Capitolo 5 – Ginny ne sa una più del diavolo…
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E ora lei era
pazza di turno. Aveva fatto lo scambio di peso con Harry… perché così doveva
essere. Quando Hermione aveva raccontato l’accaduto, sembrava aver capito che
in quella casa succedevano cose strane, proprio come diceva il piccolo
paranoico. E ora che Harry non era più il pazzo di turno toccava a lei, Ginny.
Harry subito aveva creduto alla versione di Hermione, non alla sua… del resto,
quasi se lo aspettava. Lo scettico sembrava essere Ron: non appena Hermione
aveva proposto di andare via dalla casa, subito le aveva detto di NO! Sembrava
irritato dall’idea… non sarebbe tornato alla Tana, stavano bene lì dove stavano
e per quanto lo riguardava si era trattato di una coincidenza. Hermione non
aveva avuto il coraggio di rispondere e Harry… beh, Harry era assorto nelle sue
meditazioni del piffero. Non le importava se adesso la credessero svitata… era
tutto regolare e sapeva anche perché Ron non voleva abbandonare Baskerville’s
Hunt…
“Gae.” Fece Ginny,
mentre era adagiata sul letto.
“Vogliamo finirla
con queste sequenze introspettive?”
“Ma, Ginny…” fece
l’Autore.
“Shhh! Non c’è
bisogno che tu faccia la mia analisi psichica.”
“Guarda che so
quello che sto facendo, non ti preoccupare, perché nessuno…”
“Basta, Gae.
Lascia che le cose proseguano nel loro ordine e non soffermarti sulla mia
mente, altrimenti chiama Raffaele Morelli e Paolo Crepet, e di’ loro di
completare questa storia.”
“Ok, calmati però.
Non vorrai diventare come Harry, spero.” E sparì.
Si accese una
sigaretta. Poi il letto cominciò a muoversi, oscillando avanti e indietro.
“Che palle!”
sussurrò a denti stretti.
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“Harry, Harry,
svegliati! Devi venire assolutamente a vedere Ginny. Quella mattina Hermione
era entrata di corsa nella camera di Harry, estremamente preoccupata.
“Che c’è?” fece
Harry mezzo assonnato. Hermione era fuggita via dalla stanza. Lui la seguì in
camera di Ginny. Qui c’era anche Ron. Aveva gli occhi sbarrati. Quando Harry
rivolse gli occhi verso il letto ne capì il perché. Ginny era inchiodata al
letto da delle salde catene e si agitava convulsamente. Emetteva strani suoni
gutturali.
“Ma cos’ha?” fece
Harry sbalordito.
“Stamattina ero
venuto a chiederle se aveva visto le mie mutande in giro e l’ho trovata che si
agitava mentre il letto ballava.” Rispose Ron
“Ballava?”
Proseguì Hermione:
“L’ho incatenata con un incantesimo. E poi mi ha vomitato in faccia.”
“Cosa?”
“E dice di essere
il diavolo.”
“Ma non è che si è
fumata qualche canna in più?” suggerì Harry.
“Anch’io l’ho
pensato.” Disse Ron.
“Sì, ma è diverso.
E’troppo esagitata.”
Harry si voltò a
guardarla. Ora tirava fuori la lingua e la muoveva grottescamente in tutte le
direzioni, leccandosi le labbra. Poi, le si avvicinò e disse: “Ciao, io sono
Harry Potter.”
“E io sono il
diavolo! Ora liberami da queste catene.” Rispose Ginny.
“Se sei il diavolo
perché non le puoi far sparire da solo?”
“Troppo volgare
come prova del mio potere, mio caro Potter.”
In quel momento un
cassettino del comò accanto al letto si aprì. Subito dopo si richiuse.
“Sei stato tu?”
chiese Harry.
“Sì. Mirabile
dictu, non trovi?”
“Parli latino?”
Hermione si accese in quel momento.
“Ego te absolvo.”
Disse Ginny.
“Perché tu conosci
il latino?” chiese Harry a Hermione.
“Se tu avessi
letto STORIA DI HOGWARTS, lo conosceresti.” Rispose Hermione acida. Poi chiese
a Ginny: “Quod nomen mihi est?” qual è il mio nome?
Il demone rispose
esplodendo in una roca risata: “Puttana!”
In quel momento
Ron prese Hermione di scatto e disse con voce tonante: “La troia è mia!
Lasciala stare è mia!” poi lasciò la presa.
Ginny disse:
“Scusa, Weasley, c’è stata un’interferenza e ti ho posseduto per un attimo. Mi
riferivo a questa porcella qui!”. La cosa – Ginny girò la testa su se stessa e
si rivolse nuovamente a Ron: “Lo sai cosa ha fatto la stracciacazzi di tua
sorella?”
