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Autore: Hui    21/03/2011    3 recensioni
Key e Jonghyun. Il loro amore è stato diviso dalla morte. Key, dopo aver avuto un'altra possibilità,ritorna ma non il Key che tutti noi conosciamo. Che succederebbe se la Diva che c'è in lui si innamorasse della persona sbagliata? Il caos.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di-bi-di-bi-dis'
'Bling Bling' is "Jonghyun"
Di-bi-di-bi-dis'
Uri 'Bakryeoktaem' eun "Taemin"
Di-bi-di-bi-dis'
'Dubu onrida' neun "Onew"
Di-bi-di-bi-dis'
SHINee 'maneungyeolsoe' "Key"
Di-bi-di-bi-dis'
'Bulkkoc kariseuma' "Minho"
Di-bi-di-bi-dis'
My name is Minho
Di-bi-di-bi-dis'
Urin biceul naeneun SHINee

 
 
 SHINee, poco prima di morire non avrei mai pensato che anche dopo la mia morte avrei ripetuto questo nome più e più volte. Loro mi mancano tanto, però per rivederli dovevo aspettare come minimo cinque anni, perché il “Cristo” asiatico, aveva troppo da fare al paradiso e doveva occuparsi di altri morti, però io volevo rivederli, volevo rivedere Jong, quindi non mi accontentai di un semplice subordinato asiatico, sarei andato dal vero e proprio Dio!
  
                                                                                                            [Key]
 


