Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: elettra1991    20/03/2011    8 recensioni
Sono passati quasi sei anni dalla morte di Draco. Harry, Ron, Blaise, Elenie, gli Auror, ma soprattutto Hermione hanno dovuto imparare a convivere con l'accaduto. Ma ci sono veramente riusciti? Sono stati capaci di voltare sul serio pagina, o i loro vecchi fantasmi torneranno a tormentarli? Qualcosa di strano tornerà a muoversi nell'ombra, e per affrontarlo dovranno nuovamente riunirsi tutti. Il seguito di "Qui dove batte il cuore...", in cui tutto troverà finalmente risposta.
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Qui dove batte il cuore...'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A











Hermione Jean Granger guardò la tenuta. Sembrava assolutamente abbandonata, da lungo tempo ormai. Il prato era alto, ed erbacce spuntavano ovunque. La grande casa però le faceva lo stesso effetto imponente e austero di quando vi era stata l'ultima volta. Con la sola differenza che cinque anni prima era certa che vi avrebbe incontrato con ogni probabilità la morte.
Ora però, chissà come, il cuore le batteva altrettanto forte.
Aveva paura di ottenere risposte che non voleva, a domande che non sapeva nemmeno lei se avrebbe mai avuto il coraggio di fare.
-Alohomora- sussurrò, facendo scattare la serratura del pesante cancello, accompagnandolo poi lentamente con la mano in modo che non cigolasse.
Non doveva assolutamente farsi sentire.
Se, come sembrava dai resoconti sul libro trovato nella stanza a casa di Harry, c'era davvero qualcuno in quella casa, era meglio coglierlo di sorpresa.
Evitò il viale principale, che conduceva direttamente all'enorme portone d'ingresso, e tagliò invece attraverso il prato, soffermandosi dietro ad ogni albero per studiare la situazione.
La casa sembrava disabitata. Le tende erano tirate, le pareti leggermente scrostate e coperte d'edera, i vetri sporchi.
I Malfoy se n'erano andati silenziosamente cinque anni prima, dopo la caduta di Lord Voldemort, e si erano dati alla macchia.
In quel modo avevano evitato la prigione, e gli Auror dopo alcune ricerche avevano lasciato perdere.
Si diceva fossero emigrati in Francia, dove possedevano delle tenute, e dove comunque non potevano nuocere a nessuno.
Hermione, rassicurata da quel silenzio e ormai quasi convinta che le ipotesi di Harry e Jay fossero delle gran cavolate, stava per andarsene via.
Eppure, quella casa l'attirava come non mai. L'impulso di entrarvi era enorme...
Forse perchè era il luogo in cui Draco aveva trascorso gran parte della sua vita, o forse perchè in cuor suo sospettava qualcosa, fatto sta che in pochi istanti si portò di fronte al portone d'ingresso.
Se Carrigan avesse saputo cosa aveva in mente di fare l'avrebbe retrocessa, ma ormai lei aveva deciso.
-Bombarda Maxima!- urlò, puntando la bacchetta sul portone di quercia davanti a lei, che saltò in aria.
Probabilmente ci aveva messo un po' troppa energia, dato che i calcinacci e la polvere le si rovesciarono tutto intorno. Lei se ne fregò, e oltrepassò il buco creatosi sporcandosi tutta.
-Narcissa, corri!- sentì urlare una voce, a lei purtroppo ben nota.
Lucius Malfoy, indossato il mantello, stava affannandosi a salire le scale che portavano al piano di sopra.
-Stupeficium!- gridò Hermione, colpendo dritto alla schiena dell'uomo, che svenne.
La ragazza fece Levitare il corpo fino a sè, facendolo poi ricadere su una poltrona dell'ampio salone.
Guardò il volto del Mangiamorte. Non era affatto cambiato. Appena un po' invecchiato, forse, e dimagrito, ma nulla più.
