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Autore: CherryBomb_    13/03/2011    4 recensioni
Arianna e Ilaria, sedicenni, amiche da qualche anno. Fanno parte di quelle ragazze che sono convinte che il principe azzurro non esiste.
Arianna non ha mai avuto il ragazzo, Ilaria non lo ha da due anni e mezzo. Ormai sono abituate a questo loro stato di "zitellaggio", ma una serata diversa cambierà le loro vite. Ci saranno molti intrecci, ritorni di fiamma, non sarà tutto semplice, anche se all'inizio potrà sembrare così.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 37

Auguri piccola.

Ary POV
Era il giorno del mio compleanno e la mia voglia di andare a scuola era sotto zero.
Già gli altri giorni era bassissima, ma quel giorno lo era ancora di più.
Era una fredda e buia mattina di fine ottobre ed io non volevo andare a scuola, ma purtroppo mi toccò andarci.
Quando uscii dalla mia camera, trovai mia mamma che sorrideva come una scema e mio papà con la bocca aperta che guardava dalla finestra.
-Che succede?- chiesi vedendo che tutti erano scombussolati.
-C’è c’è…- mio papà che balbettava era un evento da segnare sul calendario.
-No, Paolo. Non dirle niente. Ciao tesoro. Ci vediamo oggi. Vai a scuola- disse mia mamma spingendomi fuori casa e chiudendomi la porta in faccia.
-Ma che…- dissi nel momento stesso che mia mamma mi chiuse la porta in faccia.
Mi girai ancora non capendo quel comportamento e… parcheggiata davanti casa mia una Lamborghini bianca, appoggiato sul cofano Edo con un mazzo di rose rosse in mano.
Lo guardai con la bocca aperta, lui mi sorrise.
Lentamente cercando di non inciampare, scesi gli scalini.
Arrivando sempre più vicino la macchina notai che sulla fiancata della macchina ci fosse uno striscione.
“Auguri piccolina. +17. Ti amo.”
Frase semplice, ma tremendamente carina. Mi stavo per mettere a piangere e poi vederlo con le rose in mano con quel sorriso.
Mi misi a piangere mentre andavo ad abbracciarlo e baciandolo.
Lui mi accarezzò il viso e con il pollice mi tolse le lacrime dalla guancia.
-Auguri piccola.- mi disse dopo che ci fummo baciati.
-Grazie.- disse ancora con gli occhi chiusi.
Aprii gli occhi e trovai lui che mi guardava felice e con un enorme sorriso sulle labbra.
Ci guardammo per interminabili minuti.
-Dai, vieni che ti porto a scuola.- mi disse sorridendo e salendo in macchina.
Io raccolsi lo striscione, lo piegai per bene e salii in macchina.
-Sarà meglio che avviso la Ila che non ci sarò in fermata.- dissi cercando il cellulare nello zaino.
-Tranquilla, è andato Simo a prenderla.- mi disse Edo mettendo in moto, provocandomi mille brividi solo per il rombo del motore.
Sembravo una scema e potevo sembrare una scema, ma io per i rombi dei motori delle macchine impazzivo e poi, ero seduta in una Lamborghini. Dovevo godermi quel momento.
-Quindi, non sono l’unica ad avere una sorpresa stamattina.- gli sorridendo e cominciando a guardare per tutto l’abitacolo.
C’era profumo di sedili in pelle, di nuovo.
Gli interni era neri, lucidi, bellissimi.
Tornai un attimo a soffermarmi sull’odore che c’era in macchina.
Nuovo? Non è che questo cretino ha preso la macchina nuova, né?
-Edo, ma come hai fatto ad avere questa macchina?- gli chiesi io un po’ preoccupata.
-Che gusto c’è ad avere un fratello che vende belle macchine se non posso chiedergliene una in prestito ogni tanto?- mi chiese ridendo.
