Fight for an happy ending.
Perchè le favole esistono anche nella realtà.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
I
grattacieli dominano anche qui il paesaggio, ma nella Grande Mela non
c'è quel caldo sole caratteristico della costa del Pacifico, non ci
sono quelle immense spiagge e cosa principale non c'è
lui.
Sicuramente
è un bene, perchè devo dimenticarlo, ma non riesco a non alzare gli
occhi e cercare in quelli degli altri i suoi.
Mi manca la mia città natale, mi manca la mia famiglia e mi manca
Nick.
Ma
devo andare avanti in qualche modo e in quella città dove ogni giorno
rischiavo di incontrarlo, in quel posto dove tutto mi ricordava lui,
non avrei mai potuto rifarmi una vita.
Così eccomi qui, ventanni e con gli ultimi sogni lontani da
realizzare.
Forse
qui incontrerò un ragazzo che mi amerà nel modo giusto e con cui potrò
costruire un futuro; certo non sarà lo stesso, ma bisogna
provare.
Cammino lungo la 3 street con il mio caffè in
mano, le persone qui sono diverse, non hanno perennemente una tavola da
surf sotto il braccio o anche a dicembre la pelle
abbronzata.
"Hey
Cait" Lucas mi stampa un bacio sulla guancia, lui è diventato l'unica
persona con cui mi sfogo in questo periodo. Lui sa bene chi sono,
lavorando per un piccolo giornale di gossip. E' un ragazzo davvero
dolce e simpatico, non si stufa mai di sentirmi piangere o lamentare e
sa sempre come tirarmi su di morale. E poi è anche un bel ragazzo:
moro, occhi verdi e un fisico scolpito.
Tante mi
chiederebbero perchè non prendo la palla al balzo, d'altronde lui mi ha
chiesto di uscire molte volte, ma le ferite sono ancora troppo aperte e
fanno ancora troppo male per pensare a qualcun altro che non sia
io.
Lui capisce e aspetta il giorno in cui io gli dica di
si.
"Ciao Lucas, come va?"
"Molto bene, sai mi hanno dato un articolo serio".
"Veramente?"
"Ehm no...devo intervistare Paris Hilton che è qui in città, una
noia".
"Be' è comunque Paris Hilton".
"Già" e ci mettemmo a ridere, si lui mi faceva stare
bene.
"Tu invece cosa fai oggi?"
"Oggi ho la mia prima giornata libera, così ho pensato di girare meglio
New York".
"Bella idea, se vuoi poi ti raggiungo e andiamo a mangiare in un
ristorante italiano niente male".
"Solo come..."
"Amici, lo so".
"Allora va bene" gli stampo un bacio sulla guancia e me ne
vado.
Da
quando sono qui non mi sono ancora goduta per bene tutta questa bella
città. Diciamo che gli unici posti che conosco sono il negozio dove
lavoro sulla 7 Street e il take-away sulla 8.
Ho visto la
Statua della Libertà e il ponte di Brooklin, ma solo da lontano. Sono
stata dalle parti di Brodway, ma molto tempo fa e solo per un concerto,
il loro.
Così oggi ne approfitto. Sono solo le due di pomeriggio e ho tutta la
giornata per me.
A New York non tira vento, il clima è praticamente sempre lo stesso, a
luglio fa veramente molto caldo e si trova riparo solo nei centri
commerciali o nei negozi.
Ma anche a Central Park si trova quell'atmosfera giusta per una sosta
dopo ore di lungo cammino.
E proprio arrivata nell'immenso parco mi siedo su una panchina. Mi
colpisce subito un fogliettino lì abbandonato, sopra di esso si trova
una scritta: "Una seconda possibilità non si nega
mai".
Sembra la frase adatta a me, anzi è la frase adatta a me. Lui, be'
forse un'altra possibilità la meritava.
Ha implorato il mio perdono, ma il mio orgoglio mi ha fatto fare solo
cenni di negazione: io non lo avrei mai perdonato.
E la mia mente inevitabilmente torna a quei momenti, lui e quel bacio.
Le sue labbra posate su quelle di una che non ero io.
Ma chi si illude paga
doppio, avevo sentito dire una volta. Mai frase fu più
vera.
Io mi ero illusa e adesso sto male, di un male che non avrei mai
immaginato.
Dopotutto lui è un ragazzo, un semplice
ragazzo come tanti altri. Ma sapevo comunque che queste
erano solo bugie.
Bugie dette nel mio periodo più buio, dette quando il mio cuore era
oppresso in una morsa di dolore.
