Buona sera!
Eccomi qua con un nuovo capitolo.
Non so come mai, ma mi è uscito un altro capitolo lungo, spero non vi dispiaccia.
Ci vediamo in fondo per le note finali.
Buona lettura ^_^
Eccomi qua con un nuovo capitolo.
Non so come mai, ma mi è uscito un altro capitolo lungo, spero non vi dispiaccia.
Ci vediamo in fondo per le note finali.
Buona lettura ^_^
Capitolo 18
Bella POV
Non dormivo così bene da
anni. Non avevo dormito così bene da quando Edward mi aveva lasciata.
Dormire con lui, abbracciata
a lui, era sempre qualcosa di bellissimo. La vicinanza con il suo corpo aveva
come un effetto rilassante per me. Era qualcosa di assolutamente beneficio.
Ero in quel dormiveglia
pacifico,in cui senti tutto, ma sei ancora parzialmente nel mondo dei sogni.
Percependo il corpo di Edward
ancora vicino al mio, un sorriso spuntò sulle mie labbra e mi strinsi
maggiormente al suo petto.
<< Buongiorno >>
la sua voce vellutata mi solleticò l’udito.
Il suo braccio mi cingeva le
spalle in modo protettivo e dolce.
<< ‘Giorno >>
sussurrai con la voce roca.
Con il cervello completamente
scollegato, rimasi in quella posizione bellissima, abbracciata all’uomo che
amavo.
La sera prima io ed Edward
avevamo parlato, non eravamo tornati insieme, ma avevamo capito entrambi che ci
amavamo e ci avremmo riprovato.
Aveva promesso che non mi
avrebbe più lasciato, che avrebbe provato a farmi capire quanto mi amasse, ma
stavolta sul serio, non come le altre volte che aveva solo dato aria ai polmoni
per niente senza alla fine fare qualcosa di concreto. Stavolta ci avrebbe
provato davvero, avrebbe ricominciato a comportarsi come una volta. Ormai tempo
un paio di gironi e sarei tornata definitivamente a Forks, sarei tornata a
scuola come una volta, avevo bisogno di un passaggio, no?
<< Tuo papà sta per
salire. Devo andare. >>
Mugugnai e mi strinsi
maggiormente a lui.
<< Bella, devo andare
>> sussurrò.
<< Devi andare per
forza? >> gli domandai a contatto con il suo petto.
<< A meno che tu non
voglia vedere tuo papà molto arrabbiato e vedere la sua faccia stupita quando
il proiettile mi rimbalzerà addosso, devo andare. >>
<< Solo perché voglio
bene a mio papà, ti lascerò andare >> mugugnai staccandomi da lui.
Lo sentii ridacchiare e
lasciarmi un bacio sulla testa.
<< Ci vediamo tra
un’ora >> mi sussurrò prima di andarsene.
Non sentii neanche il minimo
rumore che mi avvisò che se ne fosse andato definitivamente dalla mia camera.
Un’ora? Perché un’ora?
Ah, giusto. Devo andare a prendere un aereo per
Phoenix.
Non avevo molta voglia di
partire ora che con Edward le cose si stavano più o meno sistemando, ma
comunque non ero ancora del tutto libera di fare ciò che volevo. C’era ancora
Daniel che faceva parte della mia vita, Daniel era ancora il mio ragazzo,
nonostante non lo fosse mai stato davvero.
In fondo in fondo, non
l’avevo mai considerato il mio ragazzo perché lo era sempre stato qualcun
altro, perché nonostante ci fossimo lasciati, mi consideravo ugualmente la sua
ragazza anche se probabilmente non avrei dovuto. Ma non potevo farci niente, mi
sentivo legata a lui anche se non l’avessi mai più rivisto. Una piccola parte
di me si sarebbe sempre considerata la sua ragazza, sempre.
Sentii la porta della mia
stanza aprirsi e alzai leggermente la testa. Vidi mio papà e mi accoccolai di
nuovo tra le coperte.
<< Buongiorno, non
pensavo fossi già sveglia >> sentii il materasso vicino a me abbassarsi.
<< Sono sveglia da un
po’. >>
<< A che ora hai
l’aereo? >> mi chiese, accarezzandomi la testa.
<< A mezzogiorno.
>>
<< Non pensi sia meglio
che ti prepari? >> la sua dolcezza era quasi disarmante. Non l’avevo mai
sentito parlare in modo così dolce.
<< C’è qualcosa che ti
preoccupa? >> gli chiesi girandomi a guardarlo.
Lo vidi sorridere e abbassare
lo sguardo leggermente imbarazzato.
<< Stavo pensando a
quello che stai facendo per me, cioè, lo so che non lo stai facendo solo per
me, ma… penso che stai facendo una cosa davvero bella per me >> si
guardava i piedi come se fossero interessanti.
<< Papà, lo sto facendo
perché ti voglio bene e sì, non lo sto facendo solo per te, in un certo senso
lo faccio anche per me. Insomma, c’è Edward qua, c’è la sua famiglia, i miei
amici e per quanto possano mancarmi i miei amici di Phoenix, a quelli che ho
qua mi ci sono affezionata troppo, sono persone speciali, sono persone che mi
vogliono bene come io ne voglio a loro. E poi, Forks non è poi così male
>> aggiunsi ridendo alla fine.
Mio padre cominciò a ridere
anche lui, contagiato dalla mia risata.
<< Diciamo che prendi
due piccioni con una fava tornando. >>
<< Sì, diciamo così
>> sorrisi.
