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Autore: thecarnival    17/03/2011    3 recensioni
STORIA IN FASE DI REVISIONE
Marta è una ragazza di 23 anni: dolce, sensibile e a volte anche fragile. Nata e cresciuta in Sicilia, appunto per questo, è anche molto testarda, permalosa e gelosa. Ama danzare e per questa sua grande passione si trasferisce a Milano per studiare danza classica; questo suo grande amore per la disciplina la rende troppo “perfettina”. A Milano, oltre a frequentare l’università, entra a far parte di un’importante compagnia di ballo “School of Dancing” e incontra Giorgio. Lui è tutto il suo l’opposto, molto “vivi e lascia vivere”: è anche lui iscritto all’università ma solo per le feste e per accontentare il padre. Lui balla perché lo rende felice: perché quando lo fa è completo. Giorgio e la danza moderna sono una cosa unica, così come Marta e la danza classica. I due non si sopportano perché sono i due poli opposti di una calamita. Riusciranno a cambiare idea?
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO REVISIONATO IL 12 DICEMBRE 2012



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4.E poi, scoppiare.




Quel giorno era arrivata in anticipo nella sala improvvisata e, non essendoci traccia di Giorgio, aveva collegato il suo I-Pod alle casse dello stereo, iniziando a scaldarsi.
Il ragazzo non si fece vivo neanche dopo un quarto d'ora perciò Marta decise di iniziare a provare da sola e di ballare in assoluta libertà, senza essere giudicata o vista da nessuno: chiuse gli occhi proprio come aveva fatto la sera prima a casa sua e lasciò che la musica le entrasse dentro. Un passo a destra e uno a sinistra, i suoi movimenti erano fluidi, stava ballando con il corpo e con il cuore, non con la testa; proprio come gli aveva detto di fare Giorgio. Piroette, salti, spaccate e altri passi: era tutto improvvisato e cercava di inserire, in quella piccola coreografia, meno passi di danza classica possibili.
In quei giorni, in quelle prove, ce la stava mettendo tutta: aveva sudato per ottenere quel posto e nessuno aveva il diritto di portarglielo via. Quando la musica finì riaprì gli occhi e solo in quel momento si accorse di qualcuno alle sue spalle: Giorgio la stava osservando compiaciuto, appoggiato alla porta d'ingresso e l'applaudiva quasi soddisfatto; lo guardò indignata ma soprattutto infastidita al pensiero d'essere stata spiata in un momento così intimo, tuttavia lo ignorò iniziando a rivestirsi.
Lui la bloccò prima che prendesse i pantaloni della tuta e li indossasse:
– Resta così – Le disse poggiando il borsone accanto al suo – Sarà più comodo ballare.
Terminò la frase guardandola negli occhi e accennando un sorriso che Marta ignorò o si sforzò di farlo.
– Non camminiamo oggi?
– Direi che dopo quello che ho visto, possiamo andare avanti. – Tirò fuori dal suo borsone nero una finta rosa rossa e se la mise tra i denti, poi continuò – Oggi: tango.
Con il telecomando fece partire la musica, quella sensuale e tipica di quel ballo; le girò intorno non smettendola di guardarla negli occhi, posò una mano sul fianco mentre continuava a girare: il suo intento era quello di farla impazzire e sedurla, parlando sempre del ballo.
– Tieni gli occhi puntati su di me. – Le disse prendendola per mano e tirandola a sé con un gesto improvviso. – Devi seguire ogni mio movimento, come se fossi attratta.
La strinse ancora di più: una mano dietro la schiena e l’altra sulla coscia che lentamente si alzava e poi si abbassava, i loro sguardi incatenati e i respiri che si infrangevano nelle bocche opposte.
Giorgio le stava insegnando non solo i passi del tango ma anche come tentare un uomo, come sedurlo e portarlo alla disperazione e doveva ammettere che Marta era una discreta allieva.