Davanti a me vagavano ancora sei anime. Aspettavo in fila, sperando che finalmente avrei potuto ragionare con quel “capo asiatico”. Giusto, voi siete solo da ora entrati in paradiso e quindi non potete capirci molto. Vi spiego meglio: il grande “Gesù” per farsi gli affaracci propri con la moglie (sporcaccione) e il figlioletto, aveva mandato dei suoi umili servitori nei vari continenti.
Quindi, tutti i morti asiatici erano lì in fila per le solite domande “Ma dove sono?” “C’è mia figlia?” “Vorrei una bella casa con vista mare, è possibile?” e l’omaccione asiatico con le ali più esagerate, era seduto in una comodissima poltrona, con Tv e altre varie cosucce che solo un “V.I.P.” poteva avere. Oh, ora è il mio turno, sì perché io sono diventato un’ “anima vagante”, in cerca di qualcuno che potesse ascoltarmi. Mi posizionai davanti alla visuale dell’omaccione “Ehy ecco chi arriva, come vanno le cose a Paradise Ranch?” risi con una nota di sarcasmo “Quello è un drama, qui siamo caso mai in “Sparadise!” l’uva, che stava avaramente consumando, gli cadde dalle mani “Senti un po’ ragazzino, ora non sei più un fottuto idols, ora sei un’anima che rispetta e ama il proprio padrone” fece una risatina malefica “Cioè me!” rise ancora da far venire i coniati di vomito ogni volta che apriva bocca, con quel suo alito miscelato a uva, cioccolata e maffin.
Mi avvicinai a lui e lo presi per la veste “Senti tu, fottuto angelo del cavolo, ho dovuto aspettare ben cinque anni per finalmente poter andare a far una visitina al vero Gran Capo!” presi dalla tasca della veste un foglio e glielo porsi “Devi firmare qui, così finalmente andrò a far visita a qualcuno di molto più educato di te e sicuramente più pulito”. Sfacciatamente si prese il foglio e lo guardò affondo “Ma dai, sei sicuro di non voler restare ancora qui con il tuo caro amichetto angelico?”.
Io ero l’unico “amico” che si era trovato lì. Con “amico” intendevo uno che potesse contrapporsi a lui e fargli qualche battutaccia. “Mi dispiace, ma è da troppo tempo che sono via dalla mia famiglia” feci un sorriso appena pensai a Jonghyun e al mio caro figlioletto Henry. Lui si alzò e dopo aver dato una firma a caso sul foglio, mi vene incontro “E così già cinque anni sono passati, sai, anche se non vorrei commuovermi, credo che mi mancherai quassù. Fai buon viaggio tra i terrestri e ricordati che ti sorveglierò sempre da quassù”. Era una delle rare volte che lo avevo visto commosso per qualcosa. “Certo, ma dopo Paradise Ranch!”. Finita l’ultima risatina, mi avviai.
Arrivai alle scale che dividevano me a lui, il Grande Capo. Incrociai le dita, lui era l’ultima possibilità che mi era rimasta per incontrare la band.
Dopo svariate ore volete sapere dove mi ritrovavo? Ancora lì, a camminare lungo l’immensa scalinata. Ma un ascensore no? Ora capisco perché non scendeva mai. Ancora un’altra ora e arrivai.
Sopra ad una nuvola fluttuava una casetta in legno, tipica canadese.
Bussai impavido e senza fiato alla porta. Mi aprì una donna. “Giorno ho un app-” lei si girò e urlò “Aho senti qua, ci’ai una appuntamento con un tizio di nome…” si rigirò verso di me aspettando una risposta “Ah sì. Piacere il mio nome è Kim Kibum”. Lei continuò “Aho qui ce sta sto tizio che dice de chiamarse Kimub, no scusa Kibum”. Un uomo su una vecchia poltrona trasalì.
La donna mi fece entrare. Lui era lì. Aveva gli occhi spalancati e continuava a fissarmi.
“B-buon giorno. Sono Kim Kibum e vengo dal Sud Korea”. Silenzio. Quel vecchietto coperto da una barba assurda non si mosse, anzi spalancò la bocca sussurrando “Non ce posso credere”.
Mi venne subito incontro facendo cadere pannolini con dentro della sostanza marrone per terra.
Iniziò a toccarmi da tutte le parti “Key?” e questo qui come faceva a sapere il mio soprannome?
“S-sì, ma ormai più nessuno mi chiama così”. Abbassai lo sguardo. Lui mi porse la mano “Piacere io sono Cristian, però per gli amici Cristo. Non ci crederai ma io sono uno Shawols!”.
Alzai quel mio visetto così stupefatto e lo guardai ad un tratto sorridere. Non che avesse un sorriso meraviglioso, anzi i suoi denti erano quasi tutti neri. “Wow, sono felice, però ora dovremmo parlare sul perché sono qui”. Ci sedemmo per parlare quando in Tv due personaggi continuavano ad orgasmare. “S-senti ma cosa stai vedendo?” lui mi guardo di sottecchi e si mise a ridere “Un porno davvero divertentissimo, adesso ti spiego, i due si mettono in una strana posi-” la donna di prima rivenne verso di noi “Ma Gesù Cristo! T’avevo detto di non vedere ste porcherie”.
