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Autore: Appleeatyou    21/03/2011    4 recensioni
Threeshot. (L e Ryuk; MisaxBeyond Birthday; Naomi Misora)
I sogni si avverano: se non esistesse questa possibilità la natura non ci spingerebbe a sognare. (John Updike). Ma sarà davvero un bene?
Terza classificata (su ventitrè!) al contest "Era un sogno" indetto da Fabi_fabi sul forum di efp.
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Beyond Birthday, L, Misa Amane, Naomi Misora, Ryuuk
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autore: Erena
Fandom scelto: Death Note
Personaggi principali: L, Ryuk per la prima storia. Misa e B per la seconda. Naomi Misora per la terza.
Genere: Generale, direi. Vagamente introspettivo, tendente al drammatico? Con una vena triste xD
Rating: Giallo.
Avvertimenti: L’ultima storia tratta la tematica del suicidio. Poi… beh, niente di che. AU le prime due storie, mentre l’ultima è ambientata dopo il capitolo 14, volume due.
Introduzione:
I sogni si avverano: se non esistesse questa possibilità la natura non ci spingerebbe a sognare. (John Updike). Ma sarà davvero un bene?

Note dell'autore: (non obbligatoria) nell’altro documento. Per cui, leggere prima quello delle storie (o dopo, come preferisci. Ma le note son tutte lì, comprese le informazioni su B.)
Prompt scelti:

Transfert pericoloso: Terrore - Iena

 

Come lettere senza francobollo: Litania - Respinto

 

Crr Crrr, disse la busta: Nascondere – Respiro

 

Per tutte e tre, vale la citazione:  I sogni si avverano: se non esistesse questa possibilità la natura non ci spingerebbe a sognare. (John Updike)

 

 

Buona lettura.

 

 

 

 

 

 

 

 

Transfert Pericoloso.

 

 

-” Vorrei mettere una cosa in chiaro,”- disse il cliente accucciato sul lettino dello psichiatra in tono fiacco. Non si curava dell’immagine che stava dando all’uomo che l’aveva preso in terapia, ma gli premeva chiarire qualche elemento prima che la situazione volgesse a suo sfavore, -“ non sono qui per mia volontà.”-

 

Lo psichiatra Masashi Taro, un uomo molto alto e secco, congiunse le dita davanti al volto – una posa che ad L ricordava molto Roger quando rifletteva.

-“ Signor…”- disse il medico scorrendo rapidamente la sua cartella clinica fino a trovare il suo nome, -“ …Ryuuga Hideki, la sua situazione è… molto strana. Onestamente, non ho mai visto un uomo come lei.”-

 

L non disse nulla, limitandosi a mordicchiare ancora il pollice che aveva tra le labbra. Il medico continuò: -“ Ha un quoziente intellettivo stupefacente, ma si ostina a non collaborare. Eppure dovrebbe capire che la sua fidanzata mi ha contattato per aiutarla, e se non collabora deluderà lei, non di certo…”-

 

-“ Lui. Oltretutto, non vedo come potrei deluderlo, dato che sono stato molto esplicito nel fargli capire la mia avversione per queste terapie.”- lo interruppe L. Lo psichiatra lo guardò sbalordito alla parola “lui” – omofobico?, si chiese L - e sempre più infastidito alle successive insinuazioni.

 

-“ Mi ascolti, signor Hideki. Lei ha palesi problemi di interazione sociale, ma a quanto pare alla sua… al suo ragazzo preme di più che io l’aiuti con i suoi incubi notturni. Vuole parlarmene?”-

 

L lo guardò per qualche secondo, poi spostò lo sguardo verso il soffitto, come se stesse pensando. Il medico attese, cercando di mantenere la calma nonostante il comportamento provocatorio del suo nuovo “paziente”. Non riuscì a trattenere uno sbuffo irritato, però, quando l’altro abbassò nuovamente lo sguardo e disse molto chiaramente: –“ No.”-

 

L non si curò delle sue reazioni, pensando piuttosto a Light e ai motivi per i quali l’aveva praticamente trasportato di peso in quel centro clinico. I suoi incubi mattinieri erano frequenti, ma ciò non significava che L avesse bisogno di aiuto: lavorava bene come sempre, non svegliava mai Light mentre sognava, non si svegliava mai gridando. L’unico inconveniente era che aveva ridotto ancora di più le sue ore di sonno, e sia Light che Watari erano molto preoccupati per i suoi ritmi biologici – dato che più restava sveglio, più caffeina, teina e glucosio ingurgitava.

