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Autore: _rainbow_    21/03/2011    42 recensioni
Edward Cullen è il tutore legale di Isabella Swan da quando lei aveva l'età di undici anni.
Il loro rapporto è sempre stato molto rigido e formale.
Ma adesso che gli studi di Isabella sono terminati, e lei sta per compiere la maggiore età, Edward si presenta con un programma del tutto inaspettato: una lunga vacanza in giro per il mondo, in barca a vela, solo loro due.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Ragazze buongiorno!
E' primavera... e a me è venuta la varicella! Ma si può? L'ha avuta la mia bimba e a me è esplosa nel week-end, con tanto di febbrone!
Comunque, non era per lagnarmi, ma solo per spiegare perchè questo capitolo è un pochino più breve del solito. Avevo già iniziato a scriverlo, avrei voluto sviluppare un'ultima parte, ma non mi è stato possibile. Farò in modo di accorparlo con quello di giovedì... sempre che la varicella mi abbia lasciato qualche neurone vivo! XD!
Breve come capitolo, ma intenso, aggiungerei però! Già, si affaccia qualcosa di molto importante, qualcosa su cui spenderò ancora due parole a fine capitolo per darvi un'idea di quale sia il mio punto di vista.
Vi lascio alla lettura.
Un bacio (virtuale, meno male, così non infetto nessuno! XD!).
Roberta.










Aveva fatto l'amore con Edward.

Questo era stato il primo pensiero non appena si era svegliata.
E forse i ricordi l'avrebbero anche sommersa, se non fosse stata prima travolta dalla sensazione dei loro corpi nudi che aderivano perfettamente.
Si era già svegliata accanto a lui, ma questa volta era tutto ancora diverso. C'era una naturale intimità nel modo in cui erano vicini, come se si fossero cercati spontaneamente anche nel sonno.
La sua schiena aderiva perfettamente al torace di Edward; le sue braccia erano intorno alla sua vita, e lei le stringeva con le proprie; le sue natiche poggiavano sul suo inguine, e le loro gambe erano intrecciate.
Due pezzi di un puzzle.
Le era sfuggita una bassa risata a quel pensiero un pò buffo, anche se pensava si adattasse bene alla sensazione che provava: di sentirsi assolutamente nell'unico posto dove avrebbe voluto essere.
- Adoro la tua risata...
La voce di Edward era risultata morbida, un pò assonnata... ma anche decisamente sensuale.
- Anche se ti ha svegliato?
Chissà se aveva avvertito anche lui il brivido che l'aveva percorsa? Si era sentita già leggermente in affanno, forse perchè le sue labbra stavano assaporando il suo collo con piccoli baci.
- Metterei la firma per essere svegliato sempre così... più che altro, con te così...
Sapeva di essere arrossita davanti a quel chiaro riferimento sul fatto che fossero entrambi nudi. Ancora c'era una parte di lei che non si capacitava di quello che era successo nel giro di... quanti giorni?
Cinque, sei? Poteva essere che fossero già così innamorati? Forse aveva avuto ragione lui... forse tutto era iniziato molto tempo prima.
Ma prima o dopo, era difficile pensare in quel momento, perchè quelle labbra erano scese sulla sua spalla, sempre più pericolose.
- Potresti diventare la mia colazione preferita...
L'aveva stretta di più, facendola aderire maggiormente contro il suo inguine, dove c'era già la prova evidente della sua eccitazione.
- Meglio del caffè, quindi?
Aveva sentito il suo sorriso sulla pelle, dal momento che la sua bocca stava compiendo un avanti e indietro tra la sua spalla ed il collo, e poi su fino all'orecchio, dove la pelle era più sensibile.
- Una bella sfida, in effetti. 
Era un gioco tremendamente eccitante quello che stava conducendo Edward, e Bella si sentiva completamente in balia delle sensazioni che quelle labbra le suscitavano.
E non solo quelle...
Perchè aveva iniziato a sentire un sordo pulsare nel basso ventre, proprio all'altezza in cui l'erezione sfregava contro di lei.
