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Autore: Kate_88    25/03/2011    15 recensioni
Il grande errore di Mamoru era stato quello di sottovalutare Usagi, ritrovandosi a pagare le conseguenze di tutti i suoi sbagli.
Poggiato alla ringhiera, da lontano osservava la sua ragazza parlare con un altro ma nei suoi pensieri c'era qualcosa, come un campanello che lo avvertiva che Usagi non era più la sua ragazza.
Aveva fatto uno sbaglio o forse uno più grande di tutti gli altri.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Makoto/Morea, Mamoru/Marzio, Nuovo personaggio, Usagi/Bunny
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Salve a tutti.
Ieri mi è venuta quest'idea e come sempre ho iniziato a scrivere. Inizialmente era nata come una sola one shot, solo che in un capitolo veniva tutto troppo lungo e così concluderò in due o massimo 3 capitoli.
Spero vi piaccia e che vi faccia ridere ed emozionare. Ci sono tanti sentimenti diversi e contrastanti.
Buona lettura!


Kate




Sotterfugi e gelosia.

 

 

 

 

Il grande errore di Mamoru era stato quello di sottovalutare Usagi, ritrovandosi a pagare le conseguenze di tutti i suoi sbagli.

Poggiato alla ringhiera, da lontano osservava la sua ragazza parlare con un altro ma nei suoi pensieri c'era qualcosa, come un campanello che lo avvertiva che Usagi non era più la sua ragazza.

Aveva fatto uno sbaglio o forse uno più grande di tutti gli altri.

L'aveva fatta soffrire facendola sentire inadeguata a lui, comprendendo solo nel tempo che il problema era sempre stato lui, non quella ragazza dagli odango sempre ben curati.

Lui si considerava ormai un uomo e non poteva stare con quella ragazzina che fin da piccoli si aggrappava a lui cercando aiuto.

Il passato insieme era il suo periodo fiorito, quei momenti in cui sorrideva con quella ragazzina, arrivando a desiderare d'averla sempre vicino.

Usagi era cresciuta e anche lui.

Avere tre anni di differenza inizialmente non lo riteneva un problema, credeva davvero che quel mondo per loro poteva continuare ad essere sempre col cielo azzurro e il sole splendente, come nei disegni dei bambini con poche nuvole e il sole disegnato all'angolo del foglio.

I cambiamenti forse non lo spaventavano e così non si accorse che in un momento s'era ritrovato coinvolto in un vortice di pazzia e sregolatezza e che tutto questo allontanava Usagi sempre di più.

 

Tutto per lui era iniziato un anno prima.

Dopo essere stato a studiare da Usagi era tornato a casa e solo nella sua stanza si ritrovò a pensare al suo rapporto con quella ragazza.

I suoi desideri non combaciavano più con quelli della sua Usa – chan e questo iniziava a pesare come se portasse continuamente un macigno sulle spalle.

Non ricordava il momento in cui erano passati da amici d'infanzia a fidanzati, d'altronde era stato tutto più che naturale ma dal loro primo bacio, il rapporto non era evoluto e per un diciottenne questo era realmente pesante.

Ad Usagi andava bene limitarsi a dei semplici baci, si sentiva ancora piccola e non pronta per tutte quelle esperienze nuove che l'avrebbero resa una donna o semplicemente l'avrebbero illusa di essere cresciuta, perchè non aveva mai avuto una buona opinione di quelle ragazze che donavano se stesse pur di non perdere qualcuno che poi dopo la prima volta le abbandonava.

Lei voleva il suo Mamoru ed era certa che lui avrebbe atteso fino al giorno in cui non fosse stata pronta.

A Mamoru invece un bacio non bastava più.

Era stufo di sentirsi addosso i suoi compagni di classe, stufo di essere considerato uno sciocco perchè stava con una ragazza delle scuole medie e se da una parte Usagi era considerata la ragazza più fortunata della sua classe, dall'altra Mamoru veniva appellato come il ragazzo ancora innocente.

Era l'ultimo anno di liceo e in un attimo perse tutto.

Iniziò a frequentare più spesso i suoi compagni di Liceo mettendo da parte quella ragazza che tutti i giorni lo aspettava per studiare, che dava fiducia a quel ragazzo anche se i litigi divenivano più intensi specie quando lui faceva pressione per far andare il loro rapporto oltre quel limite che lei aveva fissato.

Non si sentiva pronta e non poteva farsene una colpa.