 

Proprio quella mattina, mentre L era chiuso in un offeso ed ostinato silenzio per la richiesta assurda di rivolgersi ad un terapista, Light era sbottato: –“ Un giorno o l’altro ti scoppierà il pancreas, e ti assicuro che ti lascerò contorcere sul pavimento fino a quando non ammetterai che ti avevo avvertito.”-

(-“ E’ impressionante l’amore che Light-kun prova per me,”- aveva ribattuto L in risposta, ed era stato allora che Light, dopo un sospiro esagerato, aveva afferrato il telefono per mettersi d’accordo con il terapista.)

 

-“ Posso capire il motivo della sua ritrosia,”- riprese il medico, -“ il registratore innervosisce molti miei pazienti – temono tutti che io registri le loro “confessioni” per ricattarli in un secondo momento…”- ridacchiò; L non ci trovò assolutamente nulla di divertente, senza contare che le risatine di quell’uomo sembravano un’eco che lo riportava ai suoi incubi, e quella non era affatto una cosa buona.

 

–“ Tutto ciò che direte qui è vincolato dal segreto professionale, senza contare che esprimere i suoi pensieri potrebbe essere liberatorio. Non trova?”-

 

-“ No.”-

 

-“ Perché non ne vuole parlare?”- insisté il dottor Taro. -“ Cosa la spaventa al punto da non voler condividere le sue paure neppure con il suo ragazzo?”-

 

L tacque, fissando il medico con i suoi occhi che sembravano biglie di vetro. Il dottore fu il primo ad abbassare lo sguardo, ma non smise di parlare – e perché, poi, avrebbe dovuto? L’arma degli psichiatri era la parola, no?

 –“ Il terrore non è un sentimento da “deboli”, perché ogni uomo lo prova, in mille occasioni della sua vita. Non deve considerare una “debolezza” qualcosa che fa parte dell’essere umano e sul quale spesso non si ha controllo. Come il pianto, o gli scoppi d’ira – tutti questi sentimenti indicano solo che lei è umano come tutti gli altri. Non deve temerli o cercare di ignorali, non farebbe che negare la sua umanità.”-

 

L non cambiò minimamente espressione. Quel discorso era assolutamente inutile, nel suo caso, perché a lui interessava poco della paura e in che misura essa indicava che, sotto la scorza del detective, c’era un uomo dotato di cuore e sentimenti come tutti gli altri. A mostragli il suo nocciolo di essere umano ci aveva già pensato prima Watari e soprattutto Light, con il suo amore; ma se quel sentimento L l’aveva accettato per quello che era, fondamentalmente irrazionale e così tanto in linea al suo carattere ( possessivo e soprattutto infantile), non riusciva a trovare posto per accettare quegli incubi assurdi.

Non era la paura, o il terrore a renderlo indisponente; no, quello che a lui premeva sapere era la motivazione.

 

-“ Oltretutto, signor Hideki, l’applicazione delle teorie dei quali siamo rappresentanti ci permette di trovare le cause di questi movimenti della psiche intenzionali, e capire cosa cerca di comunicarle il suo inconscio. Vuole descrivere il contenuto manifesto del suo sogno? Cercheremo insieme di giungere al contenuto latente. Cominciamo con le libere associazioni?”-

 

L non ebbe il tempo di rispondere perché il ricevitore posto sulla scrivania del dottore suonò, per palesare che la segretaria aveva un messaggio da comunicare al medico.

