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Autore: CherryBomb_    11/03/2011    5 recensioni
Arianna e Ilaria, sedicenni, amiche da qualche anno. Fanno parte di quelle ragazze che sono convinte che il principe azzurro non esiste.
Arianna non ha mai avuto il ragazzo, Ilaria non lo ha da due anni e mezzo. Ormai sono abituate a questo loro stato di "zitellaggio", ma una serata diversa cambierà le loro vite. Ci saranno molti intrecci, ritorni di fiamma, non sarà tutto semplice, anche se all'inizio potrà sembrare così.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 37

A casa di Edo 

Buonasera!
Scusate il ritardo, spiegherò tutto nelle note finali.
Spero che il capitolo vi piaccia.
Un bacione ^_^

 

 

 

 

 

Ary POV
Domenica. Ore 7. Giorno fatidico del pranzo con i genitori di Edo.
Avrei potuto dormire ancora un paio d’ore, ma non ce la facevo.
Era tutta notte che non riuscivo a dormire, che mi giravo e rigiravo nel letto ed ormai ci avevo rinunciato.
La sera prima mi ero messa d’accordo con la Ila che sarebbe venuta a casa mia ad aiutarmi psicologicamente, mentalmente, con i vestiti e… in tutti i sensi insomma.
Sarebbe arrivata alle 9.30, più i consueti minuti di ritardo, e quindi mancavano ancora due ore e mezza.
Non sapevo cosa fare. Stavo camminando su e giù in camera, cercando di non far rumore per non svegliare i miei genitori.
Presi un libro e cominciai a leggere, ma mi accorsi dopo non so quanto tempo che avevo riletto la stessa frase almeno cento volte e non andava bene.
Misi via il libro e mi decisi ad andare in salotto a guardare la televisione. Almeno il tempo sarebbe passato velocemente.
Totalmente colta di sorpresa, trovai mia mamma in cucina che faceva colazione.
-Come mai sei già sveglia?- mi chiese.
-Non riesco a dormire.- le risposi ormai con la voce più che normale dato che erano le 8 ed ero sveglia da un0ora.-E tu cosa fai già in piedi?- le domandai rendendomi conto che fosse strano che lei a quell’ora fosse già sveglia.
-Non riesco a dormire.- mi disse sorridendo.
Sembra quasi…
-Non dirmi che sei agitata.- le dissi incredula.
-Ehm si. Effettivamente si.- mi fece un sorriso tirato.
-Dovrei essere io quella agitata. Be, lo sono, ma tu dovresti stare tranquilla.- risi.
-è solo che, ho la sensazione che oggi succeda qualcosa.- diventò improvvisamente pensierosa.
-In che senso?- le chiesi preoccupata.
-Boh, sono sicura che oggi sarà un grande giorno.- mi sorrise sincera.
Mi sedetti sul divano ed accesi la televisione.
Ero persa nei miei pensieri che non mi accorsi che erano già le 9.30 e la Ila stava suonando al campanello.
Le aprii mia mamma.
-Eccola là, la nostra fortunata ragazza che oggi conoscerà i genitori del suo ragazzo.- disse la Ila vedendomi e ridendo.
Per tutta risposta la guardai male.
-La piccola è agitata, vero?- mi chiese sarcastica.- Comunque, vedrai che andrà tutto bene. Ho un buon presentimento oggi.- sorrise.
Ma perché tutti avevano buoni presentimenti tranne io?
Ero l’unica che pensavo che sarebbe andata male?
A quanto pareva si.
-Anche tu? Anch’io.- le disse mia mamma raggiante.
-Vedi. Abbiamo tutte e due lo stesso presentimento, andrà benissimo- mi sorrisero entrambe.
Come minimo andava di merda.
-Allora, andiamo a prepararci?- mi disse. Sembrava che parlasse con una bambina di due anni. Mi sembrava di tornare con il pannolino.
-Andiamo.- mi alzai dal divano.
Entrammo in camera mia e chiusi la porta alle nostre spalle.
-Allora? Mi spieghi perché sei agitata?- mi chiese lei stavolta seria.
-Devo conoscere i suoi genitori, non il suo cane. Cioè è normale che sia agitata. E se non gli piacessi? E se..- mi toccò un braccio e mi bloccai.
-Non potrai non piacergli. Sei adorabile. Non ti devi preoccupare.- mi disse sorridente.
Incontrai i suoi occhi azzurri e mi calmai leggermente.
-Adesso, vai a farti una doccia rilassante e poi ti preparai, ok?- mi disse in tono gentile.
-Si. vado.- uscii dalla camera.
Entrai in bagno ed accesi l’acqua.
Mi guardai allo specchio e mi spaventai di me stessa.
Sembravo uno zombie. Avevo scelto la notte giuste per non dormire.
Andrà di mer….
No, Ary. Positiva. Andrà benissimo. Gli piacerai. Non ti adoreranno, ma gli piacerai, parlerete tranquillamente e andrà tutto benissimo.
Come auto-convincitrice di me stessa facevo proprio pena.
Feci la doccia. Cercai di rilassarmi e di calmarmi e forse un po’ ce la feci.
Quando uscii, andai in camera mia e trovai la Ila che parlava al telefono.
Sento aprirsi la porta alzò lo sguardo.
Mi sorrise.
-Simo? Guarda che è uscita dal bagno……Si, ok…vieni qua a prendermi a casa della Ary……quanto sei cretino…- rise- a dopo, amore.- chiuse la chiamata.
-Allora? Rilassata almeno un pochino?- mi chiese sorridente.
-Si, un po’si.- le dissi sincera
