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Autore: Stateira    15/03/2011    11 recensioni
Quando ormai sei sicuro che sia un difetto di fabbricazione della bacchetta – o del suo proprietario – eccolo lì, ecco che riesce, e la casa si riempie subito di un tenue colore azzurrato.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Più si va avanti, più è difficile imparare incantesimi complessi. A Hogwarts hai il tempo e il modo per farlo, hai gli insegnanti che ti rovinano la vita finché il tuo incantesimo non è perfetto, “alza il gomito, più sciolto con il polso”.
“Leviooooooosa”.
Harry non aveva mai pensato tanto ad Hermione come in quelle settimane infernali.
Per fare un paragone babbano, è come cercare di insegnare a qualcun altro a guidare l’auto. Se non sei un istruttore, tutto quello che hai da dire alla persona seduta al posto di guida che normalmente è tuo è: “ehm, cioè, io di solito faccio così e così”, senza la minima idea di che cosa si debba esattamente sapere per guidare.
Con gli incantesimi è ancora peggio, perché se a te viene e agli altri no, non sai davvero come spiegartelo, e l’unica cosa che riesci a dire è “riprova, riprova”, che magari Merlino avrà pietà di te e al centosessantesimo tentativo te la darà vinta.
Insegnare non è il suo forte, ma deve ammettere che ne vale la pena. Quando ormai sei sicuro che sia un difetto di fabbricazione della bacchetta – o del suo proprietario – eccolo lì, ecco che riesce, e la casa si riempie subito di un tenue colore azzurrato.
 
Draco aggira con una mezza piroetta la volpe di fumo e luce che lo osserva con aria concentrata.
Non poteva essere che una volpe. Harry se lo ripete dalla prima volta che l’ha vista sgorgare dalla bacchetta di Draco. Un furetto sarebbe stato troppo banale, non poteva che essere una volpe, per il modo in cui Draco sa guardarlo a lungo, in silenzio, scoperchiando la sua testa come fosse un calderone e facendo uscire fuori tutti i suoi pensieri come vapore. E poi, le facce che fa quando combina qualcosa di orribile e immorale come usare i suoi dopobarba babbani per farci delle pozioni, o incantare il poster dei Cannons in modo che tutti i giocatori cantino “Potter puzza” con tanta enfasi che alla fine ti convincono a farti un bagno.
È soprattutto di notte che Draco gli ricorda una volpe. Gli si accoccola contro il petto, sotto al piumino, premendogli le gambe sul petto e acciambellandosi nel suo abbraccio come se fosse una grossa coda soffice.
 
Draco torna in salotto con due tazze di tè bollente, e proprio a quel punto il suo Patronus decide che è il momento migliore per balzare in groppa al cervo di Harry. Frusta il pavimento con la coda gonfia di pelo e balza dritta contro il cervo che, con un certo scetticismo, la osserva aggrapparsi disperatamente alla sua spalla troppo grossa, sgraffignando con le unghiette per cercare di salire.
Draco scocca ad Harry un’occhiataccia critica, come se fosse colpa sua se la sua volpe è così in difficoltà. Alla fine, il cervo si muove a pietà e abbassa la testa per offrire il suo palco di corna alla volpe, come fosse una scala. Finalmente la meta è raggiunta.
Harry osserva il suo Patronus che, con infinita pazienza, gira indietro il muso, badando che l’altra bestiola non scivoli giù per il troppo entusiasmo. Si sente orgoglioso di lui più di quanto gli sia mai successo in vita sua. È sempre stato con lui nei momenti più disperati, mentre adesso sono a casa, dove il massimo pericolo che corrono è scottarsi con il tè. Ma è diverso, perché si tratta di Draco. E Draco è la cosa più pericolosa che abbia per le mani, al momento. Harry prova una vertigine all’idea che il suo legame con Draco sia diventato talmente profondo e potente da influenzare tutto ciò che li riguarda, persino al di fuori di loro stessi. Il cervo sta accarezzando il musetto della volpe con il suo; lei si affloscia sulla sua groppa, fiduciosa.
 
All’improvviso, Draco sospira. – E’ strano. –
- Che cosa? Che il mio Patronus giochi con il tuo, o che tu sia riuscito a farne uno? –
Draco inarca le sopracciglia e fa uno di quei suoi sorrisi ampi e supponenti per i quali Harry regalerebbe la sua bacchetta ad un troll di montagna.
- È una domanda seria, la mia. Insegnarti l’Incanto Patronus è stata la mia Azkaban personale. –
- Sei il solito esagerato Potter, avanti! Sono ancora un bravissimo scolaro. –
- Mmmh, lo sei quando permetti al tuo insegnante di spogliarti, e non protesti se ti mordicchio un po’ qua e là. –
- Quello si chiama sbranare, e non vedo una sola ragione per cui dovrebbe piacermi. … Stai per saltarmi addosso, vero? –
- Come l’hai indovinato? Mi sto preparando al balzo. –
- Non farlo. –
Troppo tardi.
Gli occhiali di Harry volano per terra appena balza addosso a Draco e, nella frenesia della lotta, lo solletica sui fianchi mentre lui scalcia come un forsennato. Harry lo bacia, e poi ride, e poi lo bacia di nuovo, e Draco ride anche lui e  cerca di divincolarsi, ed è tutta una giostra stupida e piuttosto provante per il fisico, da cui nessuno dei due vuole scendere.
- Ssssh. Guardali, Draco, guardali. – fa Harry ad un tratto. Draco si volta e vede che il cervo si sta accucciando con estrema delicatezza, per non sbalzare via il volpino mezzo addormentato. La sua coda è così provocante, così gonfia e soffice, che  viene voglia di andargliela a tirare, ma qualcosa suggerisce ad Harry che, se lo facesse, finirebbe incornato seduta stante dal suo stesso Patronus.
- Tu sei così con me. – dice Draco. È una constatazione, la sua. Harry non è tenuto a fare domande. Gli grattina i capelli corti della nuca, ringraziandolo per essere lì a rendergli la vita impossibile, e preso da un impeto di masochismo che ha dell’incredibile gli sussurra: - Adesso quale altro incantesimo vuoi imparare? –

  
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