Lo Faccio Per Te (400 parole)
[Teddy Lupin, giugno 2016]
Tutti
sanno che è un ragazzo serio, uno senza grilli per la testa.
Per
questo ha già ricevuto decine di offerte di lavoro da ogni parte del mondo
magico.
Ma
lui, da bravo ragazzo con la testa sulle spalle, va avanti un passo alla volta.
E
ora si trova alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, davanti alla
commissione che esaminerà la sua preparazione in Difesa Contro Le Arti Oscure.
“Signor
Lupin, posso chiederle di eseguire un Incanto Patronus?” chiede il mago davanti
a lui, guardandolo negli occhi.
“Ma
è programma del terzo anno, ormai!” lo contraddice un collega.
“A
maggior ragione desidero vederne uno.”
Teddy
Lupin, diciotto anni, si alza dalla sedia e sfodera la bacchetta – dodici pollici,
molto flessibile, legno di ebano e corda del cuore di drago.
Chiude
gli occhi e passa in rassegna tutti i propri ricordi, alla ricerca del più
bello, del più fulgido.
Il
primo volo, il primo bacio, le vacanze alla Tana o a Villa Conchiglia, il primo
giorno di scuola, le cene in famiglia, l’acquisto della bacchetta.
Ma
la sua mente si concentra su due occhi.
Occhi
verdi che lo fissano con intensità, come se potessero leggergli dentro.
E
Teddy sa che possono farlo. Teddy sa che vedono il suo disagio di ragazzo
solo, di bambino orfano dalla nascita.
Diciotto
anni di disagio, ecco cosa leggono quegli occhi nella sua anima, mentre i
capelli si fanno rossicci per l’imbarazzo.
Occhi
verdi dietro lenti lucide, e l’ombra di un sorriso sicuro: ecco quello a cui
sta pensando.
È
il ricordo più bello, ed è il più recente.
Non
è nemmeno sicuro che possa dirsi un ricordo, perché quegli occhi lo stanno
fissando proprio adesso, proprio in questo istante.
Quegli
occhi gli hanno appena chiesto di dimostrare la sua preparazione.
Riapre
i propri, e li vede ancora fissi su di lui: lo sguardo di Harry James Potter,
suo padrino, la dice tutta.
Harry
crede in lui, Harry sa che riuscirà.
Lo faccio per te, Harry. Per te, e
per mamma e papà.
“Expecto
Patronum!” scandisce a voce alta, levando la bacchetta.
Fili
d’argento si levano dall’ebano e formano il suo scudo.
I
commissari sobbalzano e arretrano, nel vedere una sagoma di lupo mannaro
correre lungo la sala, a difesa dello studente.
Teddy
continua a guardare Harry, dimentico dei commissari e degli altri studenti.
Sono
soli in quella stanza. Soli, in compagnia dei ricordi.