-Allora, ho trovato i vestiti. Semplice. Comoda. Di certo non ti faccio mettere i tacchi.- mi disse ridendo.- Jeans carino strappato davanti. Davvero molto carino e una magliettina violetta leggermente scollata, abbinata ad una giacca bianca.- parlava come se fosse uno stilista di moda professionista. Dico UNO stilista, perché stava facendo la voce da maschio, anche se di maschile aveva ben poco. Sembrava più uno stilista gay.
Risi di gusto.
-Ok, va bene. Dammi la biancheria che mi cambio.- le indicai il cassetto della biancheria.
-Guardiamo che biancheria dobbiamo far mettere alla qui presente Arianna.- frugò un po’ nel cassetto e poi mi passò un reggiseno viola e le mutandine dello stesso colore.
-Grazie.- le sorrisi per andare in bagno a vestirmi.
Quando tornai in stanza la trovai sdraiata sul letto.
-Non stai dormendo, vero?- gli chiesi a bassa voce.
-Mi sto riposando gli occhi. Qualcuno stamattina mi ha fatto svegliare presto.- mi disse con gli occhi ancora chiusi.
-Dormirai oggi da Simo.- lei rise.
-Ho in mente di fare tutt’altro invece di dormire.- si alzò.
Io risi.
-No, a parte gli scherzi. Penso che una bella dormita me la farò davvero. Ne ho bisogno.- si sdraiò nuovamente sul letto.
Cominciai a cambiarmi mentre lei “riposava” gli occhi.
Mi guardai allo specchio quando ebbi finito.
Ero comoda e stavo bene. Quello era l’importante.
-Ila? Guarda che sono le 11.15. Arriverà Edo tra poco.- la mossi leggermente cercando di svegliarla.
-Ok, quindi vuol dire che devo alzarmi e fare un squillo a Simo. Dovunque sia. Deve venire a prendermi qui.- mi disse sorridendo con la faccia un po’ assonnata.
Uscimmo dalla camera e ci mettemmo sul divano a guardare un film.
Suonarono il campanello ed io mi fiondai alla porta ad aprire.
Mi trovai davanti Edo e Simo che ridevano e scoppiai a ridere anch’io.
-Ila, i nostri cavalieri sono arrivati.- le dissi facendoli entrare.
Lei li vide insieme e scoppiò a ridere.
-Non ci credo siete arrivati insieme?- chiese ridendo.
Loro due annuirono.
-Sono sceso dalla macchina e non vedo mica questo scemo che scende anche lui dalla macchina?- disse ridendo Simo.
-Oh, scemo lo dici a tuo fratello.- rispose  ridendo.
In poche parole si stavano dando degli scemi a vicenda. Erano come fratelli, praticamente cresciuti insieme. Le loro famiglie si conoscevano ed erano amici. Erano fratelli acquisiti, in poche parole.
-Andiamo?- disse Simo alla Ila.
-Andiamo. Ciao.- disse dandomi un bacio.
-Ciao.- le dissi vedendola uscire sorridendo. Ormai entrava ed usciva da casa mia come se fosse casa sua. Più o meno. Ovviamente suonava prima di entrare, però poteva venire quando voleva, usciva quando voleva.
-Mamma, guarda che io vado.- mi misi ad urlare non sapendo dove fosse finita.
-Oh, è arrivato Edo.- disse spuntando dal corridoio che portava alle camere.
-Eh si.- lo guardai.
-Ciao Edo. Come stai?- gli chiese sorridendo.
-Bene, grazie. Tu?- gli sorrise di rimando lui.
-Bene.- gli sorrise.
-Allora, noi andiamo. Ci vediamo stasera.- le dissi uscendo da casa e sentendo a mala pena un suo “Ciao”.
Salimmo in macchina e per quasi tutto il viaggio rimasi in silenzio.
-Agitata?- mi chiese prendendomi la mano che era appoggiata sulla mia gamba.
-Noooo. Cosa te lo fa credere?- gli chiesi sarcastica.
-Be, almeno adesso capisci come mi sentivo io quando ho dovuto conoscere tuo papà- mi disse sorridendo e togliendo la mano dalla mia per cambiare marcia.
-Si, ti capisco e giuro che non prenderò mai più in giro una persona agitata perché potrei trovarmi agitata anch’io per lo stesso motivo.- dissi sorridendo leggermente.
Arrivammo ad un cancello  enorme, al cui interno c’era un altrettanto giardino enorme.
Passammo sul vialetto con la macchina e parcheggiammo davanti ad una villa. Si, il nome esatto è villa.
Grande, bella. Stupenda. Avevo quasi paura ad entrare per paura di rovinarla camminando.
Scesi dalla macchina con la testa completamente all’insù ad ammirare quella meraviglia di casa. Era semplicemente stupenda.
Edo mi aprii il semplice portone d’entrata e mi fece segno di entrare.
-Mamma, papà. Siamo arrivati.- disse lui dietro di me.
-Siamo in cucina, venite.- disse una voce femminile. Presupposi che fosse sua mamma.
Edo mi mise una mano sul fianco e mi portò in cucina.
Rimasi a bocca aperta.
Quella era una cucina? Era più grande del mio salotto.
Uno spettacolo pure la cucina.
Vidi una donna mora ai fornelli che cucinava ed un uomo biondo che leggeva il giornale seduto al tavolo.
Quando mi videro sorrisero ed io sorrisi un po’ in imbarazzo a loro.
-Mamma, papà. Questa è Arianna, la mia ragazza.- disse Edo sorridendo.
Suo papà venne verso di me e mi tese la mano.
