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Autore: Mapi D Flourite    19/03/2011    0 recensioni
[Accenni a Zoro/Sanji e Rufy/Nami]
«Non riusciremo davvero più a uscire da questo maledetto labirinto.» Strinse i pugni e si guardò attorno, gli occhi fuori dalle orbite. «Nami-san! Nami-san!» Inspirò a fondo, sentendo il terrore crescere e, con tutta la forza che aveva in corpo, si lasciò scappare un grido che salì verso il cielo come un lampo, squarciando quasi il tetto di foglie che sembrava opprimerlo ogni secondo di più: «Dove diavolo sei, idiota di uno spadaccino?!»
Nami, Sanji e Zoro si trovano a loro malgrado a dover superare un labirinto da cui sembra veramente impossibile uscire.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SCHEMAEFP2

Dov'è Zoro?




La giornata era delle migliori che si potessero sperare. Il mare era una tavola blu piatta e leggermente increspata dal vento regolare che soffiava verso ovest, trascinando dolcemente la Going Merry esattamente dove l'ago del Logpose aveva segnalato la loro prossima meta e Nami, appoggiata con i gomiti sul parapetto, non riusciva a non sentirsi in completa armonia con l'ambiente che la circondava. Guardò il mare, il cielo solcato da piccoli stormi di gabbiani che sembravano talvolta inseguirli e talvolta indicare loro la strada verso terra e poi chiuse gli occhi, lasciando che il rumore delle onde che si infrangevano sulla ciglia le riempisse le orecchie, mentre il profumo dei suoi mandarini le entrava nelle narici e le colpiva direttamente il cervello, facendola sentire appagata, felice.
Ma lo sarebbe stata decisamente molto di più, rifletté, quando iniziò a sentire una vena pulsarle con violenza sulla fronte, se anche tutto il resto della ciurma avesse di comune accordo deciso di entrare in armonia con l'ambiente tranquillo che li circondava. Robin e Zoro non le causavano nessun problema, dato che una leggeva e l'altro dormiva steso da qualche parte sul ponte, come suo solito, e nemmeno Sanji che non aveva smesso un secondo di ronzarle attorno le dava poi così tanto fastidio – anche perché la macedonia che le aveva servito circa mezzora prima era stata una vera delizia – ma se Lufy, Usop e Chopper non avessero smesso in quel preciso istante di comportarsi come un branco di imbecilli, li avrebbe gettati tutti e tre fuori bordo e avrebbe lasciato che diventassero cibo per pesci senza pensarci due volte.
Che cos'avessero poi da sbraitare era un vero mistero. Li guardò, tutti e tre ritti in piedi sotto la polena, con i nasi per aria a guardare qualcosa che lei non riusciva a distinguere e sbuffò, gonfiando le guance. «Si può sapere cosa urlano a fare?» sbottò serrando i pugni, e in quel preciso istante Sanji comparve proprio al suo fianco reggendo in mano un vassoio ricolmo delle praline al cioccolato che le aveva offerto prima e che lei, ovviamente, aveva accettato di buon grado. «Se ti danno fastidio li farò star zitti immediatamente!» le disse e Nami gli concesse solo una breve occhiata prima di tornare a studiare cosa avveniva alla prua della nave.
In quel momento, Chopper si stava sbracciando in direzione della polena, mentre Usop sosteneva Lufy che, abbarbicato sulle sue spalle, cercava di raggiungere uno dei corni della pecora, visibilmente senza successo. Dopo un brevissimo istante Chopper gridò qualcosa e nell'istante immediatamente successivo una gamba di Usop cedette e lui finì per terra, mentre Lufy restò appigliato come un idiota alla testa della polena, in precario equilibrio.
Nami sentì che la vena che le martellava nella tempia era sul punto di scoppiare e, ignorando le praline che Sanji le stava mettendo sotto il naso, gridò con così tanta forza che la sua voce raggiunse senza problemi tutte le estremità della nave: «Si può sapere che state facendo, razza di imbecilli?!»
Robin sollevò brevemente il capo nella sua direzione e così fecero anche Usop e Chopper, mentre Sanji quasi cadde per terra dallo spavento e Zoro continuava a dormire, totalmente indisturbato. Lufy, recuperato un certo equilibrio, ci mise un momento a voltarsi verso di lei, girando la testa a centottanta gradi sulle spalle.
«È successo qualcosa?» chiese, la voce piatta e tranquilla e Nami provò il profondo desiderio di tirargli dietro una scarpa.