 

Il dottor Taro schiacciò il pulsante.

-“ Sono con un paziente, Sachiko.”-

 

La voce metallica dell’infermiera – segretaria filtrò dall’apparecchio, impersonale quanto quella di L quando camuffava la sua voce: -“ Vi desiderano all’ingresso. E’ urgente.”-

 

Il medico emise un sospiro nervoso, poi mormorò qualche parola di scuse verso L e uscì rapidamente dalla stanza, non mancando di chiudere accuratamente la porta – notò L.

 

Il detective si guardò intorno con blando interesse, osservando le macchie di Rorschach che erano incorniciate alle pareti come se fossero quadri; erano vagamente ripetitive, ed L non ci vedeva assolutamente nulla dentro – né una farfalla, né un fiore, né tantomeno due gatti impegnati a fare sesso (due gatti maschi), però non significava che quelle fossero semplicemente macchie d’inchiostro. Probabilmente avevano un loro significato, e uno psichiatra avrebbe saputo dare un senso anche quella sua apparente non-interpretazione, ma altrettanto probabilmente L non avrebbe condiviso la conclusione del medico – perché lui ci vedeva davvero solo uno schizzo d’inchiostro su fondo bianco.

 

Era la stessa cosa per i sogni. Gli psichiatri ne attribuivano un senso preciso, e probabilmente nella maggior parte dei casi gli incubi avevano un significato. Ma l’incubo di L non era composto da immagini, almeno non da qualcosa che si riconosceva chiaramente. Erano delle macchie di Rorschach, né più né meno, accompagnati da una risata simile allo stridio di cardini male oliati.

Una risata da iena, quelle hyaenidae necrofaghe  che presagivano morte

E la cosa più strana era il terrore che quegli incubi gli inducevano – un terrore tale che preferiva dormire sempre meno piuttosto che affrontarli.

In verità non c’era nulla da combattere: era un insieme confuso di ombre nere, fatto di sussurri che sembravano ripetersi ciclicamente ogni volta che si addormentava – e il sogno era sempre lo stesso, identico in tutto e per tutto. Confusione, terrore, una risata gracchiante … e forse qualcos’altro. Un’entità, lì da qualche parte, nascosta nel buio e protetta da uno squallido sghignazzo.

 

L non poté riflettere oltre: il medico rientrò a capo basso, sedendosi nuovamente alla poltrona e dandogli le spalle; il detective vide sporgere un gomito da uno dei braccioli, un gomito molto sottile e dalle ossa sporgenti. A quanto pare il dottore si era messo comodo, e di sicuro era di nuovo sul piede di guerra.

 

-“ Procediamo? Mi racconta i suoi incubi?”-

 

Il sesto senso affinato di L recepì qualcosa di strano nella voce e nella posa del dottore. Taro Masashi era troppo rilassato, la postura stranamente sciolta e la voce più stridente di prima – sembrava quasi che qualcuno stese cercando di fare una mediocre imitazione del dottore.

Eppure, il viso era suo, di questo L ne era assolutamente sicuro.

 

-“ Per caso sente ridere? Ridere così? Hyuk Hyuk hyuk!”- trillò il medico, voltandosi di botto con un giro di centottanta gradi sulla sua sedia – e di fronte agli occhi di uno stupefatto L si stagliò il suo volto contratto in un ghigno divertito.

 

C’era qualcosa di strano nel suo volto, tuttavia – era come se la pelle fosse lucida, e tesa sulle ossa di un volto troppo grande…

Il dottore (o qualunque cosa fosse entrata al suo posto) alzò una mano verso il proprio volto, strappandosi letteralmente via la pelle che si staccò come se fosse attaccata alla carne da una semplice graffetta. Ciò che apparve sotto a quel primo involucro di pelle portò L vicino a gridare, più degli incubi, più di quella risata – un grido di terrore autentico e primordiale.

