’io.
-Ila, i nostri cavalieri sono
arrivati.- le dissi facendoli entrare.
Lei li vide insieme e scoppiò
a ridere.
-Non ci credo siete arrivati
insieme?- chiese ridendo.
Loro due annuirono.
-Sono sceso dalla macchina e
non vedo mica questo scemo che scende anche lui dalla macchina?- disse ridendo Simo.
-Oh, scemo lo dici a tuo
fratello.- rispose ridendo.
In poche parole si stavano
dando degli scemi a vicenda. Erano come fratelli, praticamente cresciuti
insieme. Le loro famiglie si conoscevano ed erano amici. Erano fratelli
acquisiti, in poche parole.
-Andiamo?- disse Simo alla
Ila.
-Andiamo. Ciao.- disse
dandomi un bacio.
-Ciao.- le dissi vedendola
uscire sorridendo. Ormai entrava ed usciva da casa mia come se fosse casa sua.
Più o meno. Ovviamente suonava prima di entrare, però poteva venire quando
voleva, usciva quando voleva.
-Mamma, guarda che io vado.-
mi misi ad urlare non sapendo dove fosse finita.
-Oh, è arrivato Edo.- disse
spuntando dal corridoio che portava alle camere.
-Eh si.- lo guardai.
-Ciao Edo. Come stai?- gli
chiese sorridendo.
-Bene, grazie. Tu?- gli
sorrise di rimando lui.
-Bene.- gli sorrise.
-Allora, noi andiamo. Ci
vediamo stasera.- le dissi uscendo da casa e sentendo a mala pena un suo
“Ciao”.
Salimmo in macchina e per
quasi tutto il viaggio rimasi in silenzio.
-Agitata?- mi chiese
prendendomi la mano che era appoggiata sulla mia gamba.
-Noooo. Cosa te lo fa
credere?- gli chiesi sarcastica.
-Be, almeno adesso capisci
come mi sentivo io quando ho dovuto conoscere tuo papà- mi disse sorridendo e
togliendo la mano dalla mia per cambiare marcia.
-Si, ti capisco e giuro che
non prenderò mai più in giro una persona agitata perché potrei trovarmi agitata
anch’io per lo stesso motivo.- dissi sorridendo leggermente.
Arrivammo ad un cancello enorme, al cui interno c’era un altrettanto giardino
enorme.
Passammo sul vialetto con la
macchina e parcheggiammo davanti ad una villa. Si, il nome esatto è villa.
Grande, bella. Stupenda.
Avevo quasi paura ad entrare per paura di rovinarla camminando.
Scesi dalla macchina con la
testa completamente all’insù ad ammirare quella meraviglia di casa. Era
semplicemente stupenda.
Edo mi aprii il semplice
portone d’entrata e mi fece segno di entrare.
-Mamma, papà. Siamo
arrivati.- disse lui dietro di me.
-Siamo in cucina, venite.-
disse una voce femminile. Presupposi che fosse sua mamma.
Edo mi mise una mano sul
fianco e mi portò in cucina.
Rimasi a bocca aperta.
Quella era una cucina? Era
più grande del mio salotto.
Uno spettacolo pure la
cucina.
Vidi una donna mora ai
fornelli che cucinava ed un uomo biondo che leggeva il giornale seduto al
tavolo.
Quando mi videro sorrisero ed
io sorrisi un po’ in imbarazzo a loro.
-Mamma, papà. Questa è
Arianna, la mia ragazza.- disse Edo sorridendo.
Suo papà venne verso di me e
mi tese la mano.
-Piacere sono Marco e ti
prego non darmi del lei che mi sento già vecchio abbastanza.- rise e notai che
aveva lo stesso sorriso del figlio.
-Piacere.- sorrisi e gli
strinsi la mano, cercando di non soffermarmi a guardare il suo sorriso.
Era decisamente un bel uomo.
Diverso dal figlio, ma un bel uomo.
Alto, biondo, occhi azzurri
che ti inchiodavano alla parete non appena ti guardavano. Fisico davvero
atletico, spalle larghe.
Se con il figlio va male ci provo con il padre.
Risi mentalmente per la mia
battuta cretina, anche se un pensierino ce l’avrei fatto volentieri.
-Ed io sono Maria. Piacere.
Stessa cosa di Marco, non darmi del lei, bastano gli anni che passano a
ricordarmi che sono vecchia.- rise e mi porse la mano.
-Piacere. E comunque, non
siete vecchi, i miei genitori lo sono più di voi.- risi e li feci ridere.