Stavolta fu Ron a
vomitare.
Il demone si girò
verso Harry e disse: “Ho qui tua madre, Potter, vuoi lasciarle un messaggio?
Vedrò di farglielo recapitare.”
“Cosa?”
“Sì, lei è qui. Lo
sapevi che la tua mammina se la faceva con Sirius Black? Adesso si sono
ricongiunti!” ed esplose in una risata agghiacciante. In quel momento Harry
perse il controllo e si avventò addosso a Ginny, cominciando a prenderla a
schiaffi: “Brutta stronza! Come osi insultare mia madre! Tu… tu…”
“Ohhhh! E basta!”
stavolta la voce non era quella del demone, ma quella della solita, vecchia
Ginny: “Harry, potevi dirmelo che volevi fare sesso estremo prima di legarmi. E
voi due, cosa fate lì? E’finito lo spettacolo.”
“Ginny, sei di
nuovo tu.” Fece Hermione, sollevata.
“Ma certo che sono
io, chi credevi che fossi, Madre Teresa di Calcutta forse?”
“Oh, poverina, non
sa cosa dice. Non se ne ricorda…” disse Hermione, premurosa.
“Ricordarmi che
cosa? Potreste spiegarmi?”
“Ginny,” esordì
Harry, “tu sei stata appena posseduta dal diavolo.”
“Ma che cazzo
dici? Sentite, qualche volta ho il sospetto che siate voi a drogarvi e non io.”
Harry alzò gli
occhi al cielo e disse: “Gae, per piacere aiutami.”
In quel momento
una luce fortissima illuminò la stanza e i presenti udirono la musica di JESUS
CHRIST SUPERSTAR.
“Vi piace la
musica di accompagnamento, ragazzi? Stavo pensando anche all’Alleluia di
Haendel, però questa è molto carina.”
“Senti, qui la
questione non è la musica di accompagnamento, ma le cose strane che accadono.”
Disse Hermione con una lieve nota d’isterismo.
“Oh, qualcuno qui
si sta scaldando… e non è Harry!” fece l’Autore, ironico “Hermione, non c’è
bisogno che fai così. Non è successo niente.”
“Niente?” esclamò
Harry “Ginny è stata appena posseduta dal diavolo.”
“Ascolta, io sono
l’Autore, se vuoi vado a chiamare Benedetto XVI e gli chiedo di accertare il
caso, ma mi pare che non ci sia motivo di andare a scomodare il Papa in
persona, va bene?”
“Gae” intervenne
Ginny, “non ti preoccupare di loro. Per me puoi anche andare.”
“No, aspetta…”
fece Harry.
“Harry, per
piacere nun me scassà o’ cazz!” poi si rivolse a Ginny “Questa dovrebbe
piacerti come musica d’uscita.” E in quel momento sentirono tutti il motivo di
My Sharona mentre la luce svaniva
“Ma è assurdo…”
disse Hermione “Ron, smettila!”
Ron canticchiava:
“My, my, my, my, my, uhhhhhh… m-m-m-my Sharona!”
“Ron,
basta!”
“Oh,
ma che cazzo vuoi?” fece Ron, irritato
“Scusa,
tua sorella è stata posseduta dal diavolo, e tu canti e balli?”
“Hermione,
conosco Ginny, può darsi che ci stia prendendo per il culo.” Bisbigliò in tono
concitato.
“Ma…”
fece per dire Harry.
“E
poi, anche se fosse stata posseduta dal diavolo, ora è tornata in sé. Sentite,
la cosa sta iniziando a farmi innervosire perciò smettetela di fare i paranoici
del cazzo.”
“Ron,
stai rischiando una notte senza sesso.” Lo minacciò Hermione.
“Brava,
ecco il tuo modo di risolvere le faccende: 'Niente sesso, Ron!' stai diventando
patetica, Hermione!” e uscì fuori dalla stanza, sbattendo la porta.
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Adesso
si è fatta imbonire dalle puttanate di Harry, certe volte pensava che la
miglior cosa fosse proprio… ah, lasciamo perdere…
Ron
scese in cucina.
“Lloyd,
fammi un martini.” Disse.
Lloyd
gli preparò il martini.
“Oh,
sì, bravo Lloyd. Sei l’unico che mi capisce qui.”
Lloyd
lo ringraziò.
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“Oh,
Harry, io non lo capisco!” Hermione era sempre più nel panico, ma Harry era
immerso in uno dei suoi silenziosi pensieri.
“Hermione,
una cosa è certa: questa non è una casa come tutte le altre. Forse già in
passato sono accadute cose strane.”
“Il
dottor Lecter ne potrebbe sapere qualcosa.” Suggerì la ragazza.
“Già.
Domani andrò a parlare con lui.”
