Il Modo In Cui Sai Farmi Male
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PROLOGO
(POV BELLA)
Detesto tutto ciò che è freddo e bagnato.
Detesto queste foglie melmose che s'appiccicano alla punta delle Converse.
Detesto questa pioggia incessante, l'insistenza con cui continua a scorrere tra i miei capelli
appiccicandoli in riccioli fastidiosi e disordinati sulla fronte.
Mi disgusta la sinuosità con cui le gocce d'acqua si muovono lungo le insenature disegnate sui
tronchi degli alberi, la lentezza con cui scivolano lungo i vetri sporchi delle finestre.
La pioggia non fa per me.
Ma ciò che più mi tormenta è il silenzio.
Nel silenzio provocato dalla pioggia sento distintamente urlare il tormento del mio cuore.
Percepisco il suono dilatarsi nell'aria, vibrare come un elastico, espandendosi e ritirandosi
alternativamente; sento il dolore penetrare ogni singolo centimetro della pelle, dilaniarmi la carne e
ricominciare.
Quando piove non posso fingere che tutto vada bene.
Il sangue scorre nero e viscoso quando la pioggia batte alla finestra. Mi tappo le orecchie con le
mani per proteggermi ma quel picchiettio fastidioso penetra comunque nel cervello, strappandomi i
neuroni, le connessioni col resto del corpo.
Raramente riesco a difendermi.
Ed allora il cuore si scheggia definitivamente ed il sangue macchia ogni singolo frammento di me.
Dal collo in giù.
Dal polso in giù.
E detesto dopo dover ripulire tutto, tanto qualche traccia sopravvivrà comunque.
Un pezzetto di vetro ed un pezzetto di cuore. Così, lasciato a morire in un angolo buio.
Mi dispiace ma non posso farci nulla: è tutta colpa della pioggia. E del silenzio che provoca, il
silenzio che mi urla contro la verità. Quella che non vorrei ascoltare. Quella che mi ricorda
incessantemente che lui non c'è.
No, decisamente: la pioggia non fa per me.