Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: ronnie_93_    21/03/2011    1 recensioni
“Come ti senti?” “Bene.” La sua bocca tremò, e le lacrime scorsero impetuose per le guance pallide di Sakura. Lui le mise una mano sul viso. La ragazza si stinse a lui. “No, non è vero… sto malissimo!” “Su piccola…” “Sasuke, sono un fardello, solo un peso inutile per te! Perché non mi lasci? Perché non mi uccidi?” “Perché non posso smettere di amarti, Sakura.”
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Freddo, tanto freddo. Nel corpo e nel cuore. Mai avrebbe pensato di sentirsi così… così… vuoto. Senza di lei, senza la sua voce che chiamava il suo nome, si sentiva come se fosse soltanto un cadavere. Un morto che cammina.
La luna illuminò il pallido viso di quel giovane.
Gli occhi neri erano opachi forse appannati da quella tristezza che si portava dietro da nove anni. Si scostò una ciocca corvina dal viso. Ricordava bene quella notte. La ricordava come se fosse stata ieri.
Mamma? Papà?
Vieni da me
Dove siete?
Se vuoi uccidermi, devi odiarmi.
Dove siete?
E devi scappare.
Mamma? Papà?
Scappa! Scappa e aggrappati alla vita.
Scosse la testa come per cacciare quei fastidiosi pensieri che gli ronzavano dentro, come mosche.
Mentre saltava, agile, tra i rami, una leggera brezza gli accarezzava i capelli. Anche quel giorno, quando aveva lasciato tutto, c’era un poco di vento. Ripensò ai suoi occhi, bagnati di lacrime che lo imploravano di ripensarci, che lo pregavano di restare. Lui li aveva ignorati. Solo adesso si era reso conto di essere stato un idiota. Aveva lasciato tutto per il potere, aveva lasciato lei per compiere la sua vendetta. E quando quella sera, quella maledetta sera, lei gli aveva confessato il suo amore, era rimasto indifferente. Quasi. Non lo sapeva. Solo adesso, a distanza di quattro anni, ora aveva capito che la amava. Solo adesso, a distanza di quattro anni, aveva capito che senza di lei la sua vita non aveva senso. Non gli importava quanto avrebbe dovuto soffrire, non gli importava che lo avrebbero ucciso appena rientrato a Konoha. Gli importava solo rivedere i suoi occhi. Una volta soltanto.


“Ahhhhhhhh!”
Un urlo nel silenzio.
Un uomo spalancò la porta.
Una luce illuminò quella stanza buia.
“Sakura.”
Nessuna risposta.
La figura avanzò a tentoni nella stanza.
“Sakura!”
Nessuna risposta.
L’individuo illuminò il viso della ragazza.
Attraverso la flebile luce di quella candela si vedeva chiaramente che la ragazza stava piangendo. Gli occhi smeraldini gonfi di pianto. La voce rotta da singhiozzi.
“Lui… ho fatto un sogno…”
La ragazza si strinse forte al petto di quella figura che si scoprì poi essere un uomo con una maschera nera.
“Calmati Sakura, è stato solo un brutto sogno.” Disse l’uomo accarezzandole i capelli di quel rosa sbiadito.
“Kakashi-sensei, io ho paura. Se, se fosse… morto?” disse, continuando a piangere, Sakura.
“Chi può dirlo Sakura. Sono passati quattro anni.”
D’un tratto un ragazzo biondo fece irruzione nella stanza, con un kunai in mano.
Naruto.
“Cosa è successo?”
“Niente Naruto. Torna a dormire e per favore posa quel kunai, potresti ferirti.”
Il ragazzo annuì, rassegnato. Poi si scusò gentilmente e augurò buonanotte ad entrambi.
“Buonanotte Sakura, cerca di dormire. Per qualsiasi cosa sai dove trovarci.” E detto ciò Kakashi Hatake uscì dalla stanza lasciando la giovane Kunoichi da sola.
Sospirò, era la terza volta in una sola notte. Per un periodo si era calmata, ma adesso…
Scese le scale e aggiunse la sua stanza. S’infilò sotto le coperte e sospirando di nuovo spense la candela che aveva posato sul comodino, poi s’addormentò.
In un’altra stanza dormiva Naruto.
