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Autore: RedMarauder    25/03/2011    5 recensioni
"Fisso la foto abbandonata li sopra: è un po’ stropicciata, per via dei mille viaggi che ha fatto in giro per casa, ma è ancora bellissima. Non l’aveva più lasciata: se la portava ovunque, in cucina, in salotto, sul comodino mentre dormiva.
Spesso mi fermavo a spiarla: la guardava sempre, si perdeva a disegnare con le dita sull’immagine finti cerchi intorno ai visi. Come se volesse accarezzarli."
sono tornata alla carica con una storia mooolto sentimentale, un pò triste all'inizio, ma tanto tanto romantica!
pariting--> JISBON!
Buona lettura
Giada:)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 13- THE NEVER ENDING LOVELY FAMILY
 
Un anno dopo
 
 
Patrick
 
 
Mi sposto giusto in tempo, prima che un’ondata d’acqua gelida mi travolga. Sospiro e sorrido, mentre osservo Rigsby completamente fradicio per colpa di un gavettone di Alice.
Mia figlia scappa via ridendo, mentre Wayne si risveglia e le corre dietro con un bicchiere d’acqua.
Cho e Grace alzano gli occhi al cielo, mentre i due bambini corrono intorno al giardino lanciandosi l’acqua.
“Mi chiedo per quale motivo ho fatto un figlio così presto, visto che il primo non è ancora cresciuto!” esclama Grace, brontolando.
Ridiamo tutti, mentre il piccolo Jake scuote le mani ridendo, come se avesse capito la battuta della madre, anche se ovviamente non può. È ancora molto piccolo, ha solo poco più di un mese. È la copia di Rigsby, ma ha gli stessi occhi di Grace.
“Piccolo mio, vedrai che un giorno papà crescerà!” esclama, abbassandosi a baciare la fronte del piccolo che sta fra le sue braccia.
Ritorno ad osservare la carne sul fuoco, attento a non bruciarla. In occasione della prima domenica estiva di ferie, abbiamo organizzato una festicciola a casa nostra.
Tutta la famiglia riunita!
“Cho, puoi pensarci tu?” lo chiamo, indicando la carne.
Lui si alza, contento di poter sfuggire ai due pericoli pubblici che si stanno pericolosamente avvicinando al punto in cui è seduto, armati di malefici bicchieri d’acqua.
“Grazie” gli sorrido, dandogli una pacca sulla spalla.
Rientro in casa dalla veranda della cucina e salgo le scale correndo. Entro piano nella stanza, cercando di non fare rumore.
Lei alza lo sguardo, i suoi scintillanti occhi verdi mi guardano, mentre un sorriso bellissimo le illumina il viso.
“Ehi” sussurro e mi avvicino lentamente a lei.
È in piedi, davanti alla finestra, che osserva Alice e Rigsby nel giardino.
Sorride “10 dollari che vince Alice!” sussurra.
Sorrido anche io “Andata” rispondo.
Mi avvicino e la bacio dolcemente, accarezzandole una guancia. Veniamo richiamati da un piccolo e basso mugolio.
“Oh, qualcuno si sta svegliando!” esclamo sorridendo.
Sorridiamo entrambi alla fantastica creatura che Teresa tiene fra le sue braccia. Apre i suoi meravigliosi occhi verdi e ci sorride, riconoscendo i volti di mamma e papà.
“Buongiorno piccolo” gli sorride lei, prendendogli la manina. Lui stringe con tutta la sua forza le sue dita e allarga il suo sorriso. Le assomiglia tantissimo.