Non le piaceva quando Mamoru usciva con quei ragazzi perchè sapeva che andavano per locali, che c'era sempre dell'alcool, belle donne ed iniziava ad essere troppo per il suo cuore.

Quel giorno Usagi era andata a casa di Mamoru.

Ormai erano un paio di mesi che tra loro andava male e che lui faceva di testa propria.

Ad insaputa di Usagi baciava altre donne, si sfogava riversando in altre quello che la sua ragazza non voleva, quella ragazza che amava, che desiderava e che in realtà sembrava non lo desiderasse.

Una sera poi provò di nuovo a convincere Usagi a lasciarsi andare, però più passava il tempo e più lei s'irrigidiva.

Erano sul divano, si baciavano e lui le carezzava la spalla tentando spesso d'abbassare la bretella dell'abito senza riuscirci poiché la ragazza rimetteva sempre tutto a posto.

« Dai Usa, lasciati un po' andare. Andrà tutto bene. »

« Mamo chan ti ho detto di non insistere. Per favore. »

Usagi ricordava ancora la reazione di Mamoru.

Si alzò in piedi, sbuffò e si passò sofferente la mano tra i capelli, prese il portafogli e con noncuranza le disse: « Esco. Tanto quando vuoi tornare a casa hai le chiavi, chiudi bene mi raccomando. Ciao. »

La lasciò lì con un senso di sporcizia addosso.

Era sdraiata sul divano, stregata dall'odore di quel ragazzo, tuttavia era come se ci fosse qualcosa di diverso, qualcosa che la convinse ad alzarsi di colpo spaventata.

Aveva il cuore che batteva forte poi trattenne il fiato, come se potesse essere scoperta quando suonò il telefono e s'attivò la segreteria telefonica.

« Ciao Mamo, non so se ti ricordi di me, sono Meiko. Il numero me lo ha dato Yuki, il tuo compagno di classe. Bè volevo dire che ieri a casa tua sono stata benissimo anche se il divano era scomodo. Spero di vederti presto. Un bacio. »

Una doccia fredda, un'esplosione interna e poi fu il vuoto.

Il cuore di Usagi batteva così forte dalla rabbia, dalla tristezza e tutti quei sentimenti infelici che le riempivano il corpo. Desiderò di morire.

Mamoru non l'aveva aspettata.

Aveva sempre creduto che l'avrebbe aspettata fino a quel giorno che doveva essere il più felice per entrambi, quell'unione di sentimenti e armonia, così se l'era immaginato. Doveva essere un momento perfetto e lui aveva rovinato tutto.

Era ormai notte.

Usagi era seduta a terra, vicino la finestra con lo sguardo vuoto la segreteria in mano con una lucetta lampeggiante.

Mamoru rientrò e trovò la sua ragazza ancora lì.

« Come mai ancora qui? »

Non rispose. Voleva vedere quanto tempo quell'uomo, sporco e reduce da quella sera irregolare c'avrebbe messo a scoprire che lei non stava bene e che era ormai un'ombra in quella casa.

« Ehi, non mi rispondi? »

Ancora nessuna risposta però si mosse.

Aveva in petto la rabbia che dominava, che la costringeva a muoversi verso la cucina.

Afferrò un coltello e sentì un senso di piacere quando Mamoru mostrò un'espressione incredula.

« Ma che devi fare? »

La segreteria era ormai a terra, il filo era finito ma Usagi continuò a camminare in quell'appartamento, fino ad arrivare al divano. Piantò il coltello tagliando la stoffa di quella parte d'arredamento, sfregiandolo ovunque, riducendolo ad un mobile da buttare.

« Ma ti sei ammattita? Che diavolo ti prende? »

Mamoru urlava ma Usagi non sentiva.

Sorrise come preda della pazzia e lanciò a terra il coltello, poi come un fantasma premette il bottone sulla segreteria e il messaggio di nuovo partì mentre lei apriva la porta di casa e spariva dietro questa.

Non era servito a nulla rincorrerla e da quel giorno era cominciato l'inferno di Mamoru Chiba.

 

A distanza di un anno non aveva mai smesso di sentirsi un verme, continuando a ripetersi che era tutta colpa sua e che non meritava neanche di vivere più in quella città che lei stessa abitava.

Usagi invece era cambiata o forse lo era solo davanti a quello che ormai era il suo ex fidanzato.