Tirai un sospiro di sollievo. Non avrei mai potuto sopportare di dover vedere quella macchina tutti i giorni, non che mi desse fastidio, sia chiaro, solo che il mio povero cuoricino non avrebbe resistito a tutti quei rombi.
Decisamente meglio.
Avevo ancora sonno, nonostante fossi con Edo e avrei dovuto svegliarmi, ma il tempo non migliorava la situazione.
Se fosse venuto a piovere mi sarebbe dispiaciuto parecchio per la macchina. Non volevo che si rovinasse e se fosse venuto a grandinare? Non potevo nemmeno pensarci.
Raggiungemmo la scuola in un battito di ciglia o almeno a me sembrò tale.
Scesi dalla macchina forse un po’ in imbarazzo perché ero al centro dell’attenzione ed io odiavo esserlo, come la Ila.
Erano le sette e mezza e a quell’ora la maggior parte degli studenti arrivavano a scuola.
Bene, ma perché tutti guardano me? Ok, va bene . Guardano la macchina non proprio me, però alcuni guardano me che sono scesa dalla macchina. Ok,Ary rilassati.
Respirai. Edo mi mise un braccio intorno alla vita.
-Respira, tranquilla.- mi disse sorridendo.
-Lo dici facile tu. Sei sempre al centro dell’attenzione con la tua notevole bellezza. Io odio essere al centro dell’attenzione.- dissi sbuffando infastidita.
Ci mettemmo al solito posto ad aspettare la Ila e Simo. Chissà che fine avessero fatto.
-Piaciuto il regalo?- mi chiese abbracciandomi da dietro.
-Sì, parecchio- strinsi le mie mani alle sue.
-So che non è molto, ma non sono molto bravo con i regali- dalla sua voce potei capire quanto fosse imbarazzato.
Mi girai a guardarlo e lo vidi leggermente rosso.
-No, non ti devi preoccupare Edo, a me va benissimo, è il pensiero quello che conta e non il regalo vero e proprio. Comunque, sappi che mi è piaciuto un sacco, anche a mio papà – scoppiai a ridere.
-Be, allora se è piaciuto anche a tuo papà, posso stare tranquillo, no?- disse in tono ironico.
-Cos’hai contro mio papà?- gli chiesi incrociando le braccia.
-Ma niente- rise di gusto- solo che una volta mi odiava e sapere che ha gradito anche lui il mio regalo mi fa piacere, non lo nascondo.
-Uhm, spero che sia solo questo.
-Lo giuro, solo questo
Mi avvicinai a lui per lasciarli un bacio a fior di labbra.
-Ne voglio ancora uno – mi sussurrò sensualmente ancora a contatto con le mie labbra.
-E se io non volessi?- sussurrai.
-Mi sentirei molto offeso e probabilmente me ne andrei lasciandoti qua da sola.
-Faresti una cosa del genere il giorno del mio compleanno?
-Potrei fare anche di peggio.
-Non sapevo fosse così cattivo, Signore- gli misi le mani sul petto e mi avvicinai maggiormente a lui. Quanto stavamo flirtando da uno a dieci?
Lentamente baciai le sue labbra, senza cercare un contatto più profondo fino a quando lui non mi mise una mano sulla nuca e delineò le mie labbra con la lingua in un tacito permesso di entrare.
Ci assaporammo, ci assaggiammo senza nessun ritegno.
-Ragazzi, una stanza quando si sta in queste condizioni sarebbe gradita.- la voce di Simo mi arrivò quasi ovattata. Ero talmente in un altro mondo che non sapevo nemmeno dove mi trovassi. Esisteva solo Edo, io e quel bacio passionale e togli-fiato.
Ci staccammo di mala voglia guardando malissimo Simo.
-Scherzavo, guardate. Facciamo andare indietro il tempo e facciamo finta che non abbia mai detto niente, ok? – sorrise.
-Ormai ci hai disturbato, adesso ci sopporti e ci parli insieme.- disse Edo.
-Da quando tu parli al plurale?- gli chiese lui.