Teresa è rimasta incinta poco prima che ci sposassimo, anche se l’abbiamo scoperto al ritorno dalla Svizzera. E circa due mesi fa è nato Andy.
Questa volta ero con lei, durante la gravidanza, durante il parto, durante le notti che passiamo svegli per farlo addormentare. Questa volta ci sono e ne sono davvero felice.
Lo prendo dalle sue braccia, baciandogli la fronte.
“Forza campione, è ora di scendere a salutare gli amici!” esclamo, uscendo dalla stanza e tornando in giardino.
Nel frattempo, la gara di gavettoni si è conclusa..con la vittoria di Alice!
Arrivata ai cinque anni, Alice è cresciuta tantissimo. Mi assomiglia sempre di più: ficcanaso, rompiscatole, professionista nel fregare tutti quanti, scova ogni bugia e ogni segreto, tormenta tutti e vuole sempre avere ragione.
Ma essendo il suo carattere, per fortuna, molto simile a quello della madre, è anche responsabile, precisa in ogni cosa che fa, furba, ma rispettosa, e sicuramente molto più brava ed obbediente di quanto fossi io alla sua età, e forse molto più di qualunque altro bambino.
Il suo viso da bambina innocente inganna tutti, maestre ed insegnati comprese, perché nasconde la sua vera natura.
Rimangono tutti sbalorditi dalla sua intelligenza, tanto che spesso ci chiedono quale sia la sua vera età. Nessuno direbbe che ha solo cinque anni, potrebbe perfettamente spacciarsi per una di dieci.
Spesso ci fermiamo a guardarci, senza dire una parola. Io posso tranquillamente leggere la sua mente e ho il sospetto che anche lei sia in grado di farlo. E il bello è che migliorerà col tempo!
Ci corre incontro saltellando e saltando subito addosso alla madre.
“Mamma ho stracciato lo zio!” esclama ridendo.
“Non avevo dubbi!” esclama lei ridendo, mentre Rigsby la incenerisce con lo sguardo.
Alice scende dalle braccia della madre, mentre io mi siedo al tavolo. Si avvicina e mi strappa via Andy con molta delicatezza.
A differenza della maggior parte dei bambini, Alice non è assolutamente gelosa della presenza del nuovo fratellino, in quanto sostiene di averne sempre voluto uno e che vorrà crescerlo lei stessa e insegnargli tutto quello che sa.
Io e Teresa ci sorridiamo, mentre lei si siede accanto a me. Vedere nostra figlia, che coccola nostro figlio, ci rende orgogliosi, fieri e molto, ma molto, felici.
Ogni tanto, la sera, rimaniamo in piedi a guardare Alice che dorme sul nostro letto accanto a Andy. Guardiamo un film tutti insieme, nella nostra stanza, poi i bambini si addormentano e invece noi rimaniamo svegli a guardarli. Potremmo andare avanti per ore!
“D’accordo ragazzi!” esclama Cho “si mangia!”
Appoggia sul tavolo un enorme vassoio pieno di carne. Ci sistemiamo tutti sul tavolo, felici di poterci gustare una fantastico pranzetto.
Ovviamente, come ogni volta che siamo tutti insieme, si scatenano le solite scene: Rigsby e Cho che si litigano il pezzo più grosso, mentre io ne approfitto e glielo frego da sotto il naso, Grace e Teresa che ci fissano sospirando,  e Alice che, in totale silenzio e indifferenza, ruba le patate dal piatto di Rigsby, perché lui le mette sempre lontano dalla sua portata, sostenendo che le finirebbe tutte, se fossero davanti a lei. Rigsby ci ha messo due cene di fila per capire che le patate nel suo piatto diminuivano a causa di Alice, e non era lui che le mangiava senza accorgersene.
