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Autore: Ely79    16/03/2011    2 recensioni
Piton assiste alla fine di Alastor Moody per mano di Rabastan Lestrange.
Storia partecipante al IX° turno del concorso "Lotta all'ultimo inchiostro" indetta da Magie Sinister.
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alastor Moody, Rabastan Lestrange, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'Severus Piton'
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L'ultimo pezzo
La notte venne attraversata da una rete di lampi scarlatti. I fuggitivi saettavano davanti ai nostri occhi, rapidi ed animosi, ma i miei compagni davano loro filo da torcere. Pur nascosto dalla maschera, non temevo d’essere scoperto: per loro, ormai, era un rinnegato, un traditore. Il traditore.
Reggevo la mia finzione con abilità, anche in quel momento. Lanciavo incantesimi simulando l’intento di disarmare e uccidere, mentre la mira sviava leggermente, quel tanto da far sì che si potesse pensare solo ad uno scarto fortuito della vittima oppure ad un colpo di vento che aveva sbilanciato la mano. Nessuno avrebbe sospettato che, nonostante tutto, collaborassi ancora alla causa. Perfino loro.
Braccavo Bill Weasley ed il suo Potter sul Theastral, quando una sagoma impazzita mi tagliò la strada, schizzando via, tallonata da un Mangiamorte. Malocchio Moody. Era chiaro come il sole che quello con lui non poteva essere il vero Potter: sbraitava, si agitava, imprecava. Chiunque avrebbe riconosciuto Mundungus Fletcher in quel ragazzo atterrito, seduto sulla scopa davanti all’Auror.
Avrei ripreso l’inseguimento, se non fosse accaduto qualcosa. Una manciata di secondi, pochi grani di sabbia in una clessidra. Il Mangiamorte appena passato fu colpito da Moody, si fermò un istante prima di levare il braccio. Fu in quel gesto rapido e controllato che riconobbi Rabastan Lestrange.
Non udii una sola parola emergere dai fori della maschera. Quell’uomo aveva fatto voto di silenzio anni addietro, alla morte della moglie. Morte attribuita proprio ad Alastor Moody.
Il guizzo verde dell’Avada raggiunse la schiena dell’avversario. Non ricordavo di averne mai veduto uno di simile potenza.
Un fagotto informe precipitò nel vuoto, abbandonando una scopa a correre nel buio della notte.
Nella caduta, il groviglio di mago e cenci si lasciava dietro una scia di oggetti, che parevano distaccarsi come foglie autunnali dall’albero.
Lestrange veniva subito dietro, seguitando a lanciare incantesimi contro i bislacchi averi che gli si facevano in contro nella discesa. Io seguivo poco più in là, ipnotizzato ed inorridito.
Come poteva essere accaduto? Era surreale. Proprio lui, che tanto motteggiava di mantenere alti i livelli d’attenzione, ecco che pagava lo scotto di una singola distrazione.
Sarebbe successo anche a me? Anch’io, dopo tutto, stavo rischiando grosso, insistendo nel mantenere la mia copertura fra gli adepti dell’Oscuro Signore dopo la morte di Silente. Un attimo. Una scheggia di luce. Tutto che si spegne.
Una volta a terra, rimasi in disparte, osservando Lestrange avvicinarsi al cadavere. Eravamo talmente prossimi alla città, che dentro di me emerse la speranza che l’avvicinarsi improvviso di qualche Babbano lo distraesse quel tanto da chiudere lì la vicenda. Invece no. Le luci delle strade ritagliarono ombre mostruose sul volto segnato dalla prigionia, che apparve quando gettò la maschera. Avrebbe guardato in faccia l’uomo che riteneva responsabile della morte della sua donna. In qualche modo lo capivo. Io stesso lo facevo ogni volta che incontravo il Maestro.
Aloni improvvisi di malefici si sparsero nell’aria, illuminando sagome scure tra i magri fili d’erba. Uno Spioscopio che pulsava impazzito, tutto sbilenco sul suo piede d’appoggio, venne sbriciolato come un biscotto troppo secco. Della gamba di legno, rimase solo qualche malinconico dito della zampa di leone con cui terminava. Strani occhiali multilente andarono a far compagnia alle prime gocce di rugiada. Dalla bottiglia che portava con sé colava un rivolo di liquido, simile ad una lunga lacrima.
Mi rifiutai d’assistere all’accanimento inutile e furibondo del Mangiamorte sui resti già mutilati di Alastor. Ad ogni bagliore, una parte di lui svaniva.
Era come se, evitando di guardare quella scena di morte, dolore, amore e odio, stessi involontariamente cercando di esorcizzare il timore della mia stessa fine. Morire da sciocco e sparire letteralmente dal mondo, sotto i colpi di un nemico accecato da chissà quale arcano intento. Essere cancellato. Annientato. Aver fallito la mia missione allo stesso modo di come l’aveva fallita Moody.
Trascorso un oceano di tempo, la furia di Lestrange s’acquietò. Ansimava, il capo chino sullo spiazzo bruciato dal sortilegi. Riteneva compiuta la sua vendetta.
Mi riscossi, vedendolo puntare la bacchetta per l’ultima volta. Era il momento di tornare a vestire i panni del Mangiamorte. Battei le mani, lusinghiero, e gli andai vicino, raccogliendo da terra l’occhio magico che vorticava impazzito, ormai privo dell’orbita.
«Lo porterò al Signore Oscuro, come segno tangibile del tuo eccellente operato» dissi.
Lui tacque, la mascella contratta sotto la barba di qualche giorno. Nei suoi occhi brillava riflesso l’ultimo memento di Alastor, quello che io tenevo stretto nella mano. L’ultimo pezzo.

   
 
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