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Autore: Phoenix Angel Suyari    17/01/2006    5 recensioni
Alla tenera età di quattro anni, il piccolo Harry Potter si ritrovò davanti la porta d'ingresso tre signori che dicevano di volerlo riportare a casa. Uno di questi era Albus Dumbledore, che gli sorrideva gentilmente. Gli altri due erano niente meno che Sirius Black, il suo padrino dalla fedina penale pulita, e Remus Lupin, il suo padrino non-ufficiale. Cosa sarebbe potuto succedere se Sirius non fosse mai stato rinchiuso ad Azkaban e se Harry fosse andato a vivere con lui e Remus ce lo racconta Phoenix.
Attenzione! Questa storia è yaoi, chi non è d'accordo a leggere fic del genere, giri alla larga. Uomo avvisato...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Harry Potter, Remus Lupin, Sirius Black
Note: What, if?, (E, se, ...) | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Titolo: Mocking bird

Autore: Phoenix Angel Suyari

Rating: PG

Pairing: Sirius/Remus

Riassunto: chi siamo, chi saremo…

Note dell’autrice: Questo è il sequel di Coming Home, che è a sua volta il sequel di Carried Away. *sospiro* Sembra proprio che alla fine sia diventata una serie. Questo è anche il vincitore del mio sondaggio di scrittura più recente (Suyari ha un livejournal in cui fa sondaggi sui suoi scritti, per vedere qual è quello più apprezzato…NdTraduttrice)

Traduttrice: Chu

Note della traduttrice: Scusatemi per il ritardo, ma sono stata fuori casa per via dell’università. Comunque, vi ringrazio a nome di Suyari per le vostre entusiaste recensioni! Grazie mille!!! Riguardo il capitolo… penso che qui vedremmo il lato, come dire, ‘da professore’ di Remus…*_* come le spiega lui le cose le capisce anche Sirius! A proposito di lui…fatevi quattro risate alle sue spalle XD e…Niente scuola! Niente scuola! Niente scuola!

Link diretto a questo capitolo: http://www.livejournal.com/community/domus_felicus/12220.html#cutid1

*

Harry sospirò, con le braccia che penzolavano oltre il lato della vasca da bagno. Quell’appartamento aveva un sacco di grandi stanze, e il bagno non faceva eccezione. Avrebbe potuto nuotare nella vasca, ma non era buona educazione. Non riusciva a ritrovarsi a giocare con i giocattoli da bagno, o provare più gioia nelle bolle che ricoprivano l’acqua in diverse, scintillanti tonalità. Era strano. Tutto ciò.

Harry non era speciale, ma nessuno l’avrebbe mai detto dal modo in cui i suoi padrini si comportavano. Lo trattavano con così tanto affetto che lui si sentiva in colpa per non aver fatto nulla per essersi meritato quella devozione.

L’acqua si agitò appena lui si mosse, facendo gocciolare senza accorgersene acqua dalle punte delle sue dita sbadate. Le gocce caddero giù su del pelo nero, e Padfoot si scosse un po’. Alzò lo sguardo verso Harry, mettendosi seduto per leccargli la guancia.

Harry sapeva che al cane non importava se lui era lì, anche se lui non ne faceva parte. La verità era che Harry non faceva parte di nessun posto.

Padfoot guaì e premette il muso contro la mano di Harry. Lo fece diverse volte fino a quando Harry gli grattò il muso e si alzò. “Okay…è ora di uscire.”

L’asciugamano che Remus aveva lasciato era molto largo e abbastanza caldo. Harry premette il viso contro di esso e prese un profondo respiro. Il profumo era piacevole. Non come gli asciugamani di zia Petunia. Quelli odoravano di troppo sapone e del miscuglio di fiori dei vestiti asciutti che stavano nell’armadio della biancheria. No, l’asciugamano qui profumava d’estate. Come se fossero stati messi al sole e al venticello ad asciugarsi lentamente e ad impregnarsi di tutto ciò che apparteneva alla natura. Avvicinandolo di più, rimase lì in piedi per un po’, sentendo il suo petto stringersi ed i suoi occhi pizzicare. Padfoot guaì e Harry lasciò andare un piccolo gemito, accasciandosi sul pavimento e stringendo l’asciugamano. Il cane si spostò accanto a lui, poggiando il suo muso sul piccolo ginocchio di Harry e aspettando che finisse di piangere.

 

Quando Harry riprese conoscenza, era nel letto. Raggomitolato, con un pigiama leggero che aveva disegnate delle buffe palline d’oro con le ali. Quando mosse il suo braccio, sembrò come se le palline brillassero. La porta della sua camera era aperta ed era ancora giorno. Decidendo che aveva fame – e davvero troppo spaventato per giocare con uno qualsiasi dei bei giochi che adesso aveva – Harry si liberò con attenzione delle coperte, si girò e dopo aver penzolato e saltato, raggiunse il pavimento. Voltandosi di nuovo, si ritrovò faccia a faccia con una creatura che aveva circa la sua stessa altezza, orecchie che penzolavano e occhi della grandezza di una pallina da tennis. Entrambi sbatterono gli occhi, prima che Harry gridasse come un pazzo e corresse alla porta.