-Piacere sono Marco e ti prego non darmi del lei che mi sento già vecchio abbastanza.- rise e notai che aveva lo stesso sorriso del figlio.
-Piacere.- sorrisi e gli strinsi la mano, cercando di non soffermarmi a guardare il suo sorriso.
Era decisamente un bel uomo. Diverso dal figlio, ma un bel uomo.
Alto, biondo, occhi azzurri che ti inchiodavano alla parete non appena ti guardavano. Fisico davvero atletico, spalle larghe.
Se con il figlio va male ci provo con il padre.
Risi mentalmente per la mia battuta cretina, anche se un pensierino ce l’avrei fatto volentieri.
-Ed io sono Maria. Piacere. Stessa cosa di Marco, non darmi del lei, bastano gli anni che passano a ricordarmi che sono vecchia.- rise e mi porse la mano.
-Piacere. E comunque, non siete vecchi, i miei genitori lo sono più di voi.- risi e li feci ridere.
-Bene, allora, siamo in buona compagnia.- Maria tornò dietro ai fornelli.
Notai che Edo aveva il naso della mamma e il taglio degli occhi.
Anche lei, come il marito, era caratterizzata da due occhi azzurri, alta, mora. Decisamente una bella donna.
Mi chiedevo da chi avesse preso Edo e, soprattutto, la stronza che dei due genitori non aveva niente, anzi, non assomigliava nemmeno ad Edo.
-Ragazzi, ci dispiace avvisarvi, ma appena finiremo di mangiare, noi dovremo andare al lavoro.- ci disse dispiaciuta Maria.
-Ok, va bene. Ma la Vero non c’è?- chiese Edo non vedendo sua sorella.
Ma anche no. Cioè se non c’era non era un problema.
Non volevo proprio vederla quella stronza.
-No, è da Mattia.- rispose sua mamma tranquilla.
Mattia? Erano ancora insieme? Be, meglio, almeno la Ila se l’era tolto dalle palle definitivamente.
-Posso aiutarvi ad apparecchiare la tavola?- chiesi gentilmente vedendo che la tavola fosse ancora spoglia.
-Oh, grazie cara, ma sei un ospite e gli ospiti a casa nostra non fanno niente.- mi disse Marco sorridendo alzando gli occhi dal giornale.
Io persi un battito nello scontrare il mio sguardo con il suo.
So che non era una cosa normale, ma era più forte di me, gli occhi di quell’uomo avevano uno strano effetto su di me, spero solo che lui non l’avesse notato. Volevo evitare figure di merda colossali.
-No, insisto davvero. Non mi piace stare qua con le mani in mano e poi non mi dispiace aiutare.- sorrisi.
A quelle parole vidi Maria con gli occhi lucidi, venne verso di me e mi abbracciò.
-Sei la figlia che avrei sempre desiderato.- si mise a piangere.
Io ero schiacciata contro il suo seno, almeno sapevo che erano naturali, anche se non mi importava molto sapere se fossero vere o finte.
Si scattò da me e tornò a cucinare togliendosi con la mano una lacrima dal viso.
Aiutata dalle indicazioni della mamma di Edo per trovare piatti, forchette e via dicendo, preparai la tavola, aiutata anche da Edo e da suo papà.
Chiacchierammo del più e del meno, in modo spensierato e divertendoci.
Erano davvero simpatici e a quanto pareva io stavo simpatica a loro.
Forse avevano ragione mia mamma e la Ila a pensare che sarebbe andato tutto bene, mi ero preoccupata e non avevo dormito per niente. Mi ero fasciata la testa prima del tempo, come mio solito.
Quando fu pronto, ci mettemmo tutti al tavolo e cominciammo a mangiare.
-Vorrei tanto sapere come vi siete conosciuti. Edo mi ha detto che lavorate nello stesso reparto. – sorrisi e li guardai.
-Ma perché tutti sono sempre curiosi di sapere come ci siamo conosciuti?- chiese Maria al marito.
-A quanto pare la ritengono una cosa romantica. Non sanno che sopportarsi sia sul lavoro che a casa, è faticoso.- disse lui sbuffando.
-Vuoi dire che non mi sopporti più?- chiese lei irritata.
-Be, a volte non sei proprio leggerissima da sopportare, tesoro.- disse con il sorriso e carezzando una mano alla moglie.
-Be, neanche tu sei facile da sopportare.- gli lanciò un’occhiata storta.-Comunque, io avevo appena finito di studiare per fare l’infermiera e avevo trovato lavoro all’ospedale qui di Brescia. Ero ancora giovane e bella ed ero fidanzata. Essendo nuova, mi spostavano molte volte di reparto. Mi assegnavano turni di altri, mi facevano fare lavoro extra, loro dicevano che era per “farmi le ossa”. Era un periodo difficile e finalmente mi assegnarono un reparto dove sarei rimasta fino alla fine dei miei giorni. Il reparto ortopedico. Lì vidi per la prima volta l’uomo che vedi vicino a me. Rimasi folgorata dalla sua bellezza e dal suo sorriso, persi la testa subito per lui, ma ero fidanzata. Avevo anche l’anello e tutto. Dovevamo solo decidere la data delle nozze. Dopo vari mesi che lavoravamo insieme e l’energia che si sprigionava tra di noi, capii di essermi innamorata di lui. Lasciai il mio fidanzato, facendo arrabbiare la mia famiglia, lui e la sua. Ma non potevo farci niente, non volevo sposare un uomo che non amavo. Non lo avrei mai fatto. Così, dopo che lasciai il mio fidanzato cominciai ad uscire con lui, finché non ci sposammo e non avemmo figli.- disse lei sorridendo e stringendo la mano al marito.
