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Autore: Beatrix Bonnie    22/03/2011    5 recensioni
Firenze, 1488. Una giovane ragazza di nobile famiglia, scappata di casa, si ritroverà coinvolta nella ricerca di un libro di preghiere, il Libro delle Ore, lasciatole da sua cugina sul letto di morte. Ma forse tutta quella storia nasconde qualcosa di più... con l'aiuto del suo ingegno e di un ragazzino brillante, costretto dal padre alla carriera ecclesiastica, riuscirà a risolvere il mistero?
Genere: Avventura, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Historia docet'
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Verso un nuovo orizzonte



Finalmente. Il libro delle Ore era nelle sue mani. Osservando meglio la scatola notò sul fondo un foglio di pergamena ripiegato in due e riconobbe immediatamente la mano di Clarice.


Cara Caterina,

mia dolce ed amata cugina. Se stai leggendo queste parole significa che io sono già nelle grazie di Dio Nostro Signore. Hai trovato “Il Libro delle Ore”. Brava! Sapevo che ce la avresti fatta. Mi spiace averti coinvolto in questa assurda faccenda e sono rammaricata di averti posto di fronte a tante difficili prove, ma nessuno a parte te doveva venirne a conoscenza. Il libro era solo un pretesto: non consegnarlo a Lorenzo. In realtà volevo che tu trovassi questi documenti che riguardano la congiura dei Pazzi e altre cose che ho raccolto tramite indagini. Ma non fargli sapere che te li ho consegnati io. Quando, qualche mese fa, ho capito che la mia ora sarebbe giunta presto e che il Signore mi richiamava a Sé, ho messo in scena la farsa del libro, anche perché sapevo che tu avresti riferito tutta la storia a Lorenzo. Ma non voglio che sappia che i documenti provengono da me, perché non è bene che una donna si occupi delle faccende di stato. Di’ pure che non hai trovato il libro e anzi, sarei molto contenta se lo tenessi tu, come ricordo della nostra amicizia.

Ti prego consegna i documenti a Lorenzo. E non dimenticare mai il timido fiorellino che ci ha guidate in questi anni difficili.

Tua sempre con affetto e devozione

Clarice Orsini


Nel leggere queste parole Caterina non riuscì a trattenere le lacrime. Osservò il piccolo libro di preghiere che le era stato donato dalla cugina e vi trovò dentro, impacchettati in un panno, dei fogli. Si mise tutto nelle tasche lacere del vestito, ormai ridotto a brandelli e si alzò per tornare a Firenze. Non avrebbe voluto fare ritorno in città, perché sapeva che suo padre la stava ancora cercando, però si sentiva in dovere di consegnare i documenti a Lorenzo, proprio come le aveva chiesto Clarice.

Era l’alba e la città si stava risvegliando pian piano. I lavoratori costretti ad alzarsi presto affollavano già le strade mente quelli che avevano lavorato di notte stavano tornando stancamente a casa. Passare inosservata fu molto più difficile questa volta, soprattutto visto il suo abbigliamento, ma l’esperienza la aiutò nel suo intento. Prima di recarsi da Lorenzo passò per la sua vecchia stanzetta nell’ala della servitù per rimettersi i vestiti più comodi. Temeva di incontrare il padre ma per fortuna venne a sapere da un servo che non alloggiava lì.

Lorenzo era ancora nelle sue stanze quando Caterina lo trovò, cogliendolo di sorpresa. «Potrei scommettere di avervi visto alla festa ieri sera.» le disse l'uomo, quando la riconobbe. Caterina chinò il capo. «È stato vostro figlio Giovanni ad invitarmi.» rispose a mo’ di scusa.

«Già. Un ragazzo veramente brillante. Ma ditemi, qual è il motivo della vostra visita?» domandò dopo un attimo di pausa. Caterina tirò fuori dalla tasca i documenti e glie li porse. Lorenzo li afferrò chiedendo cosa fossero. Rimasero in silenzio alcuni minuti, durante i quali Lorenzo osservò uno per uno i fogli che aveva in mano.

«Dove li avete presi?» domandò con aria stupita, senza staccare gli occhi dai fogli: quei documenti potevano essergli molto utili. Caterina fece spallucce. «In giro.» rispose con noncuranza. Passò ancora qualche minuto senza che nessuno dei due dicesse qualcosa, Lorenzo ancora intento ad osservare i documenti, Caterina felice di non aver dovuto rivelare il luogo di ritrovamento. Il signore di Firenze sembrò un attimo dubbioso, poi fu colpito da un’idea fulminea. «E la vostra ricerca? Avete trovato il Libro delle Ore?» domandò perplesso. Rimase deluso quando scoprì che non vi era riuscita: era molto incuriosito da quella bizzarra storia.

