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Autore: Aika Morgan    25/03/2011    24 recensioni
Michael ama giocare con le stelle: le osserva, traccia i loro contorni e poi aiuta Andy ad orientarsi e a trovare se stesso.
Vivono in un mondo tutto loro, come se appartenessero ad una costellazione fatta di due sole stelle.
E quando all'improvviso una delle due stelle muore, l'altra diventa una stella perduta, che continua a vagare nell'universo alla ricerca di qualche motivo per continuare a splendere.
Questa introduzione ha partecipato e vinto il contest " La trama di una storia." di DearJulietefp
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stelle perdute' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Stelle sbiadite.


 

La ventata di aria fresca che Allie e Bea portano con il loro arrivo è percepibile non appena varcano la porta di casa.

Andy le guarda per qualche attimo sorridersi e scambiarsi un bacio sulle labbra, finendo per essere coinvolto anche lui da quell'atmosfera leggera.

- Andy! Come sta il mio quasi-dottore preferito? - Allie lo stringe forte e gli schiocca un bacio sulla guancia, entusiasta come se non lo vedesse da mesi.

Per un attimo gli viene il dubbio che le due amiche abbiano già programmato in anticipo come comportarsi, come farlo stare meglio. Ma basta vederle scherzare anche fra loro per scacciare il dubbio. Si passa una mano fra i capelli e risponde lentamente:

- Sto un po' meglio, grazie.

Appena Andy, Allie e Bea raggiungono la cucina, dove Elena sta aspettando guardandosi nervosamente intorno, il tempo sembra fermarsi per un attimo, i respiri congelati da un semplice sguardo.

- Già, Allie, mi ero dimenticato di dirtelo, stasera c'è Elena a cena con noi... - Andy cerca di rompere il silenzio dopo qualche attimo, ma la sua voce è una nota stonata in quell'atmosfera immobile.

- Ciao. - le saluta timidamente la ragazza.

- È la sorella di Michael. - aggiunge Andy, come se ci fosse bisogno di quell'ovvia precisazione.

E a quel nome l'incanto sembra spezzarsi, il tempo ricomincia a scorrere. Allie le si avvicina e le tende la mano.

- Ciao, io sono Allie. Sai, in realtà dovresti ricordarti di me, io e tuo fratello passavamo tutti i pomeriggi insieme quando eravamo all'ultimo anno di scuola.

Elena arriccia il naso e alza le spalle.

- Non mi ricordo. Mi dispiace. - risponde semplicemente. - Avevo dieci anni.

La tensione creatasi qualche attimo prima inizia a sciogliersi lentamente, mentre Bea insiste perché Allie si sieda e poi aiuta Andy a preparare l'insalata.

Nessuno nomina Michael, come se il suo nome fosse tabù, ma si parla di tutt'altro, come se Elena non fosse con loro per un preciso motivo, come se i racconti sulle fotografie di Allie siano davvero l'unica ragione per la quale si trovino lì a parlare.

Andy non saprebbe dire se sia stata una buona idea quella di far conoscere Elena e le ragazze. Forse è ancora troppo presto, forse sarebbe stato meglio che imparasse a metabolizzare da solo la sua presenza. Poi, improvvisamente, la voce di Michael fa capolino fra i suoi pensieri, a ricordargli quello di cui parlavano quasi ogni giorno.


- Dovresti razionalizzare di meno le cose, Andy. La vita non è una formula matematica.

Una risata delle sue, di quelle che avevano il potere di riscaldargli il cuore.

- Beh, detto da te che studi matematica dalla mattina alla sera...

- Anche la matematica a volte riserva delle sorprese. Non esiste solo una formula per giungere ad un determinato risultato. La vita non è x al quadrato moltiplicato per y. È molto di più. È... imprevedibile, e forse è questo il bello, no?

- Beh, se lo dici tu.

A volte Andy lo faceva apposta ad essere così laconico, per sorridere divertito quando Michael assumeva l'espressione contrariata di chi odia non essere preso sul serio.

- Dovrei scriverci un libro con queste frasi. Dici che qualcuno lo comprerebbe?

- Sì, come no.

