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Autore: TheBestLady    16/01/2006    2 recensioni
L'ho riscritta! Ed eccola a oi! Akane e Kagome sono sorelle. Vivono una vita normale, sino a quando non arriva il momento di mantenere una promessa. Qualcuno le trova… e da lì la loro vita verrà sconvolta.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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FAN’S FICTION – ANOTHER UNIVERS – CROSSOVERS INUYASHA/RANMA ½

Written by Vale-chan


Hola citti! Come se va?! Are you ok? Siete carichi?! Siete felici di vivere appieno la vita e riuscite a godervi la vostra giovinezza?! Se la risposta a questa domanda è “no”, siete dei lettori perfetti per questa storia che altro non ha che il mio genio come base (e qui la vedo tragica).
Ad ogni modo volevo ringraziare coloro i quali hanno commentato:
Killkenny: grazie molte per i commenti che mi hai lascito sia qui che su MangaNet!
Kate92: sono contenta di averti incuriosita! Non temere, a tempo debito ogni dubbio sarà dissipato, anche se ogni capitolo porta con sé nuovi interrogativi! Mille grazie per il sostegno morale e per i complimenti! ^_^ Ne avevo un super bisogno! Spero che continuiate a dirmi cosa ne pensate (non importa se avete già commentato! Mi piace crogiolarmi nell’idea di avere successo in qualche cosa! ^_^).
E ora diamo il via a quello che è senz’ombra di dubbio un… ehm… lasciamo perdere! WARNING: Ricordo che i personaggi non sono miei (tranne alcuni!), io “invento” solo situazioni e rispettive reazioni secondo il mio modo d’essere, quindi se cercate la classica donna che grida aiuto mentre l’uomo sguaina la spada di cartapesta e la salva dal lombrico cattivone… avete sbagliato! Al contrario, non ci saranno né Wonder Woman né super eroi…
Spero di essere stata sufficientemente chiara! Per qualunque dubbio scrivetemi! E lasciate un commento o… no, questa frase devo tenerla in serbo per il quarto capitolo, quando sarò sicura che sarete divenuti XXX-dipendenti! (Secondo noi dovrai aspettare qualcosa come un milione d’anni! ndLettori).


