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Autore: Nanix    27/03/2011    1 recensioni
Etienne è una ragazza di 25 anni, con una passione sfrenata per i dolci. Ama farli e ci mette l'anima nel suo lavoro. Le sfortune arrivano quando: rompe lo specchio, un gatto nero gli attraversa la strada, perde il lavoro,la sua migliore amica se ne va in Canada, fa un incidente in macchina con uno stronzo affascinante, scopre il suo ragazzo in un hotel con una biondina e come ciliegina sulla torta rovescia il caffè sulla camicia dello stronzo affascinante.
Se foste in lui voi che fareste? Minimo le fareste pagare il lavaggio della camicia.
No, lui le chiede di essere la sua ragazza e di lavorare nella pasticceria del suo hotel. Per quale motivo?Bhe leggetela.. :)
Mi spiace ma momentaneamente l'ispirazione è andata a farsi benedire, spero torni presto. Ho in testa di tutto ma nulla che interessi alla storia. Spero di riprendere presto.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Etienne ricordati che l’omicidio è un reato.
Etienne ricordati che se lo uccidi vai in galera, e sai che le divise non ti donano.
Mi sto ripetendo questa frase dopo che il tizio qui al mio fianco mi ha presentato alla madre come la sua fidanzatina nascosta.
Allo stesso tempo maledico me per la mia imbranataggine, se non fossi entrata in quel cavolo di bagno ora non sarei nei casini, invece per colpa di quel grandissimo pezzo di stronzo del mio ex ora sono invischiata in un affare più grande di me.
Il lato positivo: ho trovato un lavoro come pasticcera nel suo hotel.
Sono davanti al suo hotel da quasi dieci minuti ma non accenno a muovermi, quel hotel è stupendo e io non riesco a staccare gli occhi dalla fontana all’ingresso, me ne sono innamorata.
Il giardino è immenso e ben curato, devo farmi dare il numero del loro giardiniere, anche io voglio rendere cosi spettacolare il mio piccolo giardino.
-Muoviti-
Mamma quanto lo odio. Non ha ancora capito che le persone, o quanto meno non tutte, non devono per forza sotto stare ai suoi ordini? Che ragazzo viziato e arrogante.
La guardo da capo a piedi e sospiro, forte abbastanza da farmi sentire da lui mentre con aria scocciata mi aspetta davanti alla porta.
Entriamo e le due ragazze alla reception gli sorridono amorevolmente, manco fosse un Dio in terra, mentre alla sottoscritta regalano uno sguardo minaccioso.
Mi guardo attorno e devo ammettere che li sono quella più bruttina, sia le ragazze che i ragazzi sono veramente molto affascinanti.
Evidentemente all’aspetto fisico Nathan tiene in maniera particolare, ma allora perché non ha chiesto ad una delle ragazze di fingersi la sua fidanzata?
Tutti quelli a cui passiamo accanto mi guardano come se fossi un extraterrestre, non do molto peso alla cosa, che guardino pure.
-Forza andiamo. Ti faccio vedere dove vivrai.-
-Cosa?-
-Sei la mia ragazza quindi devi vivere con me.-
Siamo vicini in modo che nessuno possa sentire i nostri discorsi, lo guardo arrabbiata e sbuffo.
-Non pensare che io sia contento, ma se la cosa può consolarti dormirai nella stanza degli ospiti.-
-Ah ma che bello, e io che pensavo di dover dormire nella cuccia del cane.-
-Non mi tentare, non ho la cuccia ma potrei provvedere.-
Ribadisco il concetto: stronzo all’ennesima potenza.
Andiamo verso l’ascensore, e nel corridoio incontriamo una ragazza, probabilmente di circa la mia età, che ci viene incontro.
-Buongiorno, signor Williams. Devo accompagnare io la signorina alla sua stanza?-
-No, la ringrazio. La signorina qui presente, è Etienne. La mia fidanzata.-
Rimane allibita e io faccio richiesta a tutti i santi per non farmi ridere a crepapelle.