 

Un volto bianco, occhi sporgenti come quelli delle rane – gialli e rossi, lucidi come specchi in cui L si vedeva riflesso -, ossa grosse e una bocca molto ampia, quasi quanto quella del Joker in quel vecchi fumetti di Batman. E i denti… oh, i denti affilati come aghi – quel tipo di denti che potrebbero facilmente strappare via la carne marcia da un corpo morto…

 

Una iena ridens umanoide era quello che L vedeva davanti a sé, quasi distesa sul tavolo per giungere a lui e…

 

L cadde giù dal lettino, mentre il terrore invadeva la sua mente e la sua bocca si spalancava in un grido senza voce, e la creatura emergeva dal corpo del dottore - liberandosi della sua pelle come se fosse una muta.

 

Un potente senso di deja-vù colpì L, mentre la risata rimbombava nella piccola stanza e le luci si spegnevano improvvisamente, tutte insieme, e l’unico suono dell’universo era quella risata da iena pronta alla caccia.

Ecco il suo incubo, perfettamente riprodotto nella realtà in tutto e per tutto, proprio come si presentava quelle rare volte che scivolava nel sonno; l’unica differenza è che durante gli incubi ci si poteva svegliare, ed era esattamente quello che L aveva fatto, rifiutandosi di conoscerne la conclusione. Ora non poteva svegliarsi perché quella era la realtà, e stava finalmente per scoprire la fine del suo personale incubo.

 

E la risata da iena risuonava, ed era l’unico suono in tutto l’universo.

 

Improvvisamente le luci si riaccesero di botto, e la iena antropomorfa che fino a quel momento pareva pronta a sbranare L si ritrasse fino a sedersi nuovamente sulla poltrona comoda del dottore; tra gli artigli stingeva ancora la pelle del suo viso, e il detective poté vederne i brani di carne ancora attaccati e la delicata ramificazione dei capillari al di sotto degli strati di epidermide più superficiali.

 

-“ Voi esseri umani siete così divertenti!”- disse in tono stridente la iena umanoide, ancora più divertita di prima. L ingoiò un groppo di saliva, alzandosi con circospezione. Raggiunse nuovamente il lettino, ci si accucciò sopra e avvicinò il pollice alla bocca, tenendo d’occhio la strana creatura – che pur sempre aveva ucciso, almeno il dottore.

 

-“ Io sono Ryuk, molto piacere.”-

 

-“ Ryuuga Hideki.”-

 

Quella risposta scatenò una reazione strana nell’hyaenidae: rise di nuovo, quell’orribile sghignazzo che L odiava e temeva in equal misura – nel quale non c’era traccia di raziocinio, quanto piuttosto di una rudimentale intelligenza che andava al di là della comprensione umana.

 

-“ Proprio Ryuuga Hideki!”- disse la iena inspiegabilmente, e un nuovo senso di terrore strisciante strinse il cuore di L in una morsa; quel mostro sapeva che quello di L era un alias e… perché si ostinava a guardare sulla sua testa, come se ci fosse un cappello stravagante sopra o qualcosa del genere?

 

-“ Sei qui per uccidermi?”-

 

-“ Ucciderti?”- chiese la iena umanoide sembrando sorpresa. –“ Perché dovrei? Questa è un’altra delle assurde convinzioni di voi umani… io non ti farò nulla.”-

 

-“ E’ strano sentirsi dire una cosa del genere.”-

 

-“ Huh?”-

 

-“ Hai in mano ancora la… pelle… del dottor Taro.”-

 

Il mostro guardò per qualche istante l’artiglio che reggeva il volto squartato, poi sollevò quegli occhi che sembravano specchi e rise di nuovo.

 

-“ Non so se mi crederai, ma non ho fatto io questo. L’ha fatto lui da solo.”-

 

L non replicò.

 

-“ L’ha fatto su ordine del Death Note.”-

 

L si tolse il pollice di bocca, ignorando le ultime parole della iena: –“ Dov’è l’assistente del dottore? Potrebbe essere un testimone.”-

 

-“ Oh, è morta, credo. Ho scritto che si sarebbe suicidata subito dopo…”-

 

-“ Scritto?”- disse L, sporgendosi in avanti come prima aveva fatto Ryuk – il quale sembrava essere un vero e proprio esemplare della specie della iena ridens… infatti, rise di nuovo.

