Serie TV > Star Trek
Segui la storia  |       
Autore: Ceci Princessofbooks    13/03/2011    5 recensioni
Le ossa sono ciò che sostiene i nostri corpi, e ci infonde il potere di compiere i nostri viaggi; sono ciò che protegge le nostre debolezze, e che ci consente di sollevare lo sguardo verso il cielo; le ossa sono dure, forti, rigide. Ma le ossa sono anche ciò che permette alle nostre mani di accarezzare, ai nostri volti di ridere, alle nostre braccia di stringere: e talvolta possono anche spezzarsi e scheggiarsi, perché affrontano ogni scossa e ogni colpo che tenti di ferirci, e a volte sono tutto ciò che ci impedisce di cadere.
Una raccolta di racconti sul Dottor Leonard McCoy, e sui legami che ha saputo intrecciare con i suoi compagni: perché tutti prima o poi scoprono che le ossa sono preziose, e insostituibili.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Leonard H. Bones McCoy, Spock
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Eccoci al terzo capitolo della mia raccolta! Come sempre, mi sembra prima di tutto opportuno ringraziarvi per i vostri commenti e per il vostro supporto; voi infatti non lo sapete, ma per me il terzo capitolo di una storia ha qualcosa di critico, perché è il momento in cui di solito corro il rischio di fermarmi tragicamente: quindi le vostre favolose recensioni sono state davvero importanti. Passando al capitolo, che credo vi interessi più delle mie bizzarre idiosincrasie, è nato dalla combinazione di una riflessione che mi indugiava da un po' nel cervello, e da un tema a me molto caro e molto classico: nonostante tutti gli stereotipi che li circondano, infatti, io sono una di quelli che alla menzione degli eroi, che siano i cavalieri della Tavola Rotonda o i protagonisti di un film di rudi Marines americani, rimane ineluttabilmente affascinata e commossa. Così ho mescolato tutto in una sequenza di periodi, e li ho costretti nella bocca del nostro Vulcaniano preferito. Ditemi se il trucco è riuscito.

Alla prossima, Ceci


Precious Bones


Spock, a differenza di ciò che molti dei suoi compagni dell’equipaggio supponevano, sapeva cosa fossero gli eroi.

Nonostante la lucidità rigorosa con cui aveva scelto d esplorare e giudicare il mondo, non era insensibile alla grandezza: negare che gli uomini potevano essere straordinari sarebbe stato illogico quanto ignorare che sapevano essere atroci. Da bambino, e poi durante la sua intera esistenza, non aveva anzi mai rinunciato ad ammirare altre creature, a riconoscere la luce di una natura eccezionale negli uomini antichi di cui apprendeva le opere o le parole; aveva immaginato e inseguito e prediletto miti, come qualsiasi membro di qualsiasi popolo. Il suo disincanto, la sua apparente incapacità di commuoversi di fronte a gesta e racconti, non nascevano da un' algida superbia Vulcaniana, o da una sorta di dispettosa diffidenza verso le manifestazioni di calda nobiltà umana: semplicemente, i suoi eroi erano sempre stati diversi.

Spock era stato cresciuto con l'ideale Vulcaniano di eroe. Ricordava bene il grande libro di fiabe della Terra, trapuntato di figure lussureggianti e fantastiche, che sua madre gli leggeva alla sera, ma per lui i veri eroi erano stati i signori della Logica: gli eruditi più austeri, i monaci più ascetici e rigorosi, gli uomini dal contegno solenne e dallo sguardo implacabile che talvolta visitavano suo padre nel giardino interno del loro palazzo. Erano modelli concreti e severi da perseguire con fermezza, idoli imperturbabili che non dovevano ispirare sogni ma precise ambizioni, lontani e duri come astri. Erano esseri rari che si erano votati completamente alla ragione, a quella freddezza abissale che pochi, anche nel suo popolo, avevano davvero compreso, che avevano avuto la nobiltà e il coraggio per rinunciare ad ogni egoismo ed ogni sentimento; creature che, più che compiere gesta strabilianti e uniche come gli eroi della Terra, avevano raggiunto con pazienza e dedizione i vertici più lontani e più perfetti dei principi della sua gente. Aveva quindi giudicato totalmente illogico, immaginare che quella virtù potesse fiorire anche tra creature turbolente e caotiche come gli umani; assolutamente impensabile, che luci simili potessero esistere proprio in coloro che lo accompagnavano nel suo viaggio tra le stelle.