«È quello che ti ho chiesto io!» ribatté e Lufy sbatté le palpebre un paio di volte, lasciando a Usop il compito di risponderle: «L'uccello,» disse, laconico, e Nami sospirò.
«Ma quale uccello?»
«Quell'uccello,» intervenne Chopper, indicando la testa di pecora con lo zoccolo.
Nami sbatté le palpebre un paio di volte e si sporse dal parapetto per tutta la lunghezza delle braccia, cercando nel frattempo di aguzzare la vista. «Che cos'ha che non va quell'uccello?»
«È seduto al mio posto!» gridò Lufy, non appena ebbe rimesso entrambi i piedi sul ponte della nave. «E non vuole andarsene da lì!»
«E tu per questo stai facendo tutto questo casino?!» gridò Nami e accanto a lei Sanji sospirò, scuotendo il capo.
«Lascialo stare, prima o poi se ne andrà, no?»
«Ma è lì da tre giorni!» si lamentò Lufy con le guance gonfie d'aria.
Sanji si strinse nelle spalle. «Allora caccialo via, no?» Ha resistito tre giorni prima di fare tutto questo casino? È un record!
«Ci ho provato!» disse Lufy, caricando il colpo con il braccio. «Ma guarda cosa fa!» Sparò il colpo verso l'uccello allungando il braccio fin a quasi a toccare il suo becco e senza un minimo di esitazione l'animale prese il volo, librandosi in cielo leggero e rapido come un proiettile e tutta la ciurma – fatta eccezione per Zoro, naturalmente – seguì le volute che disegnava in aria attorno all'albero maestro e poi sopra le piantagioni di mandarini fino alla poppa della nave, solo per ritornare subito indietro verso prua e sistemarsi sulla polena, esattamente nel punto in cui si trovava prima che Lufy lo scacciasse.
«Visto?!» si lamentò il capitano, e Nami si passò una mano in faccia, cercando inutilmente di non lasciarsi coinvolgere da tutta quella follia dilagante. E dire che la giornata era cominciata così bene, pensò, con un sospiro, e per cercare di tenersi su di morale guardò il Logpose che continuava a segnalare che la rotta era giusta e che si stavano avvicinando alla loro prossima meta. Per avere una conferma che l'aiutasse a mantenere i nervi ben saldi sollevò lo sguardo verso il mare e con sua grande sorpresa – in lontananza e un po' avvolta dalla nebbia – vide un lembo di terra che compariva sulla superficie del mare. Nonostante tutto, sorrise. «Siamo quasi arrivati,» disse, la voce leggermente più serena. «L'isola è laggiù, dovremmo riuscire a raggiungerla entro un'ora al massimo.»
Il broncio di Lufy non accennò a diminuire. «Ma quell'uccello s'è preso il mio posto!»
Nami digrignò i denti: «È solo un maledettissimo gabbiano! Vedrai che appena toccheremo terra se ne andrà, finiscila di comportarti come un moccioso!»
«Ma io…» cominciò Lufy, ma prima che potesse aggiungere anche una sola parola l'uccello prese di nuovo il volo ed emise un verso lungo e armonioso, prima di puntare il becco verso l'isola e volare nella sua direzione, sparendo ormai quasi del tutto dalla loro vista.
«Hai visto?» lo rimbrottò Nami con una scrollata di spalle. «Se n'è andato, come avevo detto io. E ora smettetela di bighellonare, scansafatiche!» li richiamò all'ordine. «Tutti ai vostri posti, stiamo per attraccare.» E, dopo un momento, aggiunse: «E qualcuno si sbrighi a svegliare Zoro!»


Poco più di un'ora dopo, la nave era stata attraccata al sicuro in porto. L'acqua era piuttosto profonda, abbastanza perché la Going Merry potesse affiancare la costa che si piegava dolcemente verso l'entroterra fornendo loro non solo un porto naturale ideale, ma anche protezione dal cattivo tempo che sulla Grand Line restava sempre un'incognita, e dall'assalto di navi nemiche che sarebbero potute comparire da chissà dove.
Nami guardò la sua opera con un pizzico di orgoglio e aspettò che l'ancora fosse calata del tutto, prima di dare istruzioni. «Bene,» disse, le mani ben salde sui fianchi. «Ora dobbiamo solo decidere il da farsi.» Allungò lo sguardo verso la terra ferma che lasciava alla sua vista solo una striscia di sabbia bianchissima che dal mare avanzava verso l'entroterra e si perdeva nella fitta vegetazione di una foresta che sembrava incombere quasi minacciosa verso di loro, a dispetto dell'ambiente sereno che la circondava.
