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Autore: Grace kiwi    27/03/2011    0 recensioni
Volevo solo correre via da lì, non volevo più percorrere la solita strada deserta con il solito tabaccaio nascosto dalla cabina del gas, e soprattutto non volevo più vedere quelle facce cattive, che cercavano di spogliarti e farti vergognare di quello che eri.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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.11

Ci guardammo negli occhi per molto tempo quella notte, allungati sullo stesso letto,nell'attesa che qualche parola riempisse quel silenzio ovattato nella mente di entrambi.

Le sue labbra,i suoi capelli e tutto ciò che lo componeva in tutta la sua stranezza, mi bastava per poter vivere serenamente e per poter richiudere il cassetto degli incubi che si apriva ogni notte facendo tornare in vita il passato.

Tutta via c'era ancora qualcosa che non andava: sapevo che non sarei riuscita a resistere troppo vicina a ciò che desidero.

Mi avvicinai alle sue labbra fine perfettamente disegnate dal fato e lo baciai con un pizzico di dolore,che si trasformò subito in lacrima.

Non appena la goccia fredda toccò la sua guancia mi guardò e capì che non saremmo mai potuti stare insieme.

Sapeva benissimo ciò che provavo per lui,ma il nostro destino non era incrociato,o almeno,non nel modo giusto.

Mi baciò di nuovo,per indicare un addio, si alzò dal letto e uscì dall'appartamento.

Io rimasi allungata sul letto per una decina di secondi,dopodichè mi sedetti,accesi una sigaretta e presi un foglio,dove scrissi tutto ciò che mancava al bambino che stava per arrivare.

Passai tutti e sei i mesi per negozi,a braccetto con Dez e Luke, per prepararci al parto,fin quando non arrivò il giorno: 24 agosto.

Dormivo con i soliti incubi che tormentavano il mio sonno estivo, quando lo squillare incessante del telefono fisso mi fece alzare nel pieno della notte e risposi al telefono con voce smorzata e rauca:

-Pron..to..-

-Sta per partorire..!!-

Rimasi in silenzio e mi svegliai di colpo,nel dolce ricordo della voce di mio padre prima della sua morte e anche per il fatto che la mia migliore amica stava per mettere al mondo una parte di lei,il frutto di una pianta rara,che non cresce sempre e se cresce,cresce male: l'amore.

Mi preparai e corsi all'ospedale,dove vidi Dimitri seduto scorrettamente sul sedile scomodo dela sala d'attesa con una cartina in mano:

-Ciao..- Dissi spaventata,e lui,non appena sentì la mia voce si rizzò in piedi e mi abbracciò,come se fossi stata io a salvarlo dal baratro della sua mente scura e drogata.

Parlammo del più e del meno,fin quando non vidi Luke distruggere le sedie accanto alle nostre,piangendo come un disperato.

Dimitri,convinto che piangesse per felicità,lo abbracciò amichevolmente, ma quando vide che non riceveva nessuna risposta, tolse le sue braccia e le posizionò accanto alle tempie come se non volesse far uscire le lacrime.

Sentii una fitta allo stomaco,come se qualcuno mi stesse attorcigliando con una pinza tutto il mio apparato digerente,fino a farmelo vomitare.

Cominciai a piangere cosciente del fatto che il mio antidoto e la sua piccola creazione erano state risucchiate dal fato maledetto,così non mi rimase altro che continuare ad uccidermi con il mio stesso veleno.

Non piansi davanti alle casse bianche l'una accanto all'altra,su quel prato verde,non avevo più lacrime da cacciare,ma solo urla e rabbia che presto avrei sfogato sulla mia stessa pelle.

Lanciai un mucchietto di terra, consapevole che lì dentro, nel cuore di metà della mia vita che ormai aveva smesso di battere,c'era anche la mia anima,troppo strappata per poter essere aggiustata malamente di nuovo.

Ogni 24 agosto, io, Dimitri e Luke ci recavamo nel cimitero con un mazzo di rose blu,in ricordo di tutto quello che avevamo passato insieme.

Durante il tempo però, il nostro trio si spezzò, dandola vinta al destino,che tirò a sé con prepotenza e cattiveria anche lo sposo della mia migliore amica,troppo drogato e disperato per poter continuare a vivere una vita ormai senza senso.

Ora sono qui, a 42 anni,con Dimitri che legge il giornale Rock del mese,per prendere in giro i ragazzini poser di oggi, ed io che mi pettino i capelli corvini allo specchio, ricordando tutto ciò che ho vissuto,con la consapevolezza che questi anni,sono volati, e, probabilmente,non li ho vissuti al pieno come avrei dovuto,tra tragedie,alchol e droga, contro cui combatto insieme alla mia unica speranza per vivere ancora quel po' che rimane: lui.

  
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