Andò a sbattere contro un paio di gambe, aggrappandosi ai pantaloni. La creatura dietro di lui stava strillando agitata e Harry chiuse forte gli occhi, sperando che il mostro andasse via. Una mano premette contro la sua schiena, per rassicurarlo, e lui udì Sirius dire, “Nettie, torna in cucina.”

Con un gemito ed un sonoro pop, la creatura sparì.

“Harry…Harry, va tutto bene,” disse Sirius cercando di calmarlo e piegandosi in giù. Harry scosse la testa, stringendo la presa. “Harry…Harry, vieni qui.” Sirius aprì le braccia e Harry si lanciò fra di esse, tremando come una foglia. Sirius emise un debole suono, alzando Harry dal pavimento e tenendolo stretto. Solo quando iniziò a calmarsi – Sirius stava di nuovo facendo quell’ipnotico movimento ondeggiante – Harry ebbe il coraggio di alzare lo sguardo dalla camicia.  Remus gli sorrise, non essendosi spostato minimamente dall’uscio della porta. Harry ipotizzò che entrambi fossero arrivati correndo. Guardando in su, Sirius gli sorrise.

Harry aveva paura che si arrabbiassero, ma Sirius gli mise una mano dietro la testa – e con grande sorpresa di Harry – gli baciò gentilmente la fronte. “Va meglio?” chiese, come se Harry si fosse appena sbucciato un ginocchio. Harry sbatté gli occhi, tirando rumorosamente su con il naso, strofinandoselo con il polso. “Co-… Voi ave-avevate detto che non c’erano mostri qui.”

Sirius gli sorrise comprensivo, mentre Remus si avvicinò a loro, asciugando il naso di Harry con un fazzoletto. Harry lo guardò, non sapendo cosa fare in una situazione del genere. “Soffia, amore.” Quindi, fece così. Remus gli pulì il naso e poi diede un piccolo colpetto sulla punta, con quel sorriso che Harry pensava non lasciasse il suo viso molto spesso.

“Bene,” iniziò Sirius. Gli diede un colpetto al sedere e attraversò la stanza. Remus lo seguì, sedendosi accanto a Sirius sul letto. Harry stava sulle gambe di Sirius. “Speravamo di far trascorrere la settimana prima della grande rivelazione, ma…” Rivolse lo sguardo a Remus, che gli sorrise di rimando e gli strinse un braccio per appoggio. “Sembra che questo abbia cambiato il piano.”

Sospirò e diede ad Harry un piccolo abbraccio. “Harry, hai mai sentito delle storie sulla magia?”

Harry sbatté gli occhi. “Magia?” gli fece eco con curiosità.

Sirius annuì. “Magia,” confermò.

“Come streghe e draghi, forse con una principessa?” suggerì prontamente Remus.

Harry tirò di nuovo su con il naso, guardando le mani di Remus. Sopra la sua testa, i suoi tutori si guardarono l’un l’altro.

“E riguardo i prestigiatori?” chiese Remus, con una punta di entusiasmo, come se avesse appena pensato a qualcosa di grandioso. “Qualche volta sono alle feste di compleanno.”

“Stai parlando di quei tizi che tirano fuori i conigli fuori dai cappelli e che segano le persone a metà?” chiese Sirius.

Remus annuì. “Sì, proprio loro. Hai mai assistito ad uno spettacolo di magia, Harry?”

“Dudley è andato ad una festa di compleanno e me ne ha parlato,” replicò Harry, con un cenno della testa. “Quello aveva fatto della roba con i palloncini. Dudley ha avuto una tigre.”

Harry lanciò loro un’occhiata attraverso la sua frangia. Sirius stava fissando Remus, come se Harry avesse detto qualcosa di folle. Remus sospirò. “Li piegano, Sirius,” disse, dando una pacca sulla spalla dell’altro uomo. Sirius lo guardò come se ci credesse poco.

“Io l’ho visto il palloncino…” continuò Harry a voce bassa. “Era blu…”

“Sì,” disse Remus, piegandosi in avanti per guardare Harry negli occhi. Gli accarezzò la spalla. “E qualche volta tirano fuori una moneta o qualcosa del genere dall’orecchio di qualcuno. O fanno un gioco con le carte.” Si sedette di nuovo, gesticolando con le mani. “Indossano cappelli neri e qualche volta mantelli. Hanno anche delle bacchette.”