 

La casa sembra meno vuota adesso che ci sono loro.

Le loro chiacchiere riempiono l'ambiente e lo rendono più vivo e respirabile.

- State insieme da tanto? - chiede Elena a Bea ad un certo punto, quando l'atmosfera è decisamente più rilassata e sembra che si conoscano da tempo.

- Quasi da quattro anni, ma viviamo insieme da due.

Guardando Elena, Andy immagina quello che lei vorrebbe realmente chiedere. Continua a fissare la pancia di Allie senza che lei se ne accorga. Sembra inquieta. Si mordicchia un'unghia, con la stessa espressione di Michael quando era preoccupato.

- Sarà una bambina. - Allie intuisce quello a cui la ragazza sembra pensare e le rivolge un sorriso – Nascerà fra circa tre mesi e si chiamerà Michelle.

Elena sussulta.

- Michelle, hai detto?

- Beh, sì... - Allie sembra dubbiosa.

Solo in quel momento Andy si rende conto che Elena non sa nulla del fatto che il padre biologico della bimba sia Michael. Una notizia del genere potrebbe sconvolgerla, unita a tutte quelle di cui è venuta a conoscenza nel giro di pochi giorni.

- Se siete d'accordo. Sai, tu e la tua famiglia. - interviene Bea, mordendosi il labbro.

Elena sbarra gli occhi.

- Che c'entriamo io e la mia famiglia?

- Beh, Andy, non le hai detto nulla? - Allie si rivolge a lui, con uno sguardo eloquente.

Andy poggia la forchetta sul piatto e resta qualche attimo in silenzio. Come avrebbe potuto dire ad Elena, già palesemente sconvolta nello scoprire che suo fratello era gay, che Michael aveva anche accettato di donare il seme ad Allie perché la donna potesse avere un figlio?

- Biologicamente era Michael il padre. - mormora con un filo di voce.

La ragazza resta a bocca aperta. Andy può chiaramente vedere le sue mani tremare dallo sconcerto. Capisce benissimo quello che prova e si rende conto che forse avrebbe dovuto prepararla a quella scoperta.

- Oddio. - è l'unica parola che esce dalla bocca di Elena. - Michael... Un figlio?

Abbassa lo sguardo e nella stanza cala il gelo. Allie si morde le labbra, mentre Andy cerca di dire qualcosa per allentare la tensione.

- Si è fatto tardi, è meglio che vada. - dice Elena, dopo qualche minuto – Andy, grazie della cena.

Si alza e si precipita all'ingresso, prende la sua borsa e apre la porta.

Andy le corre dietro e la prende per un polso.

- Aspetta, Elena. Sai, forse dovresti sapere come sono andate le cose. Mi dispiace non avertelo detto prima, ma... Non sapevo come fare. Insomma, ci conosciamo appena, e mi sembra che già tu sia abbastanza sconvolta da quel poco che ti ho detto.

Negli occhi di Elena gli sembra di vedere un briciolo di paura. Vorrebbe sapere come fare a calmarla, se avesse un po' più coraggio proverebbe ad abbracciarla, a sentire il suo calore, per cancellare un po' della solitudine che continua ad attanagliarlo.

- Credo sia stato un errore venire qui, Andy. Forse era meglio che non trovassi l'agenda di Michael.

Per la prima volta ad Andy sembra di vederla davvero pentita per essere andata a cercarlo. E solo adesso si rende conto che invece è stata la cosa più giusta che potesse fare. E che se fosse stato meno ostinatamente chiuso in se stesso, sarebbe stato lui a trovare Elena.

- Non è stato un errore, davvero. - sorride, cercando di apparire rassicurante.

- Non ero pronta a tutto questo. Sembra che mi sia franata la terra sotto ai piedi. E quando stavo iniziando a capirci qualcosa è di nuovo cambiato tutto. E non so più cosa fare, Andy. Cosa pensare...

Andy vorrebbe dirle che nemmeno lui sa cosa fare. Gli sembra di avere le parole giuste da dire, ma di non riuscire a pronunciarle.

A volte pensa che sarebbe tutto più semplice se i ricordi si potessero cancellare come si cancella dal computer un file inutile.