Forse era stato quello a fornirle l'audacia per assecondare quel gioco, per respingere l'imbarazzo e lasciarsi andare a quello che il suo corpo sembrava accettare con tanta naturalezza: il desiderio che aveva di lui.
- Magari vado a preparartene un pò, così poi decidi...
Aveva fatto finta di volersi alzare, ottenendo in cambio di essere trattenuta e voltata verso di lui.
Vederlo in viso, ritrovare quel verde già incupito dalla passione, aveva acuito quel desiderio che già sentiva forte. A farle uscire un gemito soffocato, era stato però il contatto tra la sua intimità e l'erezione di Edward.
- Penso di avere già deciso.
Sentiva le sue mani sulla schiena seguire la linea della spina dorsale, andare oltre e scendere ad accarezzare anche la curva delle natiche.
- Temo che sia tu la droga peggiore... ho come l'impressione che non ne avrò mai abbastanza.
Le aveva catturato le labbra in un bacio che aveva rafforzato il concetto appena espresso. Sembrava volerla assaporare, quasi divorare, e lei lo aveva ricambiato, lasciandosi guidare nei gesti da quell'eccitazione che lui sapeva risvegliarle così in fretta.
E prima di spegnere ogni pensiero, abbandonandosi solo alle sensazioni, si era resa conto che non ci sarebbe stata cosa più bella, e più naturale, se non quella di imparare ad amare Edward.



XXXXXXXXXXXXXX




Come era già successo, si era risvegliata una seconda volta da sola: di Edward, tra le lenzuola stropicciate, era rimasto solo il profumo.
Non le era dispiaciuto, anzi aveva sprofondato ancora di più il viso nel cuscino accanto al suo, per cercare la sua presenza.
L'aveva amata di nuovo, ma come se fosse stata una dea a cui donare tutto, senza ricevere nulla in cambio.
Le era risalito un gemito nella gola, a metà tra l'eccitato e l'imbarazzato, al ricordo di quello che Edward le aveva fatto scoprire.
Le sue dita, la sua bocca... su ogni parte di lei, anche la più segreta...
Dio, era stato tutto così... così pazzesco!
Un piacere di cui aveva sentito parlare nelle chiacchiere tra ragazze, ovviamente, ma che provato sulla sua pelle, con la passione e l'amore che le aveva trasmesso Edward... bè, non aveva altra definizione se non pazzesco!
Sensazioni che l'avevano travolta, portandola talmente in alto, talmente fuori, che aveva veramente perso il controllo su se stessa.
Si era sentita come argilla da modellare sotto le mani di Edward... e non solo sotto le sue mani...
Era sprofondata di più con il viso nel cuscino, ora, perchè si domandava se sarebbe riuscita a guardarlo negli occhi a mente lucida, senza morire di imbarazzo.
Forse sì, perchè dopo averla portata così in alto, l'aveva accolta ancora una volta nel suo abbraccio, accompagnandolo con parole che erano state dolci, quasi rassicuranti.
Si era resa conto che la sua inesperienza doveva avere su Edward un effetto ambivalente: scatenava in lui un desiderio irrefrenabile, ma anche la necessità di aiutarla a viverla con naturalezza.
Sapeva di doversi ritenere fortunata, dato che aveva ben in mente le prime volte raccontate da alcune sue compagne.
Sicuramente Edward sapeva molto bene come donare piacere ad una donna..
Questo pensiero, l'aveva riportata di botto davanti ad una realtà evidente: quante donne c'erano state nella sua vita?
I morsi della gelosia erano tornati a farsi vivi. Se razionalmente capiva che mai Edward sarebbe potuto arrivare a trent'anni senza aver avuto precedenti relazioni, irrazionalmente ne soffriva comunque.
Lui, questa gelosia, non l'avrebbe mai dovuta provare con lei.
