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Autore: Briseide    17/01/2006    4 recensioni
Non sai mai cosa può riservarti il destino.
Non fai neanche in tempo a ribadire quanta poca fiducia riponi in lui, che quasi per un orgoglioso senso di rivalsa, ti piomba tra capo e collo, e poi sono problemi tuoi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Viktor Krum
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Quinto capitolo.



E’ una sensazione assurda, quella che ho provato quando un giorno, nel bel mezzo della più quotidiana delle azioni, ho capito di aver imparato a vivere il mio passato.
Mi sono sentita sollevata e le ore della giornata sono volate.
Ero lì, che ancora cercavo di trattenerlo con me in tutti i modi, nel mio presente, quando ho capito.
Lascialo andare.
L’ho fatto. L’ho fatto davvero, e senza che io potessi essermene accorta, ho capito che avevo iniziato a farlo già da poco tempo prima.
Dalle tre circa di quel pomeriggio cioè.

Grattastinchi morì alle quindici e venticinque di alcuni pomeriggi dopo il giorno della cena e della bussola senza ago.
Hermione accarezzava ancora il suo pelo, quando all’improvviso, si era accorta che il suo corpo non sobbalzava più al ritmo del respiro.

Il veterinario aveva garantito che non aveva niente di anomalo.
“E’ solo molto vecchio”.
Aveva constatato accarezzando il suo pelo fulvo, non più lucido come un tempo.

Lei era rimasta a guardarlo per un po’ in silenzio, mentre il suo respiro rimbombava terribilmente nel silenzio della stanza e della sua anima.
Lo aveva guardato ancora per un quarto d’ora, all’incirca, accovacciata sul pavimento, con le spalle curve sul suo corpo, in intrepida attesa, della consapevolezza che era successo davvero.
Per i primi minuti aveva quasi trattenuto il pensiero che all’improvviso avrebbe potuto riprendere a respirare.

Poi aveva aspettato e basta, così come per tutto quel tempo aveva atteso che Ginny tornasse, che Ron trovasse se stesso e Harry ritrovasse la strada della realtà non apparente, dove invece si era rifugiato.
Allo stesso identico modo in cui, nei suoi silenzi e nei suoi sospiri muti, aveva atteso che il passato tornasse e inglobasse il presente.

Era una cosa impossibile a verificarsi.
E d’un tratto, non ne sentì né la necessità, né la conseguente mancanza.

Il giorno seguente si rese conto di quanto le fosse venuta in antipatia la sua casa, e quanto fosse inutile tornarci, ora che Grattastinchi neanche ci sarebbe stato più, appollaiato sulla poltrona, ad attenderla.
Come se lo avesse fatto mai realmente.
Si rese anche conto che in tutto quel tempo era tornata a casa spinta solo dal pensiero che c’era un gatto ad aspettarla, quando invece quello aspettava la morte, con placida aspettazione e stanca pazienza.

Va bene, allora.

Si alzò dal pavimento e aprì la stanza.
Prese due borsoni e li riempì di tutte le scatole che ci aveva messo.
Li chiuse e ne lasciò uno davanti alla porta della casa di Harry, e uno nel vialetto di quella di Ron.

Non fece altro, poi, se non tornare indietro, chiamare Victor, fare le valigie, chiudere casa e nascondere le chiavi in un posto che avrebbe rimosso con indifferenza dalla sua mente, sarebbe scivolato come seta dalla sua memoria, e andare in Bulgaria.

***

Quando Harry e Ron fossero tornati, se fossero tornati, avrebbero trovato un borsone davanti alle loro case, e se si fossero chiesti dove fosse finita la loro Hermione, avrebbero potuto consolarsi con quelle scatole e quel biglietto.

Ho aperto la porta.
Questi li lascio a voi, io non ne ho più bisogno.
Ho imparato a viverli, e ho trovato il modo di portarli e portarvi sempre con me.

Forse, un giorno, capiremo come incontrarci di nuovo.

In realtà, non li stava lasciando. Non avrebbe mai potuto farlo, perché per quanto fosse successo, erano lo stesso parte di lei. E forse era questa consapevolezza che le aveva concesso il permesso – accordato da se stessa – di andare via.

Tra le scatole colme di ricordi che gli aveva lasciato, ne avrebbero trovata un’altra poi, vuota.
Quando l’avrebbero aperta, sul fondo avrebbero preso tra le mani un biglietto.

Per i vostri desideri, espressi e non.

Non si era firmata, la sua firma, sperava che la portassero nel cuore.
Anche quando la immaginavano seduta in uno scompartimento di un treno che non fosse diretto ad Hogwarts, ma verso la fredda Bulgaria, dove avrebbe trovato una casa con un camino funzionante, e dove quel freddo l’avrebbe scaldata.

"Quando fai un errore, non pensarci troppo.
Fattene una ragione nella tua mente e guarda avanti.
Gli errori sono lezioni di saggezza.
Il passato non può essere cambiato.
Il futuro è ancora in tuo potere".
Hugh White



Fine

Note
Eccola finalmente, la fine. Grazie a tutti. E in particolare ad Helen Lance, puntualissima nelle sue recensioni ^^
Vi auguro di trovare un qualcosa (se non un qualcuno) di simile agli effetti di questo Victor Krum. ^^

Bris.

  
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