-CHAPTER TWO: Presenze-


L’alba era da poco sorta, questo tuttavia non aveva impedito ad una giovane di fare il suo solito giro della foresta che si trovava vicino a casa sua. Dopotutto, quando mai non aveva fatto l’adorato jogging? Pioggia e neve? Sciocchezze per lei! Aveva temprato bene il suo corpo nel corso dei suoi sedici anni di vita ed era straordinariamente tenace…
Spesso però, questa sua tenacia si trasformava in qualcos’altro… “Caparbietà”, suggerì la sua mente. Lei sbuffò ad alta voce, costatando che il suo intelletto aveva ragione.
Nonostante non avesse un bel carattere era molto apprezzata a scuola ed era circondata da amiche che condivideva con la sorella. Si fermò ansante. Era felice, il suo modo di vivere la rendeva più che soddisfatta!
Eppure… c’era qualcosa che ancora le mancava… In cuor suo sapeva, sapeva ciò che poteva completare e rendere perfetta la sua vita, ma non voleva assolutamente prenderla in considerazione. Non poteva! Perché avrebbe significato dipendere da un altro essere umano con il quale avrebbe poi passato il resto della sua esistenza. E lei non voleva dipendere da nessuno, specialmente da… da un uomo.
Ebbene, era solo questo che avrebbe davvero completato la sua vita. Ma se tutti gli uomini erano come lei li vedeva… piuttosto si sarebbe fatta suora.
Ciononostante non poteva impedirsi di provare un pizzico di gelosia e di curiosità quando sentiva parlare le amiche su come erano state bene con il ragazzo con il quale erano uscite… Era più forte di lei! E dire che di ragazzi ne era pieno il mondo! Lei stessa aveva qualcosa come più della metà della componente maschile della sua scuola che le faceva il filo. Loro, però, non le interessavano. Lei avrebbe voluto qualcuno alla sua altezza, non solo come forza fisica, ma anche come sapere! Questo si era dimostrato il più grosso ostacolo mai incontrato…
Improvvisamente una scarica elettrica la trapassò da parte a parte, facendola irrigidire. Sorpresa, si guardò attorno in cerca di una qualunque presenza potesse essere a pochi metri da lei, non percependo altro che la natura che palpitava, come se fosse una spettatrice silenziosa di un incontro che avrebbe segnato la differenza anche per lei. Si rese conto di tremare lievemente. Perché mai le stava accadendo una simile stranezza? E proprio a lei! Era come se il suo corpo stesse riconoscendo un’altra fonte di vita umana a lei preclusa… Il che era pressoché impossibile! Insomma, come poteva il suo organismo entrare come in risonanza con qualcosa che la sua mente non poteva vedere ma che riusciva a percepire ugualmente come fattibile?! Era di fatto palpabile?! E perché, in nome dei Kami*, i brividi erano caldi e così intensi da farla sentire come una bambina sperduta nella foresta più oscura?! Non le piaceva…
Così come erano iniziati, i brividi e tutto il resto si arrestarono di colpo mentre, per la prima volta in tutta la sua vita, avvertiva un’aura che le fece battere forte il cuore.
Si voltò tanto rapidamente che, se le avessero chiesto di rifarlo, non ci sarebbe riuscita neanche sforzandosi fino allo stremo. E li vide. Là, sul ramo più alto dell’albero accanto a lei riuscì a scorgere, per quello che in termini di tempo poteva assomigliare al battito d’ali d’un colibrì, lo sguardo più intenso che nessuno le avesse mai rivolto… Due profondi occhi color dell’oceano… Kami-sama! Erano così… intensi e profondi da farle vibrare anche l’anima!
Un fruscio l’avvertì che il misterioso individuo se ne era andato e che lei era rimasta a fissare il ramo come una fessa. Istintivamente si portò una mano al cuore come per cercare di rallentarne i battiti… impresa più che ostica visto che proprio quel cuore era stato sul punto di farla svenire, tanto forti ne erano state le pulsazioni! Fece più volte dei respiri profondi e a poco a poco si calmò, riacquistando la lucidità perduta. Ma come poteva essere successo? Lei! Che si emozionava per un qualcosa di indefinito… LEI! Si era comportata da vera sciocca! Sì, ecco cos’era!
Tuttavia… i suoi occhi… Scosse la testa, cercando invano di accantonare quei pensieri dalla sua mente. Poi, all’improvviso, la trapassò una seconda scarica. Solo che questa non era come la prima: era fredda, carica di tutta la razionalità che l’aveva abbandonata in quei momenti. Quel tizio nascosto di certo la stava pedinando! Ma certo! Come aveva fatto a non accorgersene prima, dannazione?! Chissà da quando le… Un momento! Ieri sera lei e Kagome avevano visto due ombre! E una di quelle doveva essere della stessa persona di prima. Ne era certa, più che ceta! Se avesse potuto, si sarebbe giocata anche quello che non aveva!
Una rabbia indicibile prese possesso del suo corpo, mentre quest’ultimo veniva avvolto da un’aura blu: come…? Come aveva potuto incantarsi di fronte ad uno sguardo di qualcuno che neanche conosceva?! Perché era certa di non aver visto mai delle iridi così belle! Magari, a quell’ora, il misterioso paio d’occhi rideva alle sue spalle!
Furiosa con, e soprattutto, sé stessa, iniziò a correre a perdifiato, non volendo scaricare la sua rabbia colpendo nulla che poi non avrebbe potuto essere riparato.
Comunque, da adesso in poi avrebbe dovuto intensificare i suoi allenamenti… Gli eventi della sera prima e quelli appena passati l’avevano messa in guardia e, chissà perché, c’era qualcosa che le diceva che aumentare il ritmo le avrebbe giovato in un futuro non troppo lontano…


