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Autore: Cherry Berry    13/03/2011    1 recensioni
Disneyland acid trip. Perché?
Immaginiamo che la bella addormentata sia una ragazza qualunque con una grave malattia terminale, che per caso investe il cacciatore di Cappuccetto rosso e che quest'ultima sia una ragazzina decisamente strana... A cosa ci porterà questa mescolanza di fiabe che tutti conosciamo rivisitate in chiave moderna? Ad un disneyland acid trip, un viaggio piuttosto particolare fra le più famose fiabe di quando eravamo bambini.
"«Posso sapere perché ti porti dietro un fucile?»
L’uomo al suo fianco, infatti, aveva un fucile di precisione appoggiato sulle ginocchia.
«Ero a caccia.»
«A caccia di cosa?» A caccia nel pieno centro della città?!
«Cacciavo un lupo cattivo.»
Aurora non si voltò di nuovo nella sua direzione, pensando tra sé che quel tipo doveva essere completamente matto, oppure il suo trauma cranico era peggiore di quanto pensasse."
Genere: Azione, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disneyland Acid Trip

1. Sleeping Beauty

Sometimes when we're young, and always on the run
It gets so dark and I know that place yeah-ee-yeah!
So don't be too concerned, you got a lot to learn
Well so do I and we've got plenty of time yeah-ee-yeah!
Don't fall off the track yet with so many races to go
Hold on!

[Unbound, the wild ride - Avenged Sevenfold]

Aurora sedeva al bancone del bar con una bottiglia di birra in mano. I suoi lunghi capelli cadevano in un’onda dorata sulla sua schiena, le lunghe gambe pallide erano accavallate con grazia e i luminosi occhi verdi fissavano il vuoto. Svuotò d’un sorso il suo drink, sbattendo il contenitore vuoto sul ripiano ligneo.

«Un’altra, per favore.»

Il barman le portò ciò che aveva richiesto e lei ringraziò con un sorriso luminoso. Mentre sorseggiava la seconda birra della serata, osservò con circospezione la sala affollata. Odiava il sabato sera. C’era sempre troppa confusione, si sentiva a disagio. Finita anche la seconda bottiglia, la giovane donna si alzò dal suo posto, pagando e uscendo in fretta dal locale. Camminando verso la sua auto, la sua presenza attirava l’attenzione di parecchi uomini presenti sul marciapiede affollato, che si voltavano verso la sua figura avvolta in un abitino blu aderente e scollato. Salì sulla sua cabriolet nera decappottabile, guidando verso lidi migliori. Sapeva dove avrebbe potuto trovare un posto dove divertirsi e non pensare al fatto che l’indomani avrebbe compiuto diciannove anni. Cosa che la terrorizzava.

Aurora era nata con una grave malattia genetica di tipo terminale. I medici le avevano diagnosticato questa rara patologia quando aveva all’incirca tre anni, dicendole che entro i diciotto sarebbe caduta in un coma irreversibile. I suoi genitori non le avevano tenuto nascosto nulla, dicendole da subito, quando poteva capire realmente di cosa si trattasse, che era affetta da quella malattia. La ragazza non si era mai fatta troppi problemi al riguardo, aveva deciso di vivere la vita fino in fondo, invece di rinchiudersi tra le mura di un ospedale e sottoporsi a delle cure palliative che avrebbero soltanto allungato la sua agonia. Aurora non era diventata una suorina devota ad un dio inesistente, non si era rinchiusa in casa alla ricerca di protezione. Aveva deciso di darsi all’alcol e alle feste, di divertirsi e godersi la vita, finché era in tempo. Aveva praticato parecchi sport estremi e, nonostante tutto, tra lo stupore generale aveva compiuto e sorpassato i diciotto anni senza manifestare sintomi della malattia. E dunque, avvicinandosi ai diciannove, il terrore l’aveva colta.

L’automobile percorreva a gran velocità le vie cittadine, ingombre dal traffico del sabato sera. Ah, quanto odiava i sabati. Per fortuna la giovane donna conosceva parecchie scorciatoie. Prese dunque una stradina laterale per evitare un incrocio che sicuramente sarebbe stato bloccato dalle macchine, e si diresse verso la sua destinazione. La traversa era buia, pochissimi lampioni ai lati della strada. Una stranissima sensazione colpì la guidatrice, che si sentì osservata. Volse lo sguardo al marciapiede, ma non vide anima viva. O almeno, nel buio non le parve di riuscire a distinguere nessun essere vivente. In quei pochi istanti in cui i suoi occhi si erano rivolti altrove, però, qualcosa aveva urtato il suo mezzo, finendo contro il parabrezza e rotolando poi per terra, nel momento in cui la donna frenò di colpo. Col respiro affannoso, aspettò qualche secondo prima di scendere dall’auto. Che cazzo aveva investito?

Una figura scura giaceva sul terreno. Non riusciva a capire se fosse un essere umano o un animale, vedeva soltanto il luccichio sinistro del sangue sull’asfalto e sulla carrozzeria.

«Oh dei.» fu l’unica cosa che riuscì a mormorare a fior di labbra. Si sporse verso la sagoma accartocciata davanti a lei, quando questa emise un gemito.

«Sei vivo?» Non sapeva nemmeno se fosse un uomo, che diavolo! Per quanto ne sapeva poteva aver investito un grosso cane!

«Prima mi investi a duecento all’ora e poi mi chiedi anche se sono vivo?!»

La voce era flebile ma con una nota ben percepibile di sarcasmo. La ragazza trasse un profondo respiro di sollievo. Se parlava significava che era vivo, no?

«M-mi dispiace, non era mia intenzione. Sei apparso all’improvviso…»

La persona si mise a sedere, massaggiandosi la testa.

