Fulmine
La cucina di quella
casa è enorme.
Nella cucina di un ninja ci sono cose
essenziali, la stanza deve essere piccola, funzionale e centrata
nell'appartamento.
Quella che ha davanti, invece, è la
cucina di una famiglia.
Le decorazioni degli shoji sono sbiadite,
come su tutti gli altri, ma quelle conservano anche uno squarcio
trasversale e la carta di riso pende, strappata. Entrando, la prima
cosa che si nota è la sagoma del vecchio mobilio, quello che
brucia in giardino, lo sporco che c'era dietro è stato tolto,
ma la ruggine richiama il sangue, lì, in quella casa.
“Scusa,
è tutto sottosopra,” dice Itachi, mettendo l'acqua in
una teiera per scaldarla.
Shikamaru alza le spalle, sedendosi sul
pavimento lindo. Non riesce a decidere, non riesce ad immaginare cosa
può essere stato più orribile di tornare in quel luogo,
per Itachi. Ci ha provato, quando lo ha accompagnato a casa la prima
volta, ma non è riuscito a venirne a capo e neanche si è
permesso di chiedere.
Quel pavimento è pulito e profuma, lì
dov'è. Ma lui le ha viste le chiazze di sangue che ci sono in
altre stanze. Ha provato a toglierle in ogni modo, anche Naruto e
Sakura ovviamente ci hanno provato e perfino Ino e Chouji hanno
sacrificato un paio di pomeriggi per aiutarli, ma quelle macchie
conservano il loro alone rosso scuro, ampio, desolante, nel mezzo del
pavimento del soggiorno. E il soggiorno è chiuso.
Sasuke è
stato dimesso prima dall'ospedale, e quando lui e Itachi hanno fatto
il loro ingresso quella porta era già stata bloccata. Quelle
macchie, però, sono ancora lì, e Shikamaru non dubita
che siano anche nelle teste dei padroni di casa.
“A cosa