In una casa poco distante, ignara di ciò che era appena accaduto alla sorella, dormiva una bella ragazza, che nulla ne voleva sapere di alzarsi.
E ignara di quello che le succedeva attorno lo era davvero. Per esempio non sapeva che un’alta figura stava seduta sul suo letto accarezzandole la testa e guardandola con occhi dolci. Quando però si rese conto di ciò che stava facendo, la figura fece un balzo spettacolare all’indietro. Accidenti! Aveva totalmente perso la testa?! Non poteva avvicinarsi a lei così tanto! Anche se Kagome dormiva poteva comunque percepirla inconsciamente! E non era ancora il momento di farsi scoprire mandando tutto il suo lavoro a rotoli! Fu con questi pensieri che la misteriosa figura si dileguò nel nulla, come trasportata dall’improvviso alito di vento che entrò furtivo dalla finestra.
Kagome si svegliò di soprassalto. Si sentiva strana… come abbandonata… Aveva la certezza che qualcuno avesse vegliato su di lei quella stessa notte e che non fosse la prima volta che ciò accadeva… Se chiudeva gli occhi poteva sentire chiaramente il calore di una mano che le toccava i capelli dolcemente, amorevolmente… Il tocco gentile di una persona per lei molto importante. Sentiva che erano quelle le parole più giuste per definire la sua strana percezione… non riusciva, tuttavia, a realizzare ciò che, a livello incosciente, aveva già capito. Era come se la verità fosse imprigionata da chissà quale sigillo al suo interno…
“Abbandonata…”. Questa sgradevole parola le tornò in mente con una prepotenza incredibile. All’improvviso si alzò così di scatto dal letto, da finire a terra. Come diavolo le venivano in mente certe idee?! Qualcuno che vegliava su di lei?! Abbandonata?! Ma da chi?! E quando mai lei si era svegliata alle, guardò la sveglia, sei del mattino?! C’era da aggiungere che, oltre le strane impressioni di quello che con ogni probabilità era stato un sogno un po’ troppo realistico, non era mai passata dal sonno alla lucidità mentale in tre, massimo quattro secondi! In genere le ci voleva almeno mezz’ora! La cosa puzzava… e per “cosa” non sapeva se intendere l’intera faccenda o l’intenso odore di bruciato che proveniva dalla cucina…


Scese di sotto e vide una scena particolarmente divertente, almeno dal suo punto di vista. Akane si era messa ai fornelli e aveva cucinato uno dei suoi piatti “migliori”… somen e mentsuyu*, con la chiara intenzione di far morire qualcuno… in questo caso, il padre. Kagome osservò con divertimento Soun che cercava di liberarsi dalle catene che lo tenevano ancorato al muro, nel vano tentativo di sfuggire al suo più grande incubo divenuto realtà. In effetti, Akane non poteva certo essere definita una cuoca provetta, però il suo impegno era davvero incomparabile. Peccato che non si diventasse bravi solo con quello!
Raggiunse Nabiki, che pareva divertirsi un mondo nel vedere il capofamiglia ormai prossimo ad un attacco di cuore, e le sussurrò
-Questa è opera tua, vero?-
-Qualche dubbio in proposito?-
-Mai avuto, sorella.-
“Come pensavo… haha-ue non è riuscita a farlo parlare e ha chiesto aiuto a Nabiki, sicura che con le sue tecniche di persuasione avrebbe confessato… E Nabiki non ha avuto alcuna remora ad usare il mezzo più veloce… probabilmente anche lei è molto curiosa di sentire la storia di titi-ue*…” pensò Kagome osservando la sorella che sembrava un po’ troppo soddisfatta del suo operato “O forse voleva solo divertirsi un po’…”
-Forza Akane-chan! Non avere ripensamenti! Fallo e basta!- Nabiki incitò la sorella con gran trasporto.
“Ok, voleva solo divertirsi!.
-Soun caro, ti conviene dirci che cosa hai in mente!- gli fece notare la moglie. Soun, però, non era dello stesso avviso. Una volta che avrebbero scoperto ciò che aveva già organizzato… altro che cibi omicida! Gli sarebbe toccato ben altro! Anche se faticava a concepire qualcosa di più orribile dei piatti della figlia…
-Scusate, gente, ma io ho una fame da lupi! Vado a prepararmi la colazione!- disse Kagome affamata.
A quelle parole tutti gli occhi furono puntati su di lei.
-Che ho detto?!- chiese infastidita dal repentino cambiamento della famiglia. Persino Nabiki la fissava con stupore.
-Sei già sveglia?! A quest’ora?!- chiese la madre preoccupatissima, mentre il padre già riversava per la casa fiumi e fiumi di lacrime. Subito le furono accanto le sorelle che le chiesero se si sentisse bene e se si fosse resa conto di essersi già svegliata.
-INSOMMA BASTAAA!!!!!!!- gridò Kagome più per un attacco di isteria acuta che per riportare l’ordine.
-Sì, sono già sveglia e lucida, mi sento benissimo e adesso se non vi dispiace gradirei fare colazione!-. Detto questo, la ragazza si avviò verso la cucina sotto gli sguardi increduli degli altri.
-E smettetela di fissarmi come se fossi un’aliena!- sbraitò, facendo sussultare i familiari che erano rimasti imbambolati.