È esattamente come negli anime, il suo spirito si stacca dal corpo e vaga solitario.
Su su Etienne, probabilmente è una delle tante che si è presa una cotta per il tizio pseudo fidanzato qui accanto a te.
Però non starebbero male, è veramente una bella ragazza. Curve proporzionate al suo fisico, viso dolce dai lineamenti delicati, occhi profondi e neri, capelli ramati raccolti in un elegante treccia che le arriva quasi a metà schiena. Sciolti devono essere veramente molto lunghi.
Finalmente la ragazza si riprende e si rivolge a me.
-Lieta di fare la sua conoscenza, signorina Etienne. Per qualunque problema si rivolga a me.
-La ringrazio.-
A dire il vero il suo sguardo non voleva dire quello ma anzi “ mettimi i bastoni tra le ruote e ti riduco in poltiglia”.
Quante persone mi stanno odiando nel giro di pochi minuti, 10-15 persone? Ho superato ogni mio record personale.
Entriamo in ascensore e Nathan schiaccia l’ultimo piano. Quel aggeggio infernale, che io detesto in quanto soffro di claustrofobia, si muove facendo rumore non molto rassicuranti.
-Fa dei strani rumori. Qualcuno potrebbe restare bloccato dentro.-
-Spero che quel qualcuno sia tu.-
Ma guarda un po’ lo stronzo. È deciso: questa notte lo uccido e lo apro in due, anzi no lo taglio in tanti piccoli pezzettini.
-Stronzo.-
-Una ragazza non è fine quando dice le parolacce-
-Non hai nessuna prova che io sia una ragazza. Fino a prova contraria quando ci siamo incontrati ero nel bagno degli uomini.-
Nathan mi guarda allibito e deglutisce, l’ascensore si apre ed io esco.
Nathan-Etienne 1 a 1
Mi segue e mi mostra la sua stanza.
È enorme e la vista sulla città è a dir poco spettacolare. C’è un piccolo salotto con un televisore al plasma e un impianto stereo notevole, una camera per gli ospiti semplice con la finestra che da sulla fontana, a cui mi sono innamorata appena arrivata e infine un bagno dalle tonalità dell’azzurro.
Tutto sommato la casa è anche bella, l’unica pecca è il fatto che devo farmi 10 piani per andare al lavoro, non si può avere tutto dalla vita.
-Posso farmi una doccia?-
-No, andiamo.-
Ora ha superato il limite, prendo un cuscino e glielo tiro in testa prima che esca dalla porta, si volta e prende il cuscino in mano.
-Sei impazzita?-
-Stavolta è un cuscino, la prossima volta sarà qualcosa di più pesante. Smettila di dare ordini, se vuoi darmeli fallo giù in pasticceria, ma non qui. E ora io vado a lavarmi.-
Non gli do il tempo di rispondere che filo in bagno, ma come diavolo si permette quel esserino di darmi ordini in quel modo e con quel tono?
La doccia dura più del previsto e quando esco di lui nemmeno l’ombra. Meglio cosi.
Mi tocca indossare gli abiti di prima non avendone altri e torno all’ingresso dove tutti quanti mi osservano sorpresi. Forse pensano che la ragazza di Nathan, o meglio la sua ragazza ideale, debba essere molto diversa da me, vorrei tanto mettermi a urlare e dire a tutti la verità e come idea non sarebbe male, però ho paura delle conseguenze.
Vado dalle due ragazze alla reception che continuano a fissarmi con aria truce.
-Scusate avete visto Nathan?-
-Nathan? Ah il signor Williams. Si è in cucina.-
Mi squadrano da capo a piedi sogghignando e storcendo il naso.