-Bene, allora, siamo in buona
compagnia.- Maria tornò dietro ai fornelli.
Notai che Edo aveva il naso
della mamma e il taglio degli occhi.
Anche lei, come il marito,
era caratterizzata da due occhi azzurri, alta, mora. Decisamente una bella
donna.
Mi chiedevo da chi avesse
preso Edo e, soprattutto, la stronza che dei due genitori non aveva niente,
anzi, non assomigliava nemmeno ad Edo.
-Ragazzi, ci dispiace
avvisarvi, ma appena finiremo di mangiare, noi dovremo andare al lavoro.- ci
disse dispiaciuta Maria.
-Ok, va bene. Ma la Vero non
c’è?- chiese Edo non vedendo sua sorella.
Ma anche no. Cioè se non
c’era non era un problema.
Non volevo proprio vederla
quella stronza.
-No, è da Mattia.- rispose
sua mamma tranquilla.
Mattia? Erano ancora insieme?
Be, meglio, almeno la Ila se l’era tolto dalle palle definitivamente.
-Posso aiutarvi ad
apparecchiare la tavola?- chiesi gentilmente vedendo che la tavola fosse ancora
spoglia.
-Oh, grazie cara, ma sei un
ospite e gli ospiti a casa nostra non fanno niente.- mi disse Marco sorridendo
alzando gli occhi dal giornale.
Io persi un battito nello
scontrare il mio sguardo con il suo.
So che non era una cosa
normale, ma era più forte di me, gli occhi di quell’uomo avevano uno strano effetto
su di me, spero solo che lui non l’avesse notato. Volevo evitare figure di
merda colossali.
-No, insisto davvero. Non mi
piace stare qua con le mani in mano e poi non mi dispiace aiutare.- sorrisi.
A quelle parole vidi Maria
con gli occhi lucidi, venne verso di me e mi abbracciò.
-Sei la figlia che avrei
sempre desiderato.- si mise a piangere.
Io ero schiacciata contro il
suo seno, almeno sapevo che erano naturali, anche se non mi importava molto
sapere se fossero vere o finte.
Si scattò da me e tornò a
cucinare togliendosi con la mano una lacrima dal viso.
Aiutata dalle indicazioni
della mamma di Edo per trovare piatti, forchette e via dicendo, preparai la
tavola, aiutata anche da Edo e da suo papà.
Chiacchierammo del più e del
meno, in modo spensierato e divertendoci.
Erano davvero simpatici e a
quanto pareva io stavo simpatica a loro.
Forse avevano ragione mia
mamma e la Ila a pensare che sarebbe andato tutto bene, mi ero preoccupata e
non avevo dormito per niente. Mi ero fasciata la testa prima del tempo, come
mio solito.
Quando fu pronto, ci mettemmo
tutti al tavolo e cominciammo a mangiare.
-Vorrei tanto sapere come vi
siete conosciuti. Edo mi ha detto che lavorate nello stesso reparto. – sorrisi
e li guardai.
-Ma perché tutti sono sempre
curiosi di sapere come ci siamo conosciuti?- chiese Maria al marito.
-A quanto pare la ritengono
una cosa romantica. Non sanno che sopportarsi sia sul lavoro che a casa, è
faticoso.- disse lui sbuffando.
-Vuoi dire che non mi
sopporti più?- chiese lei irritata.
-Be, a volte non sei proprio
leggerissima da sopportare, tesoro.- disse con il sorriso e carezzando una mano
alla moglie.
-Be, neanche tu sei facile da
sopportare.- gli lanciò un’occhiata storta.-Comunque, io avevo appena finito di
studiare per fare l’infermiera e avevo trovato lavoro all’ospedale qui di
Brescia. Ero ancora giovane e bella ed ero fidanzata. Essendo nuova, mi
spostavano molte volte di reparto. Mi assegnavano turni di altri, mi facevano
fare lavoro extra, loro dicevano che era per “farmi le ossa”. Era un periodo
difficile e finalmente mi assegnarono un reparto dove sarei rimasta fino alla
fine dei miei giorni. Il reparto ortopedico. Lì vidi per la prima volta l’uomo
che vedi vicino a me. Rimasi folgorata dalla sua bellezza e dal suo sorriso, persi
la testa subito per lui, ma ero fidanzata. Avevo anche l’anello e tutto. Dovevamo
solo decidere la data delle nozze. Dopo vari mesi che lavoravamo insieme e
l’energia che si sprigionava tra di noi, capii di essermi innamorata di lui.