"Cait?" alzo gli occhi di scatto. Quella
voce, inconfondibile.
"Nick!" lo guardo incredula. Come ha fatto a sapere che sono qui? Come
ha fatto a trovarmi?
"Cosa ci fai qui?" sputò lì con tutto il disprezzo che ho, anche se
vorrei saltargli al collo e dirgli quanto in realtà lo
ami.
"I-io sapevo che eri a New York. Sono venuto a cercarti, ma non pensavo
di trovarti così presto".
"Nicholas nessuno ti ha chiesto di cercarmi".
"Il mio cuore si".
"Bene adesso ascolta il tuo cuore di nuovo e sparisci da qui. Io ho
cambiato città per non vederti".
"Lo so. Ma ascoltami: io ti amo, ti amo più della mia stessa vita e per
riaverti farei di tutto. Ma non so come farmi perdonare, perciò
indicami la strada giusta da percorrere per riavere la tua
fiducia".
"Non ci sono strade. Ho tagliato i ponti e chiuso le porte. Sei
fuori".
"Cait ti prego, non l'ho voluto io quel bacio credimi" e io gli
credevo, ma non riuscivo comunque a perdonarlo.
Scossi la testa, mi alzai e dopo averlo guardato un ultima volta lo
salutai definitivamente.
"Addio Nicholas".
"Se starti accanto si rivelerà uno sbaglio, allora sbaglierò con
piacere. Se amarti è un peccato, sarà l'unico di cui non mi pentirò. Le
ricordi queste parole?" mi bloccai sul posto. Eccome se le ricordavo,
le avevo scritte io stessa sul mio diario.
"Quelle erano le parole di un adolescente innamorata che non sapeva
ancora come va il mondo".
"Allora ti supplico di far riuscire quell'adolescente innamorata,
perchè io ho bisogno di lei".
Una lacrima mi riga il viso, anche io ho bisogno che quella ragazzina
innamorata ritorni.
"Non ci riesco..."
"Provaci, la fiducia la ricostruiremo passo passo, te lo
prometto".
"Nick..."
"Hai un altro vero? Perchè se è così e sei felice allora scusa, mi
faccio da parte".
Forse avrei dovuto mentirgli dicendogli che avevo un altro, fingere di
essere felice solo per farlgi vedere che sapevo andare avanti anche
senza di lui. Ma non l'ho fatto.
"Non ho nessuno. Io amo solo te" un leggero sorriso si dipinge sulle
sue labbra, ma sparisce poco dopo.
"Ma non vuoi che torniamo insieme. Almeno ci ho provato. Addio Caitlyn"
volta le spalle e inizia a camminare.
Continuo a fissarlo incredula. Ha mollato tutto.
Un senso di paura mi invade il corpo. La stessa paura di quattro mesi
fa. Finchè sapevo che lui sarebbe tornato da me a supplicarmi, sapevo
di non averlo perso. Ma adesso se ne stava andando, lo avevo perso del
tutto.
Inizio a correre.
Corro verso la luce.
Corro verso la fine di quel tunnel di dolore.
Corro verso la mia unica fonte di felicità.
"Nick aspetta" lui si blocca e girandosi mi fissa.
"Cait..." gli metto un dito sulle labbra. Questa volta tocca a
me.
"Io credo che il bacio non è stata una tua iniziativa, ma sai quanto so
essere orgogliosa. E fino adesso per me hanno parlato solo l'orgoglio e
il dolore. Ma una paura mi ha attraversato il corpo, chiamala egoismo,
ma io non posso stare senza te. Non riuscirei a vederti con un'altra.
Morirei. Perciò scusa" sorride.
"Anche io sono stato preso da questa paura e forse sarò egoista, ma
anche solo pensarti con un altro mi mette i brividi. E al limite sono
io che mi devo scusare" adesso sorrido io.
Mi metto in punta di piedi e lo bacio.
Dio solo sa quanto mi siano mancate quelle labbra. E adesso che sono di
nuovo mie non le lascerò andare tanto facilmente.
Dopotutto l'amore porta tanta gioia, ma anche tanto dolore.
L'importante è saper cogliere il meglio sia dall'uno che
dall'altro.
Scusate
per il ritardo, ma non avevo idee per la fine. Poi ieri mi ha ispirato
il concerto di James Blunt a Roma e ho deciso di scrivere il finale in
questo modo.
Spero che vi piaccia e....nulla commentate se la trovate almeno
decente.