Si era sentita ragazzina in questo suo stato d'animo, ma non ci poteva fare nulla. O forse sì, poteva alzarsi e raggiungere Edward, ricercando il suo abbraccio, la sua vicinanza, per scacciare quella sensazione negativa.
Magari avrebbe potuto anche parlargliene.
Si era alzata, nuda, andando in bagno. Nello specchio a muro, si era vista riflessa a figura intera: in apparenza nulla era cambiato, ovviamente. Era dentro, che c'era tutto un nuovo universo in movimento.
Gelosia compresa.
Si era nuovamente rimproverata di piantarla, e dopo essersi rinfrescata, era tornata in camera per vestirsi. L'occhio era andato ai vestiti che giacevano ancora ai piedi del letto: un paio di pantaloni ed una camicia.
Si era ritrovata a sorridere, sentendosi già meglio solo al pensiero: indossare la camicia di Edward. Quando lo aveva fatto, era stato come trovarsi già tra le sue braccia.
Forse era solo una ragazzina un pò troppo romantica, ma la cosa la faceva stare bene e tanto bastava.
Completando il suo abbigliamento con un paio di slip, era uscita per andarlo a cercare. Era stata incerta se entrare subito nella camera di fronte, quella che era la sua, poi aveva preferito iniziare dal resto della casa.
Non era nel salone, nè in cucina, dove però aleggiava un profumo di caffè; non era in sala da pranzo, dove tutto era rimasto come lo avevano lasciato, così era entrata nello studio.
Era lì, seduto dietro la scrivania, un portafoto tra le mani. Aveva fatto in tempo a cogliere un'espressione malinconica, prima che cambiasse in una più sorridente alla sua vista.
- Decisamente quella camicia indosso a te fa tutta un'altra scena...
Decisamente lei si era sentita sciogliere davanti a quell'espressione, l'imbarazzo l'ultimo dei suoi problemi.
Ecco cosa riusciva a fare Edward: con solo uno sguardo farla sentire davvero come se fosse l'unica per lui.
Aveva posato la foto, forse per alzarsi, ma lei lo aveva preceduto, avvicinandosi. Non aveva dovuto nemmeno chiedersi se avrebbe avuto il coraggio di sedersi in braccio a lui, perchè lo aveva fatto prima lui.
L'aveva attirata su di se, passandole un braccio intorno alla vita e baciandola dolcemente sulle labbra.
- Devo ricordarmi di lasciartene sempre una nei paraggi quando ti svegli.
Si erano ritrovati a ridacchiare insieme, avvertendo però come il contatto tra loro avesse avuto su entrambi il potere di farli stare già meglio.
- Sei ancora più bella con i miei vestiti indosso.
- Se lo avessi saputo, mi sarei messa anche i calzoni.
Era scoppiato a ridere, e lei era rimasta affascinata nel vederlo così: rilassato, soddisfatto... felice.
Poteva davvero pensarlo? Perchè c'era stata quella malinconia nel suo sguardo solo qualche attimo prima...
Istintivamente aveva guardato verso il portafoto, sulla scrivania. Quello che aveva trovato, le aveva mozzato il respiro.
- Ma è bellissima, Edward...
Le parole le erano uscite di getto, senza che potesse fermarle, perchè era quello che aveva pensato davvero: la donna che sorrideva all'obiettivo sembrava arrivare dritta al cuore di chi ne incrociava lo sguardo.
Gli occhi verdi risplendevano di vita, la bocca sorrideva divertita, mentre le mani tentavano di allontare dal viso i capelli mossi dal vento. Era ritratta in riva al mare, un vestito leggero a ricoprire il corpo sottile.
- Sì, lo era.
Era tornata a guardarlo, ritrovando in lui gli stessi colori: gli occhi, i capelli. Ma anche qualcosa nei lineamenti, soprattutto quando sorrideva.
- Le assomigli tantissimo. Avete lo stesso colore di occhi...
- No, ti sbagli. Se li avessi visti davvero... ti saresti accorta che i suoi erano più verdi, più brillanti...
