Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Julietts    26/03/2011    1 recensioni
Brandy ama il colore viola. E' il suo colore preferito. Da sempre. Sempre? Sempre. Brandy conosce il suo passato. O pensa di conoscerlo. Ma quando anche la sua più intima certezza viene spazzata via, capisce che la sua vita ha in serbo altro per lei. Che è ora di guardare al passato, per comprendere il futuro, per non ricadere negli stessi errori.
Per non dimenticare
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il sole era già alto nel cielo.
Brandy stava facendo colazione, seduta nella cucina di casa sua.
Era molto stanca, anzi, assonnata.
Era rincasata molto tardi, dopo la visita al castello reale.
Si era infilata nel letto ancora vestita e con le scarpe. Era entrata dalla finestra, per non far svegliare sua madre e suo padre. E si era svegliata che erano le undici. I suoi erano già andati a lavoro. Le avevano lasciato un biglietto, sul tavolo della cucina dove ora lei stava bevendo un succo di frutta.
Ciao amore
Ieri eravamo un po’ preoccupati. Per fortuna ti sei ricordata di chiamarci dalla locanda, se no penso che avremmo azionato la polizia reale per venirti a cercare. Stamattina abbiamo visto che stavi dormendo nel tuo letto e non ti abbiamo voluto svegliare. Poi ci racconterai come sei arrivata a casa e soprattutto quando. Ci vediamo stasera. Mi raccomando, lava la tazza della colazione e vai all’ufficio postale a ritirare la posta (ti toccava l’altro ieri, e te ne sei dimenticata).
Mamma e papà”
Brandy sorrise. I suoi genitori erano fantastici.
E non si sarebbero dovuti preoccupare tanto per la tazza della colazione: non aveva intenzione di mandar giù niente quella mattina. Non aveva fame né voglia di mangiare.
Però di fare una passeggiata aveva voglia. Così, infilò le sue ballerine, uscì di casa e chiuse la porta a chiave. Poi imboccò una stradina e dopo qualche minuto arrivò alla piazza centrale di Balbe, la sua città. C’era molto fermento: essendo sabato, c’era anche il mercato e le bancarelle erano circondate da uno sciame di gente che si spintonava e chiacchierava  animatamente. Lei cercò di fare uno slalom tra i vari gruppi di persone, e riuscì ad arrivare dall’altro lato della piazza, dove c’erano gli uffici pubblici. Entrò nel palazzo della Posta e ritirò le lettere per la sua famiglia, scambiando due parole con uno dei ragazzi agli sportelli.
Poi, tornò a casa, gettò le lettere sul tavolo e si sedette su una sedia. Non sapeva che fare, allora cominciò a smistarle in vari gruppi: le bollette, le lettere per sua madre, le lettere per suo padre e le lettere per lei, che di solito erano cartoline da suoi amici lontani.
Mentre si dedicava a questo passatempo, vide tra le buste una che aveva lo stemma della famiglia reale. Pensò fosse una busta paga per i suoi genitori, però per curiosità girò la busta e vide con sorpresa che era indirizzata a lei, e in più sembrava un messaggio urgente. La aprì con molta curiosità e la lesse.
Brandy,
ti ricordi di quando eri piccola, e i tuoi genitori il sabato ti portavano spesso a palazzo e ti facevano sedere sulla  poltrone dei Sommi Consiglieri e tu giocavi a fare la principessa?
Ti ricordi di quella volta in cui stavi osservando la sala del trono e io ero arrivata e avevamo chiacchierato un po’?
Ti ricordi della semplicità con cui tu imparavi le cose, anche se ti facevano un po’ dispiacere, e di come eri pronta a sorridere al primo segno di positività delle situazioni?
Ti ricordi di tutto questo?
Spero di sì.
 Prova a guardare  fuori dalla finestra in una notte nuvolosa. Tu non vedi nulla, solo un cielo scuro e buio, ma ugualmente bellissimo, anzi stupendo. Però, non ti rendi conto che se solo ci fosse un leggero e insignificante vento, tutte quelle nuvole scomparirebbero e rimarrebbe un cielo blu, trapunto di magnifiche stelle luminose. Ma tu vivi benissimo uguale, anche se il cielo rimanesse scuro. Sei felice lo stesso. Ma vuoi mettere, una notte nuvolosa in confronto alla moltitudine di stelle che illuminano l’infinito? È la stessa cosa? Io non credo. E, se solo tu vorrai, se solo tu avrai la voglia di cambiare, di metterti in discussione…beh, io sarei pronta a essere quell’insignificante vento che, senza merito alcuno, porta la felicità.