<< Avanti, preparati
che ti accompagno in aeroporto >> si alzò dal mio letto andando verso la
porta.
<< Veramente… >>
<< Ti accompagna Edward >> completò la mia frase.
<< Ti accompagna Edward >> completò la mia frase.
<< Sì >> abbassai
lo sguardo imbarazzata, ma con un sorriso sulle labbra che illuminava il mio
viso.
<< Ok >> lo
sentii scendere le scale.
Velocemente uscii dal letto,
andando a farmi una doccia di quelle rigeneranti, una di quelle docce in cui ti
sentii beata e rilassata, in cui niente ti sembra andare storto. Certo in quel
momento tutto andava bene, ma quella giornata sarebbe finita male, molto male.
Dovevo solo arrivare a Phoenix.
Uscii dalla doccia, mi
vestii, preparai la piccola valigia che avevo preso per tornare a Forks che
praticamente non avevo nemmeno toccato e andai giù di sotto.
Improvvisamente, mi resi
conto di una cosa. Era da almeno due giorni che non sentivo Daniel, per quale
motivo? Il cellulare era sempre rimasto accesso, ma di lui nemmeno una traccia.
Pensai di chiamarlo, di
avvisarlo che sarei tornata a casa e avvisarlo della brutta notizia, ma non mi
sembrava il caso, non mi sembrava davvero il caso di dargli quella batosta al
telefono, volevo vederlo, faccia a faccia, a quattr’occhi, dovevamo parlarne.
Presi in mano il telefono e
feci partire la chiamata, decisi che almeno fargli sapere che stessi tornando
fosse il minimo.
<< Amore, come stai? >> la sua voce felice giunse al mio orecchio dopo neanche
due squilli.
<< Bene, tu? >>
mi faceva piacere sentirlo, dovevo ammetterlo, ma non quanto facesse piacere a
lui.
<< Ora che ti ho sentito meglio. Non ti ho più
chiamato perché non volevo disturbarti, ho pensato che avessi altro da fare
invece di stare al telefono con me, spero di non aver fatto preoccupare.
>>
<< No, no. Tranquillo,
ho pensato fosse per questo motivo >> Sinceramente
non ho nemmeno pensato a te.
Era la verità, certo, ma da
dove usciva quella parte di me stronza? Non pensavo di esserlo, anche se ormai
da come mi ero comportata con Daniel fin dall’inizio potevo solo considerarmi
una stronza e nient’altro.
<< Come mai hai telefonato? Successo qualcosa?
>>
<< Sto per tornare a
casa. Adesso mio papà mi accompagnerà in aeroporto e prenderò il volo di
mezzogiorno >> mi misi un dito vicino alle labbra in segno di stare zitto
quando mio papà aprì bocca per replicare.
Non era il momento che
parlasse e dicesse qualcosa di assolutamente improbabile.
<< Davvero? Ma che bellissima notizia. Tuo papà
sta meglio? Chi rimarrà con lui? Posso venirti a prendere all’aeroporto?
>> cominciò come una
macchinetta a sparare un sacco di domande.
<< Sì, torno davvero
>> anche se poi me ne andrò
nuovamente << Mio papà sta benissimo, non ti preoccupare non sarà
solo. Certo che puoi >> mi sentivo una stupida a dover rispondere alle
sue domande poste in così poco tempo, avrei preferito rispondere una ad una.
<< Allora, ti lascio andare, tra poco partirai
per andare all’aeroporto, giusto? Quindi ti lascio andare. Ci vediamo dopo, per
che ora torni? >> mi aveva
posto la domanda come se fossi andata a fare la spesa e ci avrei messo
pochissimo tempo a tornare a casa.
<< Dovrei arrivare per
le due. Penso >> mi sentivo a disagio, appena arrivata a casa avrei
dovuto porre fine a quella storia, immediatamente.
<< Allora, a più tardi. Ti amo, Bella. >>
<< A più tardi >>
chiusi la chiamata sentendomi uno schifo. Quale persona si poteva comportare in
quel modo? Che genere di persona poteva prendere in giro un ragazzo realmente
innamorato? Solo io, Bella, la stronza delle stronze, avevo davvero superato il
limite.
<< Scusa, ma una
domanda mi sorge spontanea, chi era al telefono? Sono sicuro che non fosse la
voce di tua madre, almeno che non fosse un uomo e avessi cominciato a dirti che
ti ama >> mio papà aveva un’aria tra il divertito e il preoccupato. Non
sapevo quale delle due prevalesse sull’altra.
<< Ecco, be, ho un
ragazzo >> sussurrai a bassissima voce.
<< Cosa? Mi è sembrato
di sentirti dire che hai un ragazzo >> mi guardò scioccato.
<< Hai sentito bene, ho
un ragazzo. >>
<< Ok, allora, scusa,
ma non capisco. Hai un ragazzo e torni a Forks per stare con Edward? Sono un
po’ confuso >> mi guardò con un sopracciglio alzato.
<< è un po’ complicato
da spiegare >> gli dissi sperando che smettesse di fare domande.
<< Ho tutto il tempo,
almeno fino a quando arriva Edward, a proposito, lui sa di questo ragazzo?
>>
<< Sì. >>
<< Ok, spiegami, voglio
capire >> andò in salotto e si sedette sulla sua poltrona.
Lo raggiunsi e sbuffando
cominciai a raccontargli tutta la storia, ovviamente non tutta tutta,
tralasciai alcuni particolari, ma gli raccontai di come Edward fosse venuto a
cercarmi, di come avessi deciso di uscire con Daniel perché volevo ricominciare
ad avere una vita, insomma, gli dissi tutto, tutto quello che non gli avrebbe
fatto avere un altro infarto.
