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Autore: Mia Swatt    24/03/2011    11 recensioni
La bellezza non è nel viso. La bellezza è nella luce nel cuore.
Kahlil Gibran.
Tratto dalla Prefazione: "La sua famiglia era composta da cinque membri: oltre a lui; una madre gentile; un padre severo, ma giusto; una sorella e un fratello adorabili. Ognuno di loro aveva avuto la propria vita fuori da quelle mura. Tutto in torno al giovane ragazzo si muoveva, mutava. Tutto. Eccetto la sua cattiveria. Egli usava chiunque avesse a tiro, senza pensare di ferirne i sentimenti. Credeva che l’amore fosse una fantasia, il punto debole del genere umano, il quale era noto per il suo auto illusionismo." Se da piccole adoravate le favole e vedendo Beastly sugli scaffali delle libreria lo avete comprato senza pensarci, questa è la storia che fa per voi :)
[ La storia fa parte del ciclo "Once upon a time" ]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Once upon a time.'
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BUONA PRIMAVERA A TUTTI! (anche se un pò in ritardo, ma abbiate pazienza XD) eccomi qui a postare il Primo Capitolo di questa mini storia, che vedo è piaciuta parecchio!! :D allora, non mi perdo in troppi convenevoli, voglio solo ricordarvi altre mie storie e poi vi lascio al capitolo per poi ritrovarci subito dopo, a fondo pagina, con le risposte alle recensioni e un piccolo promemoria per chi ha Facebook!
Allora, per chi non lo sapesse ho già pubblicato 3 cose:
- In Bilico : sempre una ff basata su Twilight, che avrà il Sequel. Questa storia è a Rating ARANCIONE ed è COMPLETA!
- In Trappola : altra ff su Twilight, sono tutti umani. La storia è a Rating ROSSO e ci sono sono quattro capitoli, più la Prefazione, perciò è IN CORSO!



Primo Capitolo

In un paesino poco conosciuto dello Stato di Washington, Forks, viveva una giovane ragazza. La fanciulla era povera, riusciva a stento a guadagnare i soldi per un po’ di pane. Era sola al mondo. La sua famiglia perse la vita in un tragico incidente automobilistico quando lei aveva solo cinque anni.
Isabella, così si chiamava. Anche se per tutto il paesino, per tutti gli amici lei era semplicemente Bella. Ma come si usava dire, il nome era anche una garanzia, in quanto la giovane fanciulla era davvero bellissima. I suoi lunghi capelli castani, sembravano morbide onde marine, che le ricadevano fino a metà schiena. Gli occhi, color del cioccolato più scuro, trasmettevano vitalità, sincerità e dolcezza. La sua carnagione, piuttosto chiara, le dava lucentezza.
Era cresciuta in orfanotrofio, Bella, ma ora che aveva compiuto 18 anni era stata costretta ad andarsene. Viveva da sola. In una piccola casa che stava cadendo a pezzi. Non poteva permettersi altro.
<< Ehi Bella! >> la chiamò un ragazzo piuttosto robusto. Capelli corti scuri e occhi quasi neri. Molto abbronzato.
<< Ciao Jake >> rispose timidamente la fanciulla
<< Cosa ci fai da queste parti? >> domandò il ragazzo.
<< Sono venuta a fare un po’ di spesa… >>
<< Vedo >> rispose Jacob << sembrano piuttosto pesanti queste borse, vuoi una mano per portarle? >>
<< Non vorrei rubarti del tempo. Ce la faccio >> sorrise timidamente, Bella.
<< Ma quale tempo rubato? >> disse, scoppiando a ridere, il ragazzo << dai, dammi quei sacchetti! >> la dolce fanciulla glieli porse e tra qualche chiacchiera di paese e qualche divertente battuta, giunsero a casa.