Oddio, che tenerezza.
Si erano amati dal primo sguardo. Il classico colpo di fulmine.
Quando Maria finì di raccontarmi, avevamo già tutti finito di mangiare e stavamo ascoltando la storia in silenzio.
-Scusate, ragazzi, ma dobbiamo andare. Ci vediamo stasera, Edo. Ary, spero di vederti presto.- mi disse Marco facendomi il baciamano.
-Spero di vederti ancora.- mi disse Maria dandomi un bacio sulla guancia.
Li vidi uscire e poco dopo sentii la macchina partire e lasciare il vialetto.
Io ed Edo cominciammo a spreparare la tavola, mettemmo in ordine e mettemmo i piatti nella lavastoviglie.
Stavo chiudendo la lavastoviglie quando Edo mi abbracciò da dietro.
Sussultai per quel gesto inaspettato e trattenni il respiro.
-Respira.- mi sussurrò all’orecchio prima di mordermi il lobo.
Mille scariche elettriche mi percorsero il corpo.
Le sue mani cominciarono a vagare sul mio ventre e la sua bocca sul mio collo.
Mi lasciai andare a gemiti di piacere senza neanche sapere di saperli fare.
Il cervello stava per andare a farsi friggere. L’unica cosa che sentivo erano le scariche elettriche che andavano a concentrarsi tutte nel mio basso ventre e la voglia immensa che avevo di lui.
Mi girai per baciarlo. Sentivo il bisogno di avere un contatto con le sue labbra, con la sua lingua che rincorreva la mia.
Per la foga del momento, lo spinsi contro l’isola della cucina, ma lui invertì immediatamente la situazione. Mi mise le mani sul fondoschiena e mi portò a sedere sull’isola.
Continuò a baciarmi mentre le sue mani calde percorsero la mia schiena lentamente e lasciando scie immaginarie.
-Andiamo in camera.- mi disse a fior di labbra.
Il mio cervello era completamente andato.
Mi prese in braccio e continuando a baciarmi, salì le scale fino alla sua camera.
Quando arrivammo in camera sentii il contatto con il materasso.
Edo sopra di me cominciò a baciarmi il collo in modo delicato e gentile.
La sua mano sul mio corpo, lasciava scie calde nonostante avessi come barriera i vestiti. Sentivo il suo tocco infuocato, il suo tocco che dovunque passasse lasciava un calore immenso, provocandomi brividi per tutto il corpo che si concentravano nel mio basso ventre.
Mi guardò per poi prendere possesso delle mia labbra in modo famelico e passionale.
Sentivo dai suoi baci e dal suo tocco che mi desiderava, che mi voleva, ma sembrava anche che si stesse trattenendo per non andare troppo di fretta.
La sua mano si insinuò sotto la maglietta e cominciò ad accarezzarmi il ventre. Il suo tocco era leggero, lento, a volte mi accarezzava solo con i polpastrelli provocandomi brividi per tutta la schiena. Accarezzava prima il ventre e poi lentamente il fianco e successivamente la schiena.
Quando cominciai a sentire la mia maglietta salire insieme alla sua mano, mi tirai su pronta per farmi sfilare la maglietta.
Lui si staccò svogliatamente da me e mi tolse la maglietta.
Si fermò a guardarmi con i suoi occhi verdi scuro, almeno mi sembravano scuri, ma non ne posso essere certa, non ero molto lucida in quel momento.
Posandomi una mano sulla nuca ricominciò a baciarmi riaccompagnandomi lentamente verso il materasso.
Stavolta il vagare delle sue mani, fu accompagnato da quello delle sue labbra e dei suoi baci.
Sinceramente non stavo capendo nemmeno quello che stava succedendo, mi ero così lasciata andare che non collegavo nemmeno le cose. Mi stavo lasciando trascinare dai baci e dalle carezze di Edo, mi stavo fin troppo lasciando andare.
Mugugnai qualcosa e posai una mano sul petto di Edo per allontanarlo.
-Edo – sussurrai a pochi centimetri dalle sue labbra.
-Cosa?- la sua voce era roca, non l’avevo mai sentita in quel modo, ma già l’adoravo.
Aprii gli occhi e scontrai lo sguardo con il suo di un verde scuro quasi innaturale. Mi persi a guardare quegli occhi che già amavo, che già occupavano i miei pensieri.
Mi persi così tanto a guardarlo che mi dimenticai ogni cosa, volevo baciarlo, volevo vedere dove saremmo finiti, massimo avrei potuto fermarlo, no?
Mi alzai leggermente per arrivare a baciare le sue labbra. Lo sentii sorridere e lo sentii spingere leggermente per farmi sdraiare nuovamente sul letto.
Non avevamo mai avuto l’occasione di spingerci così in là, non avevamo mai avuto l’occasione di provare a vedere fino a dove ci saremmo spinti, quella era la prima volta che ci ritrovavamo ad avere un contatto così intimo.