<< Wow! La vita di mia
figlia sta cominciando a farsi interessante >> disse serio guardandomi
con gli occhi sgraniti.
<< Papà! >> lo
ripresi indignata.
<< Che c’è? Insomma, ho
sempre pensato che la tua vita fosse alquanto… monotona. >>
<< Sono felice di
sapere che mio papà mi sta dando della noiosa >> sbuffai incrociando le
braccia indignata.
<< Ma non è questo.
Cioè, ho sempre pensato che la tua vita sentimentale fosse alquanto…
inesistente, ecco >> disse imbarazzato.
<< Effettivamente lo
era >> ammisi.
<< Vedi che non ho
tutti i torti allora? >> mi chiese ridendo.
<< Sì, hai ragione. La
mia vita si sta facendo interessante >> risi di gusto.
Sentii bussare alla porta e
andai ad aprire continuando a ridere.
<< Buongiorno! Come
stai? >> Edward mi guardava divertito, probabilmente prima di entrare
aveva ascoltato tutta la conversazione: spione.
<< ‘Giorno. Bene,
grazie. Tu? >> gli sorrisi facendogli segno di entrare.
<< Bene. Signor Swan
>> mosse leggermente il capo in segno di saluto.
<< Edward >> mio
papà se ne andò in cucina.
<< Prendo la borsa,
saluto mio papà e partiamo, va bene? >> lo vidi annuire.
Salii in camera mia, presi la
borsa che avevo lasciato sul pavimento e corsi giù di sotto. Sulla soglia c’era
ancora Edward che mi guardò sorridendo, gli sorrisi leggermente imbarazzata e
andai da mio papà in cucina.
<< Papà, ci vediamo tra
un paio di giorni. Mi raccomando. Chiama Sue e fatti venire a dare una mano
fino a quando non ci sarò io, ok? >> gli lasciai un bacio sulla guancia.
<< Va bene >>
rispose imbarazzato. << Mi raccomando, fai la brava e vedi di risolvere
la situazione, anche se è alquanto interessante sapere che è come se avessi due
ragazzi >> rise.
Scossi la testa pensando che
ormai l’avessi perso.
<< Ci vediamo >>
uscii dalla cucina ridendo e andai verso Edward.
<< Possiamo andare
>> gli sorrisi, ma quando incontrai il suo sguardo serio, si spense
immediatamente.
Mi prese la valigia e si
diresse verso la sua Volvo parcheggiata davanti a casa mia.
Salii al posto del passeggero
e mi aspettai che Edward mettesse in moto.
Partimmo verso l’aeroporto e
un silenzio strano ci avvolse.
Ero agitata, inquieta da quel
silenzio.
<< è successo qualcosa?
>> gli chiesi improvvisamente.
<< Niente. Perché?
>>
<< Ecco, non so, mi è
sembrato di vederti felice prima, invece adesso sei… sembri… arrabbiato
>> lo guardai con la coda dell’occhio.
<< Non sono arrabbiato,
sono solamente infastidito al solo pensiero che tu sei ancora insieme ad un
altro. >>
<< è anche per questo
che torno a Phoenix, per lasciarlo. Edward, te l’ho spiegato ieri sera, io ti
amo e lo ammetto, ho sbagliato ad accettare di uscire con Daniel, ma non posso
tornare indietro. Adesso devo solo mettere a posto le cose con lui e dirgli la
verità, non sarà facile, ma devo farlo. È giusto per lui, ma anche per me… per
noi >> sussurrai alla fine.
<< Non è stato facile
per me vederti con lui, saperti con un altro non mi ha di certo reso felice,
però capisco anche che tu non potessi continuare ad aspettarmi in eterno, era
giusto che ti rifacessi una vita, ma mi dà fastidio. Non posso nasconderlo.
>>
<< Mi fa piacere che ti
dia fastidio >> lo guardai e appoggiai la mia mano sulla sua sul cambio.
Si girò a guardarmi e mi
sorride.
<< Chi è questa Sue che
tuo papà deve chiamare? >> mi chiese improvvisamente curioso.
<< è una donna con cui
sta uscendo da un po’. Era la moglie di un suo amico che ha avuto un infarto un
anno fa più o meno, hanno cominciato ad uscire. È la mamma di due amici di
Jacob >> spiegai tutta sorridente.
<< Hai più sentito
Jacob? >>
<< No, mio papà mi ha
solo detto che mi salutava e basta. Non ci siamo più visti, ma vorrebbe che
cominciassi ad uscire con lui. >>
<< In che senso?
>> chiese Edward che cominciò già a stringere il volante.
<< Non nel senso che
pensi tu, come amici, così per conoscerci un po’. Non fa mai male avere un
amico in più, no? E poi mi è simpatico. Ci ho parlato poco, ma è simpatico.
>>
<< Altro che diventare
amici, quello vorrebbe essere qualcosa di più >> digrignò i denti.
<< Edward, penso che tu
ti stia sbagliando >> gli dissi dolcemente.
<< Bella, vorrei
ricordarti che gli leggo nel pensiero, so che cosa pensa di te. >>
<< Ok, probabilmente mi
trova carina, ma, Edward, il punto non è questo, a me non importa di lui in
quel senso, quindi non devi preoccuparti, ok? >> gli accarezzai un
braccio.
Si rilassò leggermente e mi
sorrise, ma sapevo che non sarebbe stato tranquillo.