-Da quando tu hai la ragazza?
-Touchè
-Comunque, auguri!- la Ila venne ad abbracciarmi –Se solo non stavi facendo qualcosa di decisamente interessante, ti avrei fatto gli auguri meglio, ma purtroppo, o forse per fortuna, eri impegnata- ammiccò come una stupida.
-Allora, ragazzi, oggi combiniamo qualcosa?- chiese la Ila andando ad abbracciare Simo.
-Cosa dovremmo combinare?- chiesi io perplessa.
-Come, cosa dovremmo combinare. È il tuo compleanno, giusto? Andiamo da qualche parte, non so, alla freccia, a mangiare un gelato.
Un gelato? Ila si era completamente bevuta il cervello? Era fine ottobre, faceva freddissimo e lei voleva andare a prendere un gelato? L’avevo sempre detto che la mia amica era fuori di testa, ma non pensavo così tanto.
-Ila, siamo ad ottobre e tu vuoi prendere un gelato?
-E perché no? Io lo mangio anche a dicembre se mi viene voglia.
-Basta che certe voglie non ti vengano per altri motivi- aggiunse serio Simo.
Lei gli diede un sberla.
-Ahia – si massaggiò la testa.
-Sei un cretino- proruppe guardandolo male –massimo è colpa tua, tesoro, mica mio, cioè, anche, ma da sola non farei niente.
-Ok, va bene, va bene, mi rimangio quello che ho detto. Fai finta di niente- alzò le mani in segno di resa.
Quei due non sarebbero cambiati mai.
Restammo a parlare del più e del meno ancora un po’ e poi salimmo in classe.
Durante le prime tre ore di lezione, mi soffermai a pensare sul mio rapporto con Edo, cioè sul nostro rapporto.
Non era cambiato da quando avevamo fatto l’amore insieme, anzi era migliorato. Non era il rapporto scherzo che avevano la Ila e Simo o un continuo punzecchiarsi, ma mi piaceva.
Non dovevamo per forse finire a farlo se la situazione era leggermente alle stelle, anche se la maggior parte delle volte succedeva.
Per mia fortuna, mio papà non aveva ancora scoperto nulla, anche se forse sospettava qualcosa.  Non volevo immaginare la sua reazione se l’avesse saputo, anche se forse un giorno gliel’avrei detto.
Quando sarei stata maggiorenne.
Le prime tre ore passarono velocemente e la Ila a ricreazione venne a darmi IL regalo. Perché era un regalo davvero bellissimo.
Sono sempre stata fan dei Guns ‘N Roses, cioè sempre, me li ha fatti conoscere un ragazzo che avevo conosciuto tramite chat e li ho subito amati. Non ho mai avuto la possibilità di comprare tutti i cd originali e così le canzoni le ho sempre scaricate, ma da quel giorno avrei potuto dire di averli tutti.
Quella pazza della mia migliore amica mi aveva regalato tutto il repertorio dei Guns in cd, originali. Ogni singolo cd era tra le mie mani.
Avevo la bocca completamente aperta e non sapevo cosa dire. Non sapevo davvero come esprimere la mia felicità, anzi forse un modo lo trovai perché piansi.
-Grazie. Davvero. Com’hai fatto a trovarli tutti?- le chiesi asciugandomi una lacrima con il palmo della mano.
-Mi ha dato una mano Simo.- mi disse lei sorridendo felice.
Passammo la ricreazione a ridere ed a scherzare.
Finché suonò e lei se ne tornò in classe.
Le tre ore successive le passai ancora a pensare, a rimuginare su qualsiasi cosa, non avevo per niente voglia di seguire la lezione.
Aspettavo in ansia l’ultima ora perché sarei andata a mangiare il gelato con Edo, la Ila e Simo.
A fine ottobre noi mangiavamo il gelato, ma io mangiavo il gelato in pieno inverno se ne avevo voglia.
Quando alle 13.20 uscii da scuola vidi il mio angelo personale al calorifero.
 