Ci baciammo con fin troppa passione, feci vagare le mie mani sulla sua schiena, la percorsi tutta, interamente, gustandomi ogni centimetro. Arrivai all’orlo e infilai le mani sotto per tastare quella pelle perfetta che avevo visto infinite volte, ma che avevo la possibilità di toccare solo in quel momento. La consistenza della sua pelle era qualcosa di assolutamente perfetto, scottava, bruciava, ardeva. Gli accarezzai la schiena con i polpastrelli facendolo fremere.
Cominciò a baciarmi la mascella, scendo poi per il collo facendomi gemere come mai avevo fatto fino ad allora.
Il cervello era completamente scollegato ed io mi sentivo strana. C’era qualcosa che mi impediva di allontanarlo da me, non che volessi, anzi, volevo che si avvicinasse sempre di più, volevo sentire la consistenza di tutta la sua pelle, volevo sentire la sua voce rotta dall’eccitazione, sentire la sua pelle fremere sotto i miei tocchi.
Qualsiasi cosa facessi era tutto dettato dal mio istinto, dalla mia voglia di assaporare tutto di lui.
Le mie mani non facevano altro che accarezzare la sua schiena perfetta, lottando con la maglietta. Gliela sfilai, capendo che ormai fosse un indumento inutile e che sarebbe servito a ben poco.
Ritrovarmi lui, sopra di me, a petto nudo, era qualcosa di altamente destabilizzante, già non capivo più niente, in quel momento, davanti a quella visione, il mio unico neurone aveva preso le valigie e se n’era andato, via, non si sa dove.
Edo si fermò a guardarmi, immobile, un po’ affannato.
Rimanemmo così, a fissarci negli occhi per minuti o forse ore, non saprei dirlo con certezza, ma quando tornò a baciarmi, era più dolce, cauto.
Affondai le mani nei suoi capelli, accarezzandoli, stringendoli, tirandoli leggermente. Se il bacio era iniziato in modo dolce, più andavamo avanti e più la situazione si faceva nuovamente infuocata.
Il mio obiettivo diventò conoscere a fondo il suo petto. Lo percorsi, lo accarezzai, arrivando alla cintura dei suoi jeans.
Mi ancorai con le mani a quell’accessorio, sentendo una strana presenza sotto di essa. Sussultai leggermente. Era la prima volta per me che sentivo e percepivo la virilità di un ragazzo, non mi era mai successo e sentire quanto Edo mi desiderasse, fu qualcosa di stupendo.
Potrà sembrare strano, ma arrossii e mi irrigidii, togliendo le mani dalla cintura.
Lui si fermò immediatamente e si staccò da me, guardandomi preoccupato.
-Scusa, forse… forse ci siamo spinti un po’ troppo oltre- cercò di allontanarsi da me, ma lo fermai.
-No, non è che questo….è che…ecco… è una cosa nuova per me e… non so cosa fare- gli spiegai con gli occhi bassi e la voce flebile.
-Ti aiuterò io, va bene?- mi sussurrò all’orecchio per poi mordermelo.
Annuii leggermente, portando le mie mani sulla sua cintura.
Ricominciò a baciarmi, con una mano arrivò a toccare la mia facendomi segno che potessi toglierli la cintura.
Lentamente e un po’ impacciata, gli slacciai la cintura, aprii con mani tremanti i bottoni dei jeans, toccandolo sempre di più e facendolo gemere.
Quando finii, lui si allontanò da me per togliersi i jeans e tornò sopra di me con solo un boxer a dividerci.
Cominciò a baciarmi, scendendo lungo il collo e cominciando a toccarmi il seno facendomi gemere e inarcare.
Con movimenti rapidi, arrivò dietro la schiena e sganciò il reggiseno facendolo volare da qualche parte.
Portai automaticamente le mani davanti ai miei seni.
-Perché ti copri?- mi chiese Edo guardandomi perplesso.
-Perché mi vergogno, sono piccole- lo guardai cercando di coprirmi maggiormente con le mani.
-Io le trovo perfette - disse togliendomi le mani e cominciando a baciarmi il seno.
Bastò quel poco a farmi dimenticare quel mio piccolo problema, bastò solo quello a farmi dimenticare che considerassi i miei seni delle piccole noccioline.
Edo, dal canto suo, mi fece capire quanto il mio seno fosse perfetto e bello, dato che continuò a baciarlo e leccarlo sapientemente mentre una sua mano aveva cominciato a slacciarmi i pantaloni e a farmeli scivolare lungo le gambe.
Inarcai il bacino per sfilarmi del tutto i jeans e buttarli per terra.
In quel momento eravamo lì, uno sopra all’altro con solo l’intimo che ci divideva.
Edo tornò a baciarmi il seno, facendomi gemere come una scema.
La sua mano cominciò a percorrere la strada per arrivare al mio centro, per arrivare in quel posto dove non aveva avuto accesso mai nessuno.
Ogni suo tocco era fuoco, erano scariche elettriche, era qualcosa che mi mandava completamente fuori di testa sempre di più.
Mi ritrovai ad ansimare e a gemere mentre lui mi toccava.
Quando lo sentii insinuare un dito in me sussultai e un leggero dolore si fece sentire, ma resistetti, le emozioni, le sensazioni che stavo provando mettevano in secondo piano il dolore, comunque sopportabile.
Mi fece completamente impazzire, continuando anche a dedicarsi al mio seno.
Si muoveva esperto, lento e poi veloce, facendomi impazzire, fino a quando non arrivai al culmine, gemendo e stringendolo a me.