-Avete qualche problema?-
-Bhe è che in quanto fidanzata del signor Williams ed essendo lui un tipo affascinante, pensavamo che anche lei lo fosse.-
-Scusate ma io rientro nella categoria di normali e intelligenti, quindi per non abbassare il mio quoziente intellettivo discutendo di argomenti del genere vi saluto e spero che apriate gli occhi il prima possibile. Non tutto quel che è brilla è oro-
Me ne vado mentre da lontano una figura mi osserva, e chi può essere se non la ragazza che abbiamo incontrato prima? La guardo di rimando e le sorrido falsamente come ha fatto lei prima, mi vede e distoglie subito lo sguardo.
In cucina vedo Nathan intento a discutere con il cuoco, mentre io mi guardo attorno restando allibita per le dimensioni della cucina.
È suddivisa in reparti ed è molto ordinata.
Da una parte la cella frigorifera, accanto, nascosto da un muro, la zona per lavare, poi ci sono le varie sezioni: la zona degli antipasti, la zona dei primi di carne e quelli di pesce, la zona dei secondi di carne e di pesce, l’angolo dei contorni, e infine la mia adorata pasticceria.
Intanto che Nathan è intento a parlare col cuoco io do una sbirciatina veloce.
È immensa, quasi il doppio di quella dove lavoravo io, mi rendo conto però che è cosi ordinata, fredda e inumana. Come se non ci fosse mai nessuno, quella cucina non parla di nessuno. Non mi sono rincretinita, ma io credo che ogni cosa ha una storia da raccontare, per questo quando finivo di lavorare mi divertivo a chiacchierare con la mia cucina e gli attrezzi, per fortuna non mi ha mai sentito nessuno altrimenti ora sarei in un manicomio.
-Non le è permesso entrare in cucina-
Mi volto e vedo davanti a me il cuoco con cui stava parlando Nathan poco fa. Ha un vocione grosso e incute un po’ di timore, barba bianca, occhi marroni, e due guanciotte paffutelle che lo fanno sembrare l’orco buono delle favole.
-A dire il vero io sono la nuova pasticcera?-
Incrocia le mani al petto e mi fissa intensamente cercando, forse, di intimorirmi. Beh caro orco hai sbagliato persona.
-Ma davvero?-
-Eh già.-
-E chi lo dice?-
-Il tizio la dietro.-
Con un cenno di capo indico Nathan poco più lontano da noi.
-E li chi è per dare ordini?-
-Ehm, il proprietario dell’hotel.-
-Ma vedi prima di venire assunta devi passare un piccolo test.-
-Che tipo di test?-
-Ti do tre ingredienti, per fare una torta. E tu hai la possibilità di aggiungerne altri due a tua scelta. Ma non uno di più-
-Ok. Dimmi gli ingredienti.
Si fa pensieroso mentre si guarda attorno.
-Ok. Caffè, uova, e burro. In bocca al lupo.-
Dove lo metto il caffè nella torta? Pensa Etienne, pensa. Hai fatto dolci di tutti i tipi, deve esserci un dolce col caffè.
Mi accorgo che accanto al cuoco ci sono anche gli altri dipendenti, aspettano solo un passo falso per potermi cacciare via. Nathan mi osserva divertito, come se la cosa non lo riguardasse minimamente.
Caffè. Caffè.
Ma certo che stupida: il dolce al caffè.
Sorrido divertita a tutti quanti loro che mi guardano sorpresi mentre mi avvicino a prendere il grembiule, cuffia e torcione, accanto al banco di lavoro.
Inizio con un impasto semplice, una tazzina di caffè freddo, lievito e il gioco è fatto.
Imburro la tortiera e porto in frigo per 30 minuti.
Passati quei interminabili minuti mostro soddisfatta la torta al capo cuoco, che rimane basito, mentre alcuni finalmente si degnano a sorridermi sinceramente e a farmi i complimenti.
Perfino il cuoco non ha più quell’espressione austera, ma sorride perfino.
-E brava la nuova pasticcera. Domani alle 6 devi essere qui, non un minuto in più intesi?-
-Ci sarò senza ombra di dubbio.- 

  
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