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Autore: Chandra Adrastea    20/03/2011    13 recensioni
Eccomi in tutto il mio splendore!!!!! XD
Allora, in questa ff ci sono Oscar e André (una novità!)che discutono...Niente di strano fin qui. Se magari avessero deciso di farlo in un modo più normale...
Vabbè mi fermo qui.
Leggete e commentate!
P.S. Grazie infinite per i complimenti fatti su Dovresti odiarmi (Sta zitto)
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lotta (Dimmelo)

“André aspetta…”
Non l'ascolta. Non si ferma. Continua a tenerla bloccata. Non la lascia andare. Stavolta non le sarà concesso.
E lei lo sa. Lo sa benissimo. L'ha capito da come l'ha spinta verso il letto. Dal modo in cui l'ha buttata sul materasso, lasciandosi cadere come un peso morto, ma continuando a stringerla. Magari anche prima, lo ha capito, quando fissandola l'ha trapassata da parte a parte. Non lo sa neanche lei. Non sa neanche come ci sono arrivati fin lì. Eppure solo un attimo prima stavano davanti al camino. Com'è che ora si trova intrappolata tra lui e le lenzuola? Di nuovo.

Di nuovo.

E' mai possibile che debba finire sempre così? Camera sua deve avere un nonsochè di particolare se riesce ad accendere gli istinti repressi di André in questo modo. Il pensiero la fa quasi ridere. Ma questo non è certo il momento di ridere.

"Finiscila."
Un ordine.
"No."

No. C'era da aspettarselo. La sta torturando da prima che entrassero nella camera da letto e lei non sa più che fare. Se non se lo toglie di dosso...Se non se lo toglie di dosso finirà col tradirsi. E non vuole. Non vuole assolutamente dargli questa soddisfazione. Deve trovare un modo.
Gira la testa da entrambi i lati sperando che ci sia qualcosa di utile. Niente. E' costretta ad arrangiarsi. Prova a mettergli le mani sul petto ed a spingerlo via. Lui di rimando passa le braccia sotto la sua schiena e aumenta la presa.

Dannazione.

Forse può far leva col suo corpo, però...Non ce la fa con le gambe così strette. Dovrebbe divaricarle, ma così...Non ci vuole nemmeno pensare a cosa succederebbe così. Non è il caso. Sarebbe come concedergli un punto di vantaggio. E poi già com'è posizionata adesso riesce a 'sentirlo' senza problemi.

Stronzo. Stronzo. Stronzo.

Vorrebbe dirglielo che è uno stronzo, ma dubita che la starebbe a sentire.
La stringe ancora, lo ha completamente addosso. Lei si sente così impotente. Le viene quasi da piangere, ma non lo fa. Non stavolta.

Coraggio. Devo provare...

Allarga le gambe, tenta di fare leva e spera di spostarlo. Niente. Prova di nuovo. Inarca la schiena, spinge, si dimena...Tutto inutile. Si ritrova ansante, con lui tra le cosce e il suo sesso che le preme contro.
Si lascia sfuggire un gemito. Avverte il sorriso compiaciuto di lui sul collo e si dà dell'idiota. Come se non bastasse ha anche peggiorato la situazione.
Punto per lui.

Un ultimo tentativo. Almeno un ultimo tentativo.

"André spostati subito o io..."
"Tu cosa, Oscar?" le sussurra sul collo "Hai già dimenticato chi dei due è il più forte? Eppure ero convinto che te ne ricordassi..."
Solleva il viso e lo sposta vicino all'orecchio di lei.
"Non è forse per quello che mi ignori?"

Minacciarlo non è stata una buona idea.

"Questo non ti dà il diritto di fare quello che vuoi." gli risponde seccata.
Lui la guarda sorpreso, senza capire. Ha gli occhi di un bambino.
"Come sarebbe 'Fare quello che vuoi'?"
"Come 'Come sarebbe'?!" gli urla incredula "E questo come lo chiami?!"
"Questo...?"
Il suo tono calmo la rende sempre più nervosa.
"Sì, André. Questo." dice col tono di chi constata l'ovvio "Io stesa sul letto con le gambe aperte e te sdraiato addosso!"
"Non ti ho certo costretto io a questo posizione."
"Cosa?!"
"E' inutile urlare, Oscar. Fino a prova contraria sei stata tu, di tua spontanea iniziativa, e combinare questo casino."
"Io avrei combinato cosa?!"
"Questo, mia cara." prosegue lui con quella voce da maestrina sapiente.
Lei non riesce a frenare un verso di frustrazione. E lui se la ride, compiaciuto. Adora vederla in questo tipo di difficoltà.
"Comunque, Oscar..." prosegue appoggiandosi sui gomiti "...Questo io lo chiamo...Fare quello che anche tu vuoi fare."

Lei spalanca gli occhi. Crede quasi di aver sentito male.

"Pre...Prego?"
"Ho detto che sto facendo solo quelle cose che anche tu desideri fare."
Glielo dice con una lentezza esasperante, come se fosse una mocciosa.
"André..."
"Sì?"
"Spero, per il tuo bene, di aver sentito male."
"No. Mi duole dirlo ma hai sentito benissimo."
"Ti duole?" chiede lei scettica.
"Infinitamente." risponde lui provocatorio.

