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Autore: Subutai Khan    21/01/2004    1 recensioni
Sporco e spazio ristretto condurranno alla resa dei conti? Riusciranno Asuka e Shinji a chiarirsi, a parlarsi, a dialogare? O i soccorritori troveranno i loro scheletri ancora intenti a sbranarsi vicendevolmente?
Genere: Angst, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Shinji Ikari
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Claustrofobia, Manuali per Incompetenti e Altre Amenità' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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“Ehm. Non vorrei fare il guastafeste, ma sono ore ormai che non parli. Sei davvero così sconvolta?”.
“No, a dire la verità no. Stavo solo cercando di assimilare tutto quello che mi hai detto. È stato un fiume in piena di novità, alcune delle quali abbastanza traumatizzanti.”
“E qual è il responso della giuria, Vostro Onore?”.
“Non lo so. Non lo so. Vedo tutto così confuso e poco definito. Sarà la stanchezza, sarà che il pacchetto dei biscotti è desolatamente vuoto e lo stomaco gorgoglia, sarà quello che vuoi. Fattosta che non mi sono mai sentita così scombussolata e poco incline sul da farsi. Mi hai spiazzata, lo devo ammettere”.
“Evidentemente non sono così inutile come qualcuno poteva pensare”.
“Poche frecciate, grazie. Non ne ho proprio bisogno, nel mio precario stato psichico”.
“Sì, è vero. Scusa. Penso quindi che sia fuori luogo insistere ulteriormente”.
“Pensi bene. Anche se…”.
“Mhh?”.
“Anche se, e qui non posso proprio esimermi dal dirlo, si vedeva limpidamente come tutte quelle parole ti stessero uscendo non dalla bocca, ma dal cuore. Avresti fatto innaffiare il pavimento anche al più duro dei cacciatori di taglie”.
“Lo prenderò come un complimento”.
“È quello che è, non credere. Sai Shinji, mentre riflettevo sulla tua dichiarazione non ho proprio potuto fare a meno di pensare anche a me. E a quanto sei stupido”.
“Perché questo insulto gratuito? Credevo avessimo superato quella fase”.
“Oh, in un certo senso sto insultando me, non te. Quello che intendo dire è: come ha potuto un’anima pura e semplice come te innamorarsi di una persona orrenda come me in modo così profondo e totale?”.
“Non devi…”.
“Devo, se voglio cambiare. Scusa se ti ho interrotto, ma tu hai interrotto me. Dicevo: il tuo comportamento sfiora il masochismo. Perché, mi chiedo? Perché intestardirsi come qualcuno che prosegue nello sbattere contro lo stesso muro senza ascoltare chi lo esorta a lasciar perdere? Perché sentire il desiderio di immolarsi per una persona che non ti ha meritato, non ti merita adesso e mai ti meriterà?”.
“È questo il bello dell’amore”.
“Secondo me non c’è niente di bello. Guardati. Prima che questo posto ti rivoltasse come un guanto, mostrandomi lati di te che non avrei mai e poi mai pensato potessero esistere, eri uno scricciolo talmente piccolo che sarebbe bastata la più innocente delle folate di vento per farti finire dall’altra parte del globo. E tu, già ferito e provato, cosa fai? Vai ad innamorarti di me, il Diavolo Rosso, quella che non riesce neanche a sopportare la tua presenza. E questo se è particolarmente di buon umore”.
“Asuka…”.
“Non dire niente. Non credere che per me non sia doloroso ammetterlo, ma la verità è sotto gli occhi di chiunque abbia un minimo di discernimento. Io mi sono comportata da schifo. L’ho sempre saputo, ma ero tanto piena di me che non volevo o non potevo rendermene conto. Pensa solo a come ti ho trattato sulla nave, la prima volta che ci siamo incontrati. Bel modo di farsi conoscere, eh? Prendere uno come te che, senza offesa, sapeva a malapena cos’era un Entry Plug e trascinarlo con me verso le fauci dell’Angelo, belle pronte ad ingoiarci entrambi senza nemmeno masticare. Eh sì, sono una persona deliziosa quando mi ci metto”.