Aveva iniziato il liceo ed era cresciuta.

In quell'anno s'era fatta più donna e questa cosa non la notava solo Mamoru che la incontrava ogni tanto mentre tornava a casa dall'Università.

I capelli erano cresciuti e la sua solita pettinatura con gli odango sembrava più dolce, morbida con i codini un po' più mossi, aveva sviluppato un corpo da donna e la gonna corta della divisa scolastica lasciava la sue gambe alla vista di tutti.

Si sentiva geloso.

Sorrideva a tutti, era diventata brava nello studio, aiutava i suoi compagni se necessario e non tornava mai a casa da sola.

Quel giorno l'osservava poggiato a quella ringhiera.

Lei che parlava con un ragazzo sotto quel ciliegio in fioritura, gli sorrideva e quello che probabilmente era un suo compagno di classe, rispondeva a quei sorrisi.

Soffriva. Se qualcuno in quel momento gli avesse chiesto come stava, avrebbe risposto che stava soffrendo.

Era deluso da se stesso poi notò qualcosa che gli fece gelare il sangue.

Lei si era accorta che li stava spiando. Era stato un attimo, aveva visto lo sguardo di una ragazza determinata e cattiva allo stesso momento, con lo sguardo amaro di qualcuno che gridava vendetta, poi l'osservò mentre prendeva la mano di quel ragazzo e lo tirava un po' verso il basso facilitando il contatto tra le loro labbra.

Mamoru avvertì qualcosa dentro che si rompeva: il suo cuore.

Solo in quel momento, quando davanti ai suoi occhi Usagi baciava un altro, si accorse di quanto quella ragazza era importante e di quanto l'avesse fatta soffrire, tuttavia quello che provava lui in quel momento probabilmente era nulla in confronto al dolore che aveva causato a quella ragazza.

L'amava eppure era stato così stupido da non tenersela stretta.

 

Usagi aveva salutato quel ragazzo scusandosi per quel gesto avventato.

Si ritrovò da sola in casa, nella sua camera ad osservare una vecchia foto di lei e Mamoru quando ancora credeva che potevano essere felici.

Si era illusa di troppe cose.

Aveva deciso di mantenere quella fotografia sulla scrivania, vicino ai libri e alla lampada da tavolo, senza un preciso motivo, forse più per nostalgia.

Ricordava bene quel giorno, il vuoto che in un momento si formò nel corpo, i tagli sul divano e quel messaggio che aveva riascoltato più volte e che nitido risuonava nella sua mente.

Non aveva un'idea precisa di cosa fare a distanza di un anno, forse però era sua intenzione far capire a Mamoru che un frutto per essere colto deve essere maturo e che bisogna essere pazienti se si vuole assaporare il vero succo dell'amore.

Chiusa nei suoi pensieri, asciugando le lacrime che uscivano quando il nome di quel ragazzo si faceva largo nella sua testa, afferrò il telefono componendo un numero.

« Ehi Mako - chan, sono Usa. »

« Usagi! Ciao! Ho sentito Hiroki, mi ha detto che l'hai baciato! Dunque il piano ha funzionato? È già da te? »

« Mh no. Ci ha visti ma dubito gli importi molto. Non credo che possa davvero ingelosirsi, ormai è un anno che ci siamo lasciati e sinceramente credo abbia già una ragazza. »

« Intendi quella Meiko? Ma secondo me è stato solo il momento. Vuoi vendicarti, giusto? »

« Non so. Non è proprio una vendetta. Voglio che capisca che ha perso qualcosa di unico. »

« Bè per farglielo capire basterà fargli vedere le lettere che ricevi ogni giorno. »

« Mh. Comunque, la prossima mossa? »

« Ah si! Allora, ho scoperto che lavora in un negozio d'abbigliamento femminile in una traversa della via centrale venendo da scuola nostra. »

« Ti sbagli. È ricco, ha l'eredità dei suoi. »

« Si ma i soldi prima o poi finiscono se non lavora. Comunque, ho scoperto i suoi orari. Dovremo andare lì a fare compere e verrà anche Hiroki. »

« Eh? Ma io mi vergogno! »

« Dammi retta. S'ingelosirà e anche molto! »

« Mi fido dai... andiamo domani? »

« Certo! A domani! »

Attaccò la cornetta e si ritrovò a sospirare. Cominciare un gioco che non si quando ha una fine, forse aveva esagerato.