Lasciai il mio fidanzato, facendo arrabbiare la mia famiglia, lui e la sua. Ma
non potevo farci niente, non volevo sposare un uomo che non amavo. Non lo avrei
mai fatto. Così, dopo che lasciai il mio fidanzato cominciai ad uscire con lui,
finché non ci sposammo e non avemmo figli.- disse lei sorridendo e stringendo
la mano al marito.
Oddio, che tenerezza.
Si erano amati dal primo
sguardo. Il classico colpo di fulmine.
Quando Maria finì di
raccontarmi, avevamo già tutti finito di mangiare e stavamo ascoltando la
storia in silenzio.
-Scusate, ragazzi, ma
dobbiamo andare. Ci vediamo stasera, Edo. Ary, spero di vederti presto.- mi
disse Marco facendomi il baciamano.
-Spero di vederti ancora.- mi
disse Maria dandomi un bacio sulla guancia.
Li vidi uscire e poco dopo
sentii la macchina partire e lasciare il vialetto.
Io ed Edo cominciammo a
spreparare la tavola, mettemmo in ordine e mettemmo i piatti nella
lavastoviglie.
Stavo chiudendo la
lavastoviglie quando Edo mi abbracciò da dietro.
Sussultai per quel gesto
inaspettato e trattenni il respiro.
-Respira.- mi sussurrò
all’orecchio prima di mordermi il lobo.
Mille scariche elettriche mi
percorsero il corpo.
Le sue mani cominciarono a
vagare sul mio ventre e la sua bocca sul mio collo.
Mi lasciai andare a gemiti di
piacere senza neanche sapere di saperli fare.
Il cervello stava per andare
a farsi friggere. L’unica cosa che sentivo erano le scariche elettriche che
andavano a concentrarsi tutte nel mio basso ventre e la voglia immensa che
avevo di lui.
Mi girai per baciarlo. Sentivo
il bisogno di avere un contatto con le sue labbra, con la sua lingua che
rincorreva la mia.
Per la foga del momento, lo
spinsi contro l’isola della cucina, ma lui invertì immediatamente la
situazione. Mi mise le mani sul fondoschiena e mi portò a sedere sull’isola.
Continuò a baciarmi mentre le
sue mani calde percorsero la mia schiena lentamente e lasciando scie
immaginarie.
-Andiamo in camera.- mi disse
a fior di labbra.
Il mio cervello era
completamente andato.
Mi prese in braccio e
continuando a baciarmi, salì le scale fino alla sua camera.
Quando arrivammo in camera
sentii il contatto con il materasso.
Edo sopra di me cominciò a
baciarmi il collo in modo delicato e gentile.
La sua mano sul mio corpo,
lasciava scie calde nonostante avessi come barriera i vestiti. Sentivo il suo
tocco infuocato, il suo tocco che dovunque passasse lasciava un calore immenso,
provocandomi brividi per tutto il corpo che si concentravano nel mio basso
ventre.
Mi guardò per poi prendere
possesso delle mia labbra in modo famelico e passionale.
Sentivo dai suoi baci e dal
suo tocco che mi desiderava, che mi voleva, ma sembrava anche che si stesse
trattenendo per non andare troppo di fretta.
La sua mano si insinuò sotto
la maglietta e cominciò ad accarezzarmi il ventre. Il suo tocco era leggero,
lento, a volte mi accarezzava solo con i polpastrelli provocandomi brividi per
tutta la schiena. Accarezzava prima il ventre e poi lentamente il fianco e
successivamente la schiena.
Quando cominciai a sentire la
mia maglietta salire insieme alla sua mano, mi tirai su pronta per farmi
sfilare la maglietta.
Lui si staccò svogliatamente
da me e mi tolse la maglietta.
Si fermò a guardarmi con i
suoi occhi verdi scuro, almeno mi sembravano scuri, ma non ne posso essere
certa, non ero molto lucida in quel momento.
Posandomi una mano sulla nuca
ricominciò a baciarmi riaccompagnandomi lentamente verso il materasso.
Stavolta il vagare delle sue
mani, fu accompagnato da quello delle sue labbra e dei suoi baci.
Sinceramente non stavo
capendo nemmeno quello che stava succedendo, mi ero così lasciata andare che
non collegavo nemmeno le cose. Mi stavo lasciando trascinare dai baci e dalle
carezze di Edo, mi stavo fin troppo lasciando andare.
