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Autore: Kuruccha    22/03/2011    5 recensioni
Il destino dipende dalle decisioni prese.
[What if?][Long-fic]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Katara/Aang
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 11 - Piccole certezze


Jin guardò fuori dalla finestra. Poteva udire distintamente, nella quiete di quella grande stanza - il cui silenzio era interrotto solo dal russare sommesso di suo padre e dal respirare leggero di sua madre - le gocce che, lievi, cadevano addosso ai vetri socchiusi, raccogliendosi senza alcun suono in rivoli sporchi. Si alzò dal sottile materasso su cui era seduta e fece alcuni passi in direzione dello spiffero fresco, notando che l'acqua grigiastra, carica di cenere e polvere, aveva già formato una piccola pozza sul pavimento. D'istinto, si chinò sulle ginocchia con tutta l'intenzione di asciugare quella pozzanghera con la manica del vestito da camera che indossava - già sono stati così gentili ad ospitarci, e il minimo che possiamo fare è tenere in ordine, pensò tra sè - ricordando solo un attimo dopo averlo fatto che nemmeno quel vestito era suo. Guardò sconsolata la macchia che si espandeva, all'altezza del suo polso, sulla stoffa verdognola della migliore qualità che fosse possibile comprare a Ba Sing Se, che profumava incredibilmente di Li. Il grigio cupo aveva già raggiunto il ricamo, che nel buio non troppo intenso della città appariva di un viola spento. Provò a strofinarlo con le dita, ottenendo come solo risultato il propagarsi di un dolore sordo proveniente dalla bruciatura sull'avambraccio. Rimboccò la manica, e notò come anche la benda si fosse macchiata seguendo la stessa sagoma dello strato superiore.
Il vestito, prima di tutto, pensò, e si sollevò dalla posizione accovacciata in cui ancora si trovava.
Fuori dalla finestra, una pioggia fitta sembrava inzuppare fino al midollo qualunque cosa in cui si imbattesse. Nonostante l'ora tarda, un uomo stava ancora correndo, affrettandosi, senza nemmeno un ombrello; tentava di ripararsi con un pezzo di stoffa, ma il risultato finale non era certo dei migliori. Lo vide sparire in un vicolo, e tutto fu di nuovo deserto.
Si riscosse sentendo l'umidità della manica sulla mano. Si voltò piano, attenta a non calpestare il braccio del padre, scivolato fuori dal materasso poggiato a terra. La sua solita abitudine di occupare tutto lo spazio disponibile, pensò, e poi sorrise, nel vedere che almeno lui era sempre lo stesso. Sua madre era stesa sull'unico letto vero e proprio disponibile nella stanza di Li, e le dava le spalle, ma poteva avvertirne l'impercettibile movimento della cassa toracica ogni volta che respirava.
Infilò il piede nudo nello spiraglio di pavimento ancora sgombero, e socchiuse silenziosamente la porta scorrevole di quel tanto che bastasse per uscire. Piano, attenta a non schiacciarsi le dita, la chiuse dietro di sè e venne colpita da una ventata d'aria umida e pesante. Anche la finestra della cucina era spalancata, e le tende ondeggiavano nella corrente. Si sporse oltre il lavello e socchiuse anche quella.
L'aria tornò immobile.
Subito allo scroscio della pioggia si unì quello dell'acqua corrente, mentre Jin tentava invano di togliere la macchia. Ogni sfregamento era una fitta di dolore alla bruciatura e, vista la mancanza di risultati, presto decise di smettere anche di provare. Svuotò il catino che aveva utilizzato e strizzò come meglio poteva la manica zuppa, preparandosi mentalmente un discorso di scuse per l'indomani.
Si voltò per tornare nella stanza dove dormiva con la propria famiglia, ma avvertì la presenza di qualcuno sulla soglia che conduceva al salone, e trasalì.
 - Scusa, non volevo spaventarti - disse Zuko, gesticolando. - Avevo sentito dei rumori, e così sono venuto a controllare, tutto qua.
Jin lo guardò senza rispondergli.
 - Come stai? - chiese lui, ancora immobile sui propri piedi.
 - Meglio. E tu?
 - Anch'io sto meglio. Come mai sei in piedi?
Jin si morse un labbro, sollevando piano il braccio destro. Osservò ancora una volta la chiazza scura sulla stoffa verdognola.
 - Ho macchiato il tuo vestito - spiegò, senza alzare lo sguardo. - Ho provato a lavarlo, ma non viene via - continuò. - Mi dispiace tantissimo.