Bella si guardava in torno, rendendosi conto di quanto malandata fosse quella cosa, che per lei aveva il nome di casa. Le pareti erano ingiallite, solcate con ampie crepe, il soffitto gocciolante, spesso e volentieri. La cucina era l’unica stanza che valeva quel nome e di questo ne era contenta. Bella adorava cucinare. Faceva di tutto: torte, biscotti, grandi pranzi e grandi cene. Eppure era sempre sola. Si intristì. Guardandosi nuovamente in giro, si rese conto di quanto quella verità le facesse male: lei era sola. Non aveva mai trovato un uomo da amare, né tanto meno qualcuno che l’amasse sul serio. Non si era mai donata a qualcuno, né tanto meno aveva mai provato a sfiorare un uomo.
Non aveva mai baciato nessuno.
Si sfiorò le labbra con le dita. Quanti libri aveva letto? Quanti film aveva visto? Adorava quelli d’amore. Poco le importava se alla fine i due protagonisti morivano o vivevano felici e contenti. Lei voleva vivere l’amore di quei personaggi. Quell’amore così vero che ti entra dentro e non ti fa capire più nulla. Ti fa dimenticare, perfino, chi sei. Ma quelle erano solo favole, pensò tra sé e sé. La realtà era diversa.
Se stesse vivendo in un libro, non sarebbe un’orfanella con pochi soldi in tasca. Sarebbe Isabella Swan, figlia del Capo della Polizia e moglie. Si, perché nella sua fantasia, nel suo mondo, i suoi genitori sarebbero ancora vivi e innamorati. Saprebbe cosa vuol dire amare ed essere amata. Conoscerebbe tutti i piaceri e le sofferenze, fondate, che questo sentimento provoca. Ma quello era solo un sogno…
Decise di aprire gli occhi, Bella, mettendosi a ripulire la sua casa e poi preparare qualcosa per cena.

I giorni passavano, ma le cose per la giovane fanciulla non miglioravano, anzi. Peggioravano sempre di più.
Alcune ragazze di Forks, che Bella conosceva in quanto frequentavano il Liceo insieme, le chiesero di andare fuori a mangiare un boccone. All’iniziò tentennò, non sapendo se fosse riuscita ad arrivare a fine mese così. Ma decise di fare una pazzia e di accettare. Dopotutto anche lei meritava un po’ di svago, no?
Si trovava alla Bella Italia, poco fuori Forks. Precisamente a Port Angeles. Passò una bella serata: divertente, tranquilla. Non si aspettava però di restare a piedi.
Jessica, così si chiama una delle ragazze, abitava nel quartiere più ricco della città. Totalmente dalla parte opposta rispetto a quello in cui risiedeva la casa di Bella. Non volendo fare tutto il giro, Jessica, così la lasciò a metà strada. Si sentiva presa in giro, Bella.
Cammina svelta nell’oscurità di quella notte. Spaventata dal fatto che qualcuno, o qualcosa, potesse uscire fuori dal buio. Si sentiva osservata.
Quando vide un’ombra muoversi nei cespugli iniziò a correre. Fece pochi passi però. Inciampò nei suoi stessi piedi e si sentì afferrare la caviglia da una mano. Essa era ruvida, grande. Sudata. Cadde a terra e si trovò sovrastata da un uomo.
<< Isabella, ciao >> sputò l’uomo. Il suo odore sapeva di alcool, era ubriaco.
<< Billy. Cosa vuole? Si sposti! >> tutti in città sapevano quanto pazzo fosse quell’uomo. Non aveva una bella reputazione. Ma si sa, a volte le voci sono solo voci. Altre volte, invece…
<< Ma come siamo carine, Isabella. Tornavi a casa? E come mai tutta sola? >>
<< Mi lasci andare subito! >> urlò la ragazza, completamente impaurita. Terrorizzata.
<< Perché fai così? >> chiese lui, alzandole la gonna e cominciando a risalire su lungo la coscia, coperta solo da un leggero paio di calze.
<< Mi lasci! Non mi tocchi! Aiuto! Aiuto! >>
<< Sta zitta! >> gridò l’uomo schiaffeggiandola. Le tappò la bocca e la trascinò via dalla strada. Lontano, nel bosco.
<< Mi lasci! Cosa vuole farmi? >> urlò, piangendo, Bella
<< Non è chiaro? >> la schernì lui. Di tutta risposta, la giovane, gli sputò in pieno viso e cominciò a correre, senza meta.
<< Maledetta sgualdrina, vieni qui! >> la riprese e cercò di abusare di lei, mentre la ragazza si dimenava, piangendo. Urlava, mordeva, graffiava. Combatteva fino allo sfinimento delle sue forze per opporsi a quella tortura. Perché era romantica Bella, e non era contemplato nei suoi sogni perdere la purezza in quel modo.
<< Cosa diavolo è stato? >> disse l’uomo distraendosi un attimo, ma quel poco che bastava a finché Bella riuscisse a scappare. Si bloccò, però, quando sentì un ringhio gutturale provenire poco lontano da dove si trovavano. Che fosse un orso? Oppure un lupo? Le domande le morirono in gola quando vide spuntare due enormi occhi verdi. Se pur quell’essere non aveva nulla di umano, i suoi occhi non avevano nulla di animalesco. Sembravano tristi, inespressivi. E al momento furenti.