Gli unici ancora innocenti sono Andy e Jake, che, per il momento, non si lamentano di niente e non combinano disastri. Ridono spesso però, forse hanno già capito in che razza di famiglia sono nati.
Dopo aver spazzato via la cena, Alice diletta tutti con un gioco di prestigio, ovviamente elemosinato dal mio repertorio, e, dopo aver impressionato tutti, sfida Rigsby a un giochino semplice, che io stesso gli ho fatto qualche anno fa.
Inutile dire che ci è cascato, per la seconda volta di fila. Ogni tanto sveliamo a Teresa i nostri trucchi segreti e ora anche lei comincia a capire il gioco “alla Jane”, come lo chiama Alice.
Ovviamente questo non è positivo sul lavoro: è diventata talmente tanto brava a scovarmi, che ora riesce a fermarmi ogni volta che sto per combinarne una. Be..non proprio sempre, ma sa mettermi i bastoni fra le ruote.
Al di là di questo, rimaniamo comunque i migliori, tanto che abbiamo ricevuto un riconoscimento, dato a tutta la squadra, per aver chiuso un caso importantissimo che stava seriamente compromettendo la sicurezza della città.
La nostra vita è scandita da un ritmo costante e perfetto: lavoro, casa, famiglia, bambini, lavoro, casa, famiglia, ecc.
Dopo una giornata di lavoro, torniamo a casa e passiamo tutta la serata a giocare con loro. Il sabato sera abbiamo sempre qualcosa di nuovo da fare e ogni domenica libera si trasforma in una gita di famiglia.
Andy è ancora molto piccolo e ancora Teresa non è tornata al CBI. In sua assenza, io sono affidato a Cho, il che mi impedisce di fare l’idiota, perché a lui, a differenza di mia moglie, non posso corromperlo con una serata romantica.
Passiamo tutto il pomeriggio in giardino, con quella che ormai è diventata la nostra famiglia a tutti gli effetti.
Andy è in braccio a Cho, che si sta affezionando particolarmente agli ultimi arrivati in famiglia, mentre Alice gioca a palla con Rigsby.
Mi avvicino a Teresa e la abbraccio.
“Ti amo” sussurro al suo orecchio e le sorrido.
“Ti amo anche io” io risponde piano sorridendo.
Ci lasciamo andare in uno dei nostri baci sdolcinati, come ama definirli quella peste, dimenticandoci del nostro giardino pieno di amici. Entriamo nel nostro mondo privato, quello che racchiude tutto ciò che proviamo l’uno per l’altra.
Ma viene bruscamente interrotto da una pallonata che mi colpisce in testa, con una precisione perfetta.
Mi stacco da lei, incenerendo Rigsby: solo lui poteva riuscirci. Con le carte è un disastro, ma la sua mira spaventa tutti.
Afferro la palla e gliela ritiro, mentre Teresa se la ride.
“Non c’è niente da ridere!” la rimprovero.
“Se lo dici tu!” esclama sorridendo.
Torniamo verso i nostri amici e ci uniamo ai due bambini. Mi vendico subito della pallonata, beccando Rigsby in pieno stomaco. Veramente miravo alla testa, ma fa lo stesso..
 