Dopo aver chiuso la Tv se ne andò in una stanza, sbattendo la porta. “Scusa è che Maria non ama ste cose”. Lei era Maria? Certo che nessuno avrebbe immaginato Cristo pornografico e Maria con l’accento da contadina. Finalmente mi porse quella domanda “Allora per cosa sei venuto?”.
Iniziai il mio monologo “Sono morto cinque anni fa. Ho lasciato il mio amore con famiglia e il resto a Seoul con il cuore spezzato. Volevo ritornare subito da loro, ma mi hanno detto che per questo dovevo rivolgermi a te e che dovevo almeno aspettare cinque anni per un posto libero. Quindi eccomi qua”. Gli diedi il foglio firmata dall’asiatico. Mentre lo leggeva iniziò a canticchiare “Geobu eobtneun su hal neoeui maryeokeun Lucifer”. Ve lo immaginate voi Cristo cantare Lucifer?
“Allora è vero che sei un fans degli SHINee”facevo ancora fatica a pronunciare quella parola.
Lui si mise a fare di nuovo quella risatina isterica “Ovvio! Io non mento mai!” si avvicinò al mio orecchio “Tranne per i porno”. Ok. Quella situazione era tutto forche normale.
Dopo aver letto riga per riga almeno una decina di volte, alzò lo sguardo e prendendo un altro foglio mi disse “Bene. Accetto lo scambio”. Mi porse il foglio in bianco “Devi compilarlo e così avrai lo scambio”. “L-lo scambio?” la mia voce tremò. “Sì. Praticamente la tua anima si posiziona in un corpo di un’altra persona a caso sulla Terra”. Bè pur di rivedere il mio Jong mi andava bene anche un occidentale. Tranne gli africani. La pelle nera no! Compilai il foglio, tranne ad una domanda.
“Cosa devo scrivere qui”. Puntai la penna mangiucchiata sulla domanda. “Hai preferenze?” lui mi guardò allibito “Per conto mio dovresti scrivere solo nel tuo Paese”. Così fù. Scrissi “Del Sud Korea”. Prima di uscire da quella divertente casa mi fermò “Ah, salutami Taemin. Quello scricciolo lo amo troppo. Comunque, ecco qui le regole dello scambio”. Dopodiché mi caccio fuori.
Stetti per scendere dalle scale quando notai un’insegna “Per ascensore dirigersi a sinistra”.
E dirlo tipo un’ora fa? Presi l’ascensore alquanto profumato di scoregia, e mi avviai all’uscita del paradiso. Un angelo mi fermò “Dove deve andare?” presi il foglio compilato “Devo fare lo scambio”. Lo guardò bene e urlò al collega “George, questo deve fare lo scambio. Sud Korea”.
Il collega gli rispose “Ma dove diavolo è?” era sempre così. Per le Filippine, il Bangladesh e per il buco dell’ozono sì, ma il nostro caro e amato paese sud coreano non era molto ricordato da loro.
Poi lo scorbutico e panciuto collega gli disse all’angelo di fianco a me “Selezionato il personaggio, ora puoi andare!”. Chissà chi aveva scelto. A loro non stavo molto simpatico. Ero asiatico.
I tipici “musi gialli” erano parecchio presi in giro anche in paradiso. Cosa da matti.
“Ok ragazzo, posizionati sopra quella “X” e tieniti forte. Buon viaggio”.
Quella X era talmente rossa che mi sembrava intinta con il sangue. In mano avevo la foto della band. Le ultime parole che rivolsi all’angelo in quel paradiso infernale furono “Sono pronto!”.
Sentii intorno a me un vento e poi il nulla. Come prima di morire. Appena avevo sbarcato in paradiso la prima cosa che feci fu vomitare. Sentivo il mio corpo come “volare” in quel vuoto.
All’improvviso le scene della mia vita mi vennero davanti come le riprese di un film. Jonghyun. Taemin. Minho. Onew. Henry. C’erano tutti loro. La mia famiglia. Con quel pensiero caddi.
“Ahia!”. La mia mente era incasinata. Aprii lentamente gli occhi. Sotto di me sentivo il suolo.
Il rigido pavimento che tanto mi era mancato. In paradiso non avevano pensato che invece delle vecchie e antiche nuvole potessero metterci del solido pavimento, ma invece le Tv al plasma sì.
La vista si fece sfocata. Pian piano si fece nitida. Feci il piano della situazione. Ero stato scaraventato in una stanza con una marea di vestiti. Una stanza da letto, molto in disordine.
In fondo c’era uno specchio. Mi catapultai verso quell’oggetto, pestando con dei calzini rosa, i vestiti dispersi per terra. Esitai, ma dopo mi posizionai davanti allo specchio.
“Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhh!” non poteva essere. Io ero..ero…una ragazza??? Impossibile!
Eppure quel visetto così minuto, i capelli perfettamente lisci e lunghi che mi cadevano sulle spalle e infine quel corpo così formoso che un maschio ovviamente non possedeva. La cosa che subito mi colpì fu il petto. Il mio petto rigorosamente tenuto in allenamento e liscio come la pietra era stato trasformato in un petto stretto, con delle forme ovali che mi andavano a pesare. Sentii dei passi pesanti. Si spalancò una porta. Ne uscii una signora sulla quarantina che si avventò contro di me.