Prima che il tempo e gli incontri affinassero la sua saggezza, e prima che i sorrisi pazienti dei suoi compagni mitigassero le asprezze della sua mente, Spock aveva ritenuto che le azioni e le scelte del Capitano e del Dottor McCoy potessero essere spesso affascinanti, bizzarre, generose, onorevoli, ma non eroiche; che non ci fosse altro modo di essere eccezionali che l’imparare ad abbandonare con sempre maggiore abilità le ombre e le nebbie che possono offuscare la coscienza, il disciplinare con la sola forza della propria mente gli impulsi e le passioni che gli altri popoli credono irrefrenabili: il librarsi tra le geometrie nette in cui lui trovava conforto. Aveva immaginato che al di fuori della sua civiltà e della sua filosofia, non potessero davvero esistere imprese e parole degne di diventare leggende. Presto, si era reso conto di quanto si fosse ingannato.

Ognuno di loro, aveva lentamente compreso, sia il Capitano, sia il dottore, sia lui stesso, davanti ai pericoli e ai sogni che avevano affrontato in quegli anni aveva compiuto gesti straordinari, esponendo il proprio corpo e la propria mente per proteggere un uomo, una terra, un’idea; in ognuno di loro, si era trovato a riconoscere i lampi di una lucentezza rara, come quella che traspare dai miti e dalle storie: e se non era la stessa che aveva sempre cercato e compreso, era comunque qualcosa di altrettanto eccezionale, e ugualmente prezioso. Tutti e tre, secondo l'opinione comune e infine anche la sua, possedevano la scintilla della grandezza, quella qualità impalpabile e leggendaria che aveva sempre saputo percepire così bene: semplicemente, dovevano seguire sentieri diversi per raggiungere quelle vette; innescare meccanismi differenti, per rivelare il loro potere. Il Capitano era quanto di più vicino avesse mai incontrato agli eroi della Terra che avevano vegliato sulle sue sere da bambino: un cavaliere intrepido e dorato, in grado di combattere con forza ogni insidia e sfidare con audacia ogni minaccia, ma che traeva tuttavia il suo valore da un’umanità incrollabile, e da una sconfinata lealtà per la sua gente e la vita che era in realtà amore. Ma questo non era stato particolarmente complesso, da accettare: si trattava in fondo di un valore accessibile, chiaro, familiare anche per un Vulcaniano che condivideva, almeno in parte, il sangue di quella stirpe.

Inizialmente, invece, non aveva visto quella scintilla nel Dottor McCoy: il medico non rientrava in nessun modello di eroe, né Vulcaniano né umano; e appariva troppo irascibile, troppo concreto, troppo fragile per esserlo. Aveva quindi dovuto osservarlo più a lungo, per accorgersi che quell’uomo era capace di pensieri e imprese ammirabili quanto le loro, e che in lui c'era la luce che molti scorgevano in Jim e in Spock stesso. E aveva dovuto studiare a lungo, con un’intensità quasi testarda, anche i modi in cui il Dottor McCoy conquistava i suoi vertici: perché spesso gli sembravano assurdi, dissennati, oscuri, persino folli, e tuttavia non poteva negare ciò che aveva ormai riconosciuto. L’aveva visto gettarsi fuori da un riparo durante una battaglia per soccorrere un caduto, senza curarsi dei proiettili o dello stemma sulla divisa del ferito; l'aveva osservato medicare senza guanti uomini divorati da mali contagiosi e terribili; l'aveva trovato a sanguinare sulle sue stesse mani, senza attenzione, per non sottrarre tempo ad un paziente. Una sera gli aveva anche chiesto perché agisse così, perché a volte, quando esercitava la sua arte, si comportasse in modo così sconsiderato e così pericoloso; il dottore curiosamente non si era irritato, ma gli aveva lanciato uno sguardo penetrante, sorpreso, e gli aveva risposto subito, come seguendo un istinto: -Perché io funziono così-.

Il primo Ufficiale si era interrogato spesso su quel rompicapo, su come combinare i frammenti confusi che nel corso del tempo il dottore gli aveva concesso; e alla fine, aveva trovato una risposta, un meccanismo.