Harry e Sirius alzarono di nuovo lo sguardo su di lui con espressioni simili. Remus sospirò di nuovo. “Ad ogni modo, i prestigiatori…fanno la magia.”

“Davvero?”

Harry guardò Sirius; sorpreso che il suo padrino stesse facendo una domanda del genere. Remus lasciò andare un gemito e fece scorrere una mano fra i suoi capelli. “Del tipo babbano,” gli disse. “Fumo e illusioni con gli specchi… Non complicare le cose, Sirius!”

“Babbani?” chiese Harry debolmente.

Sirius guardò in basso. “Babbani è come noi chiamiamo la gente che non ha la magia,” spiegò.

“La magia è vera?”

“Verissima, piccolo Prongs,”

Harry era abbastanza certo che ‘piccolo Prongs’ era riferito a lui, quindi incontrò gli occhi di Sirius. “Quindi i prestigiatori…” iniziò, cercando di capire. “Fanno magia vera?”

“No, amore. I prestigiatori sono persone che fingono di fare magia,” lo corresse Remus.

“Solo i maghi e le streghe possono fare della vera magia,” concluse Sirius.

Harry si appoggiò a lui, sentendosi un po’ male.

“Vedi,” continuò. “Ci sono due…um…mondi è un po’…vedi, Harry, ci sono due tipi di persone…così non va bene… I Maghi-”

“Sirius, così lo confondi.”

“E’ più difficile di quanto pensavo, Moony.”

“Solo perché lo stai complicando,” replicò, allungando una mano verso Harry. Harry rimase immobile mentre Remus lo prendeva in braccio, mettendolo sulle sue gambe e guardandolo. “Il mondo è un posto molto grande, Harry. E ci sono un sacco di tipi diversi di persone in esso. Un sacco di gente può fare un sacco di cose differenti. Alcune persone, come i medici, possono farti sentire meglio quando stai male. Altre sono molto brave negli sport e fanno sì che quello sport diventi il loro lavoro. Alcune persone sono brave a cucinare, quindi diventano cuochi e fanno questo. Fin qui hai capito?”

Harry annuì. “La gente ha un lavoro.”

“Sì, Harry. Ha un lavoro. Non tutti hanno un lavoro che piace, ma spesso le persone scelgono i lavori in base a ciò che sono bravi a fare. Sirius, per esempio è bravo a cacciarsi nei guai, quindi è una specie di poliziotto, perché era il lavoro più pericoloso che ha trovato.”

“Moony…”

Remus gli sorrise.

“Sei un poliziotto?” chiese Harry.

“Una specie…Remus…”

“Ci sto arrivando, amore.”

“Qual è il tuo lavoro?” gli chiese Harry, alzando lo sguardo.

Il sorriso di Remus non era così felice come Harry lo conosceva, ma rispose. “Lavoro con i libri.”

“Ohhh,” disse Harry, come se avesse capito. Non voleva far arrabbiare Remus per non aver compreso ciò che lui aveva perso tempo a spiegare così attentamente. Anche se forse era un po’ troppo piccolo.

Remus si schiarì la voce. “Quindi, vedi, Harry… La gente può fare qualsiasi cosa. Alcune persone possono anche fare della vera magia. E queste persone si chiamano maghi, se sono uomini, e streghe, se sono donne.”

Harry lo guardò sbattendo gli occhi.

“Devi andare in una scuola speciale per imparare ad essere una brava strega o un bravo mago. Solo che non tutti possono decidere di voler essere maghi quando crescono. Diversamente dai pompieri e dai dottori e dagli avvocati, le persone che da grandi saranno maghi e streghe sono nate così. Hanno un talento speciale dentro di loro, che resta assopito fino a che non ne hanno bisogno.” Premetto la punta delle sue dita sul piccolo petto di Harry. “Tu ce l’hai, che dorme ancora dentro di te, Harry.”

Harry si puntò i piccoli palmi sul petto. “C’è qualcosa dentro di me?!” chiese, incredulo, con gli occhi spalancati. “Non è niente che possa ferirti, Harry. Ci sei nato, fa parte di te, come il tuo sangue.”

“Ho del sangue magico?”

“Ehi, ottimo Moony! Ce l’hai ancora!”

Il sorriso che ora Remus aveva era uno nuovo. Harry non riusciva a dargli il giusto significato, perché era abbastanza sicuro che i sorrisi non potevano essere sia così felici e tristi allo stesso tempo. “Giusto, Harry. Tu hai sangue magico.”

Sirius si avvicinò, piegandosi in avanti. “E se hai sangue magico? Questo cosa significa?”

Harry aggrottò la fronte cupamente per un momento. “Che devo diventare un mago da grande?”

Sirius lanciò un allegro grido d’approvazione e lo abbracciò, mentre Remus disse quasi troppo piano, “Non è che devi.”