Doveva mettersi il cuore in pace perchè Mamoru aveva un'altra o almeno era questo che ogni giorno si ripeteva.

 

Arrivò il giorno dopo con il sole alto in cielo e quei raggi che annunciavano l'arrivo della bella stagione.

Era un anno preciso.

Decise che era arrivato davvero il momento di reagire e prendere in mano quella situazione, mostrando a quel ragazzo universitare che la Usagi di un tempo non esisteva più: il bozzolo aveva rotto il suo involucro e spiegato le sue ali.

Indossò un abito leggero, con una scollatura evidente e una fascia sotto il seno, evidenziando ogni forma e coprendo le gambe fino alle ginocchia con quella stoffa leggera, rosa chiaro, che evidenziava la pelle chiara e sembrava dare il buongiorno a quella giornata assolata.

L'incontro con Makoto era stabilito per le undici al cafè centrale, da lì si sarebbero mossi in tre fino al negozio.

La recita era semplice: Hiroki e Usagi dovevano fingersi fidanzati e Makoto si spacciava per la cugina del ragazzo che li accompagnava.

I due presunti fidanzati entrarono mano nella mano in negozio, sotto uno sguardo sbalordito di Mamoru e sorridente di Makoto.

Erano lì per fare acquisti e gliel'avrebbero fatta pagare cara al buon vecchio Mamoru.

Makoro s'avvicinò al ragazzo mentre Usagi e Hiroki, vicino ad uno stand con vestiti da sera, si scambiavano effusioni e sorridevano.

« Li scusi, ultimamente sono incontenibili. Comunque, visto che la mia amica vuole fare una sorpresa al suo ragazzo, cerchi di capire, non è che ci farebbe vedere, oltre ad un bell'abito anche un intimo di pizzo? Mh per l'intimo scelgo io, sono stata delegata, l'abito invece se ce lo camuffa con altri e proverà tutto nel camerino. »

« Una sorpresa? Bè dipende che vuole fare... ci sono tante occasioni »

Si sentiva a disagio. Quella ragazza, con quelle parole, aveva messo a disagio proprio lui, Mamoru Chiba.

« Bè avanti, insomma... è la sua prima volta. Vuole qualcosa di speciale. Sa come funziona. Albergo, stanza ben arredata e poi... bah comunque, ci aiuta, vero? » sfacciata Makoto parlava a Mamoru mentre Usagi continuava la sua recita.

Il malumore di Mamoru intanto non sembrava destinato a svanire. Quella ragazza aveva parlato troppo e la sua ragazzina stava giocando con il fuoco. La voleva di nuovo indietro.

« Ecco dei vestiti che potrebbe provare. » borbottò verso Usagi porgendo gli abiti.

« Grazie mille » e sorrise con dolcezza disarmante e le guance un po' arrossate.

Sorrise poi ad Hiroki, la sua Usagi, mostrando un'espressione un po' maliziosa, finchè non seguì la ragazza in camerino.

« Li scusi. Sono proprio incontenibili. Mi domando perchè mi abbiano fatta venire con loro. Stanno continuamente a pomiciare, poi Hiroki sempre a metterle le mani addosso! » Makoto scuoteva il capo continuando la sua recita, agitando la coda alta dei capelli.

« Mani addosso? Bè comunque non possono fare i porci comodi loro qui in negozio »

Era alterato, decisamente alterato.

Dal camerino si sentivano risa, a volte sospiri, poi Usagi che mormorava: « Dai buono Hiroki che ci sentono. Fai il bravo vai fuori. »

Ancora altre risa e poi Hiroki uscì dal camerino spettinato e con la camicia fuori posto, rosso in viso.

« Scusate. »

Tratteneva a stento le risate mentre Mamoru sentiva la rabbia salire dentro.

Quella ragazza era un piccolo demonio che sapeva come agitarlo.

Usagi uscì dal camerino mostrando un abito dei tanti in prova, con una stampa floreale e privo di bretelle, reggendosi sul seno mentre con una mano si copriva imbarazzata un punto della spalla.

« Usa chan leva quella mano sennò non vediamo bene l'abito. »

« Ehm meglio di no Mako chan. »

« Dai amore, voglio vedere come ti sta. » mormorò Hiroki facendole l'occhiolino all'insaputa di Mamoru.

« È tutta colpa tua Hiroki, mi vergogno. Mi fai sempre quelle cose! » abbassò la mano e un segno rosso si notò sulla spalla: un succhiotto.

