“André aspetta…”
Non l'ascolta. Non si ferma.
Continua a tenerla bloccata. Non la lascia andare. Stavolta non le sarà
concesso.
E lei lo sa. Lo sa benissimo.
L'ha capito da come l'ha spinta verso il letto. Dal modo in cui l'ha buttata
sul materasso, lasciandosi cadere come un peso morto, ma continuando a stringerla.
Magari anche prima, lo ha capito, quando fissandola l'ha trapassata da parte a
parte. Non lo sa neanche lei. Non sa neanche come ci sono arrivati fin lì.
Eppure solo un attimo prima stavano davanti al camino. Com'è che ora si trova
intrappolata tra lui e le lenzuola? Di nuovo.
Un ordine.
"No."
Gira la testa da entrambi i lati
sperando che ci sia qualcosa di utile. Niente. E' costretta ad arrangiarsi. Prova
a mettergli le mani sul petto ed a spingerlo via. Lui di rimando passa le
braccia sotto la sua schiena e aumenta la presa.
La stringe ancora, lo ha
completamente addosso. Lei si sente così impotente. Le viene quasi da piangere,
ma non lo fa. Non stavolta.
Si lascia sfuggire un gemito. Avverte
il sorriso compiaciuto di lui sul collo e si dà dell'idiota. Come se non
bastasse ha anche peggiorato la situazione.
Punto per lui.
"Tu cosa, Oscar?" le
sussurra sul collo "Hai già dimenticato chi dei due è il più forte? Eppure
ero convinto che te ne ricordassi..."
Solleva il viso e lo sposta
vicino all'orecchio di lei.
"Non è forse per quello che
mi ignori?"
Lui la guarda sorpreso, senza
capire. Ha gli occhi di un bambino.
"Come sarebbe 'Fare quello
che vuoi'?"
"Come 'Come sarebbe'?!"
gli urla incredula "E questo come lo chiami?!"
"Questo...?"
Il suo tono calmo la rende sempre
più nervosa.
"Sì, André. Questo."
dice col tono di chi constata l'ovvio "Io stesa sul letto con le gambe
aperte e te sdraiato addosso!"
"Non ti ho certo costretto
io a questo posizione."
"Cosa?!"
"E' inutile urlare, Oscar.
Fino a prova contraria sei stata tu, di tua spontanea iniziativa, e
combinare questo casino."
"Io avrei combinato
cosa?!"
"Questo, mia cara."
prosegue lui con quella voce da maestrina sapiente.
Lei non riesce a frenare un verso
di frustrazione. E lui se la ride, compiaciuto. Adora vederla in questo tipo di
difficoltà.
"Comunque, Oscar..." prosegue
appoggiandosi sui gomiti "...Questo io lo chiamo...Fare quello che anche tu
vuoi fare."
"Ho detto che sto facendo solo
quelle cose che anche tu desideri fare."
Glielo dice con una lentezza
esasperante, come se fosse una mocciosa.
"André..."
"Sì?"
"Spero, per il tuo bene, di
aver sentito male."
"No. Mi duole dirlo ma hai
sentito benissimo."
"Ti duole?" chiede lei
scettica.
"Infinitamente."
risponde lui provocatorio.
Non le importa di essere sentita
da qualcun'altro. Lo sa che le trema la voce. Lo sa benissimo.
"Non lo so..."
"Esatto. Non lo sai."
"Non...Non dire
scioc..."
"Perché tremi allora?"
"Fa freddo, va bene? Siamo
in pieno inverno."
Patetica.
Sospira. Continua a guardarla.
"Non devi, Oscar. Non devi
aver paura."
Punta lo sguardo dritto negli
occhi di lei.
"André..."
"Ho promesso. Ricordi?"
"Stai facendo quello che ti
pare. Ecco."
"Oscar, Oscar, Oscar...Ma
allora non riesci proprio a capire."
"Cosa non capisco?"
“E’ tutto collegato.”
“Cos’è collegato?”
Lei lo guarda, senza capire. Di
nuovo.
E' appena un sussurro.
"Ti dimostro che ho
ragione."
E lei sospira piano. Stringe il
lenzuolo tra le dita. Si trattiene. Ricorda.
“So perfettamente quello che
dico.”
"No invece! No!"
"No?"
“André…che fai?”
“Ti dimostro che ho ragione.”
"Allora che?"
"Allora, hai visto che avevo
ragione? Mi hai anche lasciato fare."
"No...Ti sbagli." cerca
di controbattere lei.
"Mi sbaglio?!"
Lei annuisce.
"Dio Oscar...Quanto sei
cocciuta..."
"Sbaglio o è per questo che
mi ami?"
Lo sorprende. Da lei non se lo
aspettava.
"Comunque sia..."
prosegue lei "Ti arrendi?"
E mentre i baci si fanno sempre
più profondi, mentre il desiderio cresce, mentre crede di allontanarlo, una
mano scivola sotto la stoffa della camicia e le si posa sul cuore.
“Sì?”
“Perché non sposi Girodel?
“Cosa?”
“Perché non lo sposi.” le ripete.
“Ma cosa…Questi non sono affari
tuoi…E comunque dovresti esserne felice.” sbotta lei.
“Non hai risposto.”
“Infatti non ti devo nessuna
risposta.”
Le si avvicina pericolosamente.
“Allora non centra il discorso
fatto con lui poco fa.”
“Che…Che discorso?”
Un ghigno gli affiora sulle
labbra.
“Sai benissimo a quale discorso
mi riferisco…Oppure non ti ricordi il bacio in terrazza?”
“Mi stavi spiando?!”
“Non esagerare. Diciamo che
passavo di lì…”
“Ma come osi?!”
Alza la mano per tirargli uno
schiaffo. Lui le prende il polso e l’attira a sé.
"Basta giocare, Oscar."
"Chi dice che sto
giocando...Vogliop solo farti male."
“Piuttosto che farmi male...Dimmelo,
Oscar.”
“Cosa dovrei dirti?”
“Lo sai cosa.”
"Lo so...?"
"Sì...lo sai."
La trapassa.
“Dimmi che mi ami.”