 

-“ Scritto, sì.”- rispose, mostrando un quaderno nero. Lo aprì, e sull’ultima pagina scritta, L lesse Sachiko Taki chiama il dottor Taro Matsui alle ore 17,45. Si suicida tagliandosi la gola con un fermacarte.

Ancora più sotto: Masashi Taro consegna a Ryuk i suoi abiti e la pelle del suo volto. Morte per arresto cardiaco.

 

L alzò lo sguardo lentamente, cercando di tenere a bada il terrore: se una minima parte di quello che era scritto si realizzava effettivamente, quel Death Note era un’arma di distruzione di massa pari alla bomba atomica – e la prova della sua efficacia era ancora stretta tra gli artigli di Ryuk.

La pelle del volto del dottor Taro.

C’era la possibilità che quello lì non fosse altro che un assassino evaso da qualche manicomio, magari un mutante… e che ora fosse giunto fin lì per uccidere L. Onestamente, non sapeva cosa era peggio: un assurdo quaderno assassino, o un sicario mutante?

Però, come poteva credere ad un quaderno che uccideva? Cose del genere esistevano… beh, esistevano solo nei sogni, o negli incubi; ma nella realtà…?

 

-“ Vuoi sentire la mia proposta?”- disse Ryuk vivacemente.

 

L si portò nuovamente il pollice alla bocca, mentre osservava dritto negli occhi la iena; avevano occhi simili, tondi ed impersonali e morti, in qualche modo. Senz’anima.

Avrebbe dovuto sognare quando ne aveva avuto la possibilità, almeno avrebbe saputo cosa aspettarsi.

 

-“ Lo prendo per un sì… hyuk hyuk hyuk! Un Quaderno della Morte è davvero molto… interessante per voi umani. Basta che tu scriva il nome di chi vuoi uccidere e le condizioni della morte, ed esse si avverano esattamente come hai scritto. Non credi che potrebbe essere interessante usarl..?”-

 

-“ In cambio di cosa?”-

 

Ryuk mostrò un sorriso fatto di denti –“ In cambio di divertimento. Ho sempre trovato divertente vedere come vuoi uomini giocate con il mio Death Note… è uno spasso!”-

 

-“ Perché?”-

 

-“ Uh?”-

 

-“ Il motivo per cui sei qui, per il quale mi hai cercato e mi hai testato con quegli incubi. Perché hai ucciso due persone. Perché desideri così tanto divertirti. La tua motivazione.”-

 

-“ Beh…”- disse Ryuk, grattandosi distrattamente il capo. –“ Non è ovvio? Mi annoio.”-

 

-“ Ma io non ho bisogno del Death Note.”- ribatté L gelidamente.

 

-“ Sai… una volta ho consegnato il Death Note ad un altro essere umano, e poco prima di morire lui mi disse che per usarlo correttamente c’era bisogno di una grande determinazione; ebbene, di tutti gli esseri umani che ho visitato, tu sei stato l’unico a non cedere ai miei incubi… ma non vantarti; ho scelto te solo perché pensavo che avresti saputo usare il Death Note in modo divertente. E’ stato solo un caso – ma anche una certa fortuna… non credi?”-

 

L rimase in silenzio, pensando che tutto era nato da un respinto incubo premonitore che era sfociato in una realtà quasi onirica, ma pur sempre reale. Il terrore era andato via, ed L era ancora terribilmente scettico, ma la iena ridens Ryuk era dannatamente presente e tangibile, e tangibile era anche il Death Note.

 

Per provarne la veridicità, non doveva fare altro che provarlo… no…?

 

Gli occhi di L, lucidi come bocce di vetro, si specchiarono negli occhi vitrei della iena, e questi ultimi vennero riflessi dalle iridi scure e sporgenti dell’essere umano.