-Innerva- mormorò, decisa, dopo avergli accuratamente sfilato dalla mano la bacchetta. Lucius rinvenne, dilatando prima gli occhi per lo stupore, ma subito dopo contraendoli per la rabbia.
-Maledetta Granger- ringhiò -Che ci fai qui?-
-Potrei chiederle io la stessa cosa...- ribattè la ragazza, con voce dura. In realtà dentro però, sentiva le sue certezze sgretolarsi piano piano. E vedere gli occhi grigi di Malfoy, così uguali a quelli di Draco, la uccideva.
-Lurida Mezzosangue...-borbottò Lucius.
In un istante si trovò la bacchetta di Hermione contro la gola.
-Non credo che lei sia nella posizione di poter offendere-
-Lucius! Lucius! Che succede?-
Una donna molto bella e ben vestita corse giù dalle scale. Non appena vide il marito in compagnia però, rallentò l'andatura, ricomponendosi all'istante, come se fosse del tutto normale vedere il proprio ingresso totalmente distrutto, e il proprio uomo seduto in poltrona, con una bacchetta puntata addosso.
-Granger- disse compìta Narcissa, salutando la ragazza.
Hermione non rispose, troppo stupita dalla tranquillità della donna.
-Per cortesia, sposta la bacchetta dal collo di mio marito, e dammi una mano a sistemare il portone, prima che qualcuno da fuori lo noti-
-Mi prende in giro?- sbottò la riccia.
-Hai la mia parola d'onore che nessuno ti farà del male.- continuò con tono piatto ma elegante Narcissa, come se stesse recitando frasi imparate a memoria.
-Certo...Come se le promesse di due Mangiamorte contassero qualcosa!-
-Credimi, non abbiamo alcun interesse a farci trovare. E le tracce di un Auror morto porterebbero senz'altro qui mezzo Ministero-
Hermione pensò che non aveva altra scelta se non assecondarla. Così fece un paio di passi indietro in modo da tenere sempre Lucius sotto tiro e, insieme alla Signora Malfoy, sistemò il portone.
-Ti ringrazio.- disse seria la bionda- Posso ora sapere il motivo della tua visita?-
-Voglio delle risposte. E solo voi potete darmele-
-Prego-
Lucius Malfoy si lasciò sfuggire un gemito rabbioso. Doveva aspettarsi una cosa del genere.
E poi, vedere sua moglie così gentile con un Auror Mezzosangue gli gelava il sangue. Ma sapeva che lei nella Grager vedeva una speranza.
La speranza di riportare Draco lì con loro, a casa.
Era da quando il figlio era sparito che Narcissa insisteva per chiedere aiuto agli Auror.
Sentiva che si sarebbe messo nei guai, e voleva trovarlo, ma lui era sempre riuscito a farla desistere, sottolineando il fatto che di certo non potevano mettersi in contatto con un Auror senza essere immediatamente arrestati.
Ed invece, sorte maledetta, uno di loro adesso ce l'avevano in casa.
-Basta così- intervenne allora l'uomo -Non ho intenzione di continuare questa messinscena. Granger, fuori di qui-
-Le ricordo che la posso far arrestare in men che non si dica- disse Hermione, con uno sguardo disgustato addosso.
La ripugnava stare lì a parlare con quei delinquenti, ma non poteva fare altro.
-E io ti ricordo che siamo due contro una. Nel momento in cui tu scaglierai un incantesimo contro di me, mia moglie farà lo stesso su di te-
La Granger valutò la situazione. In effetti Malfoy non aveva tutti i torti. Certo, poteva sempre lanciare un Expelliarmus su Narcissa, ma chi le garantiva che l'uomo non le si sarebbe scagliato addosso per atterrarla?
Doveva agire d'astuzia.
-Non sono qui per arrestarvi, ve lo giuro- promise, tentando di non apparire minacciosa. Avrebbe voluto solo strangolarli con le sue stesse mani, per tutto quello che le avevano fatto patire cinque anni prima, ma doveva controllarsi.