Un silenzio per niente opprimente
e imbarazzante ci avvolse, fino a quando non arrivammo in aeroporto.
Erano le dieci e mezza, andai
a fare il check in e mi diressi ad aspettare l’aereo che mi avrebbe riportato a
Phoenix.
<< Ah, dimenticavo,
potresti farmi un favore? >> gli chiesi quando ci sedemmo nella sala
d’attesa.
<< Dimmi tutto >>
mi fece il suo sorriso sghembo.
<< Domani vai a scuola,
giusto? >> lo vidi annuire. << Potresti chiedere quando posso
venire a scuola? Il preside ha solo detto che si sarebbe informato per le
carte, i voti, le pagelle e cose simili, ma non mi ha detto nient’altro.
>>
<< Certo, manderò Alice
in missione segreta. >>
<< Grazie >> gli
sorrisi.
<< Allora, felice di
poter presto rivedere tutti? >>
<< Be, non più di
tanto. Sai che non mi piace stare al centro dell’attenzione, di nuovo. >>
<< Guarda il lato
positivo, non sarai più così interessante come prima. >>
<< Grazie, mi stai
dicendo che sono noiosa? >> lo guardai indignata.
<< Non stavo dicendo
questo >> mi disse con tutta calma portandomi una ciocca di capelli
dietro l’orecchio. << Intendevo che non ti considereranno più di tanto
perché non sei una nuova arrivata, ti conosceranno praticamente tutti e non
avranno più attrazione verso di te nel voler sapere cosa ti piace o cose
simili. Tutti ti conoscono. >>
<< Non tutti, magari i nuovi arrivati… >>
<< Non tutti, magari i nuovi arrivati… >>
<< Sì, magari solo
quelli, ma che stiano alla larga da ciò che è mio. Sono molto possessivo
>> sussurrò sulla mia guancia prima di lasciarmi un bacio e poi un altro
sulla mascella.
Inizialmente mi irrigidii e
trattenni il respiro.
Che stiano alla larga da ciò che è mio. Sono molto
possessivo.
Quella frase mi martellava
nel cervello. Ero sua, anche se lo ero sempre stata, ma sentirmelo dire era
qualcosa di assolutamente destabilizzante.
Mi girai a guardarlo e mi
persi nelle sue iridi dorate.
Avevo un’immensa voglia di
baciarlo, di sentire le sue labbra fredde e perfette sulle mie.
Mi sporsi verso di lui per
baciarlo, ma lui mi bloccò.
<< Bella, non voglio
essere l’amante, io voglio essere il tuo ragazzo >> mi posò le sue labbra
fredde sulla mia guancia.
Chiusi gli occhi beandomi di
quel contatto.
Maledetto Daniel, perché
doveva esistere? Perché io ero stata talmente stupida da stare insieme a lui
quando non provavo niente? Stupida.
Poco dopo chiamarono il mio
volo e io non mi sarei voluta muovere da quella sedia.
<< Chiamami per farmi
sapere quando torni, ok? Verrò a prenderti >> mi sorrise sghembo.
<< Ok >> mi
sentii arrossire.
<< E se vuoi chiamarmi
anche per qualsiasi altro motivo, per me va bene >> aggiunse ridendo.
<< Me lo ricorderò
>> risi anch’io.
<< Be, allora, ci
sentiamo >> mi abbracciò prima ancora che io capissi cosa stesse per
fare.
Sentivo quanto si stesse
trattenendo dall’abbracciarmi più del dovuto, aveva sempre paura di farmi male,
ma io lo abbracciai con tutta la mia forza, non avrei rischiato di fargli male.
Mi beai del suo abbraccio e
del suo profumo.
<< Spero che non
deciderai di rimanere con lui >> disse improvvisamente rompendo il mio
momento idilliaco.
<< Edward, non devi
neanche dirla una cosa del genere, so chi voglio e chi amo, non ci ripenserò,
tranquillo >> gli lasciai un bacio sulla guancia, presi la mia valigia e
mi diressi verso il gate del mio volo.
Non mi girai a guardare
indietro, non mi girai per vedere se Edward fosse ancora lì e mi stesse
guardando. Sapevo che se mi fossi girata e l’avrei visto, avrei ripreso in mano
la mia valigia e non sarei partita, ma dovevo farlo, dovevo sistemare
quell’ultima faccenda per poi essere completamente libera, per poi essere
completamente di Edward, anche se lo ero sempre stata.
* * * * *
Erano le due esatte quanto
atterrai all’aeroporto di Phoenix. Avevo passato tutto il viaggio a pensare e a
ripensare alle parole che avrei potuto dire a Daniel per chiudere quella
storia, quella storia che non era mai nemmeno iniziata. In un certo senso avevo
paura, non volevo perderlo come amico, ma sapevo che non lo saremmo più stati
dopo la nostra rottura, non avremmo mai più avuto un dialogo tranquillo,
probabilmente mi avrebbe cominciato ad odiare.
Scesi dall’aereo con
tranquillità non volendo arrivare al momento in cui avrei visto Daniel,
sicuramente avrei cominciato a sentirmi male al solo pensiero di dovergli
parlare e poi non sarei riuscita a baciarlo come se niente fosse.
Purtroppo per me, le persone
scendevano davvero velocemente e in poco tempo mi trovai all’interno
dell’aeroporto.
C’era davvero un sacco di
gente che aspettava parenti, amici, magari fidanzati, mariti, mogli che
tornavano da Forks per chissà quale motivo.
