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Autore: Aurora_Maria1004    12/03/2011    0 recensioni
- Ammetto che il viaggio fosse lungo, e che mi stesse innervosendo il fatto di dover rimanere rinchiusa a lungo dentro quest'auto.
- Che era bella forse già lo sapeva, ma mai incontrai una ragazza di tale bellezza. Forse per la prima volta potrei rimaner affascinata da questa ragazza, forse potrei scoprire chi è, forse ...Potrei innamorarmene realmente!
- Che male c'è dannazione Leyla , apri gli occhi. Non sono una bambina, impara a crescere!
- Ashley, ti voglio bene, davvero, ma ora, il mio lavoro è importante, cerca di capirmi.
- Forse è il caso che io vada via, che cambi aria, intanto a te non dispiacerà. Hai scelto per entrambe.
- Non m'importa. Voglio amarti. Voglio baciarti davanti a tutti, tenerti per mano, farti sentire amata Ash, e non m'importa chi dice che sia sbagliato, perchè queste emozioni loro non le sentono, non le capiscono, non capiscono l'intensità. Voglio vederti sorridere ogni giorno insieme a me. Voglio te, qualunque cosa la gente dica, noi lotteremo.
- Forse non son più pronta a lottare visto che tu mi hai abbandonata senza troppi pensieri e senza curarti di cosa dovesse passare io per entrambe!
Storia omosessuale se v'infastidisce non leggete,semplice.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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n7

La seguimmo per un pò e notammo che il reparto dove ci fece entrare era molto sorvegliato e sicuro ,infatti la prima porta era chiusa a chiave e senza un medico non si poteva uscire o entrare. La cosa , dopo esser entrate in una stanza vuota , sempre chiusa a chiave una volta dentro, mi mise un senso d'angoscia. Non sono mai stata brava a regolarmi con gli spazi chiusi, è come se il tuo destino per un certo totale di tempo dipendesse da quella stanza.
Comunque sia ci accomodammo in alcune sedie che la gentile dottoressa ci aveva posto. Io e mia madre guardammo la stanza ,era piccola , sarà stata un venti metri quadrati, un paio di poltrone un lettino ripieghevole, un tavolino e quattro sedie in plastica di vari colori.
Alla mia destra , a pochi metri dalla porta d'entrata notai un vetro scuro, evidentemente li ti guardavano in alcune sedute strane.
Ci sedemmo tutti e tre, ovviamente mio padre si annoiava e andò come al solito a prendersi qualcosa al bar!
Mia madre iniziò a parlare , e non c'era minuto che pensavo a come sarei voluta rimanere sola con questa giovane dottoressa, insomma, mia madre ripeteva le solite cose e non aiutava il mio mal di testa, sembra cattiveria ma l'avrei voluta buttare fuori a calci. Pardon mama!

C'erano tre fasi da fare in questa prima giornata. Conoscerci, e se era come pensavo io di certo le ultime due fasi non mi erano poi così importanti, ma vabbè, dettagli della mia mente sporca. Dicevo, conoscerci, qualche test e poi parlare con il professore che seguiva questi casi.

-Bene, inizialmente sono la dottoressa Leyla Davies, ma puoi chiamarmi per entrare in confidenza e non vedermi solo come la tua dottoressa Leyla.- Mi disse la cara e dolce Leyla
Mh, entrare in confidenza, beh , se vuole possiamo utilizzare questa stanza e quel tavolo per entrare in confidenza, pensai perdendomi nei suoi occhi. Dannazione che occhi, erano incantevoli. Erano di un verde che non avevo mai avuto l'onore di vedere, la pupilla era piccolissima e il verde misto ad un celestino scuro con qualche pagliuzza gialla s'espandevano per tutto l'occhio ed era una cosa meraviglisa da vedere. Il suo viso era semplice, non c'era nessun trucco o qualche altro strano prodotto, ma solo qualche lentigine qui e la , carnagione mista, non troppo pallida ma neanche troppo scura. I suoi capelli erano scuri, quasi neri potrei dire, un naso piccolo ma perfetto e delle labbra che invitavano ad esser baciate. Non era molto alta, io in confronto la superavo di almeno cinque centimetri, ma nel complesso era un incanto.

-Va bene dottoressa Leyla- Le risposi sorridendole e arrossendo lievemente. Cavolo, che ho oggi?Ancora per molto devo arrossire?

-Bene, signora se vuole può accomodarsi fuori o rimanere con noi, farò fare ad Ashley una paio di questionari e alcune domande e richiederà un pò di tempo.- Disse a mia madre.
Mia madre fece uno sguardo come se avesse appena vinto alla lotteria, seriamente mamma, così tanto ti annoia stare qui?No perchè siamo in due, ma se proprio vuoi farmi felice esci, starò più che bene!

