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Autore: Tonna    16/03/2011    5 recensioni
“Purin ha ragione” Retasu si avvicinò alle due, intervenendo. “Saranno un paio di giorni che sei così… triste. Cosa ti è successo?”
“Avrà litigato con Aoyama” rispose Ryo che, proprio in quel momento, era entrato nel locale e aveva ascoltato quei discorsi. “Smettetela di perdere tempo e sistemate, tra cinque minuti si apre”
Ichigo chinò la testa, sussurrò qualcosa e poi si alzò, camminando a passo spedito verso i camerini.
“Cosa?” domandò Purin, guardandola e attirando l’attenzione anche di Zakuro, Minto e Ryo. “Non ho capito cosa hai detto!”
Ichigo si fermò mentre apriva la porta del camerino.
“Ho detto che io e Masaya ci siamo lasciati” concluse entrando nella stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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3.  Heartache Every Moment

 

“Che bello, ne ho trovata un’altra” borbottò ironicamente Ichigo afferrando l’ennesima lattina e gettandola nella busta che aveva in mano.
“Hai detto qualcosa?” le chiese Masaya voltandosi a guardarla. La rossa si girò di scatto verso di lui sfoderando un meraviglioso sorriso di circostanza.
“No, Masaya, niente!”
Il moro le sorrise e tornò ad occuparsi dei rifiuti che stava raccogliendo poco lontano dalla sua ragazza.
Ichigo sbuffò silenziosamente, maledicendosi per aver risposto al telefono quella mattina. Certo, le chiamate di Aoyama erano sempre attesissime e soprattutto gradite, ma di certo non si sarebbe aspettata un invito del genere. Sapeva già che il suo Masaya era il tipo che preferisce andare a ripulire un parco, per l’appunto, piuttosto che andare al cinema con la sua ragazza. E Ichigo si era trovata costretta ad accettare per poter trascorrere almeno un po’ di tempo con lui.
Comunque, anche se odiava passare il tempo a raccogliere immondizia, la cosa le dispiaceva fino a un certo punto, perché comunque era del tempo passato insieme a Masaya.
Certo, non proprio quello che aveva sperato, ma meglio di niente.
“Beh, direi che qui abbiamo finito” esordì il ragazzo dopo dieci minuti, avvicinandosi alla rossina e dandole una carezza sulla testa.
Ichigo arrossì e saltò in piedi, stringendo tra le mani la busta nera.
“Che ne dici, ti va di andare in un bar a prendere qualcosa?” le chiese prendendo la busta e tenendola dietro una spalla con la mano. Con l’altra afferrò quella della rossa, che subito annuì felice, rimangiandosi quello che aveva pensato solo qualche minuto prima.
“Possiamo anche pranzare insieme” azzardò lei, con il cuore che batteva un po’ più forte del dovuto. La presenza di Masaya le provocava sempre un gran batticuore, e si era resa conto che l’amore per il suo ragazzo stava crescendo.
Come il disprezzo per se stessa.
Si incupì per un secondo mentre attendeva la risposta, e quando questa arrivò, affermativa, risollevò la testa di scatto e si aprì in un enorme sorriso.
Non doveva pensare alle brutte cose. Gli alieni, dopo una serie di attacchi a raffica, non si erano più fatti vedere.
Di certo non si sarebbero fatti vivi proprio in quel momento!
Masaya sorrise a sua volta e insieme si incamminarono.
Giusto il tempo di fare due passi,  però, e furono costretti a bloccarsi. Ichigo, per lo meno, che vide Masaya cadere accanto a lei all’improvviso.
“Masaya?!” esclamò chinandosi immediatamente verso di lui. Cos’era successo? Un secondo prima stavano parlando e poi il moro era caduto in un istante.
Lo scosse richiamandolo più volte, quando fu costretta a voltarsi a causa di un ringhio alle sue spalle.
Spalancò gli occhi trovandosi davanti quello che ovviamente era un chimero, gli occhi infuocati e i denti lunghi che spuntavano dalla bocca ringhiante.
Cadde a terra mentre con la mano teneva stretta la maglietta di Masaya, ancora inerme. Ok, era svenuto, ma per quale motivo? Forse il mostro gli aveva dato una silenziosa zampata?