Avevano provato quella coreografia per tutta la mattina ma ogni volta, secondo Giorgio, c’era qualcosa che non andava: poca sensualità; non perdeva occasione, quindi, di stringere Marta tra le braccia e strusciarsela addosso, forse era una tattica per averla vicino.
– Sono stanca e ho fame. – Sbottò la ragazza mentre si rivestiva sotto lo sguardo divertito di Giorgio, si mise la borsa in spalla e ricambiò lo sguardo. – Hai qualche problema?
– No, andiamo a pranzo.
Ma lei non l’aveva invitato, anzi sperava di stare lontana da lui almeno per un quarto d’ora, ma non le fu possibile. Entrarono in un bar non molto lontano dall’accademia; lui ordinò una porzione abbondante di lasagne perché doveva recuperare le energie perse e prepararsi, giustamente, per il pomeriggio intenso, mentre lei ordinò una semplice insalata mista, per mantenersi leggera e non ingrassare neanche di un grammo; si sedettero al tavolino: il silenzio era imbarazzante.
– Ho parlato con Marco questa mattina. – Marta aveva alzato lo sguardo dal suo piatto quanto bastava per fissarlo annoiata e distratta, dopo qualche secondo tornò a mangiare e lui continuò – E' per questo che sono arrivato in ritardo; gli ho detto che oggi avremmo iniziato qualche coreografia, mi ha consigliato di provare quelle dello spettacolo così se dovessi davvero migliorare poi non sarai del tutto impreparata.
– Ok.
– Senti. – Si era trattenuto dall'urlare e perciò le si era avvicinato così da non dare spettacolo in quel piccolo locale. – Non mi sei simpatica ma sto cercando di aiutarti a ogni costo; come faccio se tu non me lo permetti?
Quella domanda rimase senza risposta perché Marta lo ignorò, alzò lo sguardo dal piatto proprio come aveva fatto prima e lo fissò fredda e infastidita.
– Vorrei mangiare in pace, se non ti dispiace. Mi piacerebbe avere il mio quarto d’ora lontana dal mondo; non potremmo parlarne dopo?
– Sei solo una ragazzina viziata.
Era stanca, stufa dei suoi insulti gratuiti e dei suoi sguardi disperati; lei non era un caso pietoso, non aveva bisogno dell’aiuto di nessuno, soprattutto di quello di Giorgio, perché era un’ottima ballerina: la migliore. Era lui a non saper fare nulla.
Si era alzata dal tavolino andando a pagare la sua ordinazione, non aveva neanche finito il suo pranzo né aveva salutato quello che era ormai diventato il suo partner; era tornata in quel lurido garage a provare perché solo ballando avrebbe smaltito la rabbia. Indossò i tacchi e legò i capelli in uno chignon morbido, proprio come una vera ballerina di tango, e aspettò che Giorgio tornasse per ballare insieme a lui; quando neanche dopo cinque minuti lo vide arrivare, decise di lasciar perdere e fare a modo suo. Tolse le scarpe con il tacco indossando le sue amate punte; fece partire la musica in modalità casuale e la scelta le piacque:
Dancing di Elisa; le si era fermato il respiro per qualche secondo: amava quella canzone, così triste, malinconica ma bella, le faceva sempre uno strano effetto e ballarla era un piacere. Aveva iniziato la coreografia sulle punte, con dei passi di danza classica fin troppo tecnici ma, dopo un po' si era talmente lasciata trasportare dalle note e dalle parole da terminare il ballo sulle mezze punte; non sentì nessun applauso e ne fu sollevata: aveva bisogno del suo momento di intimità, doveva restare sola con se stessa e la sua passione.