“Ehi”
fece Ginny, “avete intenzione di lasciarmi in catene per tutto il giorno?
Muovetevi, prima che mi trasformi nell’Incredibile Hulk!”
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Capitolo 6 – Una chiacchierata con Lecter
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Ron
quella notte non riuscì a dormire. Verso mezzanotte e mezza scese dal letto e
si diresse nella cucina, dove Lloyd sembrava che quasi lo aspettasse. Si fece
due bicchierini di Vodka e ritornò in camera da letto. Quando Hermione lo vide
entrare, gli chiese: “Dove sei andato?”
“Oh,
sono andato… a lavarmi i denti.”
“Su,
vieni qui, tesoro.” Fece lei con il classico tono da sono-una-gatta-in-calore,
e Ron la baciò. Dopo qualche istante la ragazza si scostò da lui, dicendo:
“Amore, che dentifricio usi? Il tuo alito sa di alcool… Hai forse bevuto?” e
qui il suo tono divenne quasi inquisitorio. Ron non aveva voglia di fare
discussioni… diciamo che aveva quasi voglia di prendere Hermione per un braccio
e… invece disse: ”No, e adesso dormiamo.” La preoccupazione di Hermione
cresceva di giorno in giorno: prima a Harry, poi a lei, poi a Ginny… Ron poteva
essere il prossimo e, in tutta franchezza, il suo atteggiamento non la
convinceva affatto. Quel pomeriggio era salita su in camera per prendere delle
cose e aveva notato sulla scrivania dei fogli ricoperti da quella che sembrava
la calligrafia di Ron. Sui fogli si ripeteva la stessa frase: “Il mattino ha
l’oro in bocca.” Che cosa significava? Era possibile che il suo trottolino
amoroso du-du-da-da-da stesse diventando pazzo? E nemmeno Ginny ci scherzava.
Sperava che Harry avrebbe portato delle risposte convincenti, una volta andato
a parlare con Lecter.
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Quella
mattina Harry trovò Ginny in salotto a guardare la televisione.
“Ginny,
io esco. Vado qui dal dottor Lecter.”
“Vai,
e ucciditi, allora.” Fece lei di nuovo in tono demoniaco.
“Cosa?”
esclamò preoccupato, ma Ginny esplose in una risata, e capì che stava
scherzando.
Va
in cerca di risposte, pensò Ginny, si sente come se fosse il protagonista di un
thriller o di un horror… dovrebbero dirglielo che non si chiama Hercule Poirot…
“Gae”
disse Ginny.
“Che
c’è?”
“Devo
usare l’occlumanzia per nasconderti i miei pensieri? Ti ho detto che non ho
voglia di sequenze introspettive.”
“Ma
aumentano la suspense, ragazza mia!”
“Ho
l’impressione che tu ti stia prendendo troppo sul serio! Lo sai che questa è
una parodia, non un romanzo di Patricia Cornwell.”
“E
tu, Ginny, non sei Aldo Busi e qui non siamo ad AMICI LIBRI, è chiaro?”
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“Oh,
quale inaspettato piacere, signor Potter.”
“Il
piacere è mio, dottore.”
Lecter
fece segno a Harry di entrare. Il dottore fece fare una breve visita della casa
all’ospite inatteso.
“Sa,
dottore, quando l’altra sera ha chiesto a Ron, Hermione e Ginny di venire a
cena non mi sentivo tanto bene e…”
In
quel momento intervenne l’Autore: “Chiariamoci subito, ragazzi. Questa non è la
classica visitina di cortesia. Harry è venuto qui per ben altro. Siccome questi
convenevoli sono un po’ noiosi e i miei lettori in questo momento staranno
pensando che devono andare ancora a pagare l’I.C.I., andiamo al sodo. Quindi
Harry, di’ al dottor Lecter quello che gli volevi chiedere.” Poi aggiunse tra
sé e sé: “Forse Ginny ha ragione… se non intervenivo io qui, sai che palle!”
“Che
cosa intendeva dire l’Autore, signor Potter?”
“Ecco,
signore, la verità è che nella nostra casa stanno accadendo cose strane dal
secondo giorno che siamo qui.”
“E
perché si è rivolto a me?” chiese Lecter.
“Ecco,
mi domandavo se lei sapesse se in passato siano già accadute cose strane da
queste parti.”
“Io
sapevo che sarebbe giunto il momento di mettervi in guardia, ma a quanto pare
avrei dovuto agire prima. Diciamo che sono anni che in quella casa accadono
cose strane. Persino i Babbani credono sia stregata.”
“Davvero?”
fece Harry, con il solito tono da beota incredulo.
“Ma,
su, mi dica cosa succede.”
E
così raccontò tutto quello che era accaduto in quei giorni. Lecter ascoltava
avidamente.