E tra quelle persone c’era
sicuramente anche Daniel che mi stava aspettando, che non vedeva l’ora di
vedermi, già mi immaginavo la sua faccia. Me lo immaginavo che come uno struzzo
allungava il collo per vedermi, per scorgere la mia figura prima che lo vedessi
io.
<< Bella! >>
sentii una voce in mezzo alla folla.
Vidi qualcuno corrermi in
contro.
Ed eccolo lì, che correva e
sgomitava per farsi largo tra la folla, per raggiungermi.
Quando me lo trovai davanti,
mi prese di peso e mi abbracciò.
<< Non puoi nemmeno
immaginare quanto mi sei mancata >> mi sussurrò all’orecchio lasciandomi
poi un bacio sulla guancia.
Il mio compito sarebbe stato
ancora più duro di quanto avessi mai pensato.
<< Mi sei mancato anche
tu >> voce incrinata, abbraccio alquanto fiacco.
Se ne accorse, mi mette giù.
<< è successo qualcosa?
>> mi chiede preoccupato alzandomi la testa con due dita.
<< No, niente,
tranquillo. Tutto a posto, mi sei solo mancato >> feci un sorriso tirato,
sperando di averlo convinto.
<< Sono felice di
saperlo >> sussurrò sulle mie labbra prima di baciarmi.
Un bacio davvero molto
passionale, un bacio che mi fece capire quanto gli fossi mancata.
Un enorme nodo mi chiuse lo
stomaco, gli occhi cominciavano a pungere. No, decisamente non sarebbe stato
semplice come avevo pensato.
Immaginare la scena a casa,
in un letto, da sola, non sarebbe mai potuto essere realista perché non avevo
lui davanti, non avevo davanti la persona che conoscevo da tutta la vita, che
mi amava e a cui io volevo un bene dell’anima. Anche se non lo amavo, non
potevo negare che gli volessi bene, fin troppo, gli volevo bene come ad un
fratello, ma non potevo continuare a prenderlo in giro.
Avrei deluso una delle
persone a cui tenevo di più, avrei deluso una persona che per me aveva sempre
fatto molto. Lo avrei deluso e probabilmente avrei perso la sua amicizia per
sempre. Non sarebbe stato davvero facile, per niente.
Mi lasciai condurre da quel
bacio cercando di non pensare, cercando di non lasciar prevalere le mie
emozioni. Dovevo controllarmi, dovevo controllare le lacrime che chiedevano di
uscire.
<< Andiamo, ti stanno
aspettando tutti >> mi prese per mano e mi condusse al nastro
trasportatore da cui sarebbe uscita la mia valigia.
<< Allora, tutto a
posto a Forks? >> mi chiese preoccupato.
<< Certo, tutto a
posto. Doveva andare storto qualcosa? >> gli chiesi con un sopracciglio
alzato.
<< Non so, magari… E…
Edward, ha alzato le mani? >> mi chiese guardando tutte le valige che
stavano passando sul nastro.
Spalancai gli occhi. <<
No, no. Tranquillo, abbiamo solo parlato un po’ >> abbassai lo sguardo
imbarazzata.
<< Davvero ti ha
accompagnato tuo papà in aeroporto a Forks? >>
<< Certo, te l’ho
detto. Chi avrebbe dovuto accompagnarmi? >> gli chiesi guardandolo.
<< Non lo so, forse
Edward. È stato così gentile da
accompagnarti a Forks, da fare il viaggio con te, immaginavo che ti avesse
accompagnato anche all’aeroporto dato che è così gentile >> parlava con così tanto disprezzo che mi si
accapponò la pelle.
Potevo immaginare che fosse
geloso, potevo immaginare che avesse sicuramente capito che Edward era ancora
innamorato di me, sapevo che non fosse stupido, ma tutto questo odio era ingiustificato.
Capisco essere geloso, ma non… cattivo.
<< Daniel, ti prego
>> presi la mia valigia e gli girai le spalle.
<< Ti prego, cosa?
Cazzo, Bella, quello ti guardava come se ti volesse mangiare da un momento
all’altro e io devo stare tranquillo? Ma per favore. Avete passato due ore
insieme e sicuramente altro tempo, quindi è normale che io possa pensare male. Non
ti sei nemmeno più fatta sentire >> alzò leggermente la voce.
<< Perché tu ti sei
forse fatto sentire? Scusa se il mio primo pensiero non eri tu, ma mio papà
>> mi fermai e mi girai cominciando ad urlargli contro.
<< O forse il tuo
pensiero era qualcun altro >> aggiunse guardandomi arrabbiato.
<< Che cosa vorresti
insinuare? >> lo guardai con uno sguardo carico d’odio.
Non avrei voluto dirglielo in
quel modo, ma se continuava a comportarsi in quel modo, gli avrei detto
qualcosa che non era ancora arrivato il momento di dirgli.
<< Hai capito
benissimo. Sai Bella, io non sono stupido. Sono anche un bravo osservatore e
pensi che non ho visto come lo guardi? Gli sguardi che vi scambiavate così
carichi di… di… di attrazione, cazzo! Non sono scemo e non sono di certo nato
ieri. So quando due persone si amano ancora >> alzò maggiormente la voce.
<< Non mi sembra il
caso di fare un discorso del genere mentre siamo in aeroporto >> gli feci
notare dandogli poi la schiena e andando fuori dall’aeroporto.
Dopo poco lui mi superò e si
diresse verso la macchina. Lo seguii a passo spedito, raggiunsi la macchina e
misi la mia valigia sul sedile posteriori, poi mi sedetti davanti, al posto del
passeggero.
Lui mise in moto, uscii
dall’aeroporto e quando ci trovammo per strada cominciò a parlarne.