Spock doveva distaccarsi dal mondo, rifugiarsi in un cosmo di linee vitree e chiarezze siderali per poter analizzare, combattere e forse debellare un'avversità: doveva spogliarsi del peso necessario e tremendo del sangue, dell'affetto, della lealtà, per tramutarsi in un essere dalla mente implacabile, dalla logica remota, senza passioni e senza pietà come le stelle. Il Dottor McCoy, invece, era il suo opposto: lui doveva gettarsi nel caos e nell'orrore, affondare le dita fino alle radici del dolore per vederlo, conoscerlo, estirparlo. Quando operava, o quando soccorreva un ferito durante le loro missioni, le sue mani si tendevano, sfioravano, stringevano, arginavano, fino a ricoprirsi di fluidi scuri, fino a impregnarsi di chiazze rosse e rigurgiti densi: perché in quelle occasioni nulla importava, se non evocare i suoi occhi e le sue dita, i suoi veri strumenti, ed usarli per scoprire il meccanismo segreto per alleviare la sofferenza di quel corpo e preservare quella vita. Per riuscirci, Bones aveva bisogno del contatto, di confondere il suo fiato con quello di chi stava curando, di avanzare attraverso il sangue e i veleni, mescolandosi ai tendini lacerati e alle urla terrorizzate, lasciandosi sommergere dai loro tocchi violenti. E ogni volta, ciò che gli sfiorava la pelle poteva rivelarsi fatale: avrebbero potuto essere gocce di liquidi mortali, cellule di virus, polveri di sostanze sconosciute, senza che Leonard vi prestasse attenzione; senza che si curasse di quanto di tutto quello potesse insinuarsi in lui, nei suoi respiri, nelle sue vene.

Spock era giunto alla conclusione che entrambi i loro sentieri fossero una sorta di prezzo, un contrappasso preteso dal mondo in cambio dei doni che aveva loro concesso: come se, mentre la sua reclamava nude, immobili lontananze, la mente del Dottor McCoy esigesse l'esperienza, le percezioni dei sensi, l'affondare fino al centro del male per liberare il suo potere. Anche nei sentimenti, aveva compreso il Primo Ufficiale, nulla cambiava: per consolare qualcuno, per ricomporre uno spirito spezzato, Leonard doveva spingersi fin nel profondo, lasciandosi marchiare dal dolore, e non preoccupandosi di evitare che lo strazio di un altro bruciasse e infettasse di nuovo le sue cicatrici. Era per questo che tante volte dopo una missione disastrosa aveva trascorso la notte nell'Infermeria, ad ascoltare gli orrori sussurrati dai sopravvissuti, con le loro teste nascoste contro la spalla e gli occhi accecati dalle lacrime.

La prima volta, il Vulcaniano lo aveva giudicato illogico; ma poi i discorsi che gli aveva rivolto il medico, e più ancora i prodigi che avevano compiuto le sue dita, lo avevano costretto a riconoscere i meriti di quel metodo azzardato, ad imparare a rispettarlo: persino ad apprezzarlo, e a temerne le conseguenze. Così, quando il dottore si chinava sui feriti di qualche remoto pianeta, sondando e riparando con la sua ferma, stupefacente delicatezza, si era ritrovato ad osservare le mani di Bones, senza poterselo impedire, trattenendo il fiato mentre premevano su membrane marce e si coprivano di fiotti oscuri. Sapeva di ammirarlo per il suo coraggio, per quella capacità sconvolgente di affrontare qualunque minaccia immergendosi nel suo potere e accettando il rischio di rimanerne ferito, nonostante il suo corpo fosse tanto più fragile e vulnerabile di quello di un Vulcaniano; sapeva che quello era il suo modo di essere un eroe. Ma nonostante tutto Spock non poteva evitare che ogni volta in cui McCoy si sollevava dai suoi pazienti, barcollando sotto i grumi del sangue e dello sfinimento, un brivido sottile di paura gli formicolasse lungo la schiena; e allora non poteva che porsi silenziosamente, ostinatamente al suo fianco, pronto a sostenerlo, nel caso in cui il veleno fosse riuscito infine a lambirgli il cuore.


   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Star Trek / Vai alla pagina dell'autore: Ceci Princessofbooks