Bella aveva trovato nel modo in cui l'aveva stretta più forte, l'unico segnale di un turbamento. La voce e lo sguardo, erano rimasti sereni.
- Ti sarebbe piaciuta, come del resto era piaciuta a tua madre.
L'aveva fissata negli occhi, e a lei erano mancate le parole.
Sentiva che si stavano addentrando in un luogo dove non erano mai andati: il ricordo dei loro genitori, quel passato che li aveva uniti adesso, nel presente.
- Sono diventate amiche subito, sin da quella prima volta che siete venuti a casa nostra. Hanno passato tre giorni non solo a ridere di noi, ma scoprendosi anche vicine su molte altre cose: gusti, esperienze, scelte di vita. Davvero...
Il tono di voce che aveva avuto ora, le aveva fatto venire un groppo in gola.
- ... quello che ricordo di quei giorni, Isabella, sono le loro risate. Tante, allegre... sincere.
- Vorrei... vorrei poterle ricordare anch'io...
Le era stato impossibile non emozionarsi, tanto che la voce le si era incrinata. Edward le aveva attirato il viso sul suo torace nudo, una mano sulla guancia, posandole dei baci delicati tra i capelli.
- Scusami, amore, non avrei dovuto...
- No! No! Non dire così. E' vero... è doloroso... ma è anche bello... poterne parlare con te...
Gli aveva posato una mano sul cuore, trovando un battito quasi veloce come il suo.
- Ora so che ... che mi puoi capire davvero... perchè prima... sembrava... prima tu...
Si era trovata in difficoltà, perchè le sembrava impossibile che l'uomo con cui aveva fatto l'amore in maniera così travolgente solo qualche ora prima, fosse lo stesso che solo qualche mese fa era stato così distante da lei.
- Prima pensavi che non mi importasse niente di te.
Aveva finito lui al posto suo. Lei aveva solo annuito.
- Era puro egoismo, il mio. Qualcosa di cui mi vergognerò per tutta la vita: cercavo di sfuggire ai ricordi felici, quindi anche da te, dato che in qualche modo ne facevi parte.
Le percorreva delicatamente la tempia, lo zigomo, la guancia, il mento. Un contatto che aveva avuto il potere di farglielo sentire vicino.
- Ho capito quanto stavo male, solo nel momento in cui avrei potuto perderti davvero. Quando ho realizzato che stavi per compiere diciotto anni, ho capito che niente ti avrebbe più impedito di sbattermi fuori dalla tua vita.
- Non eri lontano dalla verità. Non volevo più soffrire per te. Ero decisa a tagliarti fuori per sempre, sperando che con il tempo ti avrei dimenticato e me ne sarei fatta una ragione.
Era stata sincera, fino in fondo. Era giusto che lui lo sapesse. Quanto era stato vicino a perderla veramente.
- Penso che mia madre, insieme alla tua, mi avrebbero potuto riservare direttamente un posto all'inferno...
Il tono scherzoso non era riuscito a mascherare del tutto la paura contenuta in quelle parole.
- Le avrei tradite entrambe: la mia perchè sarei continuato a fuggire davanti all'amore, la tua perchè ti avrei distrutto del tutto.
Solo ora che lui si apriva così tanto con lei, Bella aveva iniziato a farsi un'idea di come dovesse essere stato difficile anche per lui rapportarsi in passato con lei:  lacerato da mille dubbi, paure, incertezze, mentre lei lo credeva solo freddo e indifferente.
Erano rimasti in silenzio, in un vuoto non da colmare, ma da assaporare in pace, come se avessero saputo che il passato lo stavano piano piano allontanando.
- Qual'è il ricordo più bello che hai con lei, Edward?
Era una domanda nata sulla scia di ricordi che le avevano invaso il cuore: sua madre che le insegnava a preparare il plumcake alla vaniglia, una ricetta che diceva si tramandava di madre in figlia, nella sua famiglia. Ricordava la complicità con cui si chiudevano in cucina, come se stessero davvero proteggendo un segreto importantissimo. Non avevano fatto entrare nemmeno Charlie, le volte che era stato a casa: ridevano come due matte, mentre lui fingeva di bussare disperatamente perchè gli aprissero.