 
 
 
 
Edo POV
Avevo passato tutto il giorno a pensare alla mia piccola.
Da quando avevamo fatto l’amore per la prima volta, l’amavo ancora di più. Il nostro non era un rapporto completamente fisico, potevamo coccolarci senza per forza arrivare a farlo e questo mi piaceva davvero molto. Non avevo mai sopportato avere rapporti che si basavano prettamente sul rapporto fisico, non c’era sentimento, non c’era niente, non si faceva altro che finire a letto tutte le volte che ci si vedeva e non mi sembrava una bella cosa.
Con Jessica il mio rapporto era così. Rapporto prettamente fisico, non parlavamo quasi mai di niente, ma con la mia piccolina, tutto era diverso. Io ero diverso. E questo mi piaceva.
Il pomeriggio sarei dovuto andarla a prenderla insieme a Simo.
Avevamo deciso di portare le ragazze al centro commerciale per mangiare un gelato e fare un giro, così avremmo anche festeggiato il compleanno della Ary.
Ovviamente, tutti accettarono. Ormai eravamo praticamente inseparabili, tutti e quattro e ci divertivamo davvero tantissimo ad uscire tutti insieme, anche solo per andare a prendere un dvd in videoteca. 
Le 13.20 si avvicinarono ed io e Simo partimmo, ovviamente sulla sua macchina. Simo odiava non guidare.
Arrivammo in tempo per vederla uscire dalla classe e per veder arrivare la Ila con la Fede.
Con il tempo avevo imparato a conoscere anche la Fede, era davvero simpatica e mi chiedevo come facesse ad essere ancora single, gliel’ho chiesto molto spesso, ma diceva di non saperne il motivo.
La salutammo, salimmo in macchina e ci dirigemmo verso il centro commerciale.
Appena arrivati prendemmo il gelato nella yogurteria e ci andammo a sedere in un tavolo.
Io avevo davanti la mia piccolina, alla mia destra Simo e davanti a lui la Ila.
Non so come mai, ma in quell’occasione decidemmo di metterci in quel posizione.
Non sapevo di essere in pericolo di morte finché la mia piccolina non cominciò a mangiare il gelato.
Leccava il cucchiaio, se lo metteva in bocca in un modo sensuale, da farmi eccitare immediatamente. Lei non se ne rendeva conto, rideva e scherzava con gli altri, ma io l’unica cosa che sapevo fare era guardare la sua bocca che si chiudeva sul cucchiaio o la sua lingua che lo leccava.
La mia eccitazione era alla stelle, anche se non era la prima volta, ma almeno le altre volte eravamo da soli e non in pubblico.
Dovevo trattenermi, ma ormai non sapevo più cosa fare.
Tutto di lei mi sprizzava sensualità e mi faceva venire in mente pensieri poco casti e puri. Da quando l’avevamo fatto la prima volta, la mia mente non sapeva nemmeno più cosa voleva dire essere pudico.
Ogni suo movimento mi faceva venire in mente fantasie che non oserei ripetere, la maggior parte delle volte potevo dargli “sfogo”, ma non in quel momento.
In quel momento eravamo davanti alla sua migliore amica e al mio migliore amico che forse non si sarebbero scandalizzati, dato che loro facevano di peggio, ma non mi sembrava il caso farlo in un centro commerciale, non volevo essere arrestato per atti osceni in luogo pubblico.
Cercai di concentrarmi a mangiare il mio gelato senza guardarla minimamente, ma immancabilmente mi cadeva lo sguardo su di lei.
Per mia fortuna, finii il gelato, ma fece una cosa peggiore.
Si mise a leccare l’interno della coppetta in un modo dannatamente erotico che ormai non riuscivo più a trattenermi.
I pantaloni stringevano troppo ed io ormai non capivo più niente.
Simo in parte a me rideva, come la Ila davanti a lui, l’unica a non accorgersi dell’effetto che mi faceva, era lei.
Finimmo tutti di mangiare il gelato e andammo a fare un giro.
Cercai di calmare il mio testosterone impazzito e passai il pomeriggio più tranquillo che potessi immaginare.
A parte quel piccolo episodio che aveva rischiato di farmi morire d’infarto per il resto andò tutto bene.
Riaccompagnammo le ragazze a casa e tornammo alle nostre rispettive case.
Da solo pensai alla scena con il gelato ed il mio amichetto mi fece una visitina.
Com’era possibile che quella ragazza mi facesse quell’effetto, quando non faceva niente di speciale?
Ormai ero innamorato perso. Non c’erano dubbi.
 

 

 

 

 

Buonasera! Come promesso, eccomi qua a postare un nuovo capitolo. L’avevo promesso per farmi perdonare e sapete che mantengo sempre le promesse. xD
Allora, rileggendo il capitolo a distanza di mesi da quando l’ho scritto mi sembra tutto troppo esagerato e assurdo, però fa niente, il capitolo era nato così ormai 9 mesi fa ed era giusto rimanesse così.
Un capitolo abbastanza leggerino e carino, penso e spero. La parte finale POV Edo mi sembrava qualcosa di carino e mi sono divertita troppo scrivendolo e rileggendolo.
Avviso che dal prossimo capitolo saremo già dentro nei capitoli che porteranno alla fine della storia. I prossimi quattro capitoli saranno dello stesso giorno, ogni capitolo visto da un punto di vista diverso: prima sarà Ary che ci racconterà la mattinata delle ragazze, secondo Edo che racconterà la mattinata dei ragazzi, poi Ila che racconterà il pomeriggio e quello che succederà e per finire Simo che anche lui racconterà il pomeriggio. Leggendo i capitoli capirete cosa succederà in quella giornata e cosa festeggeranno. =)
Con il capitolo di Simo saremo al 58, quindi -2 capitoli alla fine della storia, ho voluto fare una cosa del genere perché volevo far lasciare un saluto da tutti a modo loro e poi ci sono altri motivi che spiegherò con i capitoli.
Be, ormai questa storia sta giungendo alla fine e quei quattro capitoli ne sono la prova.
Ringrazio come sempre le persone che hanno aggiunto la mia storia ad una qualsiasi delle liste e a quelle che mi hanno inserito come autore preferito. Grazie davvero. *_*
Alla prossima ^_^
   
 
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