- Va tutto bene, Elena. Dai, entra dentro, forse è meglio che ti raccontiamo come sono andate le cose, d'accordo?

Le tende la mano e, per un attimo, resta sorpreso quando Elena la prende e la stringe piano, come se avesse paura di fargli male. Rientrano in casa e si siedono sul divano, raggiunti qualche attimo dopo da Allie e Bea.

Andy si schiarisce un attimo la voce, prima di iniziare a parlare.

Il racconto ha il sapore di una melodia conosciuta, ma relegata in fondo alla memoria. Una di quelle melodie che si pensa di aver dimenticato, ma che non appena inizi a sentirla ti torna in mente come se non avessi mai smesso di ascoltarla.

E pian piano, Andy sente che le parole sono sempre più facili da pronunciare, fanno meno male e accorciano in qualche modo le distanze, anche se quella con Michael è destinata a rimanere incolmabile.

 

***

 

Era successo tutto una sera di ottobre, una delle tante che Allie e Bea passavano a casa di Andy e Michael. Cenavano insieme e poi guardavano un film o andavano in giro per locali.

Andy e Michael stavano sparecchiando, quando Allie aveva detto:

- Io e Bea vogliamo un bambino.

Ea solita annunciare le cose importanti con noncuranza, come se si trattasse si un'informazione come un'altra.

Michael e Andy la guardarono senza dire una parola.

- Beh, che avete da guardare? Dico sul serio.

Strinse la mano della sua compagna e le sorrise appena.

- Ma... Insomma, come pensate di fare? - chiese Michael, tenendo la forchetta a mezz'aria e aggrottando le sopracciglia.

- Beh, di certo non possiamo metterci incinta a vicenda, no? - spiegò Allie – Abbiamo cercato una clinica per la fecondazione assistita. Abbiamo pensato di andare in California, c'è un centro specializzato dove non dovremmo avere problemi.

- Così ne approfittiamo anche per fare un viaggio... - aggiunse Bea.

- E il padre? Cioè, avete pensato anche a quello o sarà qualche illustre sconosciuto? - chiese Andy, scettico.

- Ecco. - Allie respirò profondamente - Era proprio di questo che volevamo parlarvi. La clinica ci ha detto che possiamo avere il seme di uno sconosciuto, ma... Michael, vorrei che fossi tu il donatore. Così nostro figlio avrebbe anche un padre. Un padre vero. Anzi due.

Michael sgranò gli occhi, stupito.

- Io?

Anche Andy era abbastanza sorpreso da quella richiesta. Poggiò la schiena contro la spalliera della sedia.

- Beh, sì. Tu e Andy siete i nostri migliori amici e noi ci conosciamo da una vita. Per questo ho pensato a te, Mickey. Se un giorno nostro figlio dovesse voler conoscere il padre, tu saresti lì accanto a lui, no?

Michael la guardò per un attimo, poi il suo sguardo incrociò quello di Andy. Era raro vederlo indeciso e titubante su qualcosa, ma un discorso del genere non era certo da prendere alla leggera.

- Devo pensarci, Allie.

Aveva passato qualche giorno senza parlarne con nessuno, nemmeno con Andy. Poi, una sera, mentre tornavano dalla consueta passeggiata con Luna, Michael aveva detto, senza alcun preavviso:

- Sai, credo che potrei farlo.

- Cosa?

- Beh, la storia di Allie. Sai, per il bambino. Ci ho riflettuto, e credo che potrei farlo. In fondo mi sono sempre chiesto come sarebbe avere un figlio. E... non so, credo che andrà tutto bene, in fondo sono nostre amiche, non penso ci impedirebbero di vederlo o cose del genere, no?

Andy riuscì solo ad emettere un mugugno.

- Andy?

- Sì?

- Dai, sputa il rospo. So che stai pensando qualcosa. - rise Michael, entrando in casa e gettando il giubbotto su una sedia. Lo attirò a sé e gli sfiorò le labbra con un bacio.

- Beh, ecco, è sempre una responsabilità, hai pensato anche a questo, no?

Michael si voltò a guardarlo.