Ti prego, pensaci. Vivi una vita bellissima ora, lo so, ma abbi la forza di immaginare la luce delle stelle e non solo il dispiacere di veder volare via le nuvole che ti sembravano così belle…
Se volessi scoprire qualcosa in più su di te, sul tuo passato, sul tuo presente, puoi venire a trovarmi oggi pomeriggio, sabato 15 gennaio, a palazzo reale, alle ore 15:30. Per immaginare insieme il tuo futuro. Che, sono sicura, sarà trapunto di stelle come te, come il cielo che hai nel cuore. Ti prego anche di non dire a nessuno della nostra corrispondenza, né dei nostri incontri (se accetterai). Per favore.
Ti saluto umilmente,
                                       la principessa Sophie Vaslins.”
Brandy rilesse due volte la lettera.
Non ci poteva credere.
A cosa alludeva la principessa?
Cosa la spingeva a rivolgerle una lettera così?
E soprattutto, perché?
La rilesse ancora una volta.
Spostò lo sguardo sull’orologio.
Erano le due e mezza.
Velocemente, si lavò e si cambiò.
Poi, circa mezz’oretta dopo, uscì di casa chiudendo la porta e lasciandosi dietro una scia di profumo dolce e delicato, che lei di solito riservava alle occasioni importanti.
Le strade erano molto affollate. Una volta giunta nella piazza principale, vide che c’erano molte persone intente a disfare le bancarelle. Sorrise alla vista di un’imbranata signora anziana che si stava praticamente sdraiando sulla sua tenda per farla chiudere bene. La ragazza però non si distrasse. Seguì la via principale e, appena la zona occupata dal mercato finì, si ritrovò nella quiete più assoluta. Il silenzio la avvolgeva completamente come un guanto. Il sole mandava raggi color arancia matura che si riflettevano sui suoi capelli ramati facendoli sembrare praticamente rosso fuoco. La sua ombra giocava con quelle degli alberi creando immagini suggestive sulla stradina di ciottoli. Lei avanzava sicura di sé, e quel calore proveniente dal sole, che nel cielo pareva una palla di fuoco accesa, le trasmetteva una certa serenità. Utilizzando la sua grande qualità di estraniarsi dal mondo esterno, Brandy immerse i suoi occhi nella luce, nel  sole, anche se bruciava un po’, e si sentì invadere dal suo colorito arancione. È come se la luce fosse sopra la sua pelle, fosse la sua pelle, e improvvisamente tutto le sembrò più facile. Pian piano abbassò gli occhi e si accorse di essersi fermata in mezzo alla strada e di aver perso un po’ di tempo. Rischiava di arrivare in ritardo. Così cominciò a correre, con il vento che le sfiorava i capelli, e in breve tempo arrivò davanti alle mura del castello reale. Sulla torre, vide sempre il segretario che aveva incontrato la notte prima.
-Ancora qui?- la prese in giro lui dopo aver aperto la porta.
-Sì….e tu? Fai due giorni di seguito la guardia?-
-Così pare….-
-Dai! Ma è sfruttamento!!!- rise la ragazza.
-No…se ti danno mille kont alla giornata-
-Ah però… sei strapagato per chiacchierare con la prima ragazza che passa per strada…-
-Sì.. ma non farlo sapere al re-
Risero insieme. Poi lui la lasciò passare e lei entrò nel castello.
Improvvisamente le venne in mente una cosa: la principessa non le aveva detto esattamente dove l’avrebbe aspettata. Cominciò a riflettere su dove andare, escludendo le camere reali (c’erano troppe guardie a cui dare spiegazioni), lo studio (lì c’erano di certo i suoi genitori e la madre di Brad e lei doveva evitarli tutti e tre) e il giardino (troppo lontano).