 - Figurati, per così poco. Ci sono cose ben peggiori - rispose lui, tentando di tranquillizzarla. - E poi sono sicuro che lo zio è in grado di farla venire via senza problemi, lui è una provetta massaia - spiegò, avvicinandosi con un sorriso colpevole in volto. Afferrò il lembo di stoffa tra l'indice e il pollice, e provò a strofinare a propria volta.
 - Non sembra troppo grave, vedrai che tornerà come nuovo - disse, un sorriso rassicurante in volto, incrociando gli occhi di Jin che finalmente lo stavano guardando. - Piuttosto, questa roba è fradicia, e anche la benda. Aspetta, ti dò qualcosa di pulito.
 - Non serve, davvero - gli rispose, scuotendo la testa. - Fa caldo. Si asciugherà subito, e non voglio sporcare altro.
Le sorrise ancora.
 - Non preoccuparti di questo. A ogni modo, lascia almeno che ti cambi la medicazione - continuò, imperterrito.
Jin rimuginò. Sapeva bene di non poter sottovalutare la ferita. Prima era stata sua madre a bendarla, e avrebbe potuto benissimo chiederle di farlo ancora; ma sapeva bene quanto tutti avessero bisogno di riposare, dopo una giornata come quella, e non avrebbe mai voluto svegliarla per chiederle un favore del genere - proprio perchè sapeva che lei l'avrebbe guardata con quegli occhi carichi di amore materno e le avrebbe detto "Ma certo, tesoro"; - accettare la proposta di Li sarebbe certo stata la scelta migliore, ma aveva davvero paura di quel faccia a faccia che fino ad allora aveva sempre desiderato tanto. Qualche ora prima, indossando quel vestito così intriso del suo profumo, non aveva potuto non notare l'assenza di quel batticuore che sempre l'aveva accompagnata quando si trattava di lui. Quello stesso batticuore che si era però fatto sentire un attimo prima, quando lui le si era avvicinato.
 - Ho una certa esperienza, credimi - disse ancora Zuko, cercando di convincerla.
Lo guardò negli occhi. Era stanca, stanchissima, ma ancora quella prospettiva le sembrava incredibilmente dolce.
E poi, è ora di capire, si disse, come a giustificarsi, seguendolo nel salotto.


 - Se ti faccio male, dimmelo - sussurrò Zuko, svolgendole il bendaggio sul braccio con una sola mano, mentre con l'altra le sosteneva il polso.
Erano seduti sul divano del salotto, uno di fronte all'altra, entrambi ad occhi bassi e concentrati sulla fasciatura. Jin decise di spostare altrove l'attenzione, convinta del fatto che se avesse guardato sarebbe stato ancora più doloroso.
Osservò il grande salone, tramutato nella stanza provvisoria di Li. Era arredato secondo il gusto dello zio, e in modo incredibilmente simile al Jasmine Dragon - le stesse tende, la stessa tappezzeria, perfino lo stesso profumo; - c'era un basso tavolinetto in centro alla stanza, vicino ad una coppia di poltrone, e sopra vi era posata una zuccheriera, completa di cucchiaino, insieme a quello che aveva tutta l'aria di essere un contenitore per i biscotti. I vestiti da giorno di Li erano appoggiati sullo schienale di una delle sedie, ordinatissimi.
 - Li ha piegati lo zio - spiegò lui, intuendo dove fosse diretto il suo sguardo. - Io non sono così ordinato, di solito. Ma abbiamo ospiti - continuò, - e perciò ci tiene a mantenere un certo decoro, ha detto.
Jin sorrise, al pensiero dello zio che rimproverava Li per aver lanciato i vestiti qua e là.
La benda era stata rimossa del tutto, ormai. Zuko la lasciò cadere sul tappeto, e con la destra afferrò il contenitore della pomata poggiato su uno dei cuscini, senza lasciare andare il suo polso. Le porse la scatoletta, e lei lo aiutò a svitarne il tappo.
Zuko osservò attentamente la bruciatura rossa che si estendeva lungo gran parte dell'avambraccio di Jin.
 - Speriamo non ti resti un segno troppo vistoso - commentò, avvicinando leggermente il viso.
Solo in quel momento si fece evidente ai suoi occhi la cicatrice che gli percorreva metà del volto, come se fino ad allora fosse stata parte del suo essere Li; come una di quelle cose a cui si finiva per abituarsi, e a cui non si faceva più davvero caso.
 - Cos'è successo al tuo viso? - chiese lei, prima ancora che il cervello potesse filtrare quella domanda. Avrebbe voluto chiederglielo innumerevoli volte, prima di allora; e innumerevoli volte si era trattenuta dal farlo.