Sentì il cuore accelerare i battiti e strinse gli occhi impaurita, mentre il mostro alzava la zampa.
Si sentì colpire alla spalla e volò lontano, sbattendo contro un albero poco distante.
Gemette forte mentre cadeva a terra e vide il sangue inzupparle la maglia, gli occhi che iniziavano a lacrimare.
“Che-che dolore…” tremò forte sopraffatta dal dolore alla spalla, ma fu costretta a riprendersi immediatamente.
Vide il chimero che, poco lontano, si stava avvicinando a Aoyama.
Sbarrò gli occhi e sentì le gambe muoversi da sole.
Mentre correva tra il suo ragazzo e il mostro, si trasformò ed estrasse il fiocco del cuore, tenendolo saldamente con la mano sinistra. Correre con la spalla dolorante era davvero scomodo, ma non poteva fare altrimenti.
Si tuffò tra i due e punto l’arma contro il chimero con il braccio tremante, urlando la formula che fece sprigionare dall’arma  un grande muro di energia che si schiantò contro il chimero.
Il mostro, con uno stridio acuto, andò in mille pezzi e Ichigo dovette coprirsi gli occhi con il braccio per non rimanere accecata.
Quando l’alieno scomparse, tirò un sospiro di sollievo e si passò una mano sulla fronte, voltandosi a guardare Aoyama.
Tornò alla sua forma normale e notò la maglietta all’altezza della spalla lacerata e ancora rossa di sangue.
Gemette mentre si inginocchiava su Masaya, sentendo che respirava ancora.
L’ennesima lacrima le scivolò lungo la guancia e lei infilò una mano in tasca, estraendo il cellulare.

*

“Ichigo!” il ragazzo si bloccò davanti alla rossa, portandosi una mano sul petto e cercando di riprendere fiato.
Ichigo gli dedicò un dolce sorriso, vedendo che a quanto pare, dopo la telefonata, si era proprio precipitato da lei. Non erano passati neanche cinque minuti da quando quella conversazione telefonica si era conclusa.
Il ragazzo si chinò su di lei, fissando la spalla e poi gettando un’occhiata preoccupata ad Aoyama.
“E’ svenuto?”
“Sì, Kei… ti dispiace?” Ichigo si aggrappò a lui con il braccio sinistro, sollevandosi e gemendo dal dolore.
“Sono stati Kisshu e compagnia?” domandò Keiichiro sorreggendola e scostando lievemente il tessuto della maglietta per esaminare bene la ferita.
Ichigo strinse un occhio e digrignò i denti, scuotendo la testa. “Penso di sì, ma come al solito non si sono fatti vedere…”
Kei annuì e poi estrasse un fazzoletto dalla propria tasca. Lo poggiò sulla ferita e Ichigo cacciò un urletto, ma lui non demorse.
“Devi tamponare o continuerà ad uscire sangue. Perché non vai al Caffè e non mi aspetti lì? Io sveglio Aoyama e lo accompagno a casa”
Ichigo sobbalzò. “Ma… non voglio lasciarlo solo…” disse, il peso nel petto che aumentava. Non solo aveva messo Masaya in pericolo per l’ennesima volta, ma era anche costretta ad abbandonarlo. Come sempre, dopotutto.
“Devi riposare, e poi non sapresti come spiegarli quella” rispose lui serio indicando con un cenno del capo la sua ferita. Le sorrise cercando di apparire rassicurante e le poggiò una mano sulla testa, carezzandola piano. “Ci penso io, non ti preoccupare. Tu attendimi al Caffè, non ci metterò molto ad arrivare”
La rossa, dopo il primo attimo di sgomento, decise di accettare.
Con un’ultima occhiata a Masaya, si allontanò lentamente, altre lacrime che le bagnavano il volto.
Non riusciva più a sopportare quella situazione.

*

Ichigo aprì lentamente la porta del locale vuoto ed entrò silenziosamente, richiudendosela alle spalle.
Mosse qualche passo incerto, poi si bloccò.