Mugugnai qualcosa e posai una
mano sul petto di Edo per allontanarlo.
-Edo – sussurrai a pochi
centimetri dalle sue labbra.
-Cosa?- la sua voce era roca,
non l’avevo mai sentita in quel modo, ma già l’adoravo.
Aprii gli occhi e scontrai lo
sguardo con il suo di un verde scuro quasi innaturale. Mi persi a guardare
quegli occhi che già amavo, che già occupavano i miei pensieri.
Mi persi così tanto a
guardarlo che mi dimenticai ogni cosa, volevo baciarlo, volevo vedere dove
saremmo finiti, massimo avrei potuto fermarlo, no?
Mi alzai leggermente per
arrivare a baciare le sue labbra. Lo sentii sorridere e lo sentii spingere
leggermente per farmi sdraiare nuovamente sul letto.
Non avevamo mai avuto
l’occasione di spingerci così in là, non avevamo mai avuto l’occasione di
provare a vedere fino a dove ci saremmo spinti, quella era la prima volta che
ci ritrovavamo ad avere un contatto così intimo.
Ci baciammo con fin troppa
passione, feci vagare le mie mani sulla sua schiena, la percorsi tutta,
interamente, gustandomi ogni centimetro. Arrivai all’orlo e infilai le mani
sotto per tastare quella pelle perfetta che avevo visto infinite volte, ma che
avevo la possibilità di toccare solo in quel momento. La consistenza della sua
pelle era qualcosa di assolutamente perfetto, scottava, bruciava, ardeva. Gli
accarezzai la schiena con i polpastrelli facendolo fremere.
Cominciò a baciarmi la
mascella, scendo poi per il collo facendomi gemere come mai avevo fatto fino ad
allora.
Il cervello era completamente
scollegato ed io mi sentivo strana. C’era qualcosa che mi impediva di allontanarlo
da me, non che volessi, anzi, volevo che si avvicinasse sempre di più, volevo
sentire la consistenza di tutta la sua pelle, volevo sentire la sua voce rotta
dall’eccitazione, sentire la sua pelle fremere sotto i miei tocchi.
Qualsiasi cosa facessi era
tutto dettato dal mio istinto, dalla mia voglia di assaporare tutto di lui.
Le mie mani non facevano
altro che accarezzare la sua schiena perfetta, lottando con la maglietta.
Gliela sfilai, capendo che ormai fosse un indumento inutile e che sarebbe
servito a ben poco.
Ritrovarmi lui, sopra di me,
a petto nudo, era qualcosa di altamente destabilizzante, già non capivo più
niente, in quel momento, davanti a quella visione, il mio unico neurone aveva
preso le valigie e se n’era andato, via, non si sa dove.
Edo si fermò a guardarmi,
immobile, un po’ affannato.
Rimanemmo così, a fissarci
negli occhi per minuti o forse ore, non saprei dirlo con certezza, ma quando
tornò a baciarmi, era più dolce, cauto.
Affondai le mani nei suoi
capelli, accarezzandoli, stringendoli, tirandoli leggermente. Se il bacio era
iniziato in modo dolce, più andavamo avanti e più la situazione si faceva
nuovamente infuocata.
Il mio obiettivo diventò
conoscere a fondo il suo petto. Lo percorsi, lo accarezzai, arrivando alla cintura
dei suoi jeans.
Mi ancorai con le mani a
quell’accessorio, sentendo una strana presenza sotto di essa. Sussultai
leggermente. Era la prima volta per me che sentivo e percepivo la virilità di
un ragazzo, non mi era mai successo e sentire quanto Edo mi desiderasse, fu
qualcosa di stupendo.
Potrà sembrare strano, ma
arrossii e mi irrigidii, togliendo le mani dalla cintura.
Lui si fermò immediatamente e
si staccò da me, guardandomi preoccupato.
-Scusa, forse… forse ci siamo
spinti un po’ troppo oltre- cercò di allontanarsi da me, ma lo fermai.
-No, non è che questo….è
che…ecco… è una cosa nuova per me e… non so cosa fare- gli spiegai con gli
occhi bassi e la voce flebile.
-Ti aiuterò io, va bene?- mi
sussurrò all’orecchio per poi mordermelo.
Annuii leggermente, portando
le mie mani sulla sua cintura.
Ricominciò a baciarmi, con
una mano arrivò a toccare la mia facendomi segno che potessi toglierli la
cintura.
Lentamente e un po’
impacciata, gli slacciai la cintura, aprii con mani tremanti i bottoni dei
jeans, toccandolo sempre di più e facendolo gemere.