«Penso di avere un taglio piuttosto profondo sulla nuca ed un trauma cranico. Spero almeno che avrai la decenza di accompagnarmi in ospedale.»

Aurora si alzò dalla posizione accovacciata in cui si trovava per verificare le condizioni di chi aveva investito, dando a questi la mano in modo da aiutarlo a trarsi in piedi. Lo fece accomodare sul sedile del passeggero, dandogli qualche fazzolettino per tamponarsi la ferita alla testa, e poi mise in moto.

«Che cazzo… Le ferite alla testa sono quelle che sanguinano di più.» esclamò il ragazzo, sussultando mentre cercava di asciugare il sangue che gli usciva copioso.

«Già… Senti… Io… Mi dispiace tanto.»

«Non preoccuparti, non è tutta colpa tua. Sono stato imprudente nell’attraversare senza rendermi conto che stava giungendo una macchina.»

La donna gli dedicò un’occhiata, per poi riportare lo sguardo sulla strada.

«Posso sapere perché ti porti dietro un fucile?»

L’uomo al suo fianco, infatti, aveva un fucile di precisione appoggiato sulle ginocchia.

«Ero a caccia.»

«A caccia di cosa?» A caccia nel pieno centro della città?!

«Cacciavo un lupo cattivo.»

Aurora non si voltò di nuovo nella sua direzione, pensando tra sé che quel tipo doveva essere completamente matto, oppure il suo trauma cranico era peggiore di quanto pensasse.

Parcheggiarono davanti al pronto soccorso, la ragazza gli impose di lasciare l’arma da fuoco sul sedile della sua auto. Non volevano di certo scatenare il panico.

La dottoressa che visitò Brian, così si chiamava lo strano individuo che aveva investito, disse che aveva un lieve trauma cranico e che necessitava di qualche punto dietro la nuca. Dopo che l’ebbero ricucito con quindici punti, gli ebbero dato qualche medicina ed ebbero controllato che non ci fossero altri problemi, lo dimisero. Erano passate circa due ore ed ormai la mezzanotte si avvicinava inesorabilmente.

«Perché così tesa?»

La domanda la colse alla sprovvista, così che voltò lo sguardo verso il ragazzo che camminava al suo fianco verso la sua automobile. I suoi occhi verdi incontrarono quelli castani e pieni di curiosità di lui.

«Non sono tesa.» ribatté stizzita. Adesso un perfetto sconosciuto si rendeva conto dei suoi stati d’animo come fosse una vecchia amica?

«Ahah, sì, e io sono Cappuccetto Rosso.»

Aurora gli lanciò un’occhiataccia, mentre apriva la macchina con il telecomando e saliva a bordo.

«Non sono fatti tuoi.» affermò, quando Brian fu salito ed ebbe chiuso la portiera.

«Ok, chiedo venia.»

«Invece di dire stronzate, perché non mi spieghi dove devo lasciarti?»

«Mmh. Visto che il lupo ormai sarà fuggito, penso che tu possa accompagnarmi a casa mia.» Le diede le indicazioni per giungerci, mentre lei rimuginava sulla sua sanità mentale. Un lupo in pieno centro città, certo. Mentre attraversavano a tutta birra una strada poco trafficata, il ragazzo le chiese di fermarsi. Lei accostò, senza nemmeno domandarsi più cosa diavolo stesse facendo. Si era rassegnata alla sua pazzia. Lo vide scendere dall’auto col fucile sottobraccio, aggirandosi con circospezione lì intorno. I suoi corti capelli biondi rilucevano alla luce dei lampioni, mentre camminava in completo silenzio. La ragazza si accese una sigaretta, sbuffando. E lei che si sarebbe voluta divertire, quella sera! Che cazzo! Fece uscire il fumo dalla bocca, fissando il cielo scuro in cui spiccava qualche stella. Si scorgevano solo perché si trovavano in periferia, eppure erano comunque offuscate dalle luci cittadine. Uno sparo risuonò nell’aria. Aurora si voltò di scatto, guardando fuori dal finestrino. Brian stava tornando indietro, trascinandosi appresso un altro uomo. Non riusciva a vederlo bene, ma le pareva zoppicasse. Che gli avesse sparato a una gamba? La donna scese dall’automobile avviandosi verso di lui.

«Ma che cazz…»

«Hai visto bellezza? Ho trovato il mio lupo.»

Aurora lo guardò con aria stupita. Che diamine andava cianciando? Poi scorse dietro i due uomini un’altra figura. Una ragazzina vestita di rosso camminava dietro di loro. Aveva all’incirca quindici anni, a prima vista, capelli corti e neri, pelle color porcellana.

«Ti spiace se lo carico in macchina e facciamo un salto al commissariato?»

La donna fece un gesto noncurante. Poco le importava, ormai la sua serata era andata a puttane. Rimase però ferma sul marciapiede, mentre Brian caricava il “lupo” sulla macchina, osservando la ragazza che era arrivata a un passo da lei. C’era qualcosa di terribilmente sbagliato in quella fanciulla vestita di rosso. Camminava con grazia, aveva lineamenti delicati, occhi scuri e vivaci. Eppure quel viso da bambola era deturpato da un’espressione feroce, un ghigno malvagio le piegava le labbra. Un brivido corse lungo la schiena di Aurora. Chi diavolo era quella persona?

«Ciao, io sono Akane.»

Nda.
Saaaalve a tutti quanti, eccomi qui con questa stranissima original. Come mi è venuta in mente? NON NE HO IDEA! Ahahah. Spero soltanto vi piaccia, sarà una storia piuttosto particolare che penso di portare avanti per un po' di tempo. Vedremo come si evolveranno le cose :D Un grazie ai miei adorati Avenged Sevenfold per avermi dato l'ispirazione per il titolo. *A*
Hope you'll enjoy!
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