A fine giornata, rimaniamo soli.
La casa piomba in un silenzio innaturale, dopo una giornata in cui era stata riempita dalle risate della nostra famiglia allargata.
Teresa ha portato Andy nella sua culla, dopo che si è addormentato fra le mie braccia. Alice, subito dopo cena, si è stesa sul divano a guardare uno dei suoi cartoni preferiti, addormentandosi dopo mezz’ora.
La prendo in braccio e la porto nella sua stanza. Mi siedo accanto a lei sul letto e la guardo dormire. Sul comodino accanto al letto, c’è una foto bellissima, scattata solo due settimane fa: noi quattro, al parco, che sorridiamo felici. Alice stringe in braccio il fratellino, mentre noi stringiamo lei.
Un’altra foto ritrae lei e il piccolo Andy, da soli, mentre nell’ultima ci siamo noi tre, in Svizzera.
Le do un bacio sulla fronte e scendo disotto. Sul mobile del salotto c’è un’altra infinità di foto, che immortalano i ricordi più belli di quegli anni.
Foto con tutta la famiglia, prima e dopo la nascita di Jake e Andy. Tantissime foto di Alice e Teresa, prima del mio ritorno. Tantissime foto di me e Teresa, dopo il mio ritorno, soprattutto del giorno del matrimonio.
Il mio sguardo si sofferma su una foto in particolare: scattata prima della mia “fuga”, è la foto che Alice ha conservato in mia assenza. Abbiamo deciso di incorniciarla, per  ricordarci che, a volte, le esperienze più dolorose sono solo un passaggio, una fase, che ci porta dritti verso la nostra vera vita.
Sorrido fra me, ripensando a quei mesi e anni, in cui non mi sembrava nemmeno di vivere. Ciò che abbiamo ottenuto è stato meglio di ogni speranza e desiderio.
Accanto a quella foto, un’altra cattura la mia attenzione. E mi sorprendo di non provare dolore, né rabbia, né altro che non sia serenità.
Teresa mi ha convinto a incorniciarla e a tenerla accanto alle altre.
È una foto di tantissimo tempo fa. Angela e Charlotte, mesi prima della loro morte, sorridono felici e salutano con la mano.
Abbiamo raccontato, senza particolari macabri, la storia della mia famiglia alla piccola Alice. E anche lei ha insistito per tenere la loro foto. Spesso si ferma a guardarla e mi chiede di loro.
E io mi sorprendo ancora di riuscire a raccontarle tutto, senza soffrire. Condividere il mio passato con Teresa e mia figlia mi fa stare bene. Ora posso ricordarle, nel modo giusto, nel modo che si meritano. Abbiamo anche deciso che, in ogni anniversario, le andremo a trovare. Le porto nel mio cuore, senza dolore e senza paura.
Non c’è più niente che mi spaventa. Il dolore degli ultimi anni della mia vita sembra solo un fastidioso e lontano ricordo, tanto insignificante da non sembrarmi nemmeno reale.
Il suono di un pianto mi strappa dalle mie riflessioni. Salgo di fretta le scale ed entro nella stanza di Andy, che sta piangendo, nello stesso momento in cui arriva Teresa.
Entriamo insieme e lei lo prende subito in braccio. Come per magia, Andy smette di piangere. Mi avvicino a loro e vedo Andy aprire gli occhi e guardare sua madre intensamente, per poi sorriderle.
Teresa ricambia il suo sorriso prendendo la sua manina. Lui la stringe e allarga il suo sorriso. È incredibile quanto si assomiglino. Stesso sorriso, stessi occhi e stessi lineamenti dolci.
Anche Alice somiglia molto a lei, ma in Andy c’è qualcosa di diverso. Entrambi sono la perfetta unione dei nostri due visi, ma Andy ha le sue stesse espressioni, il suo stesso modo di sorridere e di guardarti, mentre, in questo, Alice assomiglia più a me.
“Andy comincio ad essere geloso! Mi stai rubando la moglie da sotto il naso!” esclamo offeso, facendogli la linguaccia.
Per tutta risposta, lui si mette a ridere, come se si prendesse gioco di me. Si, anche in questo le somiglia decisamente!
Ridiamo entrambi nel sentire la sua voce dolce da neonato.
Appoggio il mento sulla spalla di Teresa e la avvolgo con le braccia, e insieme culliamo il piccolo. Rimaniamo in silenzio, finché non si addormenta.
“E se si dovesse svegliare di nuovo?” sussurra lei, guardando la culla poi il piccolo.
Sorrido, perché so perfettamente cosa intende. Mi sorride anche lei, capendo che io ho capito.
Le do un bacio sulla guancia e scivolo via dalla stanza in silenzio, mentre lei torna nella nostra con il piccolo in braccio.
Entro in silenzio nella stanza di Alice. Delicatamente la sfilo dalle coperte e la prendo in braccio.
Lei scuote leggermente le spalle e strizza gli occhi. Ha il sonno un po’ leggero.
“Dove andiamo?” brontola.
Sorrido mentre mi avvio lungo il corridoio “Nottata improvvisata con noi, continua a dormire” le sussurro.
Lei annuisce sorridendo e si accoccola contro il mio petto, richiudendo gli occhi.
Entro nella mia stanza, dove Teresa e Andy sono già stesi sul letto. Andy è di nuovo sveglio e sorride quando mi vede con la sorella.
Appoggio Alice accanto al fratellino e mi stendo accanto a lei.
Ogni volta che ne sentiamo il bisogno, passiamo la notte così, con i nostri figli. È bellissimo dormire con loro!
Alice riapre gli occhi, più addormentata che sveglia e sorride.
“Ciao Andy” sussurra.
Lui le sorride e con la manina cerca la sua. Rimaniamo incantanti a guardarli mentre Alice allunga la mano e prende quella del fratellino.
Il piccolo stringe le sue dita, mentre Alice scivola di nuovo nel sonno, sorridendo.
Dopo qualche minuto anche Andy chiude gli occhi e si addormenta.
Noi rimaniamo svegli e guardarli. Non ci stancheremo mai di ammirarli in quel modo.
Ci sorridiamo, prendendoci per mano e tornando a guardare le due pesti addormentate.
Dopo altri minuti passati a parlarci sussurrando e a guardare i bambini, chiudiamo gli occhi e ci addormentiamo, cullati dal loro lento e dolce respiro.
 