- Certo che ci ho pensato. Penso che sarebbe bellissimo crescere un bambino. Sempre se tu sei d'accordo. Insomma, è una decisione che riguarda entrambi.

Andy si era stretto nelle spalle.

- Sono d'accordo. - aveva risposto semplicemente. - Credo di essere stato d'accordo sin dal primo momento, sai? Ti ci vedo a cambiare pannolini e a dare il biberon al bambino!

Michael era quasi sbiancato, iniziando a ridere nervosamente.

- Mi prendi in giro, giusto?

- No. Dai, sarà uno spettacolo. - si era messo a ridere di gusto nel vedere la faccia di Michael, scacciando così via ogni dubbio riguardo quella storia.

Non che non ne avesse: prima di lasciare che Allie prenotasse un appuntamento al centro che aveva scelto, aveva preteso di fare mille ricerche sui medici che vi lavoravano, in preda alle mille apprensioni legate al fatto di studiare medicina, come diceva Michael.

Il viaggio in California era stato uno dei più belli che Andy ricordasse. Erano andati lì una settimana prima dell'appuntamento con la clinica, in modo da poter avere qualche giorno per rilassarsi insieme.

Fortunatamente i tentativi di fecondazione erano andati subito a buon fine, così dopo circa un mese Allie poté annunciare di essere incinta. C'era voluto ancora un po' di tempo per conoscere il sesso del bambino, ma, come ripeteva Allie, la cosa più importante era che tutto stesse andando come previsto.

Michael sembrava aver preso sul serio il suo ruolo di padre surrogato, manifestando l'intenzione di prendersi cura del bambino in caso di bisogno. Quando poi aveva saputo che si sarebbe trattato di una femminuccia, aveva iniziato a comportarsi come un padre geloso.

- Okay, fino a diciotto anni, niente appuntamenti con i ragazzi! - aveva proclamato la sera in cui Allie aveva annunciato il sesso del nascituro.

- Non ti sembra di esagerare? - aveva chiesto Bea.

- E fino a sedici anni il rientro massimo è fissato alle dieci e mezza! - aveva proseguito Michael, ignorandola e cercando di soffocare le risate.

Allie gli aveva dato un pizzicotto sul braccio e un bacio sulla guancia, dicendo che di questo si sarebbero occupate lei e Bea.

- Poverina, vuoi già terrorizzarla prima che nasca? - lo aveva preso in giro, stringendogli una mano.

- Beh, ecco... - Michael era arrossito, evidentemente in imbarazzo. Solo Allie era in grado di ridurlo al silenzio con poche battute ed era una cosa che si divertiva a rinfacciare sempre all'amico.

Come tutte le serate passate insieme, anche quella era finita in scherzi e risate, fotografie ormai sbiadite nella memoria, come se appartenessero alla vita di altre persone.

Con un piccolo sforzo Andy riesce ancora a crederci all'esistenza di un passato in cui c'era anche Michael. Un passato nel quale era possibile ridere e scherzare senza preoccuparsi di nulla. Scivola sulla pelle come sale su ferite aperte e lascia cicatrici in fondo al cuore, impossibili da rimarginare o anche solo da ignorare.

 

***

 

Quando Allie finisce di raccontare, Elena si sente stranamente tranquilla.

Sembra che quelle parole abbiano in qualche modo diminuito la distanza fra lei e Michael. Recuperare un tassello fondamentale della vita del fratello è una piccola vittoria, così importante da strapparle un sorriso intenerito quando guarda ancora una volta la pancia gonfia di Allie.

- Ecco, adesso sai tutto. - le dice la donna.

- Già.

- Sei arrabbiata con lui? - chiede Andy.

- Non lo so. In realtà credo di essere confusa. - risponde Elena – Sono così tante scoperte nel giro di pochi giorni che quasi mi gira la testa.

Gli occhi di Allie, Bea e Andy che la fissano la fanno sentire per qualche attimo in imbarazzo. Vorrebbe mettere fine a quella serata di rivelazioni dicendo di essere stanca e di voler tornare in albergo, ma fuggire ancora una volta sarebbe segno di debolezza.