-E allora per cosa?-
-Devo farvi delle domande. Su Draco-
Narcissa Malfoy, udendo il nome del figlio, si sentì stringere il cuore. Vide gli occhi di quella ragazza, improvvisamente non più rabbiosi mentre pronunciava quelle parole, ma persi e speranzosi.
Tutte le regole e i valori con cui era cresciuta, le imponevano di disprezzarla, ma come poteva provare un odio così totale per qualcuno che amava suo figlio in quel modo?
Non ci riusciva. Senza contare che la Granger era l'unico mezzo che aveva per riportare Draco a casa.
-Narcissa, accompagna la Signorina alla porta- disse Lucius in un rantolo.
-No, per favore- lo supplicò la donna -Ci potrebbe essere d'aiuto-
-Fai come ho detto, ti prego-
-Ma perchè?- insistette Narcissa -Facciamo almeno un tentativo!-
La donna aveva uno sguardo sottomesso, e allo stesso tempo disperato.
-Di cosa state parlando?- si intromise Hermione, non riuscendo a capire.
-Niente. Granger, mio figlio è morto sei anni fa- disse secco Lucius, alzandosi dalla poltrona -E mia moglie ancora lo piange. Non puoi venire qui a riaprire vecchie ferite, e pretendere spiegazioni. Ora vattene-
Narcissa incurvò le spalle, sconfitta. Suo marito aveva messo la parola fine al discorso, e ancora una volta lei non riusciva a dargli contro.
Hermione non aggiunse altro, sentendo il cuore ancor più pesante di prima. Aveva avuto la conferma che le serviva, eppure lo sguardo della moglie di Lucius le diceva che c'era molto di più dietro.
Allo stesso modo però, sapeva che non avrebbe ottenuto nient'altro quel giorno. Fece qualche passo indietro, decisa a raggiungere il portone senza mai dare le spalle a quei due.
Era quasi arrivata alle sue spalle, quando vide Malfoy fare un scatto, e alzare d'impulso la manica del mantello che indossava.
Al suo polso vi era una sorta di bracciale scuro e sottile. Hermione lo guardò incuriosita, chiedendosi che strano gingillo fosse.
In quel momento era illuminato, e stava mandando bagliori rossi a intermittenza. Pareva uno di quelli che i bambini compravano alle giostre.
Il volto di Lucius però, le suggeriva che non fosse un bracciale qualunque. L'uomo infatti aveva uno sguardo agghiacciato. Guardava l'oggetto come se fosse stato in procinto di esplodere.
-Narcissa....- mormorò, terrificato.
-Oh mio Dio- sussurrò la donna con voce rotta, portandosi le mani al viso.
-Ma che sta succedendo?- chiese Hermione, non riuscendo a capire il perchè di quell'angoscia improvvisa.
Malfoy la guardò, come se si fosse ricordato solo in quel momento della sua presenza, e divenne una furia.
-Granger, vai fuori! FUORI ho detto!!!-
Prima che la ragazza potesse reagire, l'uomo la prese per un braccio e la spinse oltre la porta, chiudendogliela subito in faccia.


Mentre Hermione portava avanti i suoi oscuri piani di scoperta, Ron prendeva le sue dovute precauzioni.
-Non so davvero come ringraziarla, dottor Davies- disse Weasley, per quella che probabilmente era la centocinquantesima volta.
-E' mio dovere aiutare la vostra causa- sorrise il Medimago -E se a voi Auror basta questo come collaborazione...-
-Non sa quanto lo apprezziamo, sul serio- assicurò Ron.
Da quando, quella mattina, gli era venuto il colpo di genio su come poter tenere Sophie al sicuro, si era subito attivato per metterlo in pratica.
Aveva fatto predisporre
da Carrigan una Passaporta, che di lì a qualche minuto avrebbe condotto lui e la ragazza direttamente dalla camera al San Mungo al salotto di Harry Potter.