Caterina stava per andarsene quando Lorenzo la richiamò. «Mi sono permesso di aiutarvi.» disse dopo aver riposto i documenti in un posto sicuro.

«E in che modo?» domandò curiosa la giovane. Lorenzo la fissò un attimo degli occhi poi disse in un sussurro: «Giovanni Ambrogio de Predis.»

Il cuore di Caterina saltò un paio di battiti per lo spavento. Non riusciva a dire nulla, solo a scuotere la testa. Lorenzo sorrise in modo rassicurante e disse: «Non vi preoccupate, vostro padre non ne è a conoscenza.»

«E voi invece come lo sapete?» chiese la giovane quando riacquistò la voce.

«Ho anch’io i miei informatori.» rispose Lorenzo con un sorriso ambiguo. «Tornando all’aiuto che volevo darvi. Ho rintracciato il vostro messaggero, che non vi ha contattata perché ha avuto dei problemi durante il viaggio: una banda di briganti l’ha assalito.» Il volto di Caterina si illuminò: allora c’era ancora speranza! «Vi prego, ditemi se aveva delle notizie per me!»

«Ho impiegato molto tempo a conquistare la sua fiducia, ma alla fine mi ha lasciato un messaggio da riferirvi: “La preda aspetta il cacciatore ad Arezzo.”»

Arezzo! Ambrogio la stava aspettando ad Arezzo. Caterina ringraziò infinite volte Lorenzo per il suo aiuto e stava per lasciare la stanza quando fu richiamata. «Aspettate un attimo. Lo so che non sono cose che mi riguardano, ma avete un piano per il vostro futuro?» domandò il signore di Firenze, con leggera apprensione nella voce. Caterina sorrise. «Per un po’ staremo a Milano, dove Ambrogio lavora per conto degli Sforza. Poi seguiremo la strada che Dio ha tracciato per noi.»


Caterina stava per lasciare il palazzo quando una figurina minuta le tagliò la strada. «Volevate abbandonare Firenze senza salutarmi?» domandò Giovanni sorridendo. Caterina si avvicinò e lo strinse forte a sé in un abbraccio. «Lungi da me questa oscura intenzione.» rispose cercando di tenere a freno le lacrime. Giovanni mise una mano nella tasca dell’abito ecclesiastico e tirò fuori una bella croce vescovile ornata di pietre preziose. «Vorrei farvi questo piccolo dono, perché non vi dimentichiate di me.» disse porgendogliela con le sue mani troppo infantili per poterne sopportare il peso. Caterina la prese e se la mise al collo. «Non ho nulla per ricambiare questo bellissimo dono.» disse in un sussurro.

«Oh, io non ho bisogno di collegare il vostro ricordo ad un oggetto perché state certa che non vi dimenticherò.» rispose Giovanni con un largo sorriso. Caterina levò dalla tasca il Libro delle Ore e lo consegnò al cugino. «Questo è mio, ma vi prego, custoditelo voi come pegno. Tornerò a prenderlo, ve lo prometto!» E dopo avergli dato un tenero bacio sulla fronte si allontanò da lui, lasciandosi alle spalle il palazzo di Lorenzo de’ Medici, signore di Firenze.


Stagliata contro il sole morente stava una figura incappucciata. Oltre si vedevano le mura di Arezzo innalzarsi verso il vespro. Caterina aveva cavalcato di buona lena per tutta la giornata, con il ricordo di un giovane nel cuore e il pesante fardello di un piccolo vescovo al collo. Quando riconobbe la figura incappucciata scese da cavallo e le corse incontro. Le mani di Caterina accarezzarono le sue guance dove iniziava a crescere la barba sfatta per il lungo viaggio.

Le loro labbra si sfiorarono.

Solo un sussurro.

«Ambrogio.»

E poi via, verso un nuovo orizzonte.




Siamo giunti alla fine anche di questo breve racconto. Spero che vi sia piaciuto e che vi abbia saputo regalare qualche emozione. Rileggendolo, io non ne sono molto soddisfatta, ma va da sé, visto che l'ho scritto ormai quasi cinque anni fa. Tuttavia ho deciso di pubblicarlo perché vi sono particolarmente affezionata, essendo il primo racconto “importante” che ho scritto. Mi rendo conto che il legame affettivo non è sufficiente a farne un buono scritto, ma mi auguro che abbia potuto lasciare qualcosa anche a chi l'ha letto. Grazie a tutti quelli che mi hanno seguita fin qui, leggendo, commentando o recensendo la storia.

ps. il personaggio di Giovanni Ambrogio de Predis è esistito realmente: pittore e miniaturista milanese, tra le sue opere più importanti si ricorda il ritratto del duca Francesco Sforza e la doratura della cornice della Vergine delle Rocce di Leonardo da Vinci.

Alla prossima occasione,

Beatrix


   
 
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