Quando finii, lui si
allontanò da me per togliersi i jeans e tornò sopra di me con solo un boxer a
dividerci.
Cominciò a baciarmi,
scendendo lungo il collo e cominciando a toccarmi il seno facendomi gemere e
inarcare.
Con movimenti rapidi, arrivò
dietro la schiena e sganciò il reggiseno facendolo volare da qualche parte.
Portai automaticamente le
mani davanti ai miei seni.
-Perché ti copri?- mi chiese
Edo guardandomi perplesso.
-Perché mi vergogno, sono
piccole- lo guardai cercando di coprirmi maggiormente con le mani.
-Io le trovo perfette - disse
togliendomi le mani e cominciando a baciarmi il seno.
Bastò quel poco a farmi
dimenticare quel mio piccolo problema, bastò solo quello a farmi dimenticare
che considerassi i miei seni delle piccole noccioline.
Edo, dal canto suo, mi fece
capire quanto il mio seno fosse perfetto e bello, dato che continuò a baciarlo
e leccarlo sapientemente mentre una sua mano aveva cominciato a slacciarmi i
pantaloni e a farmeli scivolare lungo le gambe.
Inarcai il bacino per
sfilarmi del tutto i jeans e buttarli per terra.
In quel momento eravamo lì,
uno sopra all’altro con solo l’intimo che ci divideva.
Edo tornò a baciarmi il seno,
facendomi gemere come una scema.
La sua mano cominciò a
percorrere la strada per arrivare al mio centro, per arrivare in quel posto
dove non aveva avuto accesso mai nessuno.
Ogni suo tocco era fuoco,
erano scariche elettriche, era qualcosa che mi mandava completamente fuori di
testa sempre di più.
Mi ritrovai ad ansimare e a
gemere mentre lui mi toccava.
Quando lo sentii insinuare un
dito in me sussultai e un leggero dolore si fece sentire, ma resistetti, le
emozioni, le sensazioni che stavo provando mettevano in secondo piano il
dolore, comunque sopportabile.
Mi fece completamente
impazzire, continuando anche a dedicarsi al mio seno.
Si muoveva esperto, lento e
poi veloce, facendomi impazzire, fino a quando non arrivai al culmine, gemendo
e stringendolo a me.
Ancora ansante, lo sentii
allontanarsi da me e sdraiarsi di schiena sul materasso.
Mi girai a guardarlo, non
riuscendo a capire cosa volesse fare.
-Che stai facendo?- gli
chiesi quando il respiro fu quasi del tutto regolare.
-Cerco di darmi una calmata,
altrimenti non so che cosa combino- mi spiegò guardando il soffitto.
-Edo?- lo chiamai sperando
che mi guardasse.
-Cosa?
-Guardami- gli dissi
dolcemente.
Lo vidi sospirare e poi
spostare lo sguardo su di me.
-Che cosa dovresti
combinare?- mi sistemai su un fianco guardandolo meglio.
Lo vidi sospirare e tornare a
guardare il soffitto.
Mi avvicinai a lui e mi
accoccolai sul suo petto.
-Ary - lo sentii sospirare.
-Che c’è?- alzai la testa per
guardarlo.
-Mi faresti un favore?- mi
chiese guardandomi intensamente negli occhi.
-Dimmi- gli sorrisi.
-Non pensare che sia facile
per me dirlo, ma potresti… - sospirò - allontanarti?- sviò lo sguardo quando
pronunciò l’ultima parola.
Lo guardai con un punto di
domanda stampato in faccia.
-Perché?
Rimase in silenzio.
-Ho bisogno… di… di calmarmi,
ecco. Diciamo che avere il tuo corpo nudo appoggiato al mio, non migliora la
situazione. >>
-Ah- rimasi un attimo in
silenzio assorbendo la notizia. << Be, e se non ti calmassi? >>
Si girò a guardarmi scioccato.
-Cosa stai dicendo?
-Be, Edo… non c’è bisogno che
ti calmi, insomma, potremmo… potremmo… potremmo andare avanti- abbassai la
testa imbarazzata.
Lo sentii irrigidirsi.