“Ch-che hai? Ti senti male? Che era quell’urlo?”. L’urlo. La mia voce si era fatta…femminile.
Altro che Diva, questo era troppo. Provai a spiaccicare parola per udire la mia voce. Sì. Era piuttosto femminile. “Min, va tutto apposto?” Min? Credo sia il mio nuovo nome.
“S-sì signora, grazie” lei spalancò gli occhi “D-da quando mi dai della signora? E da quando mi rivolgi parola?” scommetto che questa Min era una ragazza alquanto birichina.
Provai a indovinare che quella fosse mia madre. “Scusi madre”. Mi guardò storto. Uscì fuori dalla stanza urlando “Tesoro, Min Hee ha iniziato a delirare!” quindi questo era il mio nome: Min Hee.
Dalla giovinezza credo che andavo ancora a scuola. Rincorsi la mamma. “Senti, ora devo andare a scuola?” un uomo si alzò dalla sedia. Era magrolino e anche lui aveva circa gli anni di mamma.
Credo che sia mio padre quello. Mi venne davanti “Min, ti senti bene? Ovvio che devi andare a scuola! E ricordati lo zainetto che ti ha preparato mamma, con dentro anche scienze!”.
Mi toccò la testa e con affare gentile mi scompigliò i capelli. “O-ok”. Non ero ancora sicuro di chi fossi realmente, ma una domanda mi punzecchiava la testa: Dov’era finita le vera me?
Mi scosse un rumore di clacson. “Min è arrivato l’autobus! Corri!” nel vero me ero sempre stato bravo a correre, non quanto Minho, ma me la cavavo. La finestra era aperta, così con un balzo ci saltai dentro e uscii cadendo in perfetta sincronia con le ginocchia. Poi allungando quelle gambe che iniziavano a implorare pietà, corsi più forte che potei e con un saltino entrai in quel giallo e squallido autobus puzzolente. Tutti gli occhi erano puntati su di me. Mi sentivo in effetti un po’ fissato ma non ci feci molto caso e mi sedetti sul primo posto vuoto che trovai.
Mentre l’autobus partiva iniziai a riconoscere la città. Era nella stessa via in cui abitavamo io e Jong. La mia memoria fece un passo indietro. Era come se nulla fosse cambiato. Il veicolo si fermò.
Un ragazzo dietro di me mi scrollò le spalle “E’ meglio che ti togli da lì” mi girai e tutto sorridente risposi “Why?” lui mi guardò perplesso “Vuol dire perché in inglese svegliaa~” lui fece intonato “Ahh. Perché dove le tue chiappe stanno comodamente sedute, si siede il bullo della scuola e, a meno che tu non voglia ritrovarti con la gonna strappata e i capelli pieni di budino, è meglio che il tuo corpicino si sposti da lì”. Giusto ero una femminuccia adesso. Non mi importava di chi fosse quel posto. Come finì? Arrivai dentro scuola con un occhio nero! Per fortuna che ero una ragazza sennò chi sa che lividi avrei avuto nel corpo. La scuola era davvero molto grande. Credo fosse una scuola pubblica, ma era tenuta molto bene. Ad un tratto il brusio che invadeva l’atrio si fermò per dar spazio agli urletti. Le porte si spalancarono e sentii sussurrare “E’ luiiiii! E’ quello famosooo!”
Bene, oltre ai bulletti, ora c’era anche un famoso che sicuramente avrebbe avuto molta fama lì dentro. Il ragazzo di prima mi venne accanto. “Ti presento l’idols più famoso che questa scuola abbia accolto, e anche l’unico”. Io ero in mezzo alla sala, quando improvvisamente le persone si divisero e rimasi io in mezzo come un cretino. Intanto davanti a me si faceva largo il ragazzo.
La luce lo tempestava con i suoi magnifici capelli tenuti come un re. Strizzai gli occhi per vedere chi fosse, ma la luce e l’aura intorno a lui erano troppo forti. Le porte si chiusero e lo vidi.
Un ragazzino abbastanza magrolino. Quegli occhi così a palla che tanto assomigliavano a Minho.
Il sacchetto che “mamma” mi aveva preparato mi cadde dalle mani. Quell’ idols era Henry.
Dal paradiso quell’omaccione asiatico mi aveva fatto vedere qualche foto di mio figlio e finalmente lo vedevo brillare davanti a me. “Henry”. Lui continuava a camminare verso di me. Però si fermò.
Un ragazzo, che probabilmente era un bullo, non si era accorto che “l’idols” era entrato, e stava litigando con la ragazza che si era impaurita “Dai perché mi lasci così!” lui le prese il braccio intenzionato a dargli un bacio. Lei urlava “No!” Henry corse davanti a me. Non mi riconobbe nemmeno. Conciato così non poteva. Però appena mi attraversò si fermò “Scusi noi ci conosciamo?” Proprio mio figlio stava parlando a ME. Ovvio stupido che ti conoscevo.
“N-no”. La mia voce da femmina tremava ancora. Dovevo abituarmi. Lui fece come niente e andò da quella coppia. Prese la mano della ragazza e la trascinò via da lui “Stalle lontano!”.