«Come siamo messi a provviste?» Si voltò a guardare Sanji e lui scattò subito sull'attenti, avvicinandosi a lei con aria adorante.
«Meravigliosamente, Nami-swan! Anche in caso che il viaggio subisca dei ritardi con il cibo siamo coperti per circa tre settimane, razionalizzando anche un po' di più. L'unica cosa che ci serve sul serio è l'acqua, perché le riserve stanno per finire.»
«Bene,» disse Nami con un vigoroso cenno del capo. «Allora sarà meglio procurarcela al più presto. Nel frattempo io mi occuperò della cartografia dell'isola e chiunque non sia impegnato ad aiutare me o Sanji può andare a cercare della frutta o a pescare.» Inspirò. «Mi chiedo solo quanto tempo serva al Logpose per registrare il magnetismo di quest'isola…»
«Navigatore?» La voce calma e pacata di Robin irruppe nei suoi pensieri e lei si voltò a guardarla, lievemente in apprensione.
«Sì?»
«Giorni fa ho iniziato un libro che parla proprio di quest'isola,» le spiegò con il sorriso sulle labbra. «Secondo le informazioni riportate pare servano dalle due alle tre ore perché il Logpose ne rilevi il magnetismo.»
Nami sorrise. «Grazie mille, Robin. Allora faremo così: avete tutti circa tre ore di tempo per mettere insieme i rifornimenti e rilassarvi, nel frattempo io mi occuperò di disegnare la cartina.»
«Ti accompagno io, Nami-san!» la interruppe Sanji e lei lo ignorò, continuando a dare ordini come se niente fosse: «Cercate di non combinare niente di strano e di non mettervi nei guai, siamo intesi?»
Tutti gridarono meccanicamente il loro «Signorsì!» e senza aggiungere altro Nami si diresse verso la sua cabina per recuperare tutti gli strumenti che le sarebbero serviti. Quando era già sulla porta, Robin la intercettò, richiamando la sua attenzione: «Scusa, Navigatore?»
Il sorriso di Nami si smorzò un poco, quando vide la sua espressione accigliata: «Cosa c'è?»
«Come ti ho detto, ho iniziato a leggere questo libro solo pochi giorni fa,» disse, sollevandolo nella sua direzione perché lei lo vedesse, «e non conosco ancora i dettagli, ma qui dice che è sconsigliabile vagare per la foresta, perché pare essere un posto piuttosto pericoloso.» Tutto a un tratto, Robin sorrise. «Te lo dico perché non voglio che ti accada qualcosa mentre disegni la cartina e anche perché non sarebbe consigliabile perdere tanto tempo su un'isola che pare deserta, dico bene?»
Nami si appoggiò le mani sui fianchi e guardò verso la spiaggia, verso la foresta che adesso, dopo le parole di Robin, le sembrava ancora più oscura e minacciosa.
«Si, hai ragione,» rispose dopo un momento. «Anche io ho avuto una brutta sensazione, quando siamo arrivati qui.» Sospirò. «Vorrà dire che mi limiterò a segnare i contorni della spiaggia e della foresta. La cosa veramente importante,» aggiunse con una smorfia, «e che a Lufy e gli altri non venga in mente di entrare o sarebbe un bel problema!»
E detto questo girò sui tacchi e tornò verso il parapetto della nave, sollevata di vedere che tutti stavano ancora bighellonando sulla spiaggia: «Ehi, voi, ascoltatemi!»
I ragazzi si voltarono nella sua direzione e Nami inspirò a fondo, prima di parlare: «Robin dice che quella foresta alle vostre spalle potrebbe essere pericolosa, quindi vi proibisco categoricamente di entrarci, altrimenti giuro che scadute le tre ore vi abbandono qui, ci siamo capiti?»
Usop, Lufy e Chopper si guardarono in faccia l'uno con l'altro: «Perché sta guardando proprio noi?»
«Nami-san! Robin-chan! Vi giuro che farò tutto quanto è in mio potere per tenere questi idioti lontano dalla foresta!»
Nami sospirò, visibilmente più tranquilla. «Va bene, Sanji-kun, li lascio a te.» Detto questo si diresse nuovamente nella sua cabina e dopo aver preso tutto l'occorrente scese dalla nave canticchiando e si avviò lungo il bagnasciuga con la sua penna tra le dita e il sorriso sulle labbra.