-Noi andiamo!- esclamarono in coro Akane e Kagome un paio d’ore dopo.
-Come siete carine vestite così!- commentò Kasumi sorridendo.
-Già! Chi dovete rimorchiare?-
-Noi non dobbiamo rimorchiare nessuno, i maschi sono tutti stupidi, Nabiki!- risposero in coro le dirette interessate.
-Brave, brave le mie bambine!- la voce di Soun ancora legato nel soggiorno si fece sentire forte e chiara.
-Mi raccomando: attenzione ai cattivi ragazzi, non parlate con gli sconosciuti e non attraversate con il rosso!-
-Insomma, tutta roba nuova… D’accordo, mammina!- di nuovo in coro.
-Ma vi siete sintonizzate sulla stessa frequenza?!- commentò Nabiki che, in risposta, si trovò davanti due linguacce.
-Bambine! Dove andate di bello?- chiesero una voce gracchiante alle loro spalle che riconobbero subito come quella del nonno.
-A fare compere ozii-san*!-
L’uomo annuì con fare saccente e accondiscendente, facendo sorridere le due: avevano il suo permesso. Non che non sarebbero uscite lo stesso, ma il nonno era legato ancora ai tempi passati e, dato che non era più nel fiore degli anni, era meglio fare il più possibile quello che diceva.
-Allora Nabiki, mi raccomando! Fallo parlare prima di mezzogiorno, in modo tale che, una volta rientrate, saremo in grado di trovare una soluzione a qualunque cosa abbia escogitato papà!- le ricordò Akane. L’altra semplicemente sorrise con fare da cospiratrice e si dileguò in salotto.


-Kagome-chan? C’è una cosa di cui dovrei palarti- disse ad un certo punto Akane, sicura di essersi allontanata abbastanza da casa e da orecchie indiscrete.
-Anch’io… mi è successa una cosa stranissima questa mattina-
-È a causa di questa cosa stranissima che ti sei alzata così presto?-
-Già-
-Allora esiste davvero qualcosa che riesca a svegliarti in un orario decente!- fece Akane sinceramente sorpresa.
-Non prendermi in giro, nee-chan!-
-Va bene, va bene! Tanto tocca a me svegliarti la mattina da più di tre anni!-
-Uffa! Quanto la fai lunga! Ho solo il sonno… un po’ pesante! Tutto qui!-
-Un po’ pesante?! Ma se lo scoppio di un cannone non ti scalfisce neanche!-
-E tu come fai a saperlo?- chiese indispettita Kagome.
-Perché ho tentato anche quello per farti svegliare!- sbottò montando in sella e dando il casco a Kagome che salì dietro di lei sulla moto.
Akane diede gas e partì verso il luogo d’incontro con le altre sue amiche.