– E’ un disastro, non ti stai impegnando, non sai fare nulla! Per colpa tua verrò espulso.
– Io non saprei fare nulla? Ma ti sei visto: tu e le tue mosse da ballerino da quattro soldi. La tua danza, se così si può definire, mi fa schifo. Tu mi fai schifo, sei insopportabile.
Anche quella mattina, dopo ore e ore estenuanti di prove si erano ritrovati a litigare su futilità: su quale tipo di danza fosse migliore, su Marta che non muoveva bene i fianchi e su Giorgio che non stendeva bene le ginocchia. Erano mondi troppo diversi per incontrarsi, come due rette parallele. Nessuno dei due sapeva però, che quelle due rette, all'infinito, si sarebbero incontrate.*
– Sei una bambina.
– Tu un moccioso: ti credi chissà chi solo perché Marco ti reputa bravo, ma in realtà non sei nessuno.
Ormai avevano intrapreso la via degli “insulti senza ritorno”, si offendevano senza pensare alle conseguenze, sparavano cattiverie che in fondo neanche pensavano.
– Quella che si crede qualcuno, tra i due, non sono io Miss la-danza-classica-è-la-mia-vita. Giudichi tutti dall’alto in basso, perché non ti guardi allo specchio e taci?
– Non mi conosci e non ti permetto di dirmi queste cose.
– E’ la pura verità, per questo ti fa male.
Marta aveva capito che era inutile continuare a litigare, che stavano sorpassando il limite andando a finire in una sfera troppo sensibile e pericolosa: quella privata. Giorgio però continuò e lei perse del tutto la pazienza.
– Tu non sai quanti sacrifici ho fatto per arrivare fino a qui, non sai cosa significa essere presa in giro dai propri amici per non saper ballare in discoteca: “Sei troppo rigida”, mi dicevano, ed era per colpa della danza classica. – Sospirò trattenendo le lacrime e poi continuò – Sai quante sere ho passato a piangere a causa dello stress e stanchezza o ancora quante volte sono finita al pronto soccorso per problemi ai piedi? No non lo sai. Perché danza significa: passione, sacrificio, dedizione e tu non ne dimostri neanche un po' con i tuoi stupidi movimenti di bacino.
Solo quando smise di parlare si rese conto di aver urlato e di avere gli occhi lucidi; abbassò lo sguardo imbarazzata ma lo rialzò qualche istante dopo per fronteggiarlo un'ultima volta.
– La danza è danza quando ti permette di volare con le ali dei sogni. Se nella tua vita hai solo sofferto vuol dire che non hai mai ballato.
Quella frase era stato un sussurro; avevano smesso entrambi di gridare finalmente, perché
erano stanchi, avviliti e avevano sorpassato il limite di sopportazione l’uno dell’altra; avevano messo in chiaro le loro frustrazioni e da quel breve conflitto ne erano venuti fuori entrambi perdenti: erano bravi a giudicare e puntare il dito senza sapere cosa significasse davvero danzare per l’altro.
Terminarono la lezione in quello stesso istante non aggiungendo altro né si diedero appuntamento per il giorno dopo; Marta era sicura di una cosa: voleva stare lontana da Giorgio il più tempo possibile e la stessa cosa valeva per lui.



La situazione a casa non era delle migliori: la coinquilina di Marta, Valeria, era tornata da New York insieme al fidanzato. Ciò significava ore e ore di racconti su quanto fosse meravigliosa, affascinante, indescrivibile la Grande Mela mentre al pc scorrevano le foto di quei quindici giorni di vacanza. Marta annuiva fingendosi interessata.
Valeria era una bravissima ragazza e una piacevole coinquilina; erano ottime amiche, sapeva ascoltare e dare buoni consigli, ma, in quel momento, Marta, avrebbe solo voluto infilarle un calzino in bocca e farla stare zitta. Giuliano era l’ideale del fidanzato perfetto: non solo esteticamente ma anche per i suoi modi di fare; accontentava Valeria in tutto e cercava di litigare il meno possibile riempiendola di attenzioni, coccole e regali; certo, era un po' geloso per colpa del lavoro di Valeria: era una modella ed era bellissima ma, nonostante ciò, era umile e con i piedi ben saldi a terra.
– Adesso che ti ho raccontato del viaggio e che Giuli è andato a casa, mi dici cos'hai?Le chiese seguendola in camera e guardandola mentre indossava il morbido pigiama di pile.
– Sono solo molto stanca, niente di più.
Marta non aveva voglia di parlare, non voleva stare lì a raccontarle di Giorgio e di quanto avrebbe voluto commettere un omicidio.
– Diciamo che ti credo. – Le rispose l'amica mentre si sedeva sul letto – Dai, parlami dell’accademia.
Il sorriso di Valeria la incoraggiò e le si sedette di fronte, iniziando a parlare: – Hai presente i film sulle catastrofi che ci piace tanto guardare, quando c’è il protagonista che deve cercare di salvare il mondo dalla sua fine e, nel mentre, si rompe una gamba, si tagliuzza le braccia e via dicendo? – L’amica annuì titubante non sapendo non andasse a parare il discorso contorto di Marta. – Ecco: alla fine non sai se il protagonista vivrà o no.
– Beh, di solito sì perché è davvero raro che muoia.
Valeria rispose con ovvietà, perché aveva ragione, in pochi film il personaggio principale rimaneva ucciso; tuttavia Marta continuò la sua filippica ignorando le parole dell'amica.
– Io, in questo momento, in quella maledetta accademia sono la protagonista sfigata dei film sulle catastrofi che morirà nel peggiore dei modi possibili.
– Oddio, è così grave?
– No, non tanto, volevo solo enfatizzare un po'. – Le fece una linguaccia e risero insieme, abbracciandosi. – Sono contenta che sei tornata, mi sei mancata.
Grazie a Valeria, finalmente, aveva trovato un pizzico di pace e tranquillità che aveva perso in quelle prime settimane di lezione.