Si erano mossi in modo che nessuno scoprisse che Sophie sarebbe stata spostata, nemmeno la sentinella di guardia. I medici, dal canto loro, si erano dichiarati d'accordo a fingere di continuare ad entrare ed uscire dalla sua stanza, come per visitarla.
-Manca un minuto- avvertì il dottor Davies, guardando l'orologio.
-Allora è meglio che ci prepariamo.-
Ron si avvicinò al letto e prese Sophie tra le braccia. La ragazza si appoggiò alla spalla del rossino, socchiudendo gli occhi. Lui le aveva spiegato la situazione come poteva sperando che, anche se non riusciva ancora a parlare, lo potesse almeno capire.
Con un sospiro il ragazzo si avvicinò alla Passaporta, una cartella clinica un po' strappata, ci posò un dito e, stringendo forte Sophie, fece un cenno di saluto al Medimago. Poi avvertì il consueto strappo all'altezza dell'ombelico, e sparì.
Riapparve con un tonfo sul divano di Harry, proprio davanti a Blaise e Pansy, che guardavano la TV.
-Cosa ci fai qui?- si chiesero a vicenda lui e Zabini, mentre la Parkinson continuava imperterrita a fare zapping.
-Non eri di turno, oggi?- chiese di nuovo Ron, guardando al contempo storto la ragazza, che non dava segni di averlo visto.
-A quanto pare là fuori c'è un intero esercito di Parkinson che cerca di farmi la pelle- spiegò sarcastico Blaise -Quindo è meglio che per qualche giorno me ne stia fuori tiro-
-Ma sei sicuro che ne valesse la pena?- sogghignò Ron, facendosi incenerire da uno sguardo assassino di Pansy, mentre Zabini gli alzava un bel dito medio davanti al naso.
Per fortuna la rissa fu evitata dall'arrivo di Elenie.
-Oh eccovi finalmente! Stavo finendo di prepararle la stanza...- spiegò, dando un bacio sulla guancia a Ron, soffermandosi poi a guardare la ragazza.
-Cavoli, è veramente carina!- commentò, sentendo nel cuore una gran tristezza, per il fatto che fosse lì sola, in mezzo a gente mai vista, circondata dal disinteresse dei suoi conoscenti, che nemmeno l'avevano cercata.
Fece un salto, però, quando Sophie aprì tutt'a un tratto gli occhi.
-Oddio...credevo dormisse!- rantolò.
-No, è sveglia....E comincia a pesare!- sbuffò Ron, che ormai la teneva in braccio da un quarto d'ora.
-E a quanto pare ci sente anche!- rise Elenie, vedendo che Sophie, alle parole di Weasley, aveva fatto l'accenno di un sorriso.
Senza indugiare dunque, la Benèfica fece strada ai ragazzi verso il piano superiore.
La casa dove viveva con Harry era davvero grandissima. Non per niente vent'anni prima era stata una sorta di piccolo albergo, andato però in fallimento perchè si trovava in una zona di Londra poco frequentata dai turisti. Era stato così ristrutturato e messo in vendita come una casa per famiglie numerose.
Le mura erano circondate da un'ampio giardino, ed il tutto si articolava su tre piani. Al piano terra c'erano la sala, la cucina, ed il piccolo studio dove Harry si ritirava con le sue scartoffie di lavoro; al secondo la camera sua e di Elenie ed altre due stanze da letto, una dove dormivano Blaise e Pansy e l'altra dove si sarebbe sistemata Sophie, mentre all'ultimo c'erano tre camere mai state usate, eccetto quando delle volte avevano fatto bagordi fino a tarda notte e qualcuno dei loro amici si era fermato a dormire. C'era anche un bagno ad ogni piano anche se, senza ombra di dubbio, il più bello era quello più in alto: grande, di marmo, con dentro perfino una vasca idromassaggio rasoterra. Un sogno.