Mamoru era ormai una corda tesa. Roso dalla gelosia tornò al bancone mentre Usagi scambiava nuove finte effusioni con Hiroki.

« Dai che devo cambiarmi. »

« Mh non resisto »

« Devi pazientare caro mio, d'altronde chi ha pazienza prima o poi riceve la sua ricompensa. »

Quelle parole erano giunte fino a Mamoru che si sentì trafitto come da una freccia.

Terminati gli acquisti le ragazze e Hiroki salutarono mentre Mamoru con la mano sotto il bancone graffiava il legno.

Era nero.

In quel momento il suo colore era proprio il nero.

Osservava quel camerino, rabbioso e incredulo che quella era proprio la sua Usagi, la ragazzina piagnucolona di un anno prima.

Aveva paura di essere la causa di quel drastico cambiamento eppure, se in parte rivoleva la vecchia Usagi doveva ammettere che quella nuova ostentava una sensualità fuori dal comune.

Aveva un forte desiderio di tenerla solo per se.

Stava rimettendo a posto gli abiti quando notò a terra una borsetta a forma di coniglietto e non avendo dubbi su chi fosse la proprietaria, lasciò per un attimo il negozio in mano al secondo commesso e andò a cercare la ragazza.

Usagi era proprio lì vicino, accompagnata da Makoto e Hiroki e come da piano, si fece vedere da sola mentre imboccava una via piccola e stretta, un po' distante e ottima per appartarsi.

« Usako t'è caduta la borsa. »

La ragazza si voltò notando il ragazzo che tanto desiderava davanti a se e con il fiato corto.

S'avvicinò lentamente come una gatta, mostrando un sorriso dolce e malizioso.

« Non sono Usako, sono Usagi. Grazie per la borsa. »

Tendeva la mano per afferrare la borsa ma il ragazzo afferrò il polso e la fece sbattere contro il muro.

« Che stai combinando eh? Te la fai con quello ora? È solo un ragazzino. »

« Ha parlato l'adulto. »

Sosteneva lo sguardo del ragazzo con sufficienza, squadrandolo a volte dal basso verso l'alto.

« E vuoi farla tu l'adulta? Avanti, sei solo una ragazzina. »

« Già, una ragazzina che tuttavia a quanto pare non ti è indifferente. » stavolta era maliziosa e tentava con lentezza di divincolarsi da quella stretta.

Lui era al limite. Aveva quella ragazza indifesa davanti a lui e non esitò a posarle un bacio sul collo, con dolcezza, calore e amore, però lei doveva continuare quella recita e mordendosi le labbra per mantenere la concentrazione si rivolse fredda al ragazzo.

« Hai finito? »

« Non puoi sfuggirmi. »

« Dici? Sei tu che mi hai lasciata andare e ora Mamo – chan, guardami crescere senza di te » si sporse verso il ragazzo, con malizia sussurrò all'orecchio del ragazzo « Mi avevi e mi hai lasciata, ora vai da Meiko. Mi hai persa. Paga le conseguenze del tuo gesto. Io ho trovato l'uomo con cui fare l'amore e divertirmi a letto. Non sai quanto mi piace quando facciamo certe cose. Non appena avremo finito, sarò una donna completa e tu sarai del tutto sparito dalla mia vita. Ciao ciao Mamo chan. »

Si allontanò da lui e lentamente, con la borsa in mano, uscì da quel vicolo lasciando lì un Mamoru con lo sguardo pietrificato.

Chi era quella? Era davvero la sua Usagi?

Intanto lei era tornata tutta rossa dai suoi due amici.

« La prossima volta non resisto. Sono tutta rossa. Si è avvicinato e mi sentivo d'esplodere. »

« Dai che il piano sta funzionando. Il caro Chiba la pagherà cara » mormorò Makoto mentre indicava una gelateria.

« Un buon gelato è quello che ci vuole per spegnere i bollenti spiriti! »

Usagi e Hiroki con un'alzata di spalle acconsentirono al gelato ritrovandosi tutti e tre di fronte a tre rispettive coppe di gelato.

Tutto con quel cibo si freddava e la mente iniziava ad essere più razionale.

Mamoru avrebbe dovuto pagare e avrebbe dovuto capire che aveva perso la persona più bella di quel mondo, quella persona che aveva voluto attendere il momento giusto per donarsi completamente a lui.

   
 
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