Questo è il momento giusto, si disse poco dopo, appena prima che un macigno le scendesse sullo stomaco al pensiero di essere stata inopportuna.
Zuko alzò gli occhi e incontrò quelli della ragazza, che subito vi si fissarono.
 - E' stato mio padre - spiegò, ancor prima di rendersi conto di aver risposto.
 - Oh - fu l'unica cosa che Jin potè dire, non osando chiedere altro, al pensiero di quanto doloroso potesse essere stato, e non tanto per la cicatrice in sè, quanto per l'autore della stessa.
 - E' acqua passata - aggiunse lui.
Non è vero, pensò Jin, notando come la presa sul suo polso si fosse fatta più decisa. Lo sentì prendere fiato a pieni polmoni, per poi espirare piano. Avrebbe voluto accarezzargli la testa - e il pensierò stupì anche lei, e si trattenne dal farlo.
Li iniziò a passarle le dita cariche di unguento sulla bruciatura, il più lievemente possibile. Le piccole scosse elettriche dovute al dolore provocato da quei gesti le fece socchiudere gli occhi più e più volte.
 - Ti sto facendo male? - domandò lui, sollevando i polpastrelli dalla bruciatura.
 - Un po'. Solo un po'. Continua pure - lo rassicurò, mordendosi il labbro.
 - Sei stata molto coraggiosa, oggi - disse, ricordando bene come fosse meglio distrarsi dal dolore, in momenti come quelli. - Il tuo aiuto è stato davvero fondamentale, nella casa del venditore di frutta - continuò. - Senza di te non avremmo mai capito in che punto fosse rimasto schiacciato dalle macerie.
 - Oh. Grazie - gli rispose, stupendosi di quanto aveva appena detto. Era il primo complimento sincero che gli sentiva uscire di bocca. - Ma il grosso l'avete fatto tu e lo zio, quindi non ho grandi meriti.
 - Mi dispiace che tu ti sia fatta male. Una bruciatura così, poi... per voi ragazze certi segni sono ben più duri che per noi uomini - continuò ancora.
Jin si guardò il braccio coperto di quella strana pomata. Passerà, si disse.
Osservò la mano di Li, che ora si era diretta verso le bende poggiate sul cuscino. Sempre sostenendo il polso di Jin, ne bloccò un lembo con il pollice, e iniziò ad avvolgere il braccio coprendo la ferita.
 - Fermami se è troppo stretta - disse, e si concentrò nell'operazione.
Jin lo osservò mentre, con tutto il suo impegno, Li cercava di essere il più leggero possibile. I capelli di lui, lasciati sciolti, le coprivano la visuale dei suoi occhi.
 - Ah - si riscosse ad un tratto, - a proposito. Grazie di averci lasciato usare la tua stanza. Mi dispiace che la mia famiglia ti abbia spodestato dal tuo letto.
 - Figurati. Era il minimo che potessimo fare. Piuttosto, mi dispiace di avervi potuto concedere solo uno spazio così ristretto - farfugliò, - la camera dello zio era ancora più piccola. Non so cosa avesse in mente chi ha progettato questa casa, ma sono certo che avrebbe potuto distribuire meglio gli spazi, invece di fare questo salone enorme - motivò, posando gli occhi sul tavolo isolato, sul grande divano e sui mobili più disparati.
 - Ma qui è carino. E' una bella casa, c'è tanto spazio - spiegò, guardandosì attorno ancora una volta. - A casa mia, invece - disse, e subito si bloccò. Si fermò anche Zuko, e sollevò lo sguardo.
La guardò mentre tratteneva le lacrime e si asciugava gli occhi nell'incavo nel gomito sinistro; poi, imperterrita, continuò il discorso come se niente fosse.
 - Quando avremo una casa nuova, vorrei che la mia stanza fosse carina come la tua - disse ancora, tirando su rumorosamente con il naso, gli occhi ancora nascosti. - Dovrò chiedere allo zio di aiutarmi ad arredarla. Dici che lo farà?
Zuko sorrise.
 - Ne sarà felicissimo, ne sono certo - le rispose, stringendole le dita tra le sue.
Nel sentire quel calore, il cuore di Jin perse un battito. I suoi occhi riemersero finalmente dalla stoffa della manica.
 - Ecco, finito - disse lui, fissando la benda nel miglior modo possibile. Contemplò il lavoro ultimato, soddisfatto.
 - Oh - commentò lei, - E' molto meglio di prima. Sei stato molto bravo - si complimentò.
 - Ero abituato a farlo spesso - spiegò lui, - Una volta. Prima. - aggiunse.