-Ary, ti prego. Non mi sembra
il caso. Insomma, siamo tornati da poco insieme, abbiamo da poco sistemato le
cose e non voglio rovinare tutto per… per… per questa cosa. Non voglio rovinare
le cose obbligandoti a fare qualcosa che non vuoi.-
Pensava davvero che non
volessi farlo con lui? Pensava davvero che mi avrebbe obbligato a fare l’amore
con lui? Lo facevo più intelligente, pensavo che avesse capito che lo amavo con
tutta me stessa e che non mi avrebbe mai obbligato a fare qualcosa che in quel
momento avrei voluto fare con tutta me stessa.
Mi sdraiai sopra di lui,
appoggiando i gomiti sul suo petto. Lo vidi sbarrare gli occhi e guardarmi scioccato.
Contro la mia coscia potevo già sentire quanto fosse eccitato.
-Voglio mettere in chiaro una
cosa, - ok, forse era meglio che acceleravo la mia lingua, altrimenti mi sarei
bloccata non appena mi sarei resa conto di quello che stavo per dire - tu non
mi obbligherai mai a fare qualcosa e, Edo, io voglio fare l’amore con te. Sono
pronta, anzi, lo sarò sempre fino a quando ci sarai tu, quindi, non penso tu
debba calmarti, non in questo momento almeno- abbassai lo sguardo imbarazzata.
Non avevo più il coraggio di
guardarlo negli occhi, non avevo più il coraggio di guardare quelle iridi verdi
perché mi resi conto che avevo detto qualcosa di importante, avevo detto
qualcosa che probabilmente, se ci avessi pensato qualche secondo in più, non
avrei detto.
Le sue mani mi arpionarono i
fianchi facendomi rabbrividire.
-S-sei sicura?- balbettò.
Alzai lo sguardo e lo vidi
deglutire a fatica.
Annuii abbassando lo sguardo.
-Non voglio obbligarti-
sussurrò.
Mi strusciai lentamente su di
lui fino ad arrivare al suo orecchio e lo sentii sospirare.
-Edo, te l’ho già detto- gli
baciai il collo dolcemente.
Le sue mani cominciarono ad
accarezzarmi la schiena, lentamente, così lentamente da farmi impazzire. Avrei preferito
che mi toccasse velocemente, ma lui sembrava intenzionato a torturarmi.
-No-non credi che dovremmo
aspettare?- lo sentii balbettare nuovamente mentre la sua voce si faceva sempre
più roca.
-Edo- gli baciai la mascella,
scendendo lungo il collo.
Le sue mani salirono fino
alle spalle, per poi accarezzarmi il seno davanti e stringerlo facendomi
scappare un gemito.
Rimanemmo così: io a
cavalcioni sopra di lui, che baciavo e leccavo quella pelle stupenda, quella
pelle dal sapore forte, da uomo; lui che accarezzava e massaggiava il mio
corpo, che ne studiava le forme, la consistenza.
Ci assaggiammo e ci toccammo,
per minuti, forse ore, facendomi perdere completamente la testa, ma era tutto
così dannatamente dolce che avrei continuato per ore.
Da lì a diventare una cosa
sola, non so bene come ci arrivammo. L’unica cosa che ricordo, l’unica cosa di
cui sono pienamente sicura è che quel momento non lo dimenticherò mai, che le
sensazioni, le emozioni, i brividi provati quel giorno, non li dimenticherò
mai. Fu come se fossero stati impressi nella mia pelle, come se continuassero a
crescermi dentro.
Quel giorno non l’avrei mai
dimenticato e ora, potevo capire quando la Ila mi disse che era una sensazione
fantastica. Be, lo era, non potevo darle torto.
Avevo provato le sensazioni
più belle della mia vita e capii ancora di più quanto io ed Edo ci amassimo.
Qualche ora dopo, sentii una
voce stridula a me famigliare che mi ronzava nelle orecchie.
Non sentii più il calore del
corpo di Edo e mi preoccupai.
D’istinto toccai le lenzuola
in parte a me e sentii il suo corpo.
Mi avvicinai e mi accoccolai
a lui, che cominciò ad accarezzarmi la schiena.
Lo sentii parlare, ma io ero
ancora completamente nel mio mondo di pace e di quiete. Non volevo neanche
azzardarmi ad ascoltare.
Però poi decisi che un po’ di
fatti altrui potevo farmeli.
-Non ci posso credere con
lei? L’amica della Ila? Non potevi cadere più in basso, mio caro.- ecco di chi
era quella vocina stridula che odiavo. La stronza.
-Senti, Vero. Non puoi farti
i fatti tuoi per una buona volta? È la mia vita, scelgo io con chi fare cosa.
Io che sono tuo fratello maggiore non ti ho detto niente perché hai perso la
tua verginità con quel coglione di Mattia, quindi non metterti in mezzo nella mia.
