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Autore: Cherry Berry    18/03/2011    1 recensioni
Disneyland acid trip. Perché?
Immaginiamo che la bella addormentata sia una ragazza qualunque con una grave malattia terminale, che per caso investe il cacciatore di Cappuccetto rosso e che quest'ultima sia una ragazzina decisamente strana... A cosa ci porterà questa mescolanza di fiabe che tutti conosciamo rivisitate in chiave moderna? Ad un disneyland acid trip, un viaggio piuttosto particolare fra le più famose fiabe di quando eravamo bambini.
"«Posso sapere perché ti porti dietro un fucile?»
L’uomo al suo fianco, infatti, aveva un fucile di precisione appoggiato sulle ginocchia.
«Ero a caccia.»
«A caccia di cosa?» A caccia nel pieno centro della città?!
«Cacciavo un lupo cattivo.»
Aurora non si voltò di nuovo nella sua direzione, pensando tra sé che quel tipo doveva essere completamente matto, oppure il suo trauma cranico era peggiore di quanto pensasse."
Genere: Azione, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3.  Happy strange nineteen!

Sorry, did I wake your dream?

Some questions run to deep
We only, only wake up when we sleep
Led by the lunar light, trouble's all we'd find
Lost our way tonight.
[Save me, Avenged Sevenfold]

Brian accompagnò il delinquente all’interno del commissariato. Quando lo vide entrare Jessica gli sorrise, facendogli un cenno con la mano per salutarlo. Quell’uomo era incredibile, era già il terzo maniaco che assicurava alla legge quella settimana. Si assicurò che il tipaccio venisse ammanettato, per poi tornar fuori a recuperare la testimone oculare.

«Visto, è già tornato!» esclamò Akane sorridendo amabilmente alla donna al suo fianco. Lei non disse nulla, attendendo che il cacciatore di taglie aprisse la portiera dell’auto e portasse via la ragazzina, che le fece ciao ciao con la mano mentre si allontanava. Aurora rimase immobile e silenziosa, mentre guardava le due figure allontanarsi, Brian cingere con un braccio le spalle sottili della figuretta vestita di rosso per infonderle coraggio.

“Attento, potrebbe mangiarti vivo.”, pensò la donna tra sé, mentre finalmente la tensione che aveva accumulato si allentava e cominciava a mollare la presa dal volante, massaggiandosi le dita bianche per far circolare il sangue. Come poteva essere così inquietata da una ragazza con quelle sembianze così delicate? La donna scosse la testa, accendendosi la seconda sigaretta della serata. Quand’era nervosa non poteva fare a meno di inalare fumo e nicotina, il tutto la rilassava. Abbassò il finestrino, in modo da fare circolare l’aria e godersi il tepore della notte estiva. Appena gettò il mozzicone per terra, vide il cacciatore di taglie venirle incontro con un gran sorriso incoraggiante.

«Bene, ora tocca alla polizia.» disse mentre saliva al posto del passeggero con un sorriso soddisfatto.

«E per farmi perdonare ti offrirò da bere!»

Aurora lo guardò con aria scettica, ma non ribatté.

«Dove andiamo?» domandò dopo una pausa di silenzio. Brian ridacchiò.

«Sorpresa. Prima però dobbiamo passare da casa mia, devo prendere qualche spicciolo.»

La ragazza mise in moto, dirigendosi dove le veniva indicato dal giovane uomo seduto al suo fianco. Parcheggiò dinanzi ad una villetta dalle mura beige e il giardinetto ben curato.

«Puoi aspettare qui giusto due minuti?»

Lei fece spallucce, scendendo dall’auto per sgranchirsi le gambe. Si fermò davanti a un’altra casa, nel giardino della quale vi erano sette nanetti di gesso. Aurora li guardò con attenzione, notando come avessero qualcosa di strano… Le sembrava, ma poteva sbagliarsi, che fossero vestiti da donna. Nah, probabilmente era un gioco di luci.