Era veramente giusto andare lì? Aveva di nuovo lasciato Masaya da solo e senza spiegazioni. Certo, non che fosse la prima volta, ma comunque anche se ogni volta lui l’aveva perdonata, quella situazione le faceva comunque male. Lo stava tradendo e gli stava mentendo. Non era degna di essere la sua ragazza.
Strinse gli occhi e riprese a camminare verso la prima sedia disponibile. Vi si accasciò sopra con un piccolo singhiozzo e la spalla dolorante, e si sciolse in un pianto liberatorio ma silenzioso.
Passò qualche minuto, ma di Kei non c’era traccia. Forse aveva avuto qualche problema nell’inventare una scusa con Masaya.
Iniziò a preoccuparsi, quando sentì dei passi alle sue spalle. Forse Kei era passato per la porta posteriore?
Si alzò di scatto provocandosi un giramento di testa improvviso e fu costretta ad aggrapparsi alla sedia, la vista che si offuscava. Si sentiva debole e la spalla doleva sempre più.
“Kei, sei tu?” nella stanza, dal piano di sopra, comparve Ryo.
Rimase un attimo di stucco quando notò che invece del suo amico, era stata Ichigo ad aver fatto quel rumore che aveva attirato la sua attenzione.
Il suo sgomento aumentò quando notò il sangue e l’espressione sofferente della rossa.
Spalancò gli occhi e le corse incontro, cingendola immediatamente fra le proprie braccia per sostenerla.
“Che ti è successo?” chiese apprensivo, stringendola e facendola sedere di nuovo, mentre lei deglutiva a fatica.
“So-sono stata attaccata” borbottò senza guardarlo negli occhi. Avevano litigato, allora perché Ryo si comportava come se nulla fosse successo?
“Attaccata?!” si inginocchiò di fronte a lei ed esaminò attentamente la spalla, avvicinandosi di poco.
“Questa va medicata… torno subito” si alzò e corse – corse! – verso le scale che portavano al piano di sopra, ma la voce della rossa lo bloccò.
“Aspetta!” esclamò lei, rialzandosi dalla sedia e allungando una mano. Ryo si fermò, una mano sullo stipite e gli occhi impazienti. “Cosa?”
“Kei… ha-ha detto che ci pensava lui… Dovrebbe tornare fra poco” balbettò la rossa, sentendosi a disagio. Non voleva che fosse Ryo a curarla, non voleva neanche stare nella stessa stanza con lui a dire la verità. Aveva ancora vivido nella mente il ricordo dell’ultima volta in cui si erano visti. Non gli era piaciuta quella discussione, e soprattutto il modo in cui era finita.
Ryo rimase fermo per un secondo a guardarla, poi scosse la testa.
“Smettila di fare la sostenuta, ho detto che ci penso io” salì le scale senza darle il tempo di ribattere, e Ichigo si lasciò ricadere sulla sedia, passandosi una mano sulla fronte.
Tempo un minuto e Ryo tornò di sotto con in mano una cassetta del pronto soccorso. Si sedette di fronte alla rossa poggiando la cassetta sul tavolino e la fece distendere contro lo schienale, pigiando con il dito sulla spalla sana.
La rossa teneva lo sguardo fisso a terra, i suoi piedi erano diventati vagamente interessanti.
Ryo lasciò correre, poi si rese conto di una cosa.
“Devi togliere la maglietta” disse, grattandosi la testa.
Ichigo spalancò gli occhi di scatto e sollevò la testa, facendosi male al collo, e arrossendo fino alla punta delle orecchie.
“COSA?!” sbraitò, tirandosi indietro. Ryo scosse la testa e la fissò con sufficienza, incrociando le braccia.
“Non posso curarti con la maglietta addosso. E’ sporca e mi è di impiccio. Te la devi togliere”
“Io non voglio spogliarmi davanti a te” ribatté lei inarcando le sopracciglia. Ryo sbuffò.
“Allora come la mettiamo?” disse, urtato. Non era proprio il momento di fare la vergognosa. “Quella ferita va curata, e non ho nessun interesse a guardare una bambina come te. Togliti la maglietta e poggiala sul petto, così non guarderò. Contenta?”
Ichigo voleva ribattere, soprattutto per il commento sulla bambina, ma capì che quella era l’unica soluzione possibile.