Faccio ciò che voglio con chi voglio. E poi, tu ami Mattia, giusto?- la sentii
annuire.- Anch’io la amo, non vedo perché non saremmo dovuti arrivare a questo
punto un giorno.- era arrabbiato, ma la sua mano continuare ad accarezzare la
mia schiena. Forse si sentiva meglio e si calmava, facendo così. Di sicuro, non
sarei stata io quella che avrebbe deciso di smettere quella bellissima tortura.
Sentii uscire la stronza
sbuffando ed io aprii gli occhi.
-Hai sentito tutto, vero?- mi
chiese sorridendo leggermente.
-Non proprio tutto. Ho
sentito solo gli ultimi due scambi di battute.- dissi sorridendo
felice.-Comunque, ciao. – gli dissi alzandomi, toccandogli il petto e
baciandolo.
-Ciao.- mi sussurrò tra un
bacio ed un altro.
Quando tornai ad accoccolarmi
sul suo petto, l’occhio mi scappò sulla sveglia.
-Edo, devi riportarmi a casa
sono già in ritardo.- gli dissi uscendo dal letto e cominciando a vestirmi.
Lui fece lo stesso ed in poco
tempo, fummo in salotto raccogliendo la mia giacca, la mia borsa e le chiavi
della sua macchina.
Guardai il cellulare sperando
che non avessero chiamato i miei genitori. 5 chiamate perse ed ero in ritardo
solo di mezz’ora.
Composi velocemente il numero
di casa e aspettai che qualcuno rispondesse.
Pregai tutti i santi, in
tutte le lingue che a rispondere fosse mia mamma e non mio papà.
Le mie preghiere furono
ascoltate. Rispose mia mamma.
-Mamma, sto arrivando.- gli
dissi con il fiatone.
-Mi spieghi cos’è successo?-
d’istinto guardai Edo e gli sorrisi.-Ti sto chiamando perché tuo padre è
uscito. Non immagino sapere cosa penserebbe se arrivasse a casa e tu non ci
fossi ancora.- qualcuno lassù mi voleva bene. Mio papà non era a casa e non
sapeva del mio ritardo. Io ed Edo, soprattutto, non eravamo morti.
-Ti spiego dopo, mamma. Ok?
Arrivo subito.- misi giù la chiamata, non aspettando nemmeno una sua risposta.
-Edo devi correre. Devo
essere a casa prima di mio papà. – gli dissi guardandolo.
Non appena finii la frase,
premette il piede sull’acceleratore.
Per tutta la strada non
parlammo.
Io ero agitata perché volevo
arrivare a casa in tempo e lui la stessa cosa.
Quando vidi la mia via,
cominciai a respirare anche se non normalmente.
Edo mi lasciò davanti a casa.
-è stato stupendo oggi.- gli
dissi prima di baciarlo.
-Anche per me.- mi disse a
fior di labbra.
Scesi dalla macchina
velocemente e lui, ancora più veloce di me, partii.
Mia mamma era sulle scale che
mi aspettava.
-Dai, entra veloce.- mi disse
sorridendo.
Mi sdraiai sul divano e presi
un profondo respiro.
Mia mamma mi guardava con un
sorrisone sul viso.
-Che c’è?- le chiesi notando
che non accennasse a smettere di guardarmi con quel sorriso strano sulle
labbra.
-La mia bambina è diventata
grande.- disse mia mamma abbracciandomi e scoppiando a piangere.
-Per..-stavo per chiedere
perché, ma poi capii cosa intendesse.- Come hai fatto a capirlo?- le chiesi
davvero scioccata da quanto l’avesse capito in fretta.
-Si, vede. Sei diversa.
Più..bella. So che sembra strano, ma lo so.- mi disse sorridendo asciugandosi
le lacrime con il dorso della mano.
-Spero solo che il papà non
lo noti. Sarebbe capace di uccidere Edo, lo sai vero?- le dissi tutt’altro che
sorridente.
-Ne sono consapevole, ma non
penso che lo capisca. Solo le mamme di solito lo capiscono.- mi disse lei
sorridendomi in modo rassicurante.
Ma non si ricordava che mio
papà aveva il sesto senso di una donna? Ero messa male.
-Mamma, il papà ha il sesto
senso di una donna.- le ricordai.
-Oh merda. Speriamo che oggi
sia difettoso.- mi disse lei sorridendo.
Pochi minuti dopo andai a
cambiarmi e mi misi davanti alla televisione.