- Quando mi ha regalato quest'isola. E' stata l'ultima volta che ho parlato con lei. Stava molto male quel giorno, ma si era sforzata lo stesso di essere quella di sempre. La notte stessa è entrata in coma e dopo quattro giorni è morta.
Lo aveva abbracciato forte, perchè l'emozione che aveva sentito nella sua voce, era la stessa che viveva anche lei ogni volta che ripensava alla morte prematura dei suoi genitori.
- Penso che è una ferita che ci porteremo dentro per sempre, Isabella. Però, forse, ora potrà fare un pò meno male. Io e te, insieme.
Aveva capito a cosa si stesse riferendo: il poterne parlare, sapendo di trovare nell'altro qualcuno che condivideva lo stesso dolore.
- Sono contenta che tu mi abbia portato qui.
Non aveva voluto staccarsi per dirglielo, le piaceva sentirsi immersa in lui, il viso sepolto nella piega del suo collo.
- Anch'io. Questo per me è un posto speciale, è il mio posto nel mondo. Prima di te, non ci avevo mai portato nessuno.
Non aveva avuto bisogno di aggiungere altro per farle capire quanto lei fosse stata davvero importante.



XXXXXXXXXXXXXX



- Dovrei fotografarti, sai? Credo che ci farei un mucchio di soldi con degli scatti di te in questa versione casalinga...
Era scoppiata di nuovo a ridere, incapace di trattenersi. La vista di Edward intento a riordinare la cucina, dopo che avevano lavato insieme le stoviglie della sera prima, ancora la stupiva.
Forse perchè non riusciva a conciliare la sua figura pubblica con questa privata che lei stava conoscendo.
Chi si sarebbe aspettato che Edward Cullen si dedicasse ad attività così semplici, come riordinare una cucina?
- Ci hanno già provato, mia cara. Penso stiano ancora pagando il conto dei miei avvocati.
Le aveva risposto allegramente, senza però riuscire a mascherare del tutto quell'aspetto di lui che si era quasi dimenticata esistesse: l'uomo d'affari ricco e potente.
Per lei aveva iniziato ad esistere solo Edward, il capitano della Deep Blue. E da qualche giorno... anche l'uomo innamorato e appassionato.
- Forse me lo potrei permettere... il conto dei tuoi avvocati, intendo.
Aveva ribattuto allegramente anche lei, solo che lui si era bloccato, fissandola seriamente.
- Voglio sperare che non debba mai accadere, Isabella.
L'aveva presa in contropiede. Seduta sul tavolo alle sue spalle, era rimasta interdetta: dopo quel momento nel suo studio, avevano avuto voglia di distrarsi, così si erano immersi nel compito di riordinare la sala da pranzo, dal momento che per rimanere soli, Edward aveva detto a Maria e Miguel di tornare solo il giorno dopo. Si erano trovati così, a ridere e scherzare per tutto il tempo... almeno fino a due secondi prima.
- Bè... non credo... insomma...
Era rimasta letteralmente senza parole.
- Dio, Isabella... la tua espressione! Quella sì che sarebbe da immortalare!
Era scoppiato a ridere, gettando lo straccio che aveva in mano sul ripiano, per andarle di fronte ed abbracciarla.
- Scusami... non ho resistito! Forse avevo un pò il rimpianto di quelle belle sfuriate che mi facevi in passato.
Bella ci aveva messo un attimo a riprendersi, ma ora iniziava a capire: stava giocando con lei...
- ... avevi un'aria così... grintosa quando mi affrontavi. Anzi... se ci ripendo adesso... avevi un'aria dannatamente eccitante!
Il modo in cui si era insinuato tra le sue gambe, stringendola a lui... ecco, quello era dannatamente eccitante. Perchè era eccitante anche come le sue mani avevano sollevato la camicia, per andare ad accarezzarle la schiena nuda.