-Dunque… vediamo un po’ questo… mh… mica male! D’accordo lo prendo!- esclamò felice la ragazza facendo ondeggiare la lunga e liscia chioma nera. Gli occhi viola brillarono per la soddisfazione di aver finalmente scovato la sua preda…
-Banzai*!- esclamarono in coro le due commesse e i tre commessi del negozio di scarpe che aveva avuto la sfortuna, per chi vi lavorava, e la fortuna, per chi lo dirigeva, di vedere uno spettacolo più unico che raro.
-Come, prego?- chiese innocentemente la ragazza.
-Oh niente, signorina! Se vuole seguirci…-
La ragazza non capiva perché tanta gioia in quei commessi… dopotutto aveva solo comprato un paio di scarpe per ogni vestito che possedeva e che aveva in progetto di comprare da lì a pochi minuti nel negozio accanto!
Guardò l’orologio: 12:00. Cacciò un urlo. Erano quasi due ore che stava lì a scegliere le scarpe! Maledizione! Avrebbe fatto tardi per il pranzo che le era stato preparato a casa!
“Non è giusto! Avevo addirittura chiesto che mi venissero preparati i miei piatti preferiti!” pensò sentendosi male alla sola idea di tutte quelle prelibatezze andate sprecate. “Poco male. Vorrà dire che questa volta me lo offrirà lui il pranzo!” scoccò un’occhiata fuori dalla vetrina dove due figure si stagliavano contro il sole ormai alto nel cielo.
-Signorina? È tutto a posto?- chiese il proprietario del negozio, molto attento a quella cliente fuori dal comune che senz’altro gli avrebbe fatto guadagnare molto e preoccupato del fatto, però, che i suoi lavoratori avrebbero potuto chiedere un aumento visto che, solo quel giorno, avevano lavorato per un’intera settimana.
-Affatto!- rispose lei scuotendo la testa.
-Bene, carta di credito o contanti?-
-Carta- fece lei guardando fuori e facendo segno di entrare alle due figure: di certo tutti quei pacchi non poteva portarli lei! Proprio no! Una signora non dovrebbe mai scomodarsi in simili faccende!
-Mi perdoni, signorina… la sua carta è quasi esaurita e non ci sono soldi sufficienti…-
“Oh, no! E ora? Accidenti!” pensò disperata, non accorgendosi che il suo viso era così contratto da essere in grado di far sorgere nel negoziante la paura che dentro la borsetta ci fosse qualcosa di poco ortodosso.
-Però… in fondo… non cadrebbe mica il mondo! No, non posso farlo!- borbottò tra sé la ragazza, cercando di convincersi a fare una cosa che si era tenuta solo come ancora di salvezza.
-Mi sono ripromessa di tirarla fuori solo in casi di emergenza… ma questa È una situazione d’emergenza! Non volevo ricorrere a questa, ma purtroppo non ho altra scelta!- disse con tono deciso, frugando nella borsetta. Intanto nel negozio era sceso il più compatto dei silenzi.
La ragazza fece un profondo respiro e…
-Kyaahhhhhhhhh! È armata! Aiuto!!!!!!- esclamò una delle commesse buttandosi a terra, seguita a ruota dai suoi colleghi.
-La prego signorina! Non mi faccia del male! Sono padre di sette figli, nonno di nove nipoti e zio di due gemelli! (però…!ndT) Può prendersi tutte le scarpe che vuole! Gratis!- urlò in preda alla disperazione il proprietario gettandosi ai piedi della ragazza che nulla aveva capito.
-È mai possibile che non ti si possa lasciare un attimo da sola?!- chiese scocciato un ragazzo alto dietro di lei dagli occhi castano- scuro e dai lunghissimi capelli neri.
-Ma… ma…!- cercò di spiegare lei.
-Signori, questa NON è una rapina, lei NON ha una pistola e se vi sbrigaste forse riuscirei a fare a meno della sua compagnia prima di domani!- sbottò sbrigativo il nuovo arrivato. Quelle parole, dette con calma e freddezza, non sarebbero state tanto efficaci neanche se fossero state una formula magica: infatti tutti scattarono in piedi imbarazzati e il proprietario tornò dietro il bancone scusandosi mille volte.
-Ecco… io… ecco la carta…- balbettò lei.
-Ma quella non è la carta di…- iniziò il ragazzo dietro di lei.
-Sì lo è, e non fare più domande!-
Lui la guardò con uno sguardo agghiacciante che fece drizzare i capelli anche a chi non era rivolto.
-Forza allora… prendete la mia roba!- ordinò con superbia la ragazza.
-Dici a me?- chiese indifferente il ragazzo guardandola, però, ancora male.
-Ovvio!-
-Molto bene… ehi, star vieni un po’ qui!-
Subito si avvicinò un alto ragazzo americano, biondo dagli occhi azzurri che raccolse i pacchettini e aspettò in attesa di ulteriori ordini.
-Perché lavora solo lui?- chiese indispettita la ragazza.
-Semplice: io non sarò mai il servo di un essere inutile come te!- ribatté velenosamente lui mentre i lunghi capelli neri oscillavano pericolosamente.
-Scusate, ma… ora che si fa?- chiese il biondo sommerso da tutti quei pacchi.
-Vorresti forse insinuare che io sarei inutile?!- urlò la ragazza furiosa.
-Non era forse chiaro? Eppure parliamo la stessa lingua… non lo capisci più il giapponese, ragazzina?-
I due litiganti non si erano affatto accorti che il ragazzo americano aveva parlato.
-Scusate…-
-Se qui c’è qualcuno di inutile, quello sei tu, bello mio!-
-Detto da te…!-
-Scusate…- riprovò il biondo.
-Idiota!- urlò lei.
-Oh, come mi ferisci!-
-Scusate…-
-CHE VUOI TU??!!- urlarono insieme contro il poveretto che se ne stava ancora in piedi aspettando i loro comodi.
-Ecco… adesso che si fa?-
-Si va a mangiare, ovvio! Ehi tu, offrimi il pranzo e forse otterrai il mio perdono!- disse la ragazza tornata calma di colpo.
-Prego?- chiese lui mentre negli occhi scuri già si potevano vedere lampi rossi.
-Ho detto che devi offrirmi il pranzo!-
-Te lo puoi scordare!-
-Bene allora! Si va a fare la pappa!- e, senza aspettare risposta dall’altro, lo afferrò e lo trascinò fuori del locale.
-Arrivederci!- salutò cordialmente il ragazzo biondo mentre si precipitava all’inseguimento degli altri due.
-Arrivederci- rispose al vento il proprietario del negozio, ancora sconvolto da quell’inizio di giornata tanto insolito quanto spossante.