<< Ora è il luogo
giusto per parlarne? >> mi chiese in tono acido.
<< Come vuoi >>
gli risposi anch’io arrabbiata.
<< Quindi? >>
<< Quindi cosa?
>> mi girai a guardarlo.
<< Vi amate ancora?
>> domanda a bruciapelo, domanda diretta. Sì o no?
Rimasi in silenzio, sospirai
e guardai fuori dal finestrino.
<< Avanti, Bella, o sì
o no, non è difficile. >>
<< Non era in questo
modo che doveva andare >> dissi più a me stessa che a lui, ma mi sentì
benissimo.
<< Be, mi dispiace, ma
purtroppo sta andando in questo modo. >>
Rimasi in silenzio.
Anche se non avrei mai voluto
dirglielo in quel modo, anche se avrei voluto aspettare almeno che fossi a
quattr’occhi, faccia a faccia e non su una macchina in piena corsa, dovevo
dirglielo. Ormai ero stata messa alla stretta, aveva fatto la domanda che non
avrebbe mai dovuto fare Vi amate ancora? Quella
era la domanda che apriva tutto il vaso di Pandora e ormai non potevo più
fuggire.
<< Tra un paio di
giorni riparto, torno a vivere definitivamente a Forks >> dissi
continuando a guardare fuori dal finestrino. << Daniel, io ti ho sempre
voluto bene, un bene dell’anima, ti ho sempre considerato un fratello, ma
purtroppo, non ti amo. So che potrai pensare che ti ho preso in giro per tutto
questo tempo, ma non è così. Ho voluto provarci perché mi piacevi, perché avevo
capito che avremmo potuto passare del tempo insieme e speravo che un giorno mi
sarei potuta innamorare di te, ma così non è stato. L’ho capito, mi dispiace,
ma non mi sembra il caso che andiamo avanti, che continuiamo a provarci,
sarebbe prenderti in giro e io ci tengo troppo a te per poter pensare di farti
soffrire un’ulteriormente e poi sto per tornare a Forks, non mi piacciono i
rapporti a distanza. Potremmo… >>
Scoppiò a ridere.
Scoppiò a ridere.
<< Adesso capisco
tutto. Mi stai lasciando per lui. Ovviamente, mi sembra normale. Io sono stato
solo un ripiego, vero? Solo il povero ragazzo che ti sei trovata davanti, con
cui hai pensato di poter passare del tempo intanto che aspettavi il suo
ritorno. Mi sono solo trovato in mezzo, vero? Un povero cretino che ti dice di
essere innamorato di te da anni e tu prendi la palla al balzo, poi quando il
tuo principe azzurro torna, dici di non amarmi e che non vuoi prendermi in
giro. Ma andiamo, Bella! Tu non ci hai mai nemmeno provato a stare con me sul
serio, insomma, ero solo un ripiego con cui poter aspettare il ritorno del
principe azzurro dallo sguardo dorato e dalla bellezza disarmante >>
c’era odio, rabbia nelle sue parole e potevo capirlo. L’avevo ferito, lo stavo
ferendo dicendogli tutte quelle cose.
<< Non puoi saperlo,
Daniel. Non sai cosa ho provato io nei mesi scorsi e non puoi sapere quello che
provo io adesso. Non ti amo, ma non vuol dire che non abbia provato ad avere
una storia con te. Io ti voglio bene, ti voglio un bene dell’anima, davvero.
Sei una persona fantastica, sei davvero un ottimo amico, ma non… non posso
stare ancora con te. Io… >> no, decisamente quella discussione aveva
preso una piega diversa da quello che avevo pensato, ma non tutto va come la si
immagina, no?
<< Sì, va bene,
risparmiami il fatto che tu lo ami e che lui ti ama, che siete tornati insieme
e che ti trasferisci per stare con lui. Risparmiamelo, ti prego, sono già stato
umiliato abbastanza essendo stato usato come uno stupido giocattolo per tutti
questi mesi, quindi, ti prego. Risparmiami il discorso smielato e romantico di
voi che vi riconciliate facendolo. >>
<< Voglio solo
precisare che non siamo tornati insieme e che non l’abbiamo ancora fatto. Sono
vergine se ti fa piacere saperlo >> gli urlai quasi indignata da tutto il
suo discorso.
Non aveva capito niente di
quello che gli avevo detto. Certo, era normale, era un uomo ferito, ma non
poteva pensare davvero quelle cattiverie.
<< Cos’è lui non voleva
essere l’amante? Fa male pensare che la donna che si ama è insieme ad un altro,
vero? >> perché c’era così tanta cattiveria nella sua voce, perché? Mi
sta facendo vedere un lato di lui che non avevo mai pensato avesse.
<< Daniel, ti prego.
Non dire cose che non pensi davvero. Non vorrei perdere un amico. >>
<< Prima cosa: non puoi
sapere cosa penso davvero. Seconda cosa: l’amico l’hai perso appena mi hai
detto che potevamo provarci. L’amico l’hai perso quel giorno dandoci la
possibilità di provarci. Da quel momento l’amico se n’è andato ed è rimasto
l’uomo innamorato di te. Dovevi pensarci prima, Bella, adesso l’amico non torna
più indietro. Non tornerà più indietro. >>
Le sue parole mi fecero male,
più male di quanto avessi mai pensato. Sentirmi dire di aver perso la sua
amicizia, di aver perso un amico fidato e adorabile, mi faceva male. Aver perso
un fratello era straziante, un fratello che avevi visto crescere e con cui ero
cresciuta.