- Sai cosa si dice, no? Che non c'è cosa più bella che fare la pace dopo aver litigato.
Il modo in cui le sue labbra le stavano solleticando il lobo dell'orecchio, l'avevano fatta smettere di pensare in realtà.
Non riusciva a capacitarsi di come potesse accenderla con così poco, semplicemente sfiorandola o facendosi più vicino.
- Però... se corro troppo, dimmelo.
Quelle parole, così attente nei suoi confronti, l'avevano solo spinta ancora di più verso di lui. Era incredibile come trovasse sempre il modo di farle superare ogni eventuale imbarazzo, o incertezza, dandole sempre la possibilità di tirarsi indietro.
- Lo sai, vero, che degli scatti di noi così... varrebbero anche di più?
Nel momento in cui lo aveva detto, aveva subito una battuta d'arresto immediata, perchè era stata come attraversata da un fulmine a ciel sereno: le era balenata davanti agli occhi una possibile foto di loro due in quel momento. Lei con indosso solo la sua camicia, lui con solo un paio di pantaloncini, avvinghiati sul tavolo della cucina.
- Lo so...
Si era ritrovata a fissare il verde brillante dei suoi occhi.
- E se ne vuoi parlare, per me va bene.
C'era stata preoccupazione nel suo sguardo, per lei, per il fatto che era arrivata a realizzare qualcosa che lui sicuramente aveva già preso in considerazione: loro due, non più a bordo della Deep Blue, dispersi tra isole e mare, ma immersi nella vita reale.
- Non lo so...
Panico, panico e ancora panico. Una marea che la stava sommergendo, togliendole il fiato.
- Ehi, ehi... calma.
Edward aveva colto immediatamente lo sguardo sconvolto di Bella, e si era sentito colpevole: sapeva che prima o poi, avrebbe preso consapevolezza di questo aspetto della loro vita, ma sperava che non sarebbe arrivato così presto.
Avrebbe voluto avere ancora un pò di tempo, per far sì che le certezze di Isabella fossero più salde, più consapevoli di quello che c'era tra di loro.
Questo perchè lui sapeva la pressione a cui sarebbe stato sottoposto il loro legame. Conosceva la difficoltà di sentirsi giudicato da tutti anche nel gesto più stupido... come magari lavare semplicemente dei piatti!
- Devi stare tranquilla... ogni cosa verrà a suo tempo. E soprattutto, lo affronteremo insieme, okay?
Le aveva preso il viso tra le mani, cercando di trasmetterle una certa sicurezza.
Non voleva mentirle del tutto, ma nemmeno spaventarla più del dovuto. Affrontare la cosa per gradi, iniziando a discuterne tra loro, gli sembrava la cosa migliore da fare.
- Ti fidi di me, Isabella?
Lei aveva annuito in risposta, lo sguardo che era tornato meno sconvolto.
- Sì, mi fido. E' che... bè, ho realizzato che tutti sapranno di noi! Kelly, le mie compagne, i professori... il Preside Klee!
Si era coperta la faccia con le mani, gemendo imbarazzata. Lui sapeva che la portata della cosa sarebbe andata ben oltre le sole persone che lei conosceva, che proprio tutti si sarebbero fatti un'idea su di loro, ma non era certo quello il momento per dirglielo.
- Dio, io a questo... non ci avevo pensato!
Era stato un pò come ricevere una pugnalata davanti a quell'affermazione di Bella: era vederla dubitare di loro, di quello che c'era appena stato.
Poi, però, si era subito reso conto che quella reazione era più che giustificata, ed era solo colpa sua: lui l'aveva sempre tenuta lontano dalla pressione esterna, da quello che comportava la sua vita, il suo essere così in vista. Certo, lo aveva fatto anche per proteggerla, però l'aveva resa anche più vulnerabile Aveva capito che sarebbe stato sempre lui, quindi, a dover porvi rimedio: standole vicino, non facendole mancare il suo sostegno davanti ad ogni dubbio o difficoltà, o paura.