Appena aveva visto quel posto, Potter se n'era innamorato, e aveva così dato fondo ai suoi risparmi alla Gringott per appropriarsene. Finalmente aveva anche lui un rifugio tutto suo, da poter chiamare casa.
Ad ogni modo Elenie condusse Ron e Sophie nella camera che si trovava tra la sua e quella di Blaise. L'aveva arieggiata, dato che non veniva usata molto spesso. Aveva poi messo delle belle lenzuola chiare, e le tendine a fiori nuove.
Voleva che Sophie si sentisse a suo agio. Sollevò quindi le coperte, in modo che Ron potesse adagiare la ragazza sul letto. Lo guardò accostarsi a lei e sistemarle meglio il cuscino.
-Qui sei al sicuro, d'accordo? Io torno presto.- le assicurò, facendo sorridere intenerita la Zabini.
-Me ne occupo io, stai tranquillo- disse allora la Benèfica.
Weasley annuì, ma appena fece per scostarsi dal letto, sentì una mano posarsi leggera sulla sua.
Era Sophie. Avrebbe voluto ringraziarlo, ma non ce la faceva. Lo spostamento dal San Mungo a lì l'aveva debilitata ancor di più..Ma non poteva lasciarlo andare via così, senza dirgli nulla.
Quel ragazzo, con quei capelli così rossi...gli occhi così limpidi...la voce così dolce.
Si limitò a guardarlo, fissandolo con gli occhi grandi e scuri, sperando che per il momento bastasse.
Lui le fece una leggera carezza, poi se ne andò.


Passarono le ore, e scese la notte, implacabile.
David Carrigan si accomodò nella propria poltrona, quella da cui era solito impartire ordini ai suoi sottoposti ormai da diversi anni.
Sapeva bene cosa si provava a stare dall'altra parte. Reverenza, rispetto, a volte timore...e tanta voglia di lottare.
Quegli stessi sentimenti ora li provava lui. Era lui in attesa questa volta. Adesso non spettava a lui prendere le decisioni, doveva solo aspettare il corso degli eventi.
E la cosa lo metteva a disagio
Udì il suono delle campane, fuori, annunciare la mezzanotte. Carrigan contò i rintocchi, uno per uno, pregando che la porta si aprisse prima che giungessero al dodicesimo. Invece niente.
Accolse l'ultimo rintocco come un condannato a morte aspetta la propria fine. Nessuno era arrivato.
E questa era la conferma dei suoi sospetti.
Trappola.
Non poteva significare altro.



Ciao a tutti! Adesso lo posso dire quasi con certezza...Il prossimo capitolo sarà quello decisivo. Lo so che l'ho tirata per le lunghissime, ma spero che abbiate comunque apprezzato tutto ciò che è accaduto fino qui!
Faccio solo una piccola precisazione: lo so che molte di voi si sarebbero aspettate un'Hermione diversa, più donna magari, coraggiosa, orgogliosa, che è andata avanti al meglio con la sua vita pur senza dimenticare Draco, e che avrebbe preso a schiaffi Peter dopo la sua proposta. La perfezione e l'integrità fatte persona, insomma. Ma io non la vedo così. Credo che un grande amore possa essere eterno, e che sia dura uscire da una tragedia fortificati. Lei ha ancora tante paure, tante fragilità, perchè ha sofferto enormemente..E la solitudine la farebbe solo star peggio. Per questo ha avuto timore di allontanare Peter, per questo è rimasta con lui, anche se non lo ama. E' umana, o almeno sono io che cerco di renderla tale. Magari non riuscirò mai a farla sembrare "vera", ma non voglio nemmeno che sembri una supereroina. Tutto qua.
Come al solito i ringraziamenti li troverete nelle vostre caselle personali...Io intanto mando un mega abbraccio generale!






  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: elettra1991