Le ci vollero circa due ore e mezza per seguire tutto il perimetro dell'isola – che era piuttosto piccola, in realtà – e a parte la foresta non le restò da segnare altro che un fiumiciattolo che si trovava poco distante dal luogo in cui avevano attraccato, nella parte più meridionale, e alcuni ruderi di quello che, a prima vista, sembrava un vecchio castello eroso quasi completamente dal tempo. Tornò alla loro spiaggia senza fretta, sebbene la vicinanza alla foresta le faceva venire un po' la pelle d'oca, e tirò un sospiro di sollievo quando vide che tutti i suoi compagni erano rimasti esattamente dove lei voleva che restassero.
«Nami-san, sei tornata finalmente!» Non appena la vide Sanji le andò subito incontro e quando si fermò davanti a lei le porse un vassoio che teneva in mano e su cui era poggiata un'enorme coppa di gelato guarnita con frutti esotici.
«So che non ci saremmo dovuti avvicinare alla foresta, ma questi frutti pendevano dagli alberi al limitare ed erano troppo deliziosi perché io li lasciassi dov'erano e non gli offrissi alla creatura più splendida di quest'isola! Senza contare che dopo tutto il tuo duro lavoro sarai stanca e disidratata!»
Nami non si piegò nemmeno di lato per vedere se anche Robin avesse ricevuto lo stesso trattamento. «Grazie, Sanji-kun,» disse, la voce suadente. «È stato molto gentile da parte tua,» aggiunse e mentre lui si perdeva in una valanga di cuoricini lei si rivolse a tutti gli altri che, nel frattempo, avevano smesso di fare quello che stavano facendo.
«Bene,» disse dopo aver controllato il suo Logpose. «Il magnetismo è stato registrato, quindi in teoria siamo pronti a partire. L'acqua?» chiese e Sanji le si presentò davanti di nuovo sull'attenti: «Siamo a posto,» confermò e Nami esitò solo un momento per guardare di nuovo in direzione della foresta.
«Va bene, direi che possiamo andare.»
Lufy, Usop e Chopper salirono per primi sulla nave, seguiti a ruota da Robin che si era sistemata sulla spiaggia con la sua sdraio che ora stava riportando a bordo usando la tecnica delle Dix Fleurs. Per ultimi salirono Nami e Sanji che la seguiva con i suoi occhi adoranti.
I preparativi per far ripartire la nave procedevano svelti e senza distrazioni e proprio nell'istante in cui erano quasi pronti a salpare Usop si staccò dal gruppo e lo videro fissare un punto vuoto lungo il ponte della nave con un sopracciglio lievemente inarcato. Lui si guardò attorno per un momento e poi, lievemente a disagio, si voltò verso il suoi compagni con un'espressione atterrita.
Lufy sbatté le palpebre e gli si avvicinò, per nulla preoccupato, solo curioso: «Che c'è che non va?»
«C'è qualche problema?» chiese Nami dal timone e Usop li guardò uno per uno, come se stesse cercando nei loro sguardi la risposta alla domanda che non aveva ancora formulato. Deglutì. «Ragazzi,» chiese, la voce lievemente tremante. «Dov'è Zoro?»
Per un lungo momento, sulla Going Merry cadde il silenzio.






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N/A
Ed eccoci già al secondo capitolo! Che aggiornamenti lampo! (Okay la smetto...)
Dunque, cosa dire? Chiaramente questa storia è ambientata da qualche parte tra l'arrivo di Robin nei Mugiwara (noterete che questa parola non compare mai, perché sono ridicolmente affezionata a "Cappello di Paglia" .__. Mi sembra un nome molto più idiota, ecco XD), e la cosa è così per due ragioni: la prima, perché oggettivamente c'è già troppa gente per una fanfic che dovrebbe essere concentrata principalmente su tre personaggi e, la seconda, è perchè sono ridicolmente indietro con il Manga. Sarò al numero quattordici, tipo. E non è ancora comparso nemmeno Chopper. Quindi vi pregherei di fare i carini e dirmi se qualcosa di Robin o Chopper non andasse, perchè non li conosco ancora molto bene. ;__; *si vergogna* (Ma non solo su di loro, eh, anche su tutti gli altri ragazzi! ^^)
Comunque, spero che questo capitolo non vi dispiaccia troppo! ^^




  
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