E quindi, dove andare? Il suo intuito avanzò una proposta. Lei la escludeva fortemente ma, visto che era la sua unica idea per ora soltanto plausibile…la seguì. Salì la rampa di scale a destra e, arrivata in cima, svoltò ancora a destra e percorse un lungo corridoio fino ad arrivare davanti a una grande, enorme porta. La porta della sala del trono.
Tornò indietro di dieci anni, ripensò alle sue fantasticherie da bambina, alla sua voglia di sedersi sui troni, ai suoi giochi,…
-Dèjà vu?- disse una voce dolcissima alle sue spalle. Brandy si voltò di scatto e la prima cosa che notò furono gli occhi. Azzurri. Perfetti. Poi i capelli. Biondi. Lisci. Squadrò un po’ la ragazza, ormai quasi adulta, davanti a lei : la principessa Sophie era probabilmente la ragazza più bella che lei avesse mai visto.
-Allora, Brandy...sei venuta. Grazie al cielo.-
La ragazza sorrise impacciata.
-Vieni. Entriamo.-
Brandy, come vittima di un incantesimo, con docilità entrò nella sala e la percorse, osservando meravigliata la bellissima ragazza che aveva davanti.
Il suo unico pensiero era: -Wow-. Fu felice che Sophie non sapesse leggere nella mente.
Davvero molto felice.
Arrivarono davanti ai troni. E lì, dietro, lo stemma della famiglia reale, maestoso, più bello che mai.
-Tu ti fidi di me?- chiese a un certo punto la donna.
-Sì. Sei la figlia del re del mio regno, ed io ho fiducia nei miei sovrani-rispose prontamente la ragazza.
-Forse non dovresti-
-E perché?-
-Non ora, Brandy. Io vorrei sapere se tu ti fidi di me come amica. Se ti fidi di me come persona.-
-Io…..credo di sì.-
-Non ne sei sicura però, vero Brandy?-
-Già-
-Ma è normale… come posso pretendere che tu ti fida di me se nemmeno mi conosci bene? Però io ti ho molto a cuore. Vorrei che diventassimo vere amiche. Vorrei che diventassimo quasi sorelle.-
-Davvero?- fu l’unica parola che riuscì a pronunciare Brandy in quel momento. Deglutì un po’ di volte e prese coraggio. Poi chiese: -Ed è per questo che mi hai fatta venire qui, vuoi che diventiamo amiche?-
- Sì. Puoi riassumere tutto così-
Ci fu silenzio. Per quasi dieci minuti. Ma non era un silenzio imbarazzato, o fuori luogo.
Era il silenzio di due persone che pensavano i propri pensieri, non sapendo che la linea era la stessa, l’argomento pure, ma i punti di vista no: da un lato c’era chi si domandava molte cose, dall’altro chi sperava di farcela a dire tutto quello che avrebbe dovuto.
E allora….in quella stanza, tutto questo cosa c’entrava? C’entrava, c’entrava.
Era un cerchio che si chiudeva, un’alchimia dimostrata, una forza superiore.
Era la certezza e l’insicurezza, era il pensiero umano che si riversava sulle soglie dell’infinito, cercando di scorgere la luce della giustizia.
Era la verità che cercava di venire a galla. Ce l’avrebbe fatta?
 
 
 
************************************************
 
 
 
Una donna sospirava.
Guardava il cielo azzurro, troppo azzurro per piacerle. Forse non era più abituata a guardare in faccia il cielo, forse aveva voluto disabituarsene.
Fumava una sigaretta pesante, inspirava la nicotina con furore, quasi volesse provare a assaporarla tutta, quasi come se potesse darle una risposta. Il vento le scompigliò per un attimo i capelli biondo platino, sottili e lucenti, forse un po’ sfibrati. La sua bocca rossa, che pareva infuocata sotto il peso del rossetto laccato, era contratta in una smorfia di irritazione.
Poteva, anzi, doveva trovare una soluzione ai suoi problemi.
Non poteva andare diversamente da come aveva progettato. I suoi occhi azzurri, quasi bianchi, si ridussero a fessure quando lei comprese che sarebbe stato più difficile del previsto riuscire.
Ma ce l’avrebbe fatta.
C’era ancora tempo.
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Julietts