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Autore: Subutai Khan    20/01/2004    0 recensioni
Sporco e spazio ristretto condurranno alla resa dei conti? Riusciranno Asuka e Shinji a chiarirsi, a parlarsi, a dialogare? O i soccorritori troveranno i loro scheletri ancora intenti a sbranarsi vicendevolmente?
Genere: Angst, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Shinji Ikari
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Claustrofobia, Manuali per Incompetenti e Altre Amenità' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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[alcune ore dopo]

“Dodici, tredici, quattordici, quindici…”.
“Cosa conti di così interessante?”.
“Le macchie di sporco sul muro”.
“Che gran bel passatempo. Non ti invidio, lo sai?”.
“Immagino tu abbia di meglio da fare”.
“Immagini male, ma ciò non toglie che sia deprimente osservare le incrostazioni”
“Oh beh, quello è talmente ovvio che mi pareva superfluo dirlo. Piuttosto, invece di stare a cincischiare lì senza far nulla, renditi utile e dimmi che ore sono”.
“Dunque, dato che la magnifica Asuka è sprovvista di orologio… sono le… impossibile”.
“Cosa? Che c’è?”.
“Indica le quattro e ventinove minuti”.
“E dov’è l’impossibile?”.
“Siccome erano più o meno le undici del mattino quando ci hanno portati qui, perché avevo controllato subito dopo essermi svegliato e fuori c’era il sole, se ben ricordi…i casi sono due: o il tempo ha preso a scorrere talmente veloce da far passare una giornata in un battito di ciglia, o hanno attaccato un foglio con disegnate stelle e luna all’esterno della finestra”.
“Non potrebbe essere mattina?”.
“Mi pare improbabile. D’accordo che quando ci si annoia il tempo sembra non muoversi mai, e che quindi potrebbe esserne effettivamente passato più di quanto ne abbiamo percepito, ma credo che sia… sì, improbabile. Eppoi nessuno dei due ha sonno, e se davvero fosse notte così tarda io sarei crollato da tempo”.
“Da quando hai preso a parlare così forbito?”.
“Da quando ho la mente sgombra da altri pensieri e posso concentrarmi sui vocaboli più appropriati”.
“Tu non hai la mente sgombra, stai solo cercando qualcosa con cui distrarti”.
“Perché dovrei fare una cosa del genere, scusa?”.
“Forse per non pensare alla tua vita al di fuori di questo cubicolo di lerciume”.
“Prego? Mi stai implicitamente dando del fallito?”.
“Non puoi di certo venire a dirmi che hai vissuto felice come il principe azzurro di Cenerentola, fino ad ora”.
“Io non sono un fallito, Asuka. Ho avuto molti traumi e molte esperienze che vorrei dimenticare, lo ammetto senza remore. Ma non sono un fallito”.
“E cosa hai portato a termine di buono considerando la totalità della tua esistenza?”.
“Perché la stessa domanda non la rivolgi a te stessa?”.
“Io non ho mai messo in dubbio ciò che ho guadagnato e ciò che ho”.
“Cioè un carattere insopportabile, una smania di apparire degna della più egocentrica modella del cosmo e una rabbia che non riusciresti a sbollire completamente neanche abbattendo un muro a testate”.
“… mi stai mancando di rispetto. Non te lo permetto. Ritira subito quello che hai detto”.
“E’ inutile alzare la voce, sarò un povero mentecatto senza una ragione di vita ma ancora ci sento. E tendo a non portare rispetto a chi non mi dimostra rispetto. Tu non l’hai mai fatto, dubito che comincerai proprio ora”.
“Che rispetto può mai ottenere uno stupido come te? Sei un codardo, privo della minima oncia di coraggio, e le cose che ti riescono meglio sono scusarti e fuggire come un leprotto che stava per finire sul menù della cena. Non hai dignità, non hai amor proprio, non hai considerazione di te stesso”.
“Sei crudele”.
“Sei inutile”.
“…”.
“Colpito ed affondato”.
“… io ti ammazzo”.
“Finiscila di dar fiato… ma… cos’è… no… mi fai paura, piantala…”.
“Ma come, ti faccio paura? Solo guardandoti? E se mi avvicino lentamente portando le mie manine all’altezza del tuo collo di giada cosa fai, ti pisci addosso?”.
“Stammi lontano”.
“Oh no signorina, hai finito di trattarmi come la tua prediletta pezza da piedi”.
“Gh, mollami, soff…”.
“L’idea era quella. Ed ora vedi di stare ferma, questa posizione che ti vede tossire disperata con le spalle ancorate al muro mi è particolarmente comoda”.
“Pazzo… coff…”
"Lo senti il nodo che ti si forma in gola? E' paura Asuka, paura di essere annichilita ed uccisa da un essere che fino a ventiquattr'ore fa consideravi infimo e degno di nessuna considerazione"
“Piet…”.
“Cosa sentono le mie fosche orecchie? Pietà? La suprema Second Children, vanto della Nerv e della Germania, bambina prodigio e laureata precoce, chiede pietà? E poi sono io quello senza amor proprio… è assolutamente vero, quando si è in pericolo la propria vita viene mendicata nei modi più umilianti”.
“Coff coff… moll… coff… mollami, mi strozz…”.
“Ma quanto sei ripetitiva. So cosa sto facendo. E per la prima volta in vita mia mi sto comportando senza che nessuno mi dica cosa devo fare. Se e quando uscirò da qui andrò in giro per il mondo ad urlare che Shinji Ikari il coniglio ha ucciso Asuka Soryu Langley la tigre. Me ne vanterò con i compagni di cella nell’attesa della camera a gas”.
“Ti prego... coff... lasc...”.
“…”.
“Mi man… coff… l’aria…”.
“… no”.
“Coff coff coff coff coff. Ma dico, sei impazzito?”.
“Non sono un assassino”.
“Lo stavi… coff coff… per diventare. Sarai orgoglioso di te stesso. Coff”.
“Macchè orgoglioso, mi vergogno come un ladro”.
“E meno… coff… male”.
“Non avevo mai perso il controllo in questo modo prima d’ora”.
“Tu hai dei seri problemi psicologici”.
“Guarda che se mi provochi di nuovo potrei non fermarmi”.
“…ok, scherzavo”.
“No, non scherzavi e hai ragione. Io ho dei problemi. Una persona normale non si comporta così”.
“Noi non siamo persone normali. Siamo piloti di Evangelion”.
“Evangelion… mi manca…”.
“Ok, sei più sciroccato di quanto pensassi”.
“Ma come? Tu che fai delle tue eccezionali abilità di pilota il tuo più grande vanto non riesci a capirmi ? Ormai quel robottone alto come un palazzo è la mia ragione di vita, il solo motivo che mi impedisce di suicidarmi”.
“Benché abbia appena tentato di uccidermi e ciò non mi bendisponga mi è appena venuta voglia di fare con te una lunga chiacchierata. A patto che tenga le tue mani lontane da me, preferisco non rischiare”.
   
 
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