“Non sai quanto mi faccia male sentirti parlare così”.
“È necessario. Anch’io sto soffrendo, ma il passato è fatto per essere affrontato e superato, non messo in un angolino sperando che non venga a romperti le scatole nei momenti meno opportuni. E quindi faccio quel che devo fare, visto che mi sono decisamente stufata di essere considerata un orco. Io non sono così, lo giuro, ho solo finto. Ed è stata più dura e difficile di quanto mi fossi immaginata. Poi ci ho preso gusto, e ho quasi finito col dimenticarmi com’ero davvero. Non ricordavo nemmeno più come si fa a sorridere in modo sincero. Diosanto, mi viene da piangere”.
“Io non ho aspettato”.
“Oh, Shinji. Non devi. Non per me. Non è giusto”.
“Forse. Ma è quello che voglio ora. Tramite queste lacrime che sto ora tentando di asciugare voglio farti capire che ti sono vicino e che ogni grammo del tuo dolore è anche mio. Farei qualsiasi cosa per te, qualsiasi. E quindi puoi considerare accettata la scriteriata richiesta di qualche ora fa”.
“…”
“Cosa c’è? Perché non parli? Non spaventarmi”.
“…io non ci credo. Non può esistere una persona così…così comprensiva e buona. Non è possibile. Con me poi, che sono stata di una crudeltà rivoltante. Lo sai che tu potresti avere di meglio, vero?”.
“No, quello che ho adesso è tutto ciò che possa mai desiderare. Le tue mani; i tuoi capelli, rossi come il fuoco indomabile dell’Inferno; i tuoi occhi, blu come l’oceano più calmo che si sia mai visto; in una parola te. Con tutti i tuoi difetti e le tue insopportabili manie. Con i tuoi schizzi di collera improvvisa. Con le tue magagne sempre pronte ad esplodere. È questa l’Asuka di cui mi sono innamorato follemente. Sei perfetta così. Anche se non disdegnerei un po’ di rabbia in meno ed un po’ di rispetto in più”.
“Cristo…”.
“No. Perché piangi?”.
“Perché questo è troppo bello per essere vero. Tu straparli per colpa della fame e della sete. Non credo a quello che ho sentito. Non ci credo”.
“Ma no, è proprio così. Guardami, ti prego”.
“Non ne ho il coraggio. Non posso. Sarebbe ingiusto. È ingiusto”.
“Non c’è niente di ingiusto in questo. Ti sto offrendo l'occasione di rifarti una vita. Se vuoi possiamo tentare di scappare da qua. Io e te, soli. Niente Gendo, niente Nerv, niente di niente. Solo io e te. Dammi questa possibilità, credo di meritarmela”.
“Tu non ti meriti una possibilità. Tu ti meriti la felicità, quella preclusa al resto dell’umanità. Tu meriti il Paradiso. Ed io non sono in grado di dartelo”.
“Lo fai solo standomi accanto. Ecco, ora che ho preso le tue mani nelle mie sento i canti dei serafini e gli schiamazzi dei bambini, avvolti nelle loro tuniche bianche come il latte”.
“No!”.
“Perché ti sei ritratta? Non fare così, per favore. Mi distruggi”.
“Lo so, e mi dispiace molto. Ma non può funzionare così. Non con me in questo stato”.
“…”.
“Prima di poter affrontare questo discorso dovrò assolutamente espiare tutte le mie mostruose colpe. Non sopravviverei, ora come ora, con questo immane peso in fondo alla gola”.
“Ma…”.
“Bene, ho deciso: per mostrarti che sono veramente dispiaciuta di tutto il male che ti ho provocato invertirò il mio desiderio. Sarò io a dare la mia vita per te, se necessario”.
“Non doveva andare così”.
   
 
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