Guardò un po' di televisione in salotto, evitando le chiamate con la madre: era già abbastanza nervosa, non voleva che la sua serata peggiorasse ancora di più. Stava preparando la cena quando Valeria entrò in cucina come una furia richiamando la sua attenzione: era mezza nuda e teneva in mano due o tre abiti che avrebbe indossato quella sera stessa; Marta provò più volte a spiegarle che era stanca e che, nonostante fosse venerdì, avrebbe voluto restare a casa a guardare un film e andare a letto presto ma quando la sua coinquilina si metteva qualcosa in testa era difficile farle cambiare idea. La spinse in bagno obbligandola a farsi una doccia veloce e prepararsi: dovevano essere perfette per la serata che si prospettava.


– Wow, sei uno schianto.
Il fischio di Valeria l'aveva fatta arrossire mentre si guardava allo specchio indossando il cappottino; infondo non aveva indossato nulla di particolare: un semplice abitino nero, delle calze color carne e le scarpe alte che si abbinavano al vestito, solo la borsa era rosa come il cinturino del vestito. Marta guardò meglio la sua amica e si accorse di quanto fosse bella stretta in quell'abito blu che la fasciava come una seconda pelle e con quelle scarpe lucide gialle che si abbinavano perfettamente al trucco e ai gioielli: era la fortuna d'essere una modella, avere gli accessori e i vestiti adatti a ogni serata.
– Evidentemente non ti sarai guardata allo specchio, Giuliano ti chiuderà in macchina.
Sembravano tornate adolescenti, non smettevano di farsi complimenti a vicenda e ridevano per qualsiasi scemenza; Valeria aveva solo ventuno anni ed era di due anni più piccola di Marta anche se ne dimostrava molti di più, soprattutto per il modo di vestirsi e atteggiarsi; a volte la invidiava per questo motivo, avrebbe voluto essere come lei: più spontanea e meno timida, avrebbe voluto camminare a testa alta senza dover pensare ai giudizi della gente; in fondo anche Valeria faceva un duro lavoro eppure non sembrava abbatterla o distruggerla più di tanto.



All'entrata della discoteca non ebbero problemi, la bella mora conosceva il buttafuori che le fece entrare senza discussioni e poi al tavolo c’era già ad aspettarle Giuliano, seduto e impaziente, che beveva qualcosa di scuro e blu, mentre tamburellava le dita sul proprio ginocchio. Marta si accorse troppo tardi che non era solo, quando i suoi occhi incontrarono quelli dell'ospite indesiderato, quando ormai era impossibile scappare.
– Che diavolo ci fai qui?– Le sue labbra si mossero prima ancora che il cervello potesse impedirglielo.
– Potrei chiederti la stessa cosa. – Giorgio le rispose tranquillo, nascondendo il fastidio di trovarsela di fronte.
Per lei, quel ragazzo, era diventato una persecuzione: se lo ritrovava dovunque; contò fino a dieci cercando di non perdere la pazienza ma quando Giuliano le presentò Giorgio come suo fratello per poco non svenne.
– Non è possibile: il figlio del demonio è un tuo quasi-parente.
Valeria scoppiò a ridere alle parole sussurrate dell’amica, aveva aspettato che i due fratelli andassero a prendere da bere per poter parlare con la sua coinquilina e poterle dire ciò che realmente pensava: Giorgio era il figlio di Satana.
Si guardò intorno vedendo come tutti stessero ballando in quel posto, anche Valeria si muoveva su se stessa a tempo di musica; lei non ci sarebbe mai riuscita, ballare in quel modo, senza inibizioni, sotto tutti quegli occhi l'avrebbe imbarazzata da morire: non era come su un palco, dove pur essendo al centro della scena sapeva cosa fare, lì non avrebbe avuto maschere e la cosa la spaventava.