“Vo-voltati” arrossì ancora una volta, portando le mani al bordo inferiore della maglietta.
La sfilò mentre Ryo si voltava dall’altra parte per non guardare. L’appallottolò facendo in modo che la parte macchiata e strappata finisse al centro della matassa e se la poggiò sul seno, tenendola stretta con una mano.
Ryo, sentendo che aveva smesso di trafficare, si voltò e sorrise appena.
“Ok, ora ferma…” prese una garza dalla scatola e la impregnò di disinfettante. Poi si fermò a guardare Ichigo, che aveva di nuovo smesso di guardarlo.
Sapeva che rischiava il linciaggio, ma doveva farlo.
Allungò una mano e afferrò la spallina del reggiseno con due dita, facendogliela scivolare lungo il braccio.
Stavolta Ichigo saltò proprio in piedi, strillando e arrossendo così tanto da sembrare un tutt’uno come i capelli.
“Che-che-che…!” balbettò incredula, incapace di formulare una frase di senso compiuto. Era sconvolta. Cosa faceva Ryo, ci provava con lei? Senza neanche essersi scusato per la volta prima, oltretutto? Doveva essere malato per pensare una cosa del genere.
Il biondo sbuffò sonoramente e si alzò, afferrandola per le braccia e facendola sedere di nuovo.
“Mi impediva di curarti e l’ho spostata. Non ho intenzione di saltarti addosso, Ichigo. Stai tranquilla”
La rossina fu costretta a rimanere immobile mentre Ryo iniziava a medicare la ferita e a pulire le macchie di sangue tutte intorno.
Si sentiva imbarazzata all’inverosimile. Era seminuda davanti a un ragazzo che non era il suo ragazzo, e sentiva il cuore accelerare i battiti ogni volta che il biondo le sfiorava la pelle con le dita, oppure ogni volta che lui soffiava sulla ferita dopo avervi passato sopra la garza.
Strinse i denti un paio di volte per il dolore, ma riuscì a resistere senza lamentarsi quasi mai.
Dal canto suo, Ryo stava facendo una fatica immensa a trattenersi.
Ichigo gli piaceva. Lo sapeva lui, lo sapeva Kei e probabilmente anche le altre ragazze se n’erano accorte. Solo lei non se n’era resa conto, e forse questa era una fortuna.
Il loro rapporto era già parecchio instabile, litigavano sempre e non facevano altro che stuzzicarsi. Se solo avesse osato confessare i suoi sentimenti a Ichigo, di sicuro lei dopo averlo rifiutato avrebbe iniziato a trattarlo in modo diverso, e lui questo non lo voleva. Meglio avere la sua amicizia in un modo un po’ bizzarro piuttosto che non averla accanto in nessun modo.
Sollevò lo sguardo e guardò il suo bel viso arrossato ma allo stesso tempo stravolto.
La voglia di proteggere quella gattina stava diventando difficile da controllare.
“Allora… com’è successo?” chiese, continuando a medicare. La ferita non era profonda, ma aveva perso un bel po’ di sangue e se non l’avesse disinfettata avrebbe potuto infettarsi.
Ichigo esitò un attimo a rispondere. Non aveva voglia di confessare che era con Masaya. Non aveva voglia di parlare di lui in quel momento, perché ricordare le faceva male.
Chissà perché Kei ci stava mettendo così tanto, oltretutto?
“Ero nel parco… passeggiavo e sono stata aggredita” chiuse il discorso velocemente, sbuffando.
“Ma perché Kei non arriva?”
“Appena finisco qui lo chiamo” rispose veloce Ryo, impaziente di tornare al discorso di prima.
“Ti hanno colto alla sprovvista, dunque… e poi hai chiamato Kei” si irrigidì un po’ quando disse quella frase, e Ichigo se ne accorse.
Si voltò a guardarlo e alzò un sopracciglio.
“Che ti prende?”
“Niente” rispose velocemente, fissando con insistenza la ferita ormai del tutto ripulita. Non voleva ammettere che il fatto che Ichigo avesse chiamato Kei e non lui lo scocciava, e pure tanto. Dopotutto comunque, si era detto che era una cosa normale. Lui e Ichigo avevano litigato l’ultima volta che si erano visti, era ovvio che non volesse chiedere aiuto proprio a lui.