“Voi-voi siete…” chiese Harry, guardando fra di loro, da in mezzo alle braccia di Remus, seduto sulle sue gambe. “Entrambi…”

“Maghi?” domandò Sirius.

Harry annuì.

“Certamente,” rispose. Allontanandosi, mise una mano nella manica. “Vuoi vedere?

Harry era consapevole che adesso era il momento giusto per tirarsi indietro, ma la sua curiosità batté il suo istinto di auto-difesa. Quindi, annuì.

Sirius tirò fuori ciò che sembrava un rametto liscio, o forse la gamba tagliata di una vecchia sedia, e la tenne in mostra. Harry guardò in basso verso quella cosa, su verso Sirius, poi verso Remus e di nuovo in basso.

“Questa è la mia bacchetta,” spiegò Sirius. “Non si può fare la magia senza una bacchetta. Bèh, effettivamente si può, ma-”

“Sirius.”

“Faccio qualcosa!”

“Che cosa farai?” chiese Harry, la curiosità che faceva capolino.

Sirius scrollò le spalle. “C’è qualcosa che vuoi?”

Harry si morse il labbro, facendosi inconsapevolmente piccolo piccolo sulle gambe di Remus. Non era ancora abituato ad aver il permesso di volere qualcosa, figuriamoci richiederlo. Remus gli strofinò le spalle, in segno di sostegno.

“Hmm…” disse Sirius, cacciando un po’ fuori la lingua e battendo la bacchetta contro il palmo di una mano. “Cosa c’è di emozionante, ma non spaventoso…?”

“Lascia che lo faccia io,” replicò Remus, alzando Harry e riposizionandolo sulle gambe di Sirius. “Combineresti un casino.”

“Apprezzo molto la tua fiducia!” disse ironicamente Sirius, circondando Harry con le braccia in un lento abbraccio.

Remus si alzò e attraversò la stanza, prendendo la sua bacchetta e trascinando una sedia al centro della camera. Harry osservò, affascinato, mentre faceva un passo indietro, tenendo la bacchetta. Disse una parola che Harry non capì e la sedia lasciò andare un piccolo suono, come un ‘poof’, un po’ di fumo e poi…

“Uaoooo…”

“Moony è sempre stato bravo in Trasfigurazione.”

Remus agitò di nuovo la bacchetta, dopo aver sorriso ad Harry, ed il comodo divano rosa diventò una poltrona coperta di peluria blu. E poi fu una lampada verde con i pois rosa, un tavolo di marmo, un orologio giallo, e alla fine tornò alla sua vita di sedia di legno di cedro.

Harry batté le mani.

Remus si spostò un po’ imbarazzato, lanciando un’occhiata a Sirius quando si unì anche lui all’applauso. Fece un breve inchino, dopo esser stato spinto a farlo, e rimise a posto la sedia. Tornando al letto, Harry salì allegramente sulle sue gambe, facendo versetti all’oggetto che aveva fatto il lavoro.

“Ne avrò una anche io?”

“Quando compirai undici anni,” rispose Sirius, con una risata nella sua voce. Scompigliò i capelli di Harry. “Appena prima di andare a scuola.”

Harry si fermò, e ci fu una lunga pausa, che fece preoccupare i suoi tutori, i quali si guardarono l’un l’altro, prima che il loro sguardo tornasse su di lui. Lui sbatté gli occhi, alzando lo sguardo. “Non devo andare a scuola fino a quando non avrò undici anni?” chiese, sconvolto.

“Ehm, sì, piccolo Prongs,” rispose Sirius, poggiando cautamente una mano sulla sua schiena. “I Maghi non iniziano la scuola finché non compiono undici anni.”

“Niente scuola?” domandò Harry, guardandoli, con grandi occhi verdi che scrutavano.

“No.”

“Sebbene, se vuoi-” iniziò Remus, ma si fermò non appena Harry saltò sulle sue gambe, con le braccia per aria.

“EVVIVA!” gridò. Con il saltò superò i suoi tutori, finendo sul letto, dove iniziò a saltellare con entusiasmo. “Niente scuola! Niente scuola!” canticchiò.

Remus sospiro, mentre Harry continuava, e guardò Sirius afflitto. “Questo è opera tua e di Prongs.”

“Non preoccuparti, Moony…”

“Niente scuola! Niente scuola!”

“Gli insegneremo noi tutto ciò che necessita di sapere prima di allora.”

“Niente scuola!”

“Sarà semplice.”

Harry lanciò un grido, e cadde in maniera scomposta sul letto, nascondendosi dietro Remus e sbirciando fra le braccia di Remus e Sirius. I due seguirono il suo sguardo, trovando Nettie, l’elfo domestico che si torceva le mani nervosamente. Remus guardò Sirius, che ghignò.

“Okay…inizieremo dalle basi per costruire tutto il resto!”

*

  
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