“Vede,
signor Potter, alcune delle cose che mi ha raccontato sono già accadute in
passato. Mi ha detto che la sua amica Hermione è stata aggredita da un uomo
vestito di nero con una maschera in volto: anni fa, una studentessa Babbana,
Casey Becker, e il suo ragazzo, Steve, furono trovati brutalmente assassinati.
Sulla scena del delitto fu ritrovato un costume simile.
“E
lei mi può assicurare che la signorina Ginny è stata preda di un possibile caso
di possessione demoniaca. Anche questo accadde ad una giovane dodicenne di nome
Regan MacNeil. I due gesuiti che esercitarono il rito, padre Damien Karras e
padre Lancaster Merrin, morirono nel tentativo di salvarla.”
“Quindi
sembrerebbe che in questa casa muoiano tutti, o sbaglio?”
“Sì,
più o meno è così. Certe persone non mi hanno mai voluto credere quando
avvertivo loro del pericolo di quella casa. Come Grady, il custode che la
biscugina dei suoi amici aveva assunto.”
“Che
cosa gli successe?”
“Perse
la testa e uccise le sue due gemelle e la moglie, poi si suicidò.”
“E
nessuno prima di me aveva visto una videocassetta che uccide?”
“No,
questa mi è totalmente estranea.”
“Sembrerebbe
che sulla casa ci sia una maledizione, allora.”
“Sì,
ogni volta che qualcuno vi viene ad abitare, ne subisce gli effetti.”
“Quindi
noi siamo i prossimi.”
“Sì,
e quello che è strano è che tutto ciò sia accaduto in maniera così istantanea
stavolta. La maledizione stavolta si è scagliata subito contro di voi… mi
stupisco, ecco… che non siate già… morti.”
Harry,
d’istinto, fece un classico gesto scaramantico.
“In
altre situazioni le consiglierei di scappare di qui, signor Potter, ma stavolta
credo sia meglio rimanere qui e affrontare il suo destino. Forse potrebbe
esserci un modo per distruggere la videocassetta.”
“Lei
saprebbe farlo?”
“Non
sia sciocco. Io sono un Magonò, ma conosco la storia di quella casa meglio di
chiunque altro… può darsi che in fondo vi sia un nesso tra gli eventi accaduti.
Come le ho già detto, pare che alcuni episodi accaduti in quella casa si siano
ripetuti. La cassetta potrebbe aver impresso su di sé le memorie di quegli
eventi.”
Harry
era sconvolto. Certo che ne sa di cose quest’uomo, pensò. Non è che forse porta
un po’ di sfiga? Poi, come colto da un’illuminazione celeste, chiese: “Ma la
biscugina del mio amico è morta anche lei in situazioni sospette?”
Lecter,
per la prima volta, fu colto da uno strano tremito, osservò Harry. Sembrava
leggermente turbato. “Oh, una morte terribile… non mi va di parlarne…” disse
infine.
“Ma
è importantissimo!”
“Oh,
che sbadato!” esclamò di colpo, come se fosse stato preso da una scossa
elettrica “Devo andare a dar da mangiare al cane! Mi scusi, ho da fare… devo
preparagli la sua solita bistecca al sangue. Se succedono altre cose, mi faccia
sapere immediatamente.” E lo accompagnò alla porta. Quando fu la richiuse,
Harry ebbe la sensazione di sentire uno strano sibilo.
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Harry
raccontò tutto a Hermione.
“E
non ti ha voluto dire come è morta la biscugina Joanne?”
“No,
ha detto che doveva dar da mangiare al suo cane… credo fosse una scusa.
Dobbiamo fare attenzione, lui sa molte cose.”
“Senti,
Harry, credo che Ron sarà il prossimo. Insomma il suo comportamento mi
spaventa.”
“Capirai”
intervenne Ginny, “non gli dai tregua. Non puoi pretendere che lo facciate in
ogni momento della giornata. E poi con tutto quello che si dice sull’A.I.D.S.!
Voi non usate nemmeno i preservativi…”
“Parli
tu che sembri Mia Wallace di PULP FICTION!” fece Hermione, che poi riprese
ignorando Ginny “E credo che abbia ricominciato a bere… stanotte aveva l’alito
che sapeva di alcool.”
“Ah,
sarà quello yogurt alla banana.” Disse Ginny.
Ma
Hermione non si placava, né tanto meno Harry. Ci voleva un calmante, pensò
Ginny, che subito estrasse due siringhe e, senza che i due se ne accorgessero,
le somministrò loro.
Ah,
adesso se ne staranno lì buoni buoni, senza rompere il cazzo, pensò la rossa.
“Gae,
ti va una canna?”
“No,
Ginny, non mi drogo.”
“Strano, leggendo le stronzate che scrivi, si direbbe che qualcosa te la fumi.”