“A proposito dell’altra volta…” il biondo alzò lo sguardo e ripose la garza dentro una busta di plastica, chiudendola con un nodo. Ichigo sollevò la mano destra e lo azzittì prima che potesse continuare.
“Lascia stare Ryo, mi hai già detto come la pensi, non voglio sentire oltre”
“Veramente volevo scusarmi, ma se non vuoi starmi ad ascoltare sono problemi tuoi” ribatté freddo lui richiudendo la cassetta con un sonoro clack e alzandosi. Si avviò tranquillo al piano di sopra, ma fu subito bloccato da Ichigo.
La rossa si era alzata di scatto e aveva fatto cadere a terra la maglietta, ora era davanti a lui con solo il reggiseno e una spallina abbassata lungo il braccio.
Ichigo arrossì per l’ennesima volta e si portò le braccia a x sul petto, balbettando un “To-torna qui, ti ascolto…”
Ryo scosse piano la testa con un sorrisetto e le fece cenno di tornare a sedere, poi sparì sulle scale.
Sentiva il cuore andare velocissimo.
Ichigo era davvero bella, e per lui vederla così era una visione.
Cercò di calmarsi pensando ad altro, ma l’immagine di Ichigo seminuda di fronte a lui non riusciva a dargli tregua.
Aveva sempre provato un grande affetto per lei, fin da quando l’aveva vista per la prima volta.
Poi aveva scoperto che lei aveva un ragazzo – o per lo meno, c’era qualcuno che le piaceva -, e allora aveva messo da parte quel sentimento, che purtroppo poi però era fuoriuscito più impetuoso di prima.
E solo da un paio di settimane si era reso conto di desiderarla. Tanto.
Quando se l’era trovata davanti giorni prima, fuori dalla sua camera, aveva veramente temuto che il suo corpo potesse esplodere. Aveva fatto venire quella straniera per sfogarsi, ma la visita di Ichigo aveva fatto crollare tutti i suoi muri.
La voleva, e la voleva da morire.
Tornò al piano di sotto dopo aver riposto la cassetta nella propria camera e la trovò vestita.
Tornò a sedersi davanti a lei e incrociò le braccia, attendendo che la rossa dicesse qualcosa. Ma lei non disse nulla.
“Allora…” iniziò Ryo, cercando qualcosa di buono da dire. “Abbiamo esagerato entrambi, l’altra volta. Mi spiace” disse serio, sporgendosi in avanti e poggiando gli avambracci sulle gambe. Ichigo deglutì, asserendo con la testa.
“Sì… dispiace anche a me… Non è vero che non ti ritengo affidabile, Ryo”
“Allora perché non hai chiamato me?” disse veloce, ma si pentì il secondo dopo. Ichigo sollevò le sopracciglia, poi capì.
“Io… non volevo coinvolgerti. Ce l’avevo ancora con te…”
Ryo increspò le labbra e annuì. “Comprensibile” disse, poi si alzò.
“Ora forza, ti accompagno a casa”

*

Ichigo si svegliò presto, quella mattina.
Si era alzata, aveva fatto una bella doccia calda, si era preparata e poi era scesa giù in cucina, dove era sicura che sua madre la stesse aspettando con un sorriso stampato in volto e con la colazione già pronta.
Si meravigliò quando la vide sì sveglia, ma in pigiama seduta al tavolo mentre con gli occhi semichiusi faceva roteare un cucchiaino nella tazza di latte che aveva davanti.
“Mamma?” la rossa si avvicinò e Sakura aprì del tutto gli occhi.
“Ichigo? Che ci fai in piedi a quest’ora?” chiese la donna gettando un’occhiata all’orologio appeso al muro. La rossa si grattò la testa. “C’è scuola, sai?”
“Ma non era chiusa, oggi?” domandò la donna inarcando un sopracciglio e svegliandosi un po’.
Ichigo si ammutolì, facendo mente locale.
Scuola? Chiusa?