-Credo che starò fuori con mio marito allora.- Grande mamma, ora potrei sinceramente volerti bene ancor più ,sai?

-Bene, ora Ashley , che ne dici se ci mettiamo comode e iniziamo?- Mh, per comode cosa intendi? Tu che ti togli il camice e tutto il resto e io che ti guardo?

-Certo!-
Ci sedemmo meglio sulle poltroncine e mi fece alcune domande.

-Da molto tempo hai questi frequenti mal di testa?- Domandò scrivendo appunti sul mio foglio personale.

-Un pò di tempo, ultimamente più frequenti e forti.- Le risposi un pò sulle mie. Continuammo per un'altra decina di minuti con domande del tipo : -Quanto spesso?Ti passa facilmente?Ti innervosisce?- E via così.

-Va bene. Che ne dici se passiamo alle domande personali?-

-Si per me va bene, iniziamo!In cosa consistono?- Chiuesi un pò irrequieta. Non mi sono mai trovata bene con le domande e tutto il resto, era abbastanza difficile parlare di me, non che la mia vita fosse chissà cosa, ma mi serviva sicurezza, fiducia e conoscere chi avevo di fronte per poter parlare.

-Personali e non , per vedere chi sei e cosa fai ,dal momento che staremo insieme per un bel pò tanto vale conoscere bene il nostro paziente.>>

-Non mi piace molto parlare di me stessa in realtà.- Borbottai guardando fuori dalla finestra.

-Bene, sei abbastanza grande, e credo che potremmo fare un gioco. Io ti faccio una domanda, mentre tu puoi farmene un altra. In questo caso io conoscerò te, mentre tu conoscerai me.-Insomma , come idea non era poi tanto male pensandoci bene, era equa la cosa e avrei potuto conoscerla e poter girare le domande a mio piacimento e vedere dalle sue risposte chi era.

-Va bene, come idea può andar bene.- Le risposi mostrandole un sorriso.

-Bene, che ne dici se ci prendiamo qualcosa da bere e poi torniamo qui?-

-Va bene non credo di aver problemi. Quanto tempo abbiamo?- Domandai una volta uscite dalla stanza e dirigendoci verso le macchinette.

-Beh si e no due orette o più, dovremo aspettare al professore e devi fare dei test che son molto veloci ...-

-Va bene.-

-Cosa vuoi?- Mi chiese una volta arrivate alla macchinetta. La guardai confusamente , ma poi capii che stava prendendo lei per entrambe. -No non fa nulla,non si disturbi.- Affrettai ad aggiungere una volta capito cosa intendesse.

-Non fa nulla ,è un piacere, fidati. Ti va bene una Coca e patatine alla paprica?-

Annui silenziosamente e non potei far altro che rimaner incantata dai suoi movimenti. Non appena s'inchinò potei affermare che il lato b era un qualcosa da far scolpire nel marmo.
Non appena prese il tutto e si girò verso di me dovetti girare lo sguardo velocemente per non farmi notare , sia per il mio rossore che per il fatto che la spogliavo con lo sguardo. Scherzavo, non la stavo spogliando, stavo solo guardando come il pavimento era molto attraente!
Iniziammo a camminare nuovamente verso la stanza precedente. Notai che la prima porta la si doveva chiudere a chiave se era occupata e iniziai ad agitarmi a sapermi sola per più di due ore qui dentro con lei.


-Aspetta un attimo che disattivo i microfoni e telecamere. Sai com'è, sono usate da tutti queste stanze e non si sa mai cosa possa accadere, perciò attiviamo tutto , ma per un pò non credo c'è ne sia bisogno! Giusto?-

-Si. Credo.-


-Tranquilla, non mordo.- Anche se lo facessi non mi dispiacerebbe, pensai tra me e me accomodandomi in terra senza degnare di uno sguardo le fastidiose e inutili sedie che c'erano.

-Va bene, e pavimento sia mi pare di capire.- Sorridi alla sua affermazione, ma non appena vidi che si toglieva il camice per non farlo sporcareil mio sorriso sparì tutto d'un colpo e sino a quando la sua voce non mi destò dai miei pensieri capii anche di aver trattenuto il fiato senza neanche rendermene conto.
Indossava una maglietta nera con maniche lunghe e collo alto, e devo dire che era molto attilata come maglietta. Dei jeans scuri stretti che andavano a posarsi sulle curve perfette dei fianchi e delle gambe e per finire degli stivaletti neri molto semplici. Dannazione, è un incanto.