Ancora ansante, lo sentii allontanarsi da me e sdraiarsi di schiena sul materasso.
Mi girai a guardarlo, non riuscendo a capire cosa volesse fare.
-Che stai facendo?- gli chiesi quando il respiro fu quasi del tutto regolare.
-Cerco di darmi una calmata, altrimenti non so che cosa combino- mi spiegò guardando il soffitto.
-Edo?- lo chiamai sperando che mi guardasse.
-Cosa?  
-Guardami- gli dissi dolcemente.
Lo vidi sospirare e poi spostare lo sguardo su di me.
-Che cosa dovresti combinare?- mi sistemai su un fianco guardandolo meglio.
Lo vidi sospirare e tornare a guardare il soffitto.
Mi avvicinai a lui e mi accoccolai sul suo petto.
-Ary - lo sentii sospirare.
-Che c’è?- alzai la testa per guardarlo.
-Mi faresti un favore?- mi chiese guardandomi intensamente negli occhi.
-Dimmi- gli sorrisi.
-Non pensare che sia facile per me dirlo, ma potresti… - sospirò - allontanarti?- sviò lo sguardo quando pronunciò l’ultima parola.
Lo guardai con un punto di domanda stampato in faccia.
-Perché?
Rimase in silenzio.
-Ho bisogno… di… di calmarmi, ecco. Diciamo che avere il tuo corpo nudo appoggiato al mio, non migliora la situazione. >>
-Ah- rimasi un attimo in silenzio assorbendo la notizia. << Be, e se non ti calmassi? >>
Si girò a guardarmi scioccato.
-Cosa stai dicendo?
-Be, Edo… non c’è bisogno che ti calmi, insomma, potremmo… potremmo… potremmo andare avanti- abbassai la testa imbarazzata.
Lo sentii irrigidirsi.
-Ary, ti prego. Non mi sembra il caso. Insomma, siamo tornati da poco insieme, abbiamo da poco sistemato le cose e non voglio rovinare tutto per… per… per questa cosa. Non voglio rovinare le cose obbligandoti a fare qualcosa che non vuoi.-
Pensava davvero che non volessi farlo con lui? Pensava davvero che mi avrebbe obbligato a fare l’amore con lui? Lo facevo più intelligente, pensavo che avesse capito che lo amavo con tutta me stessa e che non mi avrebbe mai obbligato a fare qualcosa che in quel momento avrei voluto fare con tutta me stessa.
Mi sdraiai sopra di lui, appoggiando i gomiti sul suo petto. Lo vidi sbarrare gli occhi e guardarmi scioccato. Contro la mia coscia potevo già sentire quanto fosse eccitato.
-Voglio mettere in chiaro una cosa, - ok, forse era meglio che acceleravo la mia lingua, altrimenti mi sarei bloccata non appena mi sarei resa conto di quello che stavo per dire - tu non mi obbligherai mai a fare qualcosa e, Edo, io voglio fare l’amore con te. Sono pronta, anzi, lo sarò sempre fino a quando ci sarai tu, quindi, non penso tu debba calmarti, non in questo momento almeno- abbassai lo sguardo imbarazzata.
Non avevo più il coraggio di guardarlo negli occhi, non avevo più il coraggio di guardare quelle iridi verdi perché mi resi conto che avevo detto qualcosa di importante, avevo detto qualcosa che probabilmente, se ci avessi pensato qualche secondo in più, non avrei detto.
Le sue mani mi arpionarono i fianchi facendomi rabbrividire.
-S-sei sicura?- balbettò.
Alzai lo sguardo e lo vidi deglutire a fatica.
Annuii abbassando lo sguardo.
-Non voglio obbligarti- sussurrò.
Mi strusciai lentamente su di lui fino ad arrivare al suo orecchio e lo sentii sospirare.
-Edo, te l’ho già detto- gli baciai il collo dolcemente.
Le sue mani cominciarono ad accarezzarmi la schiena, lentamente, così lentamente da farmi impazzire. Avrei preferito che mi toccasse velocemente, ma lui sembrava intenzionato a torturarmi.
-No-non credi che dovremmo aspettare?- lo sentii balbettare nuovamente mentre la sua voce si faceva sempre più roca.
-Edo- gli baciai la mascella, scendendo lungo il collo.
Le sue mani salirono fino alle spalle, per poi accarezzarmi il seno davanti e stringerlo facendomi scappare un gemito.
Rimanemmo così: io a cavalcioni sopra di lui, che baciavo e leccavo quella pelle stupenda, quella pelle dal sapore forte, da uomo; lui che accarezzava e massaggiava il mio corpo, che ne studiava le forme, la consistenza.
Ci assaggiammo e ci toccammo, per minuti, forse ore, facendomi perdere completamente la testa, ma era tutto così dannatamente dolce che avrei continuato per ore.
Da lì a diventare una cosa sola, non so bene come ci arrivammo. L’unica cosa che ricordo, l’unica cosa di cui sono pienamente sicura è che quel momento non lo dimenticherò mai, che le sensazioni, le emozioni, i brividi provati quel giorno, non li dimenticherò mai. Fu come se fossero stati impressi nella mia pelle, come se continuassero a crescermi dentro.
Quel giorno non l’avrei mai dimenticato e ora, potevo capire quando la Ila mi disse che era una sensazione fantastica. Be, lo era, non potevo darle torto.
Avevo provato le sensazioni più belle della mia vita e capii ancora di più quanto io ed Edo ci amassimo.
 