“Cavolo, è vero!” si batté una mano sulla fronte e si accasciò sulla sedia. Per una volta che si era svegliata presto. Questa sì che era sfortuna bella e buona.
“E tu come mai sei in piedi?” domandò poi alla madre, vedendola quasi ricadere nel mondo dei sogni mentre continuava a far ruotare il cucchiaino.
“Ho preparato la colazione e il pranzo da portare via a tuo padre… E’ uscito prestissimo stamattina… Ora però ho sonno” disse la signora sbadigliando. Ichigo ridacchiò e si alzò.
“Dai torna a letto, mi ci rimetto anche io, visto che non ho nulla da fare” bofonchiò imbarazzandosi un po’ per aver commesso una tale gaffe. Quando non poteva permetterselo, dormiva fino a tardi, e quando invece poteva farlo non lo faceva. Ma cos’aveva che non andava?
La donna annuì e stiracchiandosi si alzò e si diresse al piano di sopra come uno zombie. Ichigo non poté fare a meno di sorridere. Ecco da chi aveva ripreso.
Decise di tornare anche lei di sopra. Inutile rimanere lì, non avendo nulla da fare.

Verso le undici il telefono di casa Momomiya prese a trillare impaziente. La rossa tirò fuori una mano dal groviglio di coperte in cui era intrappolata e afferrò a tentoni il cordless, premendo il pulsante e portandoselo all’orecchio sotto le coperte.
“…nto….” Borbottò sbadigliando con un sonoro miagolio, e la risata dall’altro capo del telefono le fece spalancare gli occhi.
“Ma-Masaya?!” chiese lei sollevandosi di scatto e provocandosi un giramento di testa. “Co-come stai?!” chiese quasi urlando, mentre cercava di liberarsi dall’ammasso di coperte che quasi la stava soffocando.
“Bene, grazie. Scusami se ti ho svegliato…”
“No no! Ma stai scherzando! Figurati! Mica dormivo!” rispose lei impaziente, sentendosi una perfetta cretina. Il suo sbadiglio di certo l’avevano sentito fino in capo al mondo, chi pensava d’ingannare?
Masaya, infatti, rise ancora.
“Senti, volevo chiederti se è tutto a posto… L’altra volta il tuo amico Keiichiro mi ha detto che hai avuto un’emergenza familiare e che sei dovuta scappare via… E mi dispiace se ho preso un colpo di sole. Devi esserti spaventata”
Ichigo sorrise, ringraziando mentalmente Kei. La sera prima il castano l’aveva chiamata per spiegarle cosa aveva raccontato ad Aoyama.
La cosa che Ichigo non sapeva, comunque, era che Kei quel giorno era tornato al Caffè molto prima di quanto aveva voluto far credere, ma aveva visto Ryo e Ichigo parlare di nuovo, e non aveva avuto il coraggio di interromperli. Era rimasto in cucina a sfogliare silenziosamente una rivista di cucina, finché poi i due non se n’erano andati.
“Un pochino, ma non preoccuparti. Piuttosto, dispiace a me averti lasciato da solo in un momento del genere…”
Masaya rise cristallino, facendole sciogliere il cuore. “Non dirlo nemmeno per scherzo!” rispose, poi fece una pausa.
“E comunque abbiamo lasciato in sospeso l’uscita al bar. Che ne dici se ci andiamo dopodomani?”
Ichigo spalancò gli occhi e annuì con la testa, felicissima. Poi si rese conto che lui non poteva vederla e spalancò la bocca.
“Sì! Sì! Certo!” Un appuntamento con Masaya. Un vero appuntamento. Dio, era un sogno.
“Allora ci ved-”
“Ichigo! Ichigo! Alieni al Caffè MewMew!” il piccolo Masha si azionò improvvisamente, trillando impazzito  e girando intorno alla testa della rossa.
Ichigo sbarrò gli occhi e lo afferrò, tappandogli il piccolo microfono che aveva al posto della bocca.
“Scusa Masaya, devo andare!” disse subito e non gli diede il tempo di rispondere. Con le lacrime agli occhi per la rabbia lanciò il telefono lontano, afferrò la spilla e corse giù mentre Masha continuava a strillare.