Ci sarebbe riuscito? Tenerla al sicuro era stato relativamente facile quando era stata al St.Marie, ma ora che si trattava di condividere la sua quotidianità con lei, la cosa era differente. Come sarebbe stato anche per lui dover affrontare il loro legame davanti al mondo intero?
- Un passo alla volta, ricordi cosa ti avevo detto?
Le aveva preso i polsi, costringendola delicatamente a scostare le mani dal viso, per tornare a guardarla.
- Magari, inizieremo proprio da Kelly. Forse all'inizio ne rimarrà un pò delusa... più che altro perchè nutriva delle speranze verso di me....
Era riuscito a farla sorridere, un lampo di divertimento, infatti, era passato anche nel suo sguardo.
- ... ma poi sono sicuro che capirà. So che ti vuole molte bene, penserà solo alla tua felicità.
Si era accorto che era tornata a rilassarsi in parte, forse cosciente che le sue parole rispecchiavano una certa verità.
- Penso tu abbia ragione. Soprattutto su Kelly... rimarrà delusa del fatto che mi sono fatta avanti prima io...
Si era concessa di sorridere ancora, scherzando a sua volta, e lui si era sentito sollevato: ancora una volta credeva in lui, sceglieva lui.
- ... e per quanto riguarda tutto il resto... un passo alla volta, è vero.
L'aveva guardato con occhi colmi del sentimento che li legava.
- Tu, però, promettimi di non lasciarmi sola.
L'aveva abbracciata forte, stringendosela al petto.
- Certo che non ti lascio sola.
Le parole gli erano salite spontanee, forti di quell'amore che sentiva per lei.
Anche se non aveva potuto mentire del tutto con se stesso, facendo finta che quella lieve inflessione nella sua voce non fosse stata un'ombra di dubbio sulla sua capacità di mantenere quella promessa appena fatta.
 








Allora, ecco cosa mi sembra utile dirvi per farvi meglio comprendere alcuni passaggi, dato che sono informazioni al momento "omesse" nella storia.
Il fatto che Edward Cullen sia il tutore legale di Isabella Swan è di dominio pubblico, non è quindi un legame "segreto".
Però, il fatto che Edward l'abbia volutamente tenuta lontana da sè, diciamo "confinandola" all'interno del St. Marie e limitando le sue uscite, ha fatto sì che la sua figura sia rimasta avvolta in una privacy quasi assoluta.
Un pò come dire: si sa chi è Isabella Swan, ma ha sempre tenuto un profilo basso, anzi direi bassissimo! XD!
Quindi, adesso, è legittima la preoccupazione di entrambi per il fatto che non potrà più essere così.
Ecco, qui ci sta una piccola parentesi su come la vedo io: la "celebrità" avrà i suoi lati positivi, indubbiamente. Ma ha anche tanti risvolti negativi: non fai in tempo a starnutire, che tutti hanno già una loro versione sul perchè tu l'abbia fatto. Sei allergico? Sei influenzato? Sei drogato? Stai fingendo? Stavi facendo altro e non volevi farlo sapere?
L'esempio era banale, ma credo renda l'idea. La pressione esterna può diventare micidiale ( e tanti personaggi famosi, arrivano a non reggerla, infatti).
Ecco, è con questo che avranno a che fare i due protagonisti: prendete la loro storia, così come l'avete vissuta nel privato sinora, e mettetela sotto i riflettori!
Chiunque si avvicinerà a loro, si sentirà in diritto di giudicarla, giudicando in primis loro stessi senza in realtà conoscerli davvero (oltretutto loro non sono "famosi" per vocazione, ma per eredità! XD!).
Dopotutto, ve lo dico sinceramente, sono molto contenta di essere una persona qualunque! XD!
Posso vivere la mia varicella senza che tutto il mondo, al di fuori di Efp adesso (XD!), lo sappia! Eh! Eh!
Un bacio (sempre virtuale), a giovedì.
Roberta.








   
 

  
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