 
Qualche ora dopo, sentii una voce stridula a me famigliare che mi ronzava nelle orecchie.
Non sentii più il calore del corpo di Edo e mi preoccupai.
D’istinto toccai le lenzuola in parte a me e sentii il suo corpo.
Mi avvicinai e mi accoccolai a lui, che cominciò ad accarezzarmi la schiena.
Lo sentii parlare, ma io ero ancora completamente nel mio mondo di pace e di quiete. Non volevo neanche azzardarmi ad ascoltare.
Però poi decisi che un po’ di fatti altrui potevo farmeli.
-Non ci posso credere con lei? L’amica della Ila? Non potevi cadere più in basso, mio caro.- ecco di chi era quella vocina stridula che odiavo. La stronza.
-Senti, Vero. Non puoi farti i fatti tuoi per una buona volta? È la mia vita, scelgo io con chi fare cosa. Io che sono tuo fratello maggiore non ti ho detto niente perché hai perso la tua verginità con quel coglione di Mattia, quindi non metterti in mezzo nella mia. Faccio ciò che voglio con chi voglio. E poi, tu ami Mattia, giusto?- la sentii annuire.- Anch’io la amo, non vedo perché non saremmo dovuti arrivare a questo punto un giorno.- era arrabbiato, ma la sua mano continuare ad accarezzare la mia schiena. Forse si sentiva meglio e si calmava, facendo così. Di sicuro, non sarei stata io quella che avrebbe deciso di smettere quella bellissima tortura.
Sentii uscire la stronza sbuffando ed io aprii gli occhi.
-Hai sentito tutto, vero?- mi chiese sorridendo leggermente.
-Non proprio tutto. Ho sentito solo gli ultimi due scambi di battute.- dissi sorridendo felice.-Comunque, ciao. – gli dissi alzandomi, toccandogli il petto e baciandolo.
-Ciao.- mi sussurrò tra un bacio ed un altro.
Quando tornai ad accoccolarmi sul suo petto, l’occhio mi scappò sulla sveglia.
-Edo, devi riportarmi a casa sono già in ritardo.- gli dissi uscendo dal letto e cominciando a vestirmi.
Lui fece lo stesso ed in poco tempo, fummo in salotto raccogliendo la mia giacca, la mia borsa e le chiavi della sua macchina.
Guardai il cellulare sperando che non avessero chiamato i miei genitori. 5 chiamate perse ed ero in ritardo solo di mezz’ora.
Composi velocemente il numero di casa e aspettai che qualcuno rispondesse.
Pregai tutti i santi, in tutte le lingue che a rispondere fosse mia mamma e non mio papà.
Le mie preghiere furono ascoltate. Rispose mia mamma.
-Mamma, sto arrivando.- gli dissi con il fiatone.
-Mi spieghi cos’è successo?- d’istinto guardai Edo e gli sorrisi.-Ti sto chiamando perché tuo padre è uscito. Non immagino sapere cosa penserebbe se arrivasse a casa e tu non ci fossi ancora.- qualcuno lassù mi voleva bene. Mio papà non era a casa e non sapeva del mio ritardo. Io ed Edo, soprattutto, non eravamo morti.
-Ti spiego dopo, mamma. Ok? Arrivo subito.- misi giù la chiamata, non aspettando nemmeno una sua risposta.
-Edo devi correre. Devo essere a casa prima di mio papà. – gli dissi guardandolo.
Non appena finii la frase, premette il piede sull’acceleratore.
Per tutta la strada non parlammo.
Io ero agitata perché volevo arrivare a casa in tempo e lui la stessa cosa.
Quando vidi la mia via, cominciai a respirare anche se non normalmente.
Edo mi lasciò davanti a casa.
-è stato stupendo oggi.- gli dissi prima di baciarlo.
-Anche per me.- mi disse a fior di labbra.
Scesi dalla macchina velocemente e lui, ancora più veloce di me, partii.
Mia mamma era sulle scale che mi aspettava.
-Dai, entra veloce.- mi disse sorridendo.
Mi sdraiai sul divano e presi un profondo respiro.
Mia mamma mi guardava con un sorrisone sul viso.
-Che c’è?- le chiesi notando che non accennasse a smettere di guardarmi con quel sorriso strano sulle labbra.
-La mia bambina è diventata grande.- disse mia mamma abbracciandomi e scoppiando a piangere.
-Per..-stavo per chiedere perché, ma poi capii cosa intendesse.- Come hai fatto a capirlo?- le chiesi davvero scioccata da quanto l’avesse capito in fretta.
-Si, vede. Sei diversa. Più..bella. So che sembra strano, ma lo so.- mi disse sorridendo asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
-Spero solo che il papà non lo noti. Sarebbe capace di uccidere Edo, lo sai vero?- le dissi tutt’altro che sorridente.
-Ne sono consapevole, ma non penso che lo capisca. Solo le mamme di solito lo capiscono.- mi disse lei sorridendomi in modo rassicurante.
Ma non si ricordava che mio papà aveva il sesto senso di una donna? Ero messa male.
-Mamma, il papà ha il sesto senso di una donna.- le ricordai.
-Oh merda. Speriamo che oggi sia difettoso.- mi disse lei sorridendo.
Pochi minuti dopo andai a cambiarmi e mi misi davanti alla televisione.
Esattamente mezz’ora dopo che arrivai io, arrivò mio papà tutto felice e contento.
-Allora? Come sono i suoceri? – mi chiese ridendo.
-Sono simpatici. Davvero molto carini.- gli risposi io sorridendo cercando di nascondere il mio reale stato d’animo. Speravo che non capisse niente di quello che era successo quel pomeriggio.
-Meglio.- mi guardò ancora un po’ ed io trattenni il fiato per paura che avesse capito qualcosa.
-Come mai mi guardai così, papà?- notai con la coda dell’occhio che anche mia mamma si era fermata e guardava la scena.
-Sembri diversa.- mi disse scrutandomi meglio.
-E come posso essere diversa? Sono sempre io, non ho fatto niente.- dissi sorridendo un po’ in agitazione.
-Sarò io che ho le allucinazioni.- disse mio papà prima di andare in camera a cambiarsi.
Tirai un sospiro di sollievo.
Quella sera ero ancora immersa nel mio mondo.
Io ed Edo quel pomeriggio eravamo diventati una cosa sola ed era stata la cosa più bella che avessi mai potuto fare.
Il mio pensiero mi seguì fino in sogno, facendomi dormire con un sorriso beato tutta notte.
 