-Vuoi iniziare tu o io?!- Mi chiese una volta messasi comoda nel pavimento accanto a me.

-Lei ...-

-Va bene, per prima cosa puoi evitarmi il lei, non sono poi così vecchia e seconda cosa, se non si volesse rispondere la si può scrivere così quando si è pronti ogni volta che si vuole si risponde, ti va? - Annuii in segno di okay. - Bene, qual'è il tuo genere di musica preferito?- Mh, era una domanda semplice, va bene, andiamo soft doctor.

-In realtà non ho un genere specifico, insomma, sarebbe offensivo verso gli altri musicisti. Certo i generi Pop , Dance e robe così non mi dispiacciono, ma sentire della musica composta da strumenti veri e non da un computer o mille macchine che cercan di accordarsi per creare una base decenti , è decisamente meglio.- Le risposi prendendo un sorso della mia Coca Cola. -A me giusto?- Chiesi guardandola intenta a mangiare delle patatine.

-Si. Non farti scrupoli con le domande. Ciò che diremo rimarrà qui.-

-Va bene, vediamo. Domanda aperta, chi è lei, insomma, potrebbe parlarmi di lei?- Le chiesi aprendo il mio pacchetto di patatine e appoggiando la schiena al muro.

-Vediamo. Il mio nome lo sai già. Ho attualmente ventitre anni appena compiuti, vivo nella zona della Ocean Ave, ho frequentato l'università UCLA, infatti eccomi qui nella UCLA Medical Center, il mio sogno. Ho avuto abbastanza fortuna negli studi e me la son cavata più che altro con le borse di studio.Parlo diverse lingue poichè durante le vacanze estive gli stage erano quasi obbligatori ed erano occasioni per apprendere maggiormente le varie materie. I miei genitori non son ricchi ma diciamo che c'è la siam sempre cavata , infatti ho preferito sempre cavarmela con le mie forze senza chiedergli mai nulla. Vivono anch'essi qui, nella Pacific Ave, li frequento una volta ogni due settimane per qualche cena. Ho un fratello che studia all'estero in Inghilterra con sua moglie e una bambina di due anni.-

-Forte.- Riuscì solo a dire. Insomma, quanti ragazzi preferivano cavarsela da soli?Non molti qui.

-Ora tocca a me.Cosa mi sai dire di te Ash?- Oddio, credo che potrei svenire proprio ora, ha utilizzato l'abbreviazione per il mio nome.

-Vediamo ,vediamo . Tra pochi mesi avrò diciottanni, sono all'ultimo anno del Marlborough School for Girls ,  ed è la cosa più bella che potessi sceglier, certo è per sole ragazze, ma non me ne pento. Vivo ancora con i miei genitori, non mi piace chiedergli niente, credo di esser stata già dall'età di dieci anni una persona che capisse come potesse andare il mondo. Non c'è voluto molto. Ho un fratello ,sui ventanni. Parlo anch'io diverse lingue , per via delle varie opere d'arte e luoghi in cui sono situate. Eh, non saprei che altro aggiungere. Lei, che mi dice?Single , fidanzata?-

-No, single al cento per cento, te?-

-Non ho ancora trovato la persona giusta che sappia farmi provare qualcosa di vero e non per convenienza o sentirsi meno soli. Come mai?E' una bella donna non dovrebbe aver problmemi!- La vidi arrossire per questo semplice complimento e notai quanto fosse più bella.

-Diciamo che la situazione è un pò come la tua.- Mi rispose sorridendomi forzatamente.

In quel momento le squillò il cellulare e mai come ora odiai altamente i telefoni. Dannazione proprio ora devono disturbare?Non sanno che qui c'è un adolscente che salta di gioia perchè sta con la propria dottoressa in una stanza chiusa?Qual'è il problema delle persone?Insomma, non sanno che i dottori sono occupati.
A proposito di cellulari, è da un bel pò che non controllo il mio. Sei nuovi messaggi e tre chiamate perse. E sorpresa sorpresa, due chiamate e quattro messaggi erano della mia ex, mentre gli altri due del mio amico che mi avvisava che se sarei tornata presto sarebbe passato a casa. Non diedi importanza alla mie ex poichè sapevo già che voleva parlare, e sinceramente dopo mesi per una volta, non era lei il mio pensiero, non erano i suoi occhi castani a tormentarmi, per una volta, era fuori dalla mia testa dal momento che c'era un altra persona che mi aveva incuriosita come non mai.

 

   
 
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