Si sa che lei non è una campionessa di pazienza, e questa è decisamente la goccia che fa traboccare il vaso.

"Come ti permetti di insinuare una cosa simile?! Tu non hai il diritto! Non sai quello che penso André...Non lo sai!"
Non le importa di essere sentita da qualcun'altro. Lo sa che le trema la voce. Lo sa benissimo.
"Non lo so..."
"Esatto. Non lo sai."

Lui la guarda. Muto. E lei...Lei trema. Ha i brividi. Li sente. La scuotono.

"Io non lo so..." ripete.

Si fa serio. Avvicina il viso a quello di lei. La guarda. Sussurra piano.

"Hai paura."
"Non...Non dire scioc..."
"Perché tremi allora?"
"Fa freddo, va bene? Siamo in pieno inverno."
Patetica.
Sospira. Continua a guardarla.
"Non devi, Oscar. Non devi aver paura."
Punta lo sguardo dritto negli occhi di lei.
"André..."
"Ho promesso. Ricordi?"

E come dimenticare...

"Però stai..."

Stai facendo quello che voglio. Stronzo.

"Sto...?"
"Stai facendo quello che ti pare. Ecco."
"Oscar, Oscar, Oscar...Ma allora non riesci proprio a capire."
"Cosa non capisco?"
“E’ tutto collegato.”
“Cos’è collegato?”

Gli sfugge un sospiro di rassegnazione. La guarda. Si sposta e le si sdraia di fianco.
Lei lo guarda, senza capire. Di nuovo.

"Era quello che volevi, no?" le dice rilassato, tendendo una mano per accarezzarla.

Gioca un po' coi suoi capelli e glieli sposta dietro l'orecchio. Passa il pollice sulle guance, sul mento, sulle labbra. Poi, lentamente, fa scorrere la mano sul collo. Preme le dita. Avverte le vene pulsare. Scorre sino al fianco e lo afferra piano. Accosta le labbra a quelle di lei. Respira. Respira il suo respiro. La sente tremare. La sente vicina. Come prima. Di nuovo.

"Co...Cosa fai?"
E' appena un sussurro.
"Ti dimostro che ho ragione."

Le sfiora le labbra. E' un tocco quasi impercettibile. La riempie di piccoli baci. Alterna lievi contatti a brevi distaccamenti. Vuole farle crescere il desiderio. Vuole che sia lei a cercarlo. Vuole essere trattenuto.
E lei sospira piano. Stringe il lenzuolo tra le dita. Si trattiene. Ricorda.

“Ti sbagli…Ti sbagli. Non sai quello che dici.”
“So perfettamente quello che dico.”
"No invece! No!"
"No?"
“André…che fai?”
“Ti dimostro che ho ragione.”

"Allora?" le chiede piano.
"Allora che?"
"Allora, hai visto che avevo ragione? Mi hai anche lasciato fare."
"No...Ti sbagli." cerca di controbattere lei.
"Mi sbaglio?!"
Lei annuisce.

Lui è semplicemente esterrefatto.
"Dio Oscar...Quanto sei cocciuta..."
"Sbaglio o è per questo che mi ami?"
Lo sorprende. Da lei non se lo aspettava.
"Comunque sia..." prosegue lei "Ti arrendi?"

Lui le si avvicina e ricomincia a baciarla. A ogni contatto prolunga un po' il bacio. Le trattiene le labbra. Gliele morde. Lei ha appena il tempo di constatare "Lo considero un no" prima di essere di nuovo zittita.
E mentre i baci si fanno sempre più profondi, mentre il desiderio cresce, mentre crede di allontanarlo, una mano scivola sotto la stoffa della camicia e le si posa sul cuore.

“Oscar?” la chiama.
“Sì?”
“Perché non sposi Girodel?
“Cosa?”
“Perché non lo sposi.” le ripete.
“Ma cosa…Questi non sono affari tuoi…E comunque dovresti esserne felice.” sbotta lei.
“Non hai risposto.”
“Infatti non ti devo nessuna risposta.”
Le si avvicina pericolosamente.
“Allora non centra il discorso fatto con lui poco fa.”
“Che…Che discorso?”
Un ghigno gli affiora sulle labbra.
“Sai benissimo a quale discorso mi riferisco…Oppure non ti ricordi il bacio in terrazza?”
“Mi stavi spiando?!”
“Non esagerare. Diciamo che passavo di lì…”
“Ma come osi?!”
Alza la mano per tirargli uno schiaffo. Lui le prende il polso e l’attira a sé.
"Basta giocare, Oscar."
"Chi dice che sto giocando...Vogliop solo farti male."
“Piuttosto che farmi male...Dimmelo, Oscar.”
“Cosa dovrei dirti?”
“Lo sai cosa.”
"Lo so...?"
"Sì...lo sai."
La trapassa.
“Dimmi che mi ami.”

"Allora Oscar..." le sussurra ansante sulle labbra "Chi aveva ragione?"

 Stronzo.

 "Stronzo. Sei uno stronzo André."

  
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