Occhi di iena in occhi di essere umano, in cerca di un accordo che legava un uomo al suo incubo.

 

FINE




Appunti di stesura:

Transfert Pericoloso

 

Questa storia deve il titolo ad un libro davvero molto particolare, dal quale è stato tratto un film, che ha proprio quel titolo.

Cosa significa quella parola, transfert?

E’ un concetto di Psicologia: Il transfert è praticamente una normale proiezione che può essere positiva (transfert positivo), con connotazioni di stima, affetto, amore per il partner della relazione, oppure avere una valenza negativa (transfert negativo) quando le emozioni che vengono messe in gioco dal transfert sono per lo più di competitività, invidia, gelosia, aggressività.

© Wiki.

Cosa significa? Semplicemente che un paziente proverà sentimenti di vario genere verso il terapeuta, in base però a quali episodi evoca la sua figura; se per esempio il paziente associa la figura del terapeuta a quella del padre, con il quale aveva magari un rapporto conflittuale, allora il paziente proverà una inspiegabile avversione verso il terapeuta – antipatia apparentemente senza spiegazione, ma in realtà la  catena associativa, in questo caso il rapporto tra il padre padrone e lo psichiatra, è stata fatta dall’inconscio.

 

“Un legame strano e inspiegabile, infinitamente forte, è venuto d’un tratto a stabilirs tra Gunther e me, un legame di gratitudine e di tenerezza quasi filiali. Non soltanto quell’uomo mi aveva svelato a me stesso, facendo di me ciò che era lui…[…]” queste sono le parole di uno degli ultimi paragrafi di Transfert pericoloso, che riassumono un poco quel che accade durante il transfert. Spero sia più chiaro ora.

 

 

Nella versione originale di questa storia, la quale credo si capisca che è una AU capovolta, ovvero con L che a quanto pare entra in contatto con il Death Note per primo, il detective accettava la proposta di Ryuk.

Il finale però è aperto per un semplice motivo: non avevo la minima idea sul come rendere L Ic pur facendolo cedere al Death Note – non vedo L come un tipo che scende a compromessi. Non lo vedo disposto ad usare un Death Note e a sottostare a mille regole e ai mille problemi che quel quaderno comporta, specie perché immagino che non troverebbe più divertimento nelle indagini…

Insomma, ho preferito lasciare un finale aperto: voi immaginate quello che vi piace di più. Per me L accetta XD

 

Questa prima storia subisce una buona fetta d’ispirazione da “Il babau”, un racconto di Stephen King, e anche Death Note Oneshot, che immagino tutti abbiamo letto. Il discorso di Ryuk, quello in merito alla forza di spirito necessaria per usare un Death Note, è ripreso pari pari dalla storia autoconclusiva.

 

Altro particolare: spero di aver centrato il tema, anche se non ho propriamente descritto il sogno. In tutte le storie in realtà ho cercato di creare un legame diverso con il tema del concorso, non limitandomi a descrivere un incubo ma fondendolo con la realtà. In fondo tutte queste storie sono incubi o sogni che dir si voglia.

La pura e semplice realtà è che non ci vedevo proprio L mentre raccontava all’analista un suo incubo XD E non mi andava di cambiar personaggio perché… beh, il “cosa sarebbe successo se L avesse trovato per primo il Death Note” è un tarlo che mi rode spesso la mente. Tutto qui.

Le parole inserite sono Iena e Terrore. Beh, il terrore è facile da capire, e la iena… beh, guarda l’immagine in allegato. Non è terribilmente simile a Ryuk quella iena incavolata? XD


La iena in questione è questa qui ->




Il guidizio sarà nell'ultima storia (in tutto sono tre). Come ho già detto, mi sono classificata terza su ventitré... e devo dire di esserne davvero sorpresa! Davvero, mi apsettavo un punteggio più basso, non sono sicura su queste shot... a voi il giudizio.
Ci rivediamo tra non molto, grazie per aver letto ! :)

  
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