- Pensi di raccontarlo anche ai tuoi? - la voce di Andy è incerta.

- Non lo so. Mia madre non sa nemmeno il vero motivo per il quale sono venuta qui. Ma sì, credo che glielo dirò.

Anche se non so quando e come.

Che diritto avrebbe di nasconderle la verità? In fondo Michelle ha di certo il diritto di crescere circondata dall'amore dei suoi familiari. Sua madre farebbe i salti di gioia all'idea di una nipotina, nonostante inizialmente potrebbe forse nutrire qualche dubbio su come la piccola sia stata concepita.

- Non so se mi piace l'idea di una bambina che si chiama Michelle perché Michael... - quell'ammissione le costa tanto. Le parole si spezzano e la voce di incrina.

Parlare con quelli che per lei sono poco più che sconosciuti è l'unica cosa che le è rimasta di Michael, ma mettersi a nudo in questo modo è uno sforzo troppo grande per lei.

- Elena, nessuno ha detto che è facile da accettare. - la voce di Allie è dolce e materna. Le mette una mano sulla spalla e la guarda negli occhi – Vorrei... Vorremmo solo che tu ci pensassi. E che ne parlassi con i tuoi. Non per me o Bea, ma soprattutto per la bambina. Un giorno vorrà certamente sapere qualcosa di suo padre e avere qualcuno che possa raccontarle di lui sarebbe bellissimo, non trovi?

- Io... Sì, immagino. Ci penserò su, d'accordo?

La voglia di mettere fine alla serata diventa d'un tratto prepotente, come se mancasse l'aria per respirare. Non si trova male con Andy, Allie e Bea, ma c'è qualcosa che la mette a disagio. Forse è l'assenza di Michael, forse il continuo pensiero che loro sappiano molto più di lei sul fratello, ma è un peso sul cuore che non riesce a farla rilassare del tutto.

- Forse è meglio che vada. Si è fatto tardi e sono stanca.

- Vuoi un passaggio in albergo? - propone Bea.

- No, andrò da sola, tranquilla. Non è molto lontano da qui. - Elena sorride. Stanno facendo di tutto per farla sentire bene.

Sono come lei: feriti dall'assenza di Michael. E non importa quale ruolo ricoprisse nella vita di tutti loro, se fratello, amico, compagno, la sua assenza fa male a tutti allo stesso modo. Vivere il dolore insieme forse farà meno male, ma Elena non si sente ancora pronta. Loro si conoscono da più tempo, lei è solo l'ultima arrivata, quella che potrebbe sembrare poco più di un'intrusa. Eppure la stanno facendo sentire parte del loro microcosmo, all'altezza di essere loro amica.

Allie la abbraccia per salutarla e le sussurra all'orecchio:

- Elena, tuo fratello era una persona fantastica. Ma immagino che tu lo sappia già.

Elena sorride appena, poi si volta ed esce di casa, prima che gli altri possano vedere le lacrime che le bagnano le guance. Corre via, verso la sua rassicurante stanza d'albergo, dove nessuno può vederla e si lascia andare alle lacrime, fino a che non si addormenta, quando ormai ogni pensiero smette di tormentarla senza che nemmeno se ne accorga.

Ma non durerà a lungo, solo il tempo di una notte, una notte fin troppo breve se confrontata alla lunghezza dei giorni passati a cercare di sopportare l'assenza di Michael.

 

***

 

La solitudine pesa ancora di più, adesso che Allie, Bea ed Elena sono andate via.

L'hanno lasciato solo e si sono portate via tutto il calore con il quale l'hanno circondato per l'intera serata.

Sembra tutto più vuoto, manca pure l'aria attorno a lui. La luce del lampadario non è abbastanza forte da illuminare il buio che ha dentro, non serve a scacciare l'angoscia e la paura della notte.

Andy si aggira per le stanze tentando di mettere in ordine per distrarsi un po', ma quello che riesce a fare è solo sistemare qualche libro su uno scaffale o i cuscini del divano.

Tornando in soggiorno passa davanti alla stanza nella quale Michael teneva le sue cose. Non ci entra da quasi due mesi, nemmeno per tentare di spolverare.