 
 
Alice
 
 
“Papà!” esclamo, scuotendo la sua spalla di nuovo.
Sbuffo esasperata. Ma perché non si sveglia mai!
“Papà!” esclamo più forte, dandogli una forte scrollata al braccio.
Lui scatta spaventato e strizza gli occhi confuso. Poi mi guarda perplesso.
“Alice che c’è?” chiede brontolando.
“Sono le 8! Pensi di svegliarti adesso?” chiedo sarcastica. Papà dice che, quando faccio la sarcastica, sono identica alla mamma. La mamma ribadisce sempre che meglio essere sarcastici come lei che rompiscatole come papà. Considerando che io sono entrambe le cose, li lascio battibeccare senza intromettermi! E poi sono io la bambina di 5 anni..
Papà mi guarda allibito “Come le 8?” scatta in piedi dal letto e guarda la sveglia.
Si volta a guardare me e nota che io sono già pronta e vestita. Andy e la mamma sono già usciti, perché stamattina Andy aveva una visita dal dottore.
“Non potevi svegliarmi prima!” esclama, prendendo al volo i suoi vestiti e fiondandosi in bagno.
Alzo gli occhi al cielo e torno disotto. Dopo dieci minuti papà scende, con la giacca ancora slacciata, il tesserino del CBI in bocca e il cellulare in mano.
Mi prende per mano e mi tira fuori di casa.
Non appena chiude la porta si blocca, sospirando esasperato.
“Le chiavi della macchina!” esclama.
Lo fisso ridendo e alzo la mano: dalle mie dita penzolano le chiavi della macchina di papà.
Lui mi fissa sorpreso, poi mi sorride radioso “Sei un prodigio!” esclama afferrandole.
“Lo so!” ribatto io ridendo e scappiamo correndo verso la macchina.
In men che non si dica arriviamo all’asilo, che sta per chiudere i cancelli. Per fortuna le maestre sanno che la maggior parte dei miei ritardi è causata da papà, quindi aspettano sempre di vedermi arrivare, prima di chiudere definitivamente l’entrata!
Di questa cosa la mamma non ne è a conoscenza, e così dovrà essere almeno fino al mio diploma di liceo!
Saluto papà con un bacio e corro dentro, dove le maestre mi aspettano sorridendo.
 