La serata trascorreva in maniera tranquilla soprattutto perché i due rivali non solo non si rivolgevano parola ma evitavano anche di guardarsi; la situazione cambiò quando Valeria, non riuscendo a convincere l’amica a buttarsi in pista, andò senza di lei ma insieme al fidanzato, lasciandola da sola con Giorgio.
– Quindi tu vivi con Vale.
Dopo qualche minuto di silenzio il ragazzo era scoppiato, non parlare per lui era piuttosto difficile, perciò le aveva fatto la domanda più ovvia che le era venuta in mente ma a cui Marta non aveva risposto, aveva un dubbio più grande che le ronzava in testa da tutta la sera.
– Come è possibile che tuo fratello sia un santo e tu sia... così?
Così come?
Si era poggiato alla ringhiera del privet guardandola incuriosito; era stano come ancora non avessero iniziato a urlarsi contro.
– Come sei tu. Vorrei evitare di dire per forza un aggettivo, potresti offenderti.
E fu di nuovo silenzio, uno di quelli abbastanza imbarazzanti, eppure non c’era bisogno di parlare: la musica riempiva i loro i silenzi. Quella musica terribile e troppo assordante per Marta ma che, pian piano, per colpa dell'alcol bevuto, stava iniziando ad apprezzare tanto da battere il piede a tempo mentre guardava, dall'alto del privet, tutta quella gente che si muoveva in maniera scoordinata.
– Vuoi ballare?
La voce di Giorgio era troppo vicina per i suoi gusti.
– Per oggi ho ballato abbastanza, soprattutto con te.
Lo spinse via piano, credendo che il ragazzo capisse e accettasse il rifiuto.
– Non fare la preziosa.
Le prese quella stessa mano che lo aveva spinto, rifiutandolo e la trascinò fino al centro pista, in mezzo a quella marea indistinta di persone che ballavano stretti, troppo appiccicati e sudati. La strinse a sé: una mano dietro la schiena, quasi sul sedere; con l'altra le accarezzò una guancia scostandole i capelli e portandoli dietro l’orecchio.
– Rilassati Marta, balla con me.– Quel sussurro fu un brivido che la fece sciogliere e rilassare: ballarono sensualmente, senza mai staccarsi.
In quel momento loro incarnavamo in modo esatto il detto “Il ballo è il preliminare del sesso” non per la loro volgarità ma per la sensualità, l’alchimia, la complicità e l’attrazione fisica: erano attratti l’uno dall’altra, erano eccitati e la canzone che stavano ballando,
Stereo Love, non li aiutava, di certo, a calmare quelle sensazioni.
Marta si sentiva leggera, libera, a causa di tutti i drink che aveva bevuto; non aveva minimamente pensato che potesse essere merito del ballo con Giorgio: lui che le aveva tolto la maschera, scacciando via ogni stupida paura che aveva di ballare in discoteca.
Non lo sapeva ma, Giorgio l'aveva aiutata e l'avrebbe fatto ancora, seppur inconsciamente.






**************

Marta e Giorgio continuano a provare tuttavia lui pensa che Marta sia ancora una schiappa e ciò li porta a litigare. Rileggendo il capitolo mi sono accorta di quanto siano belli qui e quanto si shippino in discoteca: lui che le chiede di ballare e poi se la spalma addosso è qualcosa di ASDFGHJKL (per esprimere meglio il concetto insomma!)
Si scopre, inoltre che Giorgio e Giuliano sono fratelli – che fantasia che avevano i genitori – e che sono totalmente diversi: uno troppo gentile e perfetto, l'altro... beh, l'altro lo conosciamo. XD
Marta si lascia andare, finalmente, e chiude la bocca: balla con lui e non è più la stessa, almeno per il momento.
Chissà cosa succederà adesso!


* Teoria delle rette parallele che si incontrano all'infinito, in un certo punto. Credo che sia geometria non euclidea, non l'ho studiata a scuola perciò non so ben spiegarvi il concetto ma ricordo che la professoressa al liceo ne aveva parlato; se la spiegazione è sbagliata non linciatemi, studio lingue e traduzione, non matematica.
Valeria l'ho sempre immaginata bella, alta, mora e con gli occhi chiari: COSI'.
Giuliano, invece, il suo fidanzato, l'ho immaginato moro e con gli occhi azzurri, elegante, gentile e bello: COSI'.
Se volete potete vedere i vari set abiti che ho scelto per le ragazze:
Marta QUI
Valeria QUI
Tanto perché non avevo nulla da fare.
Ho un'immagine ben precisa di Marta e Giorgio che ballano ma se anche voi volete avere un “idea” potete guardare QUI anche se non è molto esatta.
Per chi volesse può contattarmi sul mio gruppo facebook.

Grazie per aver letto e recensito.
Alla prossima.

Grazie a Mary per avermi aiutata.

CAPITOLO REVISIONATO IL 12 DICEMBRE 2012

   
 
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