Farebbe troppo male la consapevolezza che stavolta dopo che avrà messo ordine, Michael non tornerà ad incasinare tutto come era solito fare.

I loro battibecchi erano frequentissimi su questo. Andy è sempre stato ordinato e metodico, mentre a Michael non sembrava importare che la sua scrivania fosse ingombra di libri e che non ci fosse un centimetro libero sul quale posare una penna.

Per un attimo la mano di Andy esita sulla maniglia della porta, ma non poi fa nessun movimento per aprirla.

Non ancora.

Torna in cucina e finisce di riporre i piatti appena lavati, prima di andare a sedersi sul dondolo in giardino. Si accende una sigaretta e resta immobile a guardare il cielo.

Le stelle sono offuscate da nuvole leggere, quasi si fa fatica a distinguerle. Sembra che stiano per sbiadire anche loro, inghiottite da buchi neri immaginari.

Andy ha mal di testa. Chiude gli occhi e si massaggia le tempie, nel tentativo di farlo passare. Si sente stanco, ma non ha voglia di dormire.

Pur di distrarsi cerca di pensare a quello che ha da fare il giorno dopo, a quali jeans metterà per andare in ospedale, a come parcheggerà l'automobile vicino alla gelateria in modo da tenerla d'occhio di tanto in tanto.

Ma è inutile: c'è di nuovo il vuoto dentro di lui.

Luna gli si avvicina e gli sfiora la gamba con il muso, in cerca di una carezza.

- Non dovresti essere già a nanna, tu? - sorride Andy.

Il cane spalanca la bocca in uno sbadiglio, come a voler rispondere che in effetti ha sonno, poi si accuccia ai suoi piedi, addormentandosi dopo pochi minuti.

Un'altra occhiata alle stelle e la voglia di nascondersi dietro una nuvola, come loro, in modo che nessuno riesca a scorgere i suoi occhi lucidi o percepire il peso che ha sul petto.

La sigaretta fra le sue dita è ormai completamente consumata. Quando Andy se ne accorge, allunga la mano sul tavolino accanto al dondolo per prenderne un'altra, ma non trova il pacchetto, così rientra in casa per cercarlo.

Un'occhiata all'orologio che segna le due e mezza e il sonno che inizia ad offuscargli gli occhi lo convincono che è meglio andare a letto.

Prendere sonno non è facile come sembra: ci sono troppi fantasmi a circondarlo, ed è difficile smettere di pensare. Attorno a lui tutto si fa lentamente più buio e privo di movimento, i suoni si attutiscono e anche le parole che ha in mente smettono di essere tali, fino a che cade in un sonno che, per l'ennesima volta, sarà senza sogni.


_______

*riemerge dal letargo*

Sì, con la primavera sono tornata. In ritardo mostruoso, fra l'altro. Per farvi capire, avevo promesso questo capitolo a Skin per il suo compleanno (21 febbraio) e lo sto pubblicando adesso. Ovviamente è dedicato a lei con tanti auguri in ritardo ^^

Spero che sia valsa la pena aspettare questo capitolo,comunque. Si tocca un argomento abbastanza delicato, quello della fecondazione artificiale per le coppie omosessuali. Purtroppo non sono stata in grado di informarmi come avrei voluto (dannato inglese!), infatti la scelta del centro in California è dettata dal fatto che ne ho davvero trovato uno in quello Stato, quindi ho elaborato l'idea della vacanza per motivare la scelta, dato che rispetto alla Carolyna del Nord (dove si svolge la storia) siamo esattamente ai lati opposti del Paese.

Ho ricevuto delle recensioni bellissime, ultimamente e vi sono davvero grata, spero di meritare ancora le vostre parole e di non deludervi ^^ Grazie mille anche a chi segue in silenzio.

PS *angolo pubblicità* dopo ere geologiche è stato aggiornato anche "Portami a vedere le stelle", il racconto quattromani scritto con IceWarrior. Vi lascio il link, non si sa mai vi venga voglia di leggere qualcos'altro ^^ Spero di tornare ad aggiornare presto ^^ Alla prossima,

Aika.

 

 

   
 
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