La Bestia ringhiò, scaraventandosi su l’uomo che avevo tentando di rubare la fanciullezza ad una ragazza che non lo meritava.
<< No, fermati! >> urlò lei << non ucciderlo! La Polizia si occuperà di lui, non fargli nel male >>
<< Non fargli del male? >> ringhiò la creatura che le si parò davanti. Le zanne erano lunghe e affilate, così come gli artigli. Era un misto tra un Lupo Mannaro e un Leone enorme << come puoi dire una cosa del genere? Quello non è un uomo! Violentare una ragazzina lo rende un rifiuto! >>
<< Ma se lo ucciderai non sarai migliore di lui! >> rispose lei << ti prego >>.

La Bestia ci rifletté un secondo. Non riusciva a capire cosa avesse di strano, di bizzarro quella fanciulla. Aveva appena schivato uno stupro, ma non voleva che uccidesse il suo assalitore, quando, era ovvio, che la comunità non avrebbe pianto una persona del genere. E come se non bastasse se ne stava tranquilla a parlare con un mostro. Un vero mostro. Una Bestia. Eppure non vi era paura nei suoi occhi color del cioccolato fuso.
<< Intanto è scappato >> disse la Bestia, sbuffando. A Bella scappò da ridere.
<< Perché ridi? >> chiese
<< Sai che quando sbuffi le tue narici fanno uno strano giochetto? >>

La Bestia sgranò gli occhi, meravigliato che la ragazza stesse ridendo di gusto delle… delle sue narici!
<< Tu sei tutta matta >> disse, cominciando a camminare nel bosco.
<< Perché? >> chiese lei, seguendolo
<< Perché? Hanno quasi tentato di violentarti e hai lasciato fuggire quel tipo… >>
<< Domani vado a denunciarlo >> rispose subito
<< D’accordo. Ma vogliamo parlare del fatto che stai seguendo un mostro? >>
<< Tu non sei un mostro >> rispose lei. C’era sincerità nelle sue parole, ma soprattutto nei suoi occhi. Lo sapeva lei e lo percepiva lui.
<< Ah non sono un mostro? E queste? >> sorrise, mostrando le zanne << e questi? >> sventolò gli artigli davanti al volto della giovane << per non parlare del… >>
<< Ehi! Frena! Ti assicuro che ho conosciuto parecchie persone che erano molto più umane di te, fisicamente, ma erano dei grandissimi… ehm hai capito. E loro non avevo né zanne, né artigli, né criniera, né… >> Bella inclinò la testa, fissandogli il posteriore << ma è una coda quella? >> e tentò di toccarla.
<< Ehi! >> disse la Bestia << lascia stare la mia coda! >> e fece scoppiare Bella in un’altra sonora risata.

Erano passate molte settimane da quando Bella e la Bestia si erano incontrati. La ragazza, ormai troppo delusa dal mondo e dal genere umano, vedeva nella Bestia un amico sincero. Troppo particolare, troppo leggendario per illuderla o ferirla.
<< Ehi, ciao! >> disse, entrando nell’enorme casa che si trovava al limitare della boscaglia << ci sei? >>
<< Ciao Bella >> le rispose la Bestia << ancora qui? >> chiese
<< Certo! Oh ma forse ti dispiace… >> disse triste << sono troppo invadente, scusami. Non tornerò più >> fece per andare, ma la bloccò.
<< No, no. Figurati! Mi piace la tua compagnia >> disse la Bestia, riponendo il libro sul tavolino davanti alla poltrona << solo che mi chiedo come mai passi tutto il tuo tempo qui. Non hai una famiglia? Degli amici? Un fidanzato? >> la ragazza sorrise triste, sedendosi sul tappeto davanti al camino.
<< Veramente no >> rispose << sono sola al mondo >>
<< Anche io >> rispose la Bestia.

I loro occhi si incrociarono. Cioccolato e menta fresca. Entrambi i loro cuori ebbero un fremito, che nessuno riuscì a comprendere. Restarono tutta la notte in quella stanza a parlare, raccontandosi le loro vite.

  
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