 - E non c'entra nessun circo, vero? - domandò Jin, stringendosi nelle spalle, senza guardarlo direttamente.
 - No, nessun circo.
 - Non sei mai stato un bravo giocoliere - continuò, - perciò questo l'avevo già capito anche senza che me lo dicessi - ammise, con un'espressione vagamente ironica in volto.
Sorrisero entrambi al ricordo della sua scarsa abilità.
 - C'è altro che devi dirmi? - continuò lei.
 - Più di quanto immagini - le rispose, guardandola finalmente negli occhi.
Rimasero entrambi immobili per qualche secondo.
 - Prima o poi... mi racconterai tutto?
 - Ci proverò. Te lo prometto.
Jin sorrise, serena.
 - Tu e lo zio siete fuggiti dalla Nazione del Fuoco, quindi?
 - Sì.
 - E siete dominatori.
 - Sì.
 - E' per quello che lo zio fa un tè così buono? E' una qualche abilità segreta?
 - Non credo proprio - rispose Zuko, perplesso. - Credo sia semplicemente un fanatico. E' sempre stato così, da quando lo conosco.
 - Anche mamma e papà sono fuggiti da un qualche paesino del Regno della Terra, prima ancora che io nascessi - aggiunse lei, cambiando discorso improvvisamente - e non ne hanno mai parlato volentieri. L'ho saputo quasi per caso.
Zuko ammutolì.
 - Era solo per dirti che non sei l'unico ad avere dei segreti, qui. Quasi tutta la gente di Ba Sing Se ne ha - continuò. - Ricorda che non devi per forza dirmi tutto quello che ti chiedo - aggiunse, - ma solo quello che vuoi dirmi. Sarà già abbastanza - concluse.
Lo vide abbassare gli occhi, puntandoli sulle maioliche intrecciate nel tappeto.
Jin guardò ancora una volta la benda sul proprio braccio, e avvertì gli occhi stanchi e la testa che si faceva pesante.
 - Abbiamo bisogno di dormire - disse, alzandosi in piedi. - E' meglio che io torni in camera.
Il ragazzo alzò lo sguardo verso di lei.
 - Aspetta - sussurrò, - C'è una cosa che devo dirti.
Jin si bloccò, muta, in attesa. Zuko le strinse delicatamente le punte delle dita della mano destra.
 - Io - cominciò, - io... - e di nuovo distolse lo sguardo. Sentì il suo respiro accelerare, come se fosse agitato.
Dimmi, pensò Jin, senza emettere un suono.
 - Io non mi chiamo Li - disse tutt'a un tratto, frettoloso, rafforzando la presa sulle sue unghie.
Jin sorrise. Sciolse la stretta in cui era chiusa la sua mano. Si abbassò appena, per poi posargli il palmo caldo sulla sua guancia, i polpastrelli appena in contatto con quella bruciatura sempre rovente - che ancora scottava, come quel ricordo mai dimenticato.
 - Un giorno ti chiamerò con il tuo vero nome, allora. Aspetterò.
Sollevò di nuovo lo sguardo verso di lei, portandosi una mano al viso per sfiorare quella di Jin.
 - Un nome è solo un nome. L'importante è che tu sia sempre tu.
Sorrise - e questa volta fu Zuko a farlo, e non Li, e gli parve fosse passata un'eternità dall'ultima volta che era successo.
 - Sì - fu l'unica cosa che disse, ma niente avrebbe potuto esprimere quanto il suo cuore si fosse fatto più leggero.



*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*
22.03.2011
Ce l'ho fatta *_*!
Questo capitolo si è delineato nella mia testa mano a mano che scrivevo i precedenti dieci, anche se ha subito dei rimaneggiamenti in corso d'opera, e anche se ammetto di essermi bloccata più volte per capire dove effettivamente questi personaggi volessero arrivare. Spero risultino sufficientemente IC, perchè nella mia mente lo sono. ò_ò
E con questo, per la gioia di Talpy, diamo definitivamente l'addio al disturbo dissociativo della personalità di Zuko! Olè! XD
Ancora una volta, non avrei voluto trattare solo questa scena, ma si è fatta più lunga di quanto avessi pensato all'inizio. Però... è giusto così. In effetti, se avessi inserito degli episodi con un'altra ambientazione sarebbero stati fuori luogo, in fondo. Perciò, vada così. :)
E nel prossimo capitolo, il Polo. Assolutamente. :D Lascerò in pace Zuko per un po'. Forse. XD
Ciao a tutti, domattina parto per la Spagna, torno venerdì sera *w*
Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto *_*!
Buonanotte :D
Kuruccha
   
 
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