<< Daniel, ti prego
>> voce strozzata, lacrime ormai pronte a scendere.
<< Bella, non so cosa
ti aspettavi, ma io non posso pensare di esserti amico dopo che hai deciso di
lasciarmi. E poi amici? Te ne vai, santo cielo. Te ne vai a migliaia di
chilometri da qua, come potremmo rimanere amici? Non è un viaggio che fai e poi
ritorni, un viaggio di un paio di settimane, te ne vai per sempre, Bella. Per
sempre. Non so cosa ti faccia capire questa parola, ma a me fa capire fino alla
fine dei giorni, fino a quando il mondo non cesserà d’esistere. Quante volte
tornerai? Una volta all’anno? Due, massimo. Dovrei vederti pur sapendo che mi
hai preso in giro, mi hai spezzato il cuore e poi mi hai pure chiesto di
rimanere amici? No, Bella, mi dispiace, ma non ce la faccio. Ti potrò anche
volere bene, ti potrò amare, ma non puoi chiedermi di mettere la mia dignità
sotto i piedi, mi dispiace >> non era più arrabbiato, ora era calmo, ma
dal tono della sua voce potei capire quanto fosse deluso dal mio comportamento.
Notai solo in quel momento
che il paesaggio attorno a noi non scorreva più, ma che si era fermato. Eravamo
arrivati a casa mia.
Sospirai e mi girai a
guardarlo.
Guardava fuori dal finestrino
con sguardo neutro, come se non stesse pensando a niente.
<< Quindi, questo è un
addio >> dissi con voce roca.
<< Sì, penso proprio di
sì. >>
<< Addio Daniel e per
quanto possa valere: ti voglio bene >> mi avvicinai e gli lasciai un
bacio sulla guancia mentre dai miei occhi sgorgarono le prime lacrime.
<< Non me ne faccio
niente del tuo ti voglio bene >> fu solo un sussurro il suo, ma lo sentii
benissimo.
Un dolore al cuore,
lancinante, mi trafisse.
Avevo appena per un amico e
non l’avrei mai più rivisto. Avevo perso un amico d’infanzia e tutto una mia
stupida decisione presa mesi prima. Quanto ero stata stupida?
Attraversai il vialetto ed
entrai in casa.
<< Mamma, sono a casa
>> cercai di urlare nascondendo la mia voce e il mio stato d’animo.
<< Bella, tesoro
>> mia mamma arrivò nell’entrata. << Che è successo? >> venne
subito verso di me per abbracciarmi.
<< Niente, tutto a
posto. Davvero >> tirai su con il naso e cercai di smettere di piangere,
ma inevitabilmente continuai a farlo.
<< Ok, va bene. Andiamo
in salotto e ti calmi un po’, poi mi spieghi se vuoi, ok? >> mia mamma mi
tirò leggermente per un braccio e mi portò verso il salotto.
Piansi per un po’ di minuti,
forse un’ora, ormai la mia cognizione del tempo era alquanto nulla.
Quando finalmente sgorgai
l’ultima lacrima, mi asciugai le guancie e mi ricomposi.
<< Vuoi spiegarmi cosa
è successo? >> mi chiese dolcemente accarezzandomi una guancia.
<< Ho lasciato Daniel.
>>
<< Se la cosa ti fa
soffrire tanto perché l’hai lasciato? >> cercò in tutti i modi di
nascondere la sua faccia perplessa, ma la vidi benissimo.
<< Non è questo il
punto. L’ho lasciato perché io ed Edward ci vogliamo riprovare, ci amiamo
ancora e vogliamo darci un’altra possibilità. Sto piangendo per quello che
Daniel mi ha detto, per il fatto che ho perso un amico fidato, un amico a cui
tenevo molto >> cominciarono a pizzicarmi di nuovo gli occhi, ma cercai
di mantenere un contegno.
<< Potevi immaginare
che non l’avrebbe presa bene, insomma, lui è innamorato di te forse da anni e
per lui questo è davvero un colpo al cuore. Non potevi pensare di rimanergli
amica, come pensavi che sarebbe stato a sapere che tu fossi di un altro e a far
finta di niente? Non è possibile e lo sai anche tu. Poi ti trasferisci, altra
punto che va a vostro sfavore, penso che stavolta sia definitivo e come pensi
che starebbe lui? Un taglio netto è la cosa più gusta, anche se a te può non
sembrare. >>
<< Forse hai ragione,
staccarci completamente non potrà farci che bene, ma non doveva dirmi quello
che mi ha detto, con quel tono >> singhiozzai leggermente.
<< Be, Bella, è un
ragazzo ferito, ha fatto parlare la rabbia, probabilmente non le pensava
minimamente quelle cose, anzi, ne sono sicura >> mi sorrise dolcemente.
<< Grazie mamma.
>>
<< E di cosa? Sono qua
apposta. Allora, che facciamo stasera? Philip ha una partita e quindi siamo da
sole. Che ne dici di una bella serata tra donne? Io, te e Helena? Film,
pettegolezzi, sfilate di moda di ragazzi, ci divertiremo! >> era davvero
contenta per quella serata.
Accettai, felice di vederla
così entusiasta, ma anche perché pensavo che sicuramente avrebbe fatto bene
anche a me passare una serata, l’ultima serata insieme a mia mamma e alla mia
migliore amica di sempre. Dovevo approfittare di quel momento, chissà quando le
avrei riviste nuovamente, probabilmente tra mesi.
Presi in mano il cellulare e
feci partire la chiamata ad Edward, intanto che mia mamma cominciava ad
organizzare la serata.