Lui, sorpreso da quel gesto, si zitti e scappò. La ragazza diventò tutta rossa “T-tutto bene?” lei abbassò lo sguardo “S-sì. grazie”. Il preside arrivò. “Salve ragazzi del primo anno. Come già avete visto nella nostra scuola, per la prima volta, è entrato un idols. Quindi pregherei a tutti di non accanirsi su Henry”. La campanella suonò e tutti andarono in aula. Però prima di andare calpestarono per ben benino il cibo che mamma, se potevo chiamarla così, aveva preparato.
Lo raccolsi che ormai era una poltiglia “Perfetto! Quell’angelo non poteva farmi fare un avvocato, no, una studentessa FEMMINA!”. Aprii il sacchettino con dentro della poltiglia che assomigliava ad un panino al tonno. Guardai meglio e oltre a trovarci un succo alla pesca, ormai spremuto del tutto, ci trovai un fogliettino “Cara Min, la tua classe è la 1D. Buon primo giorno di scuola. Baci mamma” e proprio adesso dovevo veder “Buon primo giorno di scuola?” si come no, un perfetto giorno di scuola. Corsi al terzo piano, perché la mia classe non poteva essere più vicina evidentemente.
Bussai “Avanti”. Andai a sedermi al posto, quando la prof mi fermò “Ehm scusi? Un “mi scusi sono in ritardo” sarebbe molto gradito” e io volevo tanto risponderle un “ehm si faccia i cavoli suoi che sono più grande di lei e sono un idols morto in un corpo da ragazza!” però risposi semplicemente con un “S-scusi” e mi inchinai. Andai al mio posto con la testa abbassata, tanto che non vidi una persona andarmi addosso. Cadde il mio zainetto e i suoi libri. Alzai la testa per vederlo e con grande imbarazzo vidi che era mio figlio. Anzi, il ragazzo idols di nome Henry.
Mi raccolse il libro che era spuntato dallo zainetto, però cadde una foto. La foto mia e di Jonghyun, quella che Dum aveva scattato quando c’eravamo baciati. Lui la raccolse e con le lacrime agli occhi mi disse “P-perchè tu…hai questa?” gliela strappai dalla mano. “Perché son-” non potevo di certo dirgli che ero io con il mio più grande amore della mia vita “Niente”. Mi sedetti. Con grande sorpresa, lui era al banco affianco al mio. Mi girai verso di lui, e senza farmi veder dalla professoressa, gli sussurrai “Perché, tu lo conosci?” lui abbassò lo sguardo e disse “Lui…lui è mio padre…morto. L’altro che lo bacia invece è il mio altro padre”. Allora sapeva. Pensavo che succedesse come nei film americani in cui dicono “No, lui è il mio amato papà e l’altro era un amico che lo aveva baciato per scherzo”. Continuai “E lui…tu vuoi bene ad entrambi?” vidi una lacrima che gli scese dalla guancia “Jonghyun lo adoro, anche se mi parla troppe volte di Key. Key però, non lo conosco affatto. Sai io ho un segreto che normalmente non rivelo mai a nessuno”.
Stette per dirmelo quando la prof mi lanciò il gessetto “OH, quella nuova che inizia a fare amicizia con l’idols nella mia ora. Bene continuate, volete del tè e dei pasticcini?” poi fece la sua risata sarcastica e continuò a spiegare le solite cose matematiche. Invece di parlare e di incasinarmi la carriera scolastica, gli scrissi un bigliettino “E quindi? Me lo dici sì o no il segreto?”. Lo guardai disegnare una cosa sul foglio. Me lo lanciò “Meronggg! Non te lo dico”. Mi girai verso di lui e sussurrò “Secret!”. Quel ragazzo mi faceva venire su i brividi. Però quale segreto nascondeva, cioè io ero suo padre, e sono il marito di Jong, meglio di me chi poteva sapere di più? Lo guardai e lui mi guardò. Il mio viso divenne rosso e abbassai lo sguardo. Il mio cuore sobbalzava dal mio cuore. Cos’era?


Note d'autore: Ciao a tuttiiiii ^^. Ecco come promesso il primo capitolo del sequel. Prima di tutto vorrei puntualizzare il titolo "the sudden love", l'amore improvviso, più avanti (forse anche da questo capitolo) scoprirete il perchè l'ho chiamato così ^^. Spero come sempre che vi sia piaciuto ^^. Ho cercato di spremermi il cervello per farlo sembrare divertente ^^ la mia testa vuole fare finire tutte le storie a cui penso con la morte ^^ fra poco farò fuori tae hihihi ^^. Bo nn so il perchè, sarò negativa (?) hihihi. Cmq, qui sotto potrete vedere gli idols a cui ho associato i nomi ^^. 
1) Aragaki Yui alias Min:



2) Miura Haruma alias Henry:



3) Henry alias "il ragazzo amico di Min, quello che era con lei in pulman e a scuola".



P.S.: Sì, i primi due sono gli attori di koizora e sì sono giapponesi però sono così teneriii *o*. Poi henry come l'amico perchè ha il viso puccio puccio ^^. Spero che vi piacciano e che vi aiutino a immaginare la storia ^^ Al prossimo capitolo che posterò domani ^^ Bye.
   
 
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