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Autore: Gloom    12/03/2011    1 recensioni
Per tutti, Mem è mitica: sempre presente per tutti, sempre disposta ad ascoltare, ad aiutare, a sorridere.
Eppure non permette mai a nessuno di avvicinarla troppo: l'unico che ci è riuscito è un Old Boy tenero e non troppo alto.
Ma Mem ha anche un padre, dilaniato dalla paura di perdere l'ultima donna della sua vita; qualche sua iniziativa potrebbe compromettere la fama della mitica Mem che tutti conoscono.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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(la sorpresa e pattinare pericolosamente)

Una vecchia Alfa verde bottiglia entrò in una rotonda, la percorse sgommando e prese l'uscita a destra.
Il ragazzo alla guida si divertiva un sacco a prendere le rotonde, c'era poco da fare.
 La macchina si fermò davanti ad un cancello in ferro battuto, un po' arrugginito, e si sistemò abilmente senza occupare troppo spazio. Il ragazzo che ne scese la chiuse con un bipbip del telecomando, si passò una mano tra i capelli, scaricò pochi bagagli e, ancora un po' emozionato, suonò un paio di volte al citofono.
Era raro che facesse sorprese: a lui piacevano le decisioni prese per tempo, in cui era meno probabile venir presi alla sprovvista, ma quella volta... insomma, aveva dato tutti gli esami che doveva dare, lì in Padania, e i suoi coinquilini erano tutti tornati alle rispettive case: perché non seguire il loro esempio? Qualche giorno in montagna gli avrebbe ridato un po' dell'aria buona di cui sentiva sempre la mancanza.
 -Chi è?- gracchiò suo padre dall'altra parte del citofono.
 -Papà, sono io!- esclamò lui, mentre un sorriso gli si allargava sul volto. Era a casa.
 -Oh, sei tornato! Sali-. Probabilmente anche suo padre era contento, dato che il suo tono di voce si era alzato improvvisamente.
 Il ragazzo si mise uno zaino sulle spalle ed impugnò il trolley, spinse il portone e si avviò vero l'ascensore. Com'era bello vedere tutti quei dettagli a cui era abituato essere ancora al loro posto... scoprì che, durante i mesi di lontanaza, aveva quasi dimenticato come fosse la fantasia del pavimento che stava calpestando in quel momento.
 La porta di uno degli appartamenti si aprì e ne uscì un uomo, talmente sorridente che pareva avesse appena vinto alla lotteria.
 -Ciao!- salutò il figlio, prendendogli il trolley e facendogli strada.
Era sempre stato così: niente effusioni, solo tanta felicità. Una caratteristica di quella famiglia da sempre un po' orsa...
 -Come vanno le cose?- chiese il ragazzo, dopo essersi liberato dei bagagli ed aver preso scompostamente posto sul divano del soggiorno.
 -Si tira avanti... ma com'è che sei qui? Non dovevi scendere verso febbraio?- suo padre era raggiante.
 -Ho un po' di giorni di pausa... c'è qualcosa da mangiare?-
 -Se avessi saputo che saresti venuto, avrei comprato qualcosa di più; intanto, prenditi un bicchiere d'acqua-.
 -Coca cola?-
 -La compreremo-.
  Padre e figlio rimasero a chiacchierare per un bel po': il vecchio voleva sapere tutto quello che era accaduto al suo pulcino durante quei mesi in cui non si erano visti, si informava dei suoi risultati all'università, ascoltava alcuni aneddoti sui suoi compagni di stanza. Si sentiva sereno, ed era grato al suo ragazzo per il clima che aveva portato.
 Chissà se avrebbe sortito qualche effetto anche su...
 -Mem dov'è?- chiese il ragazzo.
 -A scuola... dovrebbe tornare fra un po'-.
 -Ah-.
 Poche parole: il rapporto tra lui e sua sorella non aveva mai amato i dialoghi.
 Poco dopo, sentirono la porta sbattere e qualcuno entrate. Mem, appunto.
 La nostra amica si era accorta della macchina parcheggiata sotto casa e già si aspettava chi trovare in casa. Peccato che quello non fosse il periodo giusto per i ricongiungimenti.
 -Ciao- disse fredda quando si ritrovò suo fratello davanti. Si sistemò lo zaino di scuola sulle spalle e si rifugiò in camera, come se non vedesse il fratello da quella mattina e fosse ancora abituata ad averlo sempre per casa.
 Lui si voltò interrogativo verso il padre:
 -Ma... tutto bene?- chiese imbarazzato.
 Il padre sospirò: -ha diciassette anni. E' un'età complicata...- si inalberò.
 -E' successo qualcosa?- indagò il ragazzo.
 -Storia lunga... è a causa del suo ragazzo-.
 -Cosa?- il fratello presagì il peggio.
 -No no, puoi stare tranquillo. Mi sono solo preso un po' troppe libertà io...-
 Il ragazzo si fece raccontare la storia dall'inizio, per poi rimanerne scioccato. Non seppe come rispondere, quindi decise di lasciar cadere l'argomento. Cavolo, dopo tutto era appena tornato a casa: non aveva voglia di avvelenarsi da subito.
 Eppure, durante il pranzo si ritrovò ad osservare Mem; d'accordo che, per tutto il tempo in cui avevano vissuto insieme, non se l'era poi filata molto, ma... erano solo due anni che era lontano, com'era possibile che si fosse traformata così tanto?
 La vedeva più sciupata, più magra. I jeans le cadevano addosso, minimizzandole ancora di più le forme che -il ragazzo se ne accorse subito- altrimenti sarebbero potute essere molto più provocanti. Incosciamente, si sentì sollevato nel sapere che Mem non possedeva leggins (o almeno, così credeva). 
I capelli si erano accorciati ancora dall'ultima volta che l'aveva vista (il caschetto le copriva a malapena le orecchie e, sempre incosciamente, fu grato di sapere che sua sorella non amava i capelli troppo corti), e le occhiaie erano leggermente più scure.
Nel complesso, non sembrava star bene.
 Se ne dispiaque, ma lo stesso non pensò di intervenire; cosa avrebbe potuto fare, lui?

Grazie al cielo, ci sono gli imprevisti. Altrimenti, Mem sarebbe davvero precipitata nel baratro di depressione sull'orlo del quale stava pattinando. 

  
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