-Ragazze, ho fame!- ripeté per la millesima volta alle sue amiche, mentre erano ancora in giro per la città.
-Lo avevamo capito, Vale-chan!- rispose Kagome ridacchiando. L’altra semplicemente sbuffò con fare stizzito e rispose
-E allora fate qualcosa!-
-Non sono in grado di fabbricare il cibo, non so volare e non trasformo tutto quello che tocco in oro!-
-Spiritosa Akane-chan, molto spiritosa!-
-Dai, adesso troviamo un locale aperto e mangiamo!-
-Sango-chan ha ragione! E poi non puoi lamentarti! Hai mangiato meno di mezz’ora fa!-
-Ma io ho ancora fame! Come te lo devo dire?! In turco?-
-Sai che non sarebbe una cattiva idea?-
-Gura-chan! Ti ci metti anche tu, adesso?!- disse la diretta interessata con tono piagnucolone e con una lacrimuccia agli occhi azzurri, scatenando le risate generali.
-Ecco un fast food! Presto!!!!!!!!- esclamò felice Vale trascinandosi dietro tutte le altre.
Appena entrate, la prima cosa che capirono al volo fu che il posto era pieno. Solo un tavolo in fondo era rimasto libero e, con orrore da parte di Vale, anche qualcun altro l’aveva preso di mira. Veloce spiccò una corsa a perdifiato: era questione di vita o di morte! Riuscì a prendere i posti, ma non fece in tempo a girarsi e a dire alle amiche che ce l’aveva fatta, che una nuvola nera le cadde addosso e subito due occhi spiritati si posarono su di lei.
-Lascia stare questo tavolo!- ordinò una voce ultraterrena.
-Neanche morta!- esclamò cocciuta lei.
-Padroncina Sumire! Aspettatemi!-
La furia parve calmarsi, rivelando una ragazza dal volto di porcellana e dagli stranissimi occhi viola. “Forse usa delle lenti colorate!” pensò Vale.
-Finalmente! Dove eravate finiti?!- chiese indispettita Sumire ai due ragazzi che poco dopo la raggiunsero.
-Sei sparita all’improvviso e non avevo voglia di seguirti per poi scoprire che non ti sei presa neanche l’ultimo posto- rispose freddamente il ragazzo più vicino. I suoi occhi si posarono su Vale, che si sentì ardere: che sguardo freddo aveva quel tizio! Eppure… le pareva anche così caldo! Sembrava potesse leggerle l’anima con quegli occhi scuri e profondi come la notte!
-Vale-chan!- la chiamarono le sue amiche accorrendo in suo aiuto.
-Guarda che il posto io l’ho preso! È solo che questa finta bionda me l’ha soffiato!-
-Quindi non hai posto a sedere- ribadì lui ancor più freddamente.
-Ehi, tu!- esclamò Vale che, avendo sentito Sumire parlarle a quel modo, si era risvegliata dallo stato di trance nel quale era caduta –Primo: io non sono una finta bionda! Secondo: il posto l’ho preso prima io! E tu sei arrivata in ritardo, quindi se cortesemente ci lasciassi pranzare…!-
-Io non sono arrivata in ritardo! Sei tu quella che ha ritardato, bambolina ossigenata!-
-Parla la gatta morta! Ti brucia così tanto non avere ragione in tutte le occasioni?-
-Vale, ora basta. Dai, è un posto! Troveremo un altro locale!-
-No, Gura-chan! Non amo sottostare ai capricci di una ragazzina viziata! Siamo in un paese libero, fino a prova contraria! E io voglio essere tale! Posso stare qui a discutere con lei anche per tutto il giorno, se necessario! Non te la darò vinta visetto grazioso!- Vale sentì il proprio corpo ardere… sì! Sentiva nuovamente quell’esaltazione prendere possesso di tutto il suo essere, come avveniva ogniqualvolta potesse dire la sua su di una questione, come quando sentiva di essere importante, di poter affermare la propria persona. Solo questo chiedeva.
-Ora basta, Sumire! Cerchiamoci un altro locale- decise il ragazzo girandosi e facendo sì che i suoi capelli neri gli coprissero il viso.
-No! Non ci sto!- ribadì Sumire.
-Se il posto l’ha preso per prima quella ragazza, allora è giusto lasciarle ciò che si è guadagnata- commentò asciutto lui.
-Ma…!- tentò ancora.
La frase di lei venne stroncata a metà da un suono molto particolare: un ringhio. Basso e profondo, il suono sembrava scaturire dalla gola del ragazzo che lentamente si voltò verso di lei, facendole venire i brividi. Prima che potesse rendersene conto, le sue gambe avevano iniziato a correre a perdifiato verso l’uscita inseguita dal compagno. All’urlo pazzesco che Sumire aveva lanciato involontariamente uscendo dalla porta, tutto il locale si era voltato per seguire la singolare scena. -Scusate la padroncina Sumire per come si è comportata- fece un ragazzo biondo alle spalle di Kagome e delle altre procurando in loro una cosa molto vicina all’attacco cardiaco –Il fatto è che… è abituata ad avere tutto- sospirò lui.
-Questo l’avevamo capito- commentò freddamente Akane, dopo essersi ripresa: erano così prese dai quei due che si rincorrevano che non si erano accorte del poveretto sommerso dai pacchi che non aveva fiatato durante tutto il tempo.
-Ciao, io mi chiamo Kagura!- fece una ragazza alta con degli incredibili occhi castani e i corti capelli neri raccolti in un elegante chignon.
-Io sono… Kenji- rispose imbarazzato.
-Loro sono Kagome, Akane, Valentina e…-
-E io sono Sango!- terminò un’altra ragazza dai lunghi capelli castani e gli occhi scuri tendenti al verde.
-Piacere di fare la vostra conoscenza… oh! Accidenti! Mi dispiace, non posso perdere altro tempo! Devo andare! Arrivederci!- le salutò frettolosamente correndo anche lui verso l’uscita, lasciando letteralmente le ragazze con un palmo di naso.