«Perché sto dando retta a un perfetto sconosciuto?»

“Perché sei una stupida.”, parve sentire rispondere Dotto, con quella sua aria di superiorità.

«Probabile.», ammise lei. «Potrebbe essere lui il maniaco assassino ed io qui a dargli retta.»

“Non essere così pessimista.” la rimproverò Mammolo, scuotendo il capellino rosso.

«Ma davvero non so chi sia! Cosa mi è saltato in mente nel seguirlo?» chiese a se stessa.

“Se non lo sai tu…” affermò Eolo, con uno sbadiglio delle labbra ricoperte da rossetto.

«E adesso quanto ci mette a recuperare qualche banconota? Si starà armando per uccidermi e nascondere il mio corpo.» sospirò.

“Lo penso anch’io. E smettila di lamentarti.” brontolò Brontolo incrociando le braccia ricoperte di braccialetti al petto.

«Senti chi parla di lamentarsi.» ironizzò la ragazza, scuotendo la testa.

“Lascialo perdere Aurora, è invidia la sua. Vorrebbe essere al posto tuo per uscire con quel bel ragazzone.” squittì Cucciolo ammiccando vistosamente.

«Parli spesso da sola?»

Aurora trattenne il respiro mentre si voltava. Opporcamiseria.

«Ehn… Solo quando sono nervosa.» mormorò, mentre cercava di non arrossire per l’imbarazzo. Da dove le era saltato in mente di mettersi a parlare con degli ambigui nani da giardino?

Brian le sorrise in maniera accondiscendente. Doveva averla presa per pazza.

«Ho preso il portafogli, possiamo andare. Ti porto in un bel locale e ti offro un boccale di birra. Ah, aspetta. Devi guidare.»

«Non importa.» esclamò lei, che non sapeva dire di no alla birra e alla guida in stato di ebrezza.

«Oh, okay, se lo dici tu.»

 

*

 
La donna smise di guardare fuori dalla finestra, chiudendo le tende. I suoi lunghi capelli neri erano legati in una coda di cavallo, mentre i suoi occhi blu si muovevano nervosamente attraverso tutta la stanza. Le era parso di sentire un rumore.  Eppure nessuno le apparve al fianco brandendo un’arma, così trasse un sospiro di sollievo, sedendosi in poltrona e accendendo la televisione. Il canale trasmetteva uno stupido film strappalacrime con finale a lieto fine, mentre lei pensava a cosa aveva appena visto nel suo giardino. C’era una ragazza dai lunghi capelli biondi che parlava con i suoi nani da giardino e si comportava come se essi le rispondessero. Al mondo esisteva chi stava peggio di lei! Il telefono squillò, facendole impugnare la lampada a mò di mazza da baseball per proteggersi. Ma poi si accorse di ciò che stava accadendo e corse a rispondere.

«P-pronto?»

«Gwen, ma quanto tempo ci metti per rispondere al telefono?»

La sua matrigna aveva il brutto vizio di urlare quando tardava ad alzare la cornetta.

«Scusa, stavo guardando la tv e non ho sentito subito gli squilli.» si giustificò con un sospiro.

«Sì sì va bene. Volevo chiederti…»

Gwen però si perse il resto della frase, poiché le parve di sentire uno strano rumore provenire dalla cucina. Si voltò di scatto, guardando in quella direzione con aria terrorizzata. Aveva per caso i ladri in casa? Fu presa dal panico, mentre con una mano teneva la cornetta e l’altra afferrava la mazza da baseball che teneva sempre vicino a sé per ogni evenienza.

«…Mi stai ascoltando, Gwen?»

L’irritante e stridula voce della sua matrigna la riportò alla realtà, e lei si affrettò a rispondere:

«Sì, certo!»

«Allora venerdì prossimo ci sarai?»