Esattamente mezz’ora dopo che
arrivai io, arrivò mio papà tutto felice e contento.
-Allora? Come sono i suoceri?
– mi chiese ridendo.
-Sono simpatici. Davvero
molto carini.- gli risposi io sorridendo cercando di nascondere il mio reale
stato d’animo. Speravo che non capisse niente di quello che era successo quel
pomeriggio.
-Meglio.- mi guardò ancora un
po’ ed io trattenni il fiato per paura che avesse capito qualcosa.
-Come mai mi guardai così,
papà?- notai con la coda dell’occhio che anche mia mamma si era fermata e
guardava la scena.
-Sembri diversa.- mi disse
scrutandomi meglio.
-E come posso essere diversa?
Sono sempre io, non ho fatto niente.- dissi sorridendo un po’ in agitazione.
-Sarò io che ho le allucinazioni.-
disse mio papà prima di andare in camera a cambiarsi.
Tirai un sospiro di sollievo.
Quella sera ero ancora
immersa nel mio mondo.
Io ed Edo quel pomeriggio
eravamo diventati una cosa sola ed era stata la cosa più bella che avessi mai
potuto fare.
Il mio pensiero mi seguì fino
in sogno, facendomi dormire con un sorriso beato tutta notte.
Buonasera!
Scusate l’immenso
ritardo, ma questo capitolo doveva ancora essere scritto, o meglio, la
parte
più piccante doveva ancora essere scritta e in questo periodo ho
avuto molto da
fare e poco tempo per scriverlo. Il capitolo era pronto da giorni,
avrei dovuto postarlo ancora mercoledì, ma ho avuto piccoli
problemi miei personali e purtroppo non sono riuscita a postare prima
di stasera.
Come
sempre per farmi perdonare posterò subito un altro capitolo
domenica, almeno da farmi almeno perdonare un po' per l'enorme ritardo.
Allora, questo è un capitolo importante, fondamentale per la storia di Ary ed Edo. Finalmente hanno fatto il grande passo, finalmente hanno condiviso qualcosa di importante. Edo in realtà avrebbe voluto fermarsi perché non voleva rovinare tutto, insomma, pensava che non fosse necessario farlo, non avevano mai avuto contatti intimi e lui avrebbe voluto fermarsi solo lì, per non andare troppo veloce, per non affrettare le cose e per non mettere fretta alla Ary. Certo, ammetto che per lui darsi una calmata sarebbe stato qualcosa di difficile, che per lui darsi una calmata non fosse facile, insomma, ama la Ary è normale che abbia voglia di approfondire il contatto, ma non voleva affrettare le cose, gli sembrava già tanto quello che avevano fatto.
Allora, questo è un capitolo importante, fondamentale per la storia di Ary ed Edo. Finalmente hanno fatto il grande passo, finalmente hanno condiviso qualcosa di importante. Edo in realtà avrebbe voluto fermarsi perché non voleva rovinare tutto, insomma, pensava che non fosse necessario farlo, non avevano mai avuto contatti intimi e lui avrebbe voluto fermarsi solo lì, per non andare troppo veloce, per non affrettare le cose e per non mettere fretta alla Ary. Certo, ammetto che per lui darsi una calmata sarebbe stato qualcosa di difficile, che per lui darsi una calmata non fosse facile, insomma, ama la Ary è normale che abbia voglia di approfondire il contatto, ma non voleva affrettare le cose, gli sembrava già tanto quello che avevano fatto.
Che ne pensate invece dei
genitori di Edo? Sono simpatici e davvero molto carini, a sto punto mi chiedo
se la Stronza sia davvero figlia loro.
Dalla piccola discussione che
hanno lei ed Edo, potete capire che lei sia insieme a Mattia, ancora, che lei
fosse davvero innamorata di lui e che anche loro hanno condiviso qualcosa d’importante.
Insomma, Mattia è fuori dalle scatole definitivamente per quanto riguarda la
Ila xD
Ringrazio tutte le persone
che hanno aggiunto la storia alle seguite, preferite e ricordate e a quelle che
mi hanno aggiunto come autore preferito. Grazie *_*
Vi ricordo che potete aggiungermi su Twitter e Fb. Aggiungetemi pure =)
Vi ricordo che potete aggiungermi su Twitter e Fb. Aggiungetemi pure =)
Per il prossimo capitolo vi
dico solo una parola: regalo, auguri. xD Chi compierà gli anni?
Alla prossima ^_^