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Autore: DarkSun    26/03/2011    0 recensioni
Un neon che funziona ad intermittenza, una fredda serata di Amburgo e una panchina di una vecchia stazione ferroviaria abbandonata. Cosa porta Bill Kaulitz in un posto del genere?Beh,una cosa è certa: la sua vita non sarà mai più la stessa.-
“ Mi dispiace di averti tolto l’ispirazione”- disse poi sinceramente, indicando con un movimento della mano il foglietto che avevo lasciato da parte.
“ Oh no, non l’hai fatto, tranquilla”- le risposi io, serafico.
“ Hai mai guidato una moto?”- chiese lei all’improvviso. Io rimasi pietrificato, capendo cosa mi avrebbe proposto.
“ No e non credo che faccia per me”- dissi sulla difensiva.
“ Bene, allora credo che ti insegnerò”- si alzò dalla panchina, mostrando di aver ignorato la seconda parte della mia frase.
“ Ma…Lena!”- cercai di richiamarla, mentre lei proseguiva spedita per uscire dalla stazione.
A quel punto feci una piccola corsetta per raggiungerla e lei sorrise, come sempre.
Dunque, è la prima FF che pubblico e per me è una sfida, perchè devo riuscire a finirla. Spero che vi piaccia e che mi darete un parere sulle vostre prime impressioni =)
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ero nel panico più totale. Avevo praticamente promesso un album che non era neppure in lavorazione, e avremmo dovuto finirlo in poco tempo. O meglio, avremmo dovuto prima di tutto iniziarlo. Però c’era una cosa, o sarebbe più giusto dire una persona, che aveva rubato parte dei miei pensieri: ancora non riuscivo a capire cosa diavolo ci facesse Lena lì…O se fosse stata solo la mia fervida immaginazione a farmela comparire davanti. Fatto sta che, dopo pranzo, andai in studio da solo, visto che gli altri tre ancora non mi rivolgevano molto la parola: avrebbero dovuto farlo presto, in ogni caso. Lo studio trasudava musica, io però non la percepivo. Rimasi lì fino a pomeriggio inoltrato, ma tutto quello che ricavai fu un bel niente.

Zero concept.

Zero testi.

Zero, zero, zero.

Una cifra importante, non c’è che dire.

Inventarmi qualcosa su due piedi non era mai stato il mio genere: di solito riempivo foglietti di parole e poi da lì venivano fuori le canzoni vere e proprie. Dopo un certo periodo, però, avevo smesso di scrivere, di comporre, di cantare. Mi era passata la voglia.

Non riuscivo più a trovare il bambino sognatore nei miei occhi.

Non si resta bambini per sempre, certo. Però si può restare sognatori.

 

 

Lo studio era piuttosto lontano da casa e la mia benzina era al limite: l’auto si fermò proprio davanti alla vecchia stazione, che stava diventando il centro della mia vita, senza che io me ne rendessi conto. L’aria era gelida come al solito. Tentai di scacciare un pensiero che considerai idiota, però il mio corpo non ubbidiva alla mia mente. Quando mi stavo già incamminando verso la panchina, mi convinsi che forse avrei trovato l’ispirazione lì…e, perché no, magari avrei rivisto Lena. Dovevo chiederle di oggi. Ma forse nemmeno mi importava. Una folata di vento mi investì e mi spinse a sedere. Tirai fuori un foglio e una penna. Di cosa volevo scrivere? Cosa c’era di interessante da dire, su di me? Cosa mi importava in questo momento?

Confesso, sono sempre stato un po’ melodrammatico, ma allora neppure ciò che contraddistingueva i miei testi poteva ispirarmi. L’amore? Non lo ricordavo più. L’avevo mai provato? Chi lo sa. Cosa ne sapevo io, di un sentimento del genere? Probabilmente più di quanto credessi, forse non lo avevo mai tirato fuori abbastanza per scoprirlo.

No, non avrei scritto d’amore. Forse avrei scritto di rivincita. Sì, decisi. Quante volte in passato avevo fatto questo? Scritto contro chi mi dava fastidio, mi opprimeva, tentava di rendermi insicuro…Di farmi del male.

Nasceva in quel momento il concept di Hunde. La penna scorreva veloce sul foglio, come ai vecchi tempi. Il mondo intorno a me non esisteva più, c’eravamo solo io e quelle parole…

Lass die hunde los

Ich warn dich

C’ero dentro.

“ Cosa scrivi, bello sguardo?”- sussultai a quella voce.

“ Scusami, ti prego, non era mia intenzione spaventarti!”- comparve una Lena mortificata, sotto la luce del neon che, come al solito, andava ad intermittenza. Ci sarei diventato cieco.

“ Oh no, figurati!”- le sorrisi sorpreso io.

“ Ma cosa ci fai qui? Fa freddo e…”

“ Quanto sei ripetitivo, Bill”- ridacchiò – “ Vengo qui per lo stesso motivo per cui ci sei tu”

Ridacchiai, furbo – “ Naaah, non credo…Voglio dire, non credo a te sia finita la benzina!”

“ E se ti dicessi che mi si è fermata la moto?”-

Ridemmo. Lei passeggiò un po’ avanti e indietro, e poi venne a sedersi.