«Puoi contarci! Scusa ma adesso devo proprio andare, è arrivato il fattorino con la pizza.», disse chiudendo brutalmente la conversazione. In realtà non ci sarebbe andata. Come se non sapesse quale fosse il vero intento di Molly. Voleva brutalmente ucciderla perché non sopportava il fatto che la sua figliastra non si fosse laureata e facesse la modella. E quindi per non doverla presentare nelle occasioni ufficiali la voleva far fuori. Povera Gwen. Serrò la presa sulla sua arma improvvisata, avviandosi verso la cucina con aria preoccupata. Sentì ulteriore rumore ed entrò, intimando l’alt. Il suo gatto la guardò con aria preoccupata. Cosa voleva da lui quella psicotica, stava soltanto cercando qualcosa da mangiare! La ragazza lo guardò con aria stupita.

«Sei tu Pallino!»

Il micio la osservò sconcertato e se ne andò con aria oltraggiata. Non solo non gli dava da mangiare, gli faceva anche domande stupide!

Rimasta sola, Gwen prese a guardarsi intorno. Nessuno stava tentando di entrare in casa sua e ucciderla, al momento, ma è sempre meglio prevenire che curare. Sprangò porte e finestre e si disse che era arrivato il momento di andare a dormire.

 

Nel cuore della notte si svegliò di soprassalto, sicura di aver sentito qualcuno abbattere la porta principale. Si avventurò in salotto brandendo un coltello da cucina, ma la porta era al suo posto sui cardini e non c’era nessuno in giro. Trasse un profondo respiro di sollievo. Evidentemente non era ancora giunto il suo momento. Eppure era sicura di aver udito qualcosa… Controllò in ogni stanza, ma nessuno pareva aver invaso la sua abitazione. Fissò sconcertata la televisione quando si accorse che era accesa. Lei era certa di averla spenta. Aspetta, ne era certa? Non era poi così sicura. Le parve giusto ricontrollare un’altra volta l’intera casa, gli armadi, sotto i letti. No, non c’era davvero anima viva tranne lei e il suo gatto. Spense le luci e tornò a letto, sperando di riuscire ad addormentarsi.

 

*

 

«Alla salute!» esclamò Aurora facendo tintinnare il suo bicchiere contro quello di Brian. Era già la terza vodka della serata e la testa cominciava a girarle leggermente. Si era anche bevuta due boccali di birra… Mandò giù la bevanda d’un sorso, sorridendo al cacciatore di taglie che aveva appena fatto lo stesso con la sua.

«Un altro giro?» domandò lei con un sorriso ampio.

«Ancora?» si stupì lui.

«Guarda che reggo molto più di quanto tu creda.»

Eppure il locale cominciava a girarle intorno.

«Come vuoi tu.» si arrese lui, ordinando altri due bicchieri.

«Quindi oggi è il tuo compleanno?»

Lei annuì, facendo una smorfia.

«Non che ne sia molto contenta.»

«Perché, scusa? È una bella cosa compiere diciannove anni.»

Lei fece un gesto della mano come a dire di lasciare correre e domandò:

«E tu Brian quanti anni hai?»

«Venti.»

Aurora spalancò la bocca. Pensava che il cacciatore fosse molto più grande. Cioè, si vedeva che era giovane, il suo viso abbronzato era bello e con appena un accenno di barba, ma la ragazza pensava che si avvicinasse più ai trenta che ai venti.

«E perché a vent’anni fai il cacciatore di taglie?», chiese curiosa.

«È una lunga storia.»

«Abbiamo tutta la notte davanti.» sorrise lei, buttando giù un altro bicchierino come nulla fosse.

*************

Nda

Eccoci qui giunti al terzo capitolo. So di non aver dato spiegazioni riguardo Brian, ma arriveranno nel prossimo capitolo, non disperate! Dedico il tutto a Macch e Mocch, e suggerisco a chi legge i capitoli di ascoltare le canzoni che metto all'inzio durante la lettura. Sono lì apposta! So che Akane sembra sparita, ma tornerà a breve. ;D Un grazie a chi legge e chi recensisce, al prossimo capitolo! :D

  
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