-Però…! Ce ne hai messo di tempo, eh? Ti sei divertito a fare salotto, Kenji?- fece una voce ironica dietro l’angolo appena svoltato dal biondo.
-Mi scusi padrone! Non accadrà più!-
-Non è questo ciò che importa ora. Dobbiamo ritrovare quell’impiastro, o ce la farà pagare-
-Sì, mio signore!-
-Dunque ci divideremo: io andrò a destra, tu a sinistra. Se la trovi, sai come chiamarmi- e senza aspettare la benché minima risposta, si dileguò.
“Quella ragazzina… come si chiamava? Ah, sì: Valentina. Non è un nome giapponese, probabilmente è straniera… Ha sprigionato un’energia poco fa… incredibile” pensò sinceramente meravigliato il giovane dalla folta capigliatura nera mentre s’incamminava verso la strada che certamente l’avrebbe ricondotto dalla ragazza con la quale aveva ancora un conto in sospeso.
“Stavolta non ti salvi, cara Sumire!”


CONTINUA…


PAROLE GIAPPONESI:
Kami = dio, quindi Kami-sama è un modo ancor più rispettoso per dire mio dio.
Somen = spaghetti molto sottili di grano tenero.
Mentsuyu = brodo in cui nitingere i somen.
ozii-san = nonno.
Banzai = evviva (è sempre meglio ripetere le cose! A scanso d’equivoci!)


Allora?! cosa ne pensate? Fa schifo, più che schifo o inclassificabile? Ditemelo voi! Comunque ricordo a tutti il mio indirizzo:

valechan_thebestlady00@yahoo.it


SCRIVETEMIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!
Kiss kiss a tutti e alla prossima!!!!!!


  
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