“Non hai paura?” chiese Onigumo a
Jigoku, che giaceva legato in un angolo.
“Paura di voi due mocciosi?
Figurati!” rispose l’altro, sprezzante.
“Però dovresti” disse Onigumo
mostrandogli il coltello e passando la punta sulla sua fronte “Non ti ucciderò con
un colpo solo, sai”
Premette la lama sul collo, e un
filo di sangue ne uscì.
“È tutto quello che sai fare?”
ghignò Jigoku. Onigumo gli diede uno schiaffo.
“Perché fai il coraggioso?” Tu
hai paura, lo so. Tutti hanno paura di fronte alla morte. Perché non vuoi
mostrarla?”
“Perché vuoi vedermi impaurito,
Onigumo? Vuoi dimostrare a te stesso che siamo tutti vili come te?” rise
Jigoku.
Il mio amico divenne furioso.
Afferrò un orecchio di Jigoku e “Ora vedrai” mormorò, e iniziò a tagliarlo,
lentamente, premendo il coltello sulla tempia, facendo sprizzare il sangue.
Jigoku strinse i denti, lo vidi serrare convulsamente i pugni per non urlare.
Terminata l’operazione, Onigumo prese l’orecchio mozzo e sanguinante, e lo
agitò davanti agli occhi della vittima, ridendo.
“L’altro te lo lascio. Devi
ancora sentire la mia voce. Così come io ti sentirò urlare di terrore”
Jigoku non rideva più, ma
nonostante il dolore restava calmo.
“Povero illuso” disse “Ho visto
tante morti. Tante volte, prima di diventare un capo potente, ho rischiato di
morire. Anche peggio di così. Da giovane ero soldato, e ho visto i miei
commilitoni colpiti allo stomaco morire tra spasmi atroci e pensavo che anch’io
sarei finito così. La tortura che mi infliggi ora non è così diversa da quella
lenta agonia, anche se molto più stupida”
“Io sarei stupido?” chiese
Onigumo minaccioso.
“Se hai bisogno di vedermi
implorare per sentirti bene, sei davvero uno stupido. Se ti facessi contento
avrei salva la vita, vero? Anche tu hai imparato la lezione, ma la applichi per
motivi così ridicoli… sei un idiota completo”
“Continui a fare il baldanzoso,
bastardo” ringhiò Onigumo “Speri di confondermi così, è vero? Ma non mi lascio
incantare dalle belle parole. Tu sei nelle mie mani, lo vuoi capire? Dai sfogo
alla tua paura, se vuoi evitare il peggio”
Jigoku alzò la testa e lo guardò
negli occhi, senza dire niente. Si limitò a fissarlo, e sotto quello sguardo
Onigumo, quasi meccanicamente, fu costretto a chinare il capo. Ma fu un attimo.
Tremò per un accesso di rabbia e alzò il coltello, ma subito, come per un’idea
improvvisa, lo lasciò andare, e afferrò Jigoku per il bavero.
“Ti piace guardare? Rimedio
subito…”
Io che osservavo credevo di
assistere ad uno strano incubo: molto lentamente Onigumo infilò l’indice nella
cavità dell’occhio destro di Jigoku, il quale con uno sforzo terribile riuscì a
soffocare le grida, ma non potè impedire un mugolio acuto. Muovendo lentamente
il dito, per provocare più dolore, Onigumo tirò via il bulbo oculare, e con
esso un fiotto di sangue che riempì velocemente l’orbita rimasta vuota.
“Hai paura adesso, vecchio?”
Jigoku ora sembrava davvero
vecchio, tante erano le rughe che gli aveva creato il dolore. Era pallido e
coperto di sangue, il suo corpo legato tremava come se avesse le convulsioni.
Ma a sentire le parole di Onigumo si calmò di botto. Restò per lunghissimi
attimi in silenzio, respirando profondamente. E rise. Jigoku rise, ed era una
risata aperta, squillante, come quella di un bimbo che avesse ricevuto un
regalo.
Onigumo non ci vide più. Afferrò il coltello e vibrò tre, quattro, tanti colpi, finché il corpo di Jigoku non cadde a terra, informe massa sanguinante