 
Teresa
 
 
 
“è una cosa chiamata sveglia!” esclamo mentre mescolo il sugo “dovresti usarla ogni tanto, può tornare utile!” ironizzo.
Per l’ennesima mattina, Patrick non si è svegliato e hanno fatto tardi. Difficile capire se siano più comprensive le maestre dell’asilo di Alice, o la Hightower.
Patrick sorride tranquillo “Odio il rumore che fa! E poi a me ci pensa Alice no?”
Si avvicina a me e, con il suo solito modo da bastardo e irritante seduttore, comincia a baciarmi e coccolarmi, sperando nel mio perdono. Sospiro, sapendo perfettamente che la spunterà lui, come sempre.
“Arriverà il giorno in cui smetterò di perdonarti!” borbotto, tornando a girare il sugo.
“Lo dici dal giorno in cui mi hai assunto e non è mai successo!” commenta lui sorridendo.
Sorrido “Approfittane fin che puoi!” lo minaccio.
Nel frattempo, in salotto, Alice sta facendo ridere Andy, comodamente seduto nel suo piccolo seggiolino, posato sul pavimento. Alice, seduta sul pavimento davanti a lui, gli fa le boccacce e qualche trucchetto di magia, tipo far scomparire le cose e farle riapparire da un’altra parte.
Andy, ovviamente, non capisce quello che la sorella sta facendo, ma, vedere strani oggetti colorati che scompaiono e riappaiono, lo fa ridere molto.
Appena la cena e pronta,  vado in salotto a chiamarli. Alice scatta in piedi mentre io prendo fra le braccia il piccolo Andy, ancora ignaro del significato di una vera e propria cena.
Come ogni sera, ognuno racconta la propria giornata. Io faccio le veci anche del piccolo Andy, la cui giornata è praticamente gestita da me.
Alice racconta dell’asilo, di tutto quello che hanno fatto e dell’imminente gita al parco naturale fuori città.
Patrick apre bocca e so cosa sta per dire, glielo leggo negli occhi: che una volta abbiamo seguito un caso di omicidio, avvenuto proprio in quel parco.
Lo colpisco con il gomito e lui capisce di dover tacere.
Poi è la volta di mio marito, e non mi sorprende per niente scoprire che la squadra è stata querelata dalla polizia di una piccola cittadina fuori da Sacramento, per colpa sua.
“Te lo giuro amore, era davvero necessario per prendere il colpevole!” esclama, difendendosi.
“Papà, dici così tutte le volte!” esclama Alice alzando gli occhi al cielo.
Io sospiro “Una querela!” esclamo “Ti rendi conto di quante grane hai procurato all’Hightower e a Cho?”
“Cho mi ha già perdonato, mentre Hightower mi ha divorato con lo sguardo, borbottando qualcosa del tipo “non vedo l’ora che torni Lisbon”. Me la sono cavata meglio del previsto!” spiega, sorridendo soddisfatto.
Alzo gli occhi al cielo, imitata da mia figlia.
“Non oso immaginare cosa mi succederà quando tornerò!” borbotto, facendo ridere Alice, e , casualmente, anche Andy.
Patrick sorride tranquillo, sapendo che, quando tornerò, dovrà stare più attento, ma che potrà farsi anche perdonare più in fretta.
Facile corrompere tua moglie, piuttosto che il tuo amico!
Dopo cena rimaniamo in salotto a guardare la tv. Il primo a cedere è Andy, che si addormenta subito.
Resto con Alice sul divano, mentre Patrick porta Andy di sopra.
Alice si accoccola fra le mie braccia. La stringo a me sorridendo. Da quando è nato Andy facciamo fatica a goderci momenti come questi, solo per noi.
Momenti in nome dei vecchi tempi, quando c’eravamo solo io e lei, ed eravamo in un’altra casa, in una vita completamente diversa.
Di quei giorni ho solo un ricordo felice. A volte provo un pizzico di nostalgia, dovuto dal fatto che Alice cresce in fretta e non è più la piccola bambina bionda che cullavo la sera sul divano, o che rimaneva le ore stesa sul pavimento a guardare la foto di suo padre.
“Mamma?” mi chiama.
“Dimmi tesoro” le dico sorridendo.
Lei si solleva per guardarmi negli occhi “Ti voglio bene” mi dice sorridendo.
La abbraccio, stringendola forte “Anche io ti voglio bene” sussurro sorridendo, mentre una piccola lacrima mi scende dalle guance.
Alice sa sempre ciò che provo, è impossibile sfuggirle!
“Andiamo a dormire?” chiedo guardandola nei suoi splendidi occhi azzurri.
Lei annuisce sorridendo.
Sale sulla mia schiena, come facevamo sempre quando era più piccola, e andiamo di sopra.
La aiuto ad infilare il pigiama e resto con lei, mentre lentamente si addormenta, accoccolata sotto le coperte.
Le do un bacio sulla fronte ed esco piano dalla sua stanza.
Vado nella mia stanza, dove Patrick mi aspetta.
“Dorme?” gli chiedo, riferendomi ad Andy.
“Per il momento” risponde lui sorridendo.
Sorrido anche io, abbracciandolo. Appoggio la testa sul suo petto, beandomi della straordinaria sensazione che provo quando sono con lui.
“Lo sai che giorno è domani, vero?” chiedo ironico, accarezzandomi i capelli.
Sorrido fra me “è martedì” rispondo indifferente.
Lo sento sorridere “Si, anche..”
Sorridendo sfioro con il pollice l’anello al mio anulare sinistro. Solamente un anno fa..
“Vuoi sposarmi?” chiede sorridendo.
Alzo la testa dal suo petto e lo guardo, perdendomi nei suoi incredibili occhi azzurri, che mi lasciano ammaliata ogni volta.
“Adesso?” chiedo, imitando me stessa.
“E quando se no?” ribatte lui.
Scoppiamo a ridere insieme, perdendoci in uno dei nostri baci intensi e profondi.
Lo trascino fino al letto, stendendomi al suo fianco, alla ricerca della sua pelle morbida e delle sue carezze.
Esattamente un anno fa ci siamo sposati, ma l’amore che ci unisce c’era anche prima, nei momenti belli e nei momenti dolorosi.
Ma soprattutto, ci sarà per sempre. Perché, a volte, l’amore sorpassa la vita.
Supera ogni ostacolo, non smettendo mai di brillare.
E diventa infinito!
Alice
 