Il biondo cercava di chiudere gli occhi ma invano. La sua memoria continuava a ritornare a quel giorno. Quel giorno in cui aveva visto Sasuke. Quel giorno in cui aveva visto l’Uchiha, per la prima volta dopo quattro anni di attesa. Si trattava di circa due mesi prima. Aveva visto un ragazzo moro, nella foresta. Lo aveva visto addormentato. Aveva riconosciuto subito quel viso. Anche se erano passati quattro anni dall’ultima volta che lo aveva visto, prima di quel giorno. Ed aveva desiderato ucciderlo. Lo voleva uccidere, per il modo in cui aveva ridotto Sakura, che non dormiva la notte pensando a quel suo bellissimo viso, a quel suo corpo perfetto e a quei suoi occhi così gelidi e traboccanti di odio.
Però poi, s’era fermato come se l’avessero bloccato. Stringeva il kunai, incapace di muoversi ulteriormente. Allora era scappato, fuggito da quel ragazzo che così tanto aveva fatto soffrire Konoha, evaso da quel dolore che riaffacciava alle porte del suo cuore quando rivedeva il viso del suo migliore amico, di suo fratello. Sì, perché per Naruto, Sasuke era molto più di un semplice amico. Se avesse avuto un fratello avrebbe voluto fosse come Sasuke.
Quella sorta di amicizia/rivalità che si era instaurata tra i due ragazzi li teneva uniti in qualunque situazione, anche in quelle disperate e d’altronde Naruto sapeva che anche se Sasuke aveva tradito il villaggio, anche se aveva rinnegato la sua fedeltà all’hokage, anche se aveva calpestato la loro amicizia, sarebbero stati amici, amici per sempre.
---------------------------------------------------------------------------------------

Sasuke sapeva che non sarebbe stato facile entrare a Konoha. Era stato classificato come nemico di livello S e quindi ucciso a vista. Inoltre sulla sua testa pendeva una taglia altissima e nessuno sarebbe stato così stupido da lasciarsi scappare l’occasione di diventare eroe di konoha, o semplicemente di guadagnare una cifra così alta senza dover spaccarsi la schiena facendo chissà quale lavoro. Arrivò alla porta d’entrata al villaggio.
Doveva assolutamente passare inosservato.
Con agilità sorprendente si arrampicò sul ciliegio che stava di fronte alle mura. Doveva stare in allerta. Il più piccolo fruscio avrebbe allarmato i guardiani delle mura che scrutavano la strada con occhi vigili. Sasuke saltò e con leggerezza atterrò su una piccola panchina di pietra all’interno della città.
Scese da essa e s’incamminò per la strada.
Conosceva a memoria la via per l’appartamento del gruppo 7. L’idea di vivere tutti in una sola casa era stata di Tsunade. Era molto più comodo, in effetti. Prima dovevano aspettarsi di fronte a casa a vicenda, ora invece scendevano e partivano tutti insieme.
Cercando di non fare il più piccolo rumore, s’intrufolò attraverso una finestra semiaperta.
Attivò lo Sharingan. Ora riusciva a vedere meglio nell’oscurità di quella stanza che scoprì essere la camera di lei. La camera di Sakura, della sua Sakura.
Si avvicinò alla ragazza che dormiva tranquillamente. Allungò una mano e le accarezzò il viso. Era così fragile. Così dannatamente fragile. Lei non si svegliò per fortuna, ma sentendo quella mano così gelida sul viso, la prese nella sua.
Sasuke si avvicinò ancora, così vicino da sentire il respiro di Sakura. E le accarezzò i capelli, sorridendo.
Lei, aprì un occhio, uno solo. Nella penombra vide quel volto così familiare, quegli occhi vermigli, quel viso così bello, troppo bello forse. Vide anche quel sorriso e nel buio della sua camera, sperò che quel sogno durasse per sempre.
“sei tornato, amore mio.”
“sì, Sakura, sono tornato.”
Lei alzò la testa dal soffice cuscino e allungò il collo, poi alzò una mano e toccò lo zigomo sinistro di Sasuke per accertarsi che non fosse solo un miraggio, dettato dalla sua mente malata, malata d’amore. Quando sentì sotto alla sua mano quella pelle così delicata, capì che non era solo un bel sogno. Lui era lì. C’era veramente ed era tornato per restare.
“Sakura, c’è una cosa che devo dirti…” lui aveva abbassato lo sguardo e aveva smesso di sorridere.
La kunoichi lo fissò e con un gesto lo pregò di andare avanti.
“mi dispiace per averti fatto soffrire, mi dispiace per tutto. Mi dispiace per non averti detto tante cose, ma soprattutto per non averti detto che io… che io… “
non riusciva a trovare le parole giuste. Non riusciva a dire quelle due parole. Due lemmi che esprimevano tutto quello che voleva dire, senza bisogno di altre frasi.
“per non averti detto che sei l’unica cosa importante nella mia vita, per non averti detto che ti amo.”.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: ronnie_93_