“ Comunque sto scrivendo una canzone…”- le comunicai.

“ Oh, quindi hai deciso di non lasciare la band!”- sorrise lei entusiasta.

Io la guardai storto. – “ Non fingere di non saperne niente”

Lei fece uno sguardo perplesso – “ Non capisco, cosa vuoi dire?”

“ Ti ho vista oggi, fra i giornalisti. Sei una reporter?”

“ Reporter? Bill, come ti salta in mente!”- rise – “ Oh Cielo! Secondo te cosa potevo farci io, tra i giornalisti”- fece uno sbuffo. Io ero piuttosto deluso – “ Ma io ero sicuro di averti vista …”- obiettai, ma lei mi guardava con ovvietà.

“ Sai una cosa? Io ti ho detto tutto di me, tu invece niente…”- le dissi, lasciando da parte la canzone.

“ Beh, sei tu il logorroico che si confida con la prima sconosciuta di turno”- ammiccò lei.

Io la guardai falsamente torvo.

“ Ok, cosa vuoi sapere?”- si arrese. Si vedeva che l’argomento non le piaceva, comunque.

“ Parlami di te.”

“ Diciamo che la musica è la mia vita, così come mi piace scrivere. E disegnare. E dipingere. Di solito mi esprimo sulla mia realtà, non cerco con l’arte di dare giudizi, ma solo opinioni…E poi, vivo in simbiosi con la mia moto.”

“ E la tua famiglia?”

“ Ho perso i miei genitori molto piccola, e mia sorella si è presa cura di me, essendo più grande.”

“ Ma con lei non vai molto d’accordo…”

“ A volte preferisco la mia moto, ecco”- sorrise. Ma vidi che si era rabbuiata, perciò cambiai argomento.

“ E quanto alla musica? Cosa ascolti?”

Sorrise- “ Quelli che preferisco sono i Foo Fighters”

“ Oh, forti”- commentai io. A dire il vero non ero molto informato su di loro, li avevo sentiti qualche volta per merito di Gustav, non erano i miei preferiti.

 Mi dispiace di averti tolto l’ispirazione”- disse poi sinceramente, indicando con un movimento della mano il foglietto che avevo lasciato da parte.

“ Oh no, non l’hai fatto, tranquilla”- le risposi io, serafico.

“ Hai mai guidato una moto?”- chiese lei all’improvviso. Io rimasi pietrificato, capendo cosa mi avrebbe proposto.

“ No e non credo che faccia per me”- dissi sulla difensiva.

“ Bene, allora credo che ti insegnerò”- si alzò dalla panchina, mostrando di aver ignorato la seconda parte della mia frase.

“ Ma…Lena!”- cercai di richiamarla, mentre lei proseguiva spedita per uscire dalla stazione.

A quel punto feci una piccola corsetta per raggiungerla e lei sorrise, come sempre.

 

 

Alla fine mi ero fatto convincere, la sua moto era davvero bella. Avevo anche imparato in fretta. Ora sfrecciavamo per le strade di periferia, lei era appoggiata a me, quasi non me ne accorgevo, io ero impegnato a fare il novello motociclista. Il vento sul viso era una bella sensazione di libertà. Ci fermammo vicino ad un prato: la luna piena era l’unica luce.

“ Non è stato poi così difficile”-

“ No, avevi ragione”- le sorrisi io. Ci sedemmo nel prato. Lena sembrava così fragile: sembrava doversi rompere da un momento all’altro. Io la fissai. In quello stesso istante si voltò verso di me, i nostri volti vicini.

Driiiiiiiiin!

Ecco, la grande invenzione tecnologica capace di rovinare un momento del genere. Perché, io desideravo baciarla? Cosa mi veniva in mente?

Era Tom. “ Scusa Lena”- dissi prima a lei, in imbarazzo, mentre sorrideva sotto i baffi.

“ Tom, che problema c’è?”- chiesi piuttosto irritato al mio gemello.

“ Che problema c’è? Volevo solo sapere che cavolo di fine avevi fatto, idiota!”

Sospirai- “ Sono vivo, non preoccuparti. Anzi, sto per tornare a casa”- mi voltai verso Lena, chiedendole ancora scusa con lo sguardo.

“ Beh, muoviti, fuori si gela”- chiuse la telefonata.

“ Devo andare”- mi alzai e precisai – “ Vado da solo, tanto siamo vicini… e cercherò di contattare qualcuno che traini la mia macchina dal benzinaio!”.

“ Sicuro?”-

“ Sì”

“ Beh, allora…buonanotte”

“ Buonanotte”

Si alzò per guardarmi negli occhi mentre lo diceva, come se fosse la cosa più importante del mondo. Poi le voltai le spalle e mi incamminai verso casa.

In ogni caso, anche se Lena fosse venuta con me, se ci fosse stato qualche problema, lei non avrebbe potuto proteggermi.

Credevo.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice:  Finalmente il terzo capitolo =) Scusate l’attesa, ma il tempo è sempre troppo poco per fare tutto .-. Allora, abbiamo visto che Bill ha anche le allucinazioni…o no? E che Lena è una fan dei Foo Fighters *_* Comunque, tra i due sembra esserci feeling…ma è ancora troppo presto per dirlo.  

  
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