 

 

 

 

 

 

Buonasera! Scusate l’immenso ritardo, ma questo capitolo doveva ancora essere scritto, o meglio, la parte più piccante doveva ancora essere scritta e in questo periodo ho avuto molto da fare e poco tempo per scriverlo. Il capitolo era pronto da giorni, avrei dovuto postarlo ancora mercoledì, ma ho avuto piccoli problemi miei personali e purtroppo non sono riuscita a postare prima di stasera.
Come sempre per farmi perdonare posterò subito un altro capitolo domenica, almeno da farmi almeno perdonare un po' per l'enorme ritardo.
Allora, questo è un capitolo importante, fondamentale per la storia di Ary ed Edo. Finalmente hanno fatto il grande passo, finalmente hanno condiviso qualcosa di importante. Edo in realtà avrebbe voluto fermarsi perché non voleva rovinare tutto, insomma, pensava che non fosse necessario farlo, non avevano mai avuto contatti intimi e lui avrebbe voluto fermarsi solo lì, per non andare troppo veloce, per non affrettare le cose e per non mettere fretta alla Ary. Certo, ammetto che per lui darsi una calmata sarebbe stato qualcosa di difficile, che per lui darsi una calmata non fosse facile, insomma, ama la Ary è normale che abbia voglia di approfondire il contatto, ma non voleva affrettare le cose, gli sembrava già tanto quello che avevano fatto.
Che ne pensate invece dei genitori di Edo? Sono simpatici e davvero molto carini, a sto punto mi chiedo se la Stronza sia davvero figlia loro.
Dalla piccola discussione che hanno lei ed Edo, potete capire che lei sia insieme a Mattia, ancora, che lei fosse davvero innamorata di lui e che anche loro hanno condiviso qualcosa d’importante. Insomma, Mattia è fuori dalle scatole definitivamente per quanto riguarda la Ila xD
Ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto la storia alle seguite, preferite e ricordate e a quelle che mi hanno aggiunto come autore preferito. Grazie *_*
Vi ricordo che potete aggiungermi su Twitter e Fb. Aggiungetemi pure =)
Per il prossimo capitolo vi dico solo una parola: regalo, auguri. xD Chi compierà gli anni?
Alla prossima ^_^
 
   
 
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