In dieci minuti arrivò al Caffè, e trovò le sue amiche già trasformate. Di Kei e Ryo nessuna traccia.
“Ragazze!” si trasformò velocemente e si guardò intorno.
“Dove sono gli alieni?”
“Non sono ancora comparsi” rispose Retasu ansiosa, tenendo strette nelle mani le sue armi a forma di nacchere.
“O forse sono qui ma non li vediamo” azzardò Zakuro seria e immobile, gli occhi che perlustravano la zona intorno a loro.
Ci fu un attimo di silenzio durante il quale tutte le ragazze trattennero il respiro.
Il secondo dopo, un enorme chimero sbucò fuori dal bosco adiacente al Caffè, e si avventò contro di loro.
Tutte si scansarono cadendo a terra, e sentirono una risata fragorosa. Alzando lo sguardo, lo videro.
“Kisshu!”
“Ehilà, micetta!” esclamò lui sorridendo e facendole l’occhiolino. “E’ tanto che non ci vediamo, ti sono mancato?”
“Ribbon Zakuro’s Pure” esclamò di rimando la Mew Lupo, colpendo il chimero. Kisshu incrociò le braccia incrociato.
“Non parlavo con te” borbottò, voltandosi verso il chimero che, effettivamente, non aveva un solo graffio.
La viola ringhiò e tentò di nuovo il suo colpo, che stavolta andò a segno. Strinse la corda di luce intorno al collo del nemico, poi si voltò verso Purin tenendo la presa stretta e urlandole un “Purin, tocca a te!”
La piccola non se lo fece ripetere due volte. Con il Ribbon Purin Ring Inferno lo intrappolò in quell’ammasso gelatinoso ed esultò portando un pugno in aria e urlando.
Ichigo aveva fissato la scena immobile.
Era troppo facile. Possibile che gli alieni fossero spariti per poi tornare all’attacco con un chimero così debole? C’era qualcosa che non andava.
Minto lanciò il proprio attacco contro il mostro e lo stordì, e Ichigo mosse un passo avanti per finire il lavoro, ma si sentì afferrare per la vita e in pochi secondi si trovò sollevata da terra di qualche metro.
“Ki-Kisshu, lasciami!” esclamò agitandosi, mentre l’alieno rideva maligno.
“Non avrai tregua, Ichigo. Ti seguirò ovunque finché non ti deciderai a venire via con me” le sussurrò malizioso all’orecchio, e la rossa rabbrividì a quelle parole. Si divincolò ancora una volta e stavolta Kisshu la lasciò andare, dopo essere comunque sceso di un bel po’. Di certo non voleva che la sua gattina si rompesse una gamba cadendo a terra.
Ichigo rovinò al suolo sbattendo il petto e sentì il dolore alla spalla farsi acuto. Ormai non ci faceva più caso, ma con quel colpo il dolore era tornato a farsi sentire più forte che mai.
Si alzò con fatica mentre le altre, tranne Zakuro, correvano da lei e la sostennero
Ichigo sorrise. “Non vi preoccupate, ci penso io…” estrasse il suo Strawberry Bell e con un colpo ben assestato disintegrò quel mostro fin troppo debole per i suoi gusti.
Quando il chimero fu svanito nel nulla, si voltò alla ricerca di Kisshu.
Anche lui era scomparso.
Si lasciò cadere a terra, in ginocchio, e sospirò.
Non avrai tregua, Ichigo. Ti seguirò ovunque finché non ti deciderai a venire via con me.
Si passò una mano sul viso, poi strinse il costume all’altezza del petto.
Dopo quell’affermazione, tutti i suoi dubbi erano spariti. C’era solo una cosa da fare, e andava fatta subito, prima che fosse troppo tardi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

Bella gente! Come va? :)
Sono di fretta perché mi attendono a lavoro, ma ho deciso di postare perché non lo faccio da tipo 10 giorni ò.ò Quindi vi lascio con questo capitolo (personalmente mi piace molto *-*) sperando che sia di vostro gradimento!
Eeeeee secondo voi… cosa vuole fare Ichigo? *W* si accettano scommesse genteeee XD
Fatemi sapere :D
Bacino
la vostra tonna

 

  
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