 
Mi rigiro fra le coperte, dopo essermi risvegliata da un sogno. È stato strano, ma bello.
Ho sognato il giorno in cui ho conosciuto papà. Credo sia uno dei ricordi più belli, che non dimenticherò mai. Resterà nel mio cuore per sempre, come il giorno che mamma e papà si sono sposati, o come il giorno in cui è nato Andy.
È questo il bello di amare qualcuno e di avere una famiglia: tutto l’amore che provi ti rende migliore e speciale.
Sorrido, ritornando con la mente a sognare la mia famiglia.
Non mi stancherò mai di tutta questa felicità e questo, se possibile, mi rende ancora più felice!
Perché so che non avrà mai fine!
 
 
 
 
 
The (Never) End
 
 
 
Dice l’autrice:
 
amiche mie, siamo giunti alla fine! Mi viene quasi da piangere! Perché durante tutto il periodo in cui ho pubblicato questa storia, sono stata seguita da voi, che non vi siete mai stancate di leggere, commentare e sostenermi, e questo mi ha resa talmente tanto felice, che mi dispiace aver finito la storia! Quindi vi ringrazio veramente di cuore, per tutto! E poi mi mancherà molto scrivere questa storia, forse perché mi sono affezionata ad Alice (quella bambina è ufficialmente nel mio cuore!) : )! Ecco perché ho deciso di lasciare a lei il finale : )
attendo i vostri commenti, spero veramente che vi sia piaciuta!
E ancora grazie mille a tutteeeeeeeeeee : )!!!
Un bacione enorme : )
Giada
  
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