<< Pronto? >> la sua voce cristallina fu un tocca sana per la mia
salute emotiva.
<< Ciao >> gli
dissi cercando di tenere un tono di voce almeno normale.
<< Cos’è successo? >> mi chiese preoccupato.
<< Niente, davvero.
Sono solo un po’ stanca dal viaggio >> mentii spudoratamente, sperai che
mi credette, ma ovviamente non fu così.
<< Bella. >>
<< Ho lasciato Daniel.
>>
<< Bella, se volevi rimanere con lui, guarda che… >> lo bloccai prima che potesse fraintendere.
<< Bella, se volevi rimanere con lui, guarda che… >> lo bloccai prima che potesse fraintendere.
<< Non è per quello, io
sono felice di averlo mollato, ma abbiamo litigato, parecchio, ha detto cose
brutte e be, l’ho perso come amico >> sussurrai leggermente sperando che
le lacrime non tornassero di nuovo a sgorgare.
<< Mi dispiace Bella, ma se non vuole rimanere
nemmeno tuo amico, allora uno stupido. Dagli tempo, magari capirà e tornerà a
scusarsi. Alla fine penso sia normale che si comporti così, probabilmente se
avessi lasciato me mi sarei comportato allo stesso modo. Non è facile essere
solo amico di una persona che ami >> mi spiegò dolcemente.
<< Posso immaginarlo
anch’io >> sorrisi leggermente.
<< Mi prometti che non piangerai più? >>
<< Sì, lo prometto.
>>
<< Cosa fate stasera di bello? >> mi chiese cercando di rendere la telefonata più
allegra, almeno, fu quello che capii.
<< Mia mamma vuole
passare una serata tra donne: io, lei e Helena. La sta proprio organizzando in
questo momento >> sorrisi vedendo mia mamma che passava proprio in quel
momento con in mano un foglio.
<< Divertiti, allora. Ci sentiamo domani, ok?
>>
<< Sì. Edward? >>
<< Dimmi. >>
<< Penso di tornare a
casa già domani >> mi guardai i piedi leggermente imbarazzata, come se
lui avesse potuto vedermi.
<< Bella, quando vuoi, fai con calma. Io ti
aspetto >> disse tutto in modo
dolce.
<< No, davvero. Stasera
passo la serata con l’uniche due persone con cui vorrei passarla. Ho lasciato
Daniel, non ho più niente da fare qui. Tornerò domani sera, ok? >>
<< Bella… >>
<< Edward, davvero.
Domani torno. >>
<< Non pensare che non ti voglia, ma non
dovresti passare un po’ più di tempo lì? >> mi chiese dolcemente.
<< No, Edward. Domani
comincio ad impacchettare le mie cose e torno. >>
<< Va bene, ci sentiamo domani. Divertiti
stasera. >>
<< Sicuramente >>
sorrisi solo all’idea della serata. << Edward? >>
<< Cosa? >>
<< Ti amo >>
probabilmente era la prima volta che glielo dicevo di mia spontanea volontà,
senza una dichiarazione vera e propria e tutto il resto.
Per un secondo rimase zitto.
<< Anch’io ti amo >> non mi sembrava possibile, ma mi sembrò di sentire
una certa nota d’emozione nella sua voce.
Chiusi la chiamata con un
sorriso ebete stampato in faccia.
Sentire Edward, la sua voce,
sapere che ci fosse lui e tutta la sua famiglia ad attendermi a Forks, mi
faceva sentire meglio.
La serata che passai fu
qualcosa di assolutamente spassoso e divertente. Non ricordo di aver riso mai
così tanto.
Guardammo vari film commedia,
demenziali tipo American Pie, ci guardammo delle sfilate di uomini, cantammo,
ballammo, ridemmo. Una serata davvero memorabile.
Verso le due di notte avevo
raggiunto il mio letto, sfinita e stanca, insieme ad Helena che si era infilata
nel mio letto matrimoniale e si era addormentata, come me in fin dei conti.
Una serata che mi fece
dimenticare di quello che era successo quel pomeriggio, ma c’era una nota
positiva in tutto quello: ora, potevo finalmente avere un nuovo inizio insieme
ad Edward.
Buonasera!
Allora, eccomi qua, stavolta puntuale e senza ritardi.
In
questo capitolo ne sono successe davvero tante. Bella ed Edward si avvicinano,
quasi quasi litigano anche loro, ma cosa davvero importante Bella lascia
Daniel. Come pensavate che andasse? Vi aspettavate una reazione così da parte
sua? E Bella? Cosa pensate del vostro comportamento? Sinceramente una mia amica
che legge in anteprima il capitolo mi ha detto che Bella in questo capitolo è
alquanto ipocrita e che non la sopporta, voi che ne pensate?
Scusate
tutte queste domande, ma sinceramente anche io sono rimasta perplessa dalla
reazione di Bella e il capitolo l’ho scritto io! Solo che quello è quello che è
uscito, Bella voleva fare quello e ha fatto quello, io la situazione l’avevo
immaginata in modo diverso sinceramente. Va be, ormai il capitolo è uscito
così.
Ringrazio
chiunque abbia aggiunto la storia alle seguite, preferite e ricordate. Siete
davvero tantissimi, non pensavo di arrivare ad un numero così. Ringrazio i 7
angeli che hanno recensito e ai lettori silenziosi che spero un giorno
troveranno il coraggio, e la voglia soprattutto, di esprimere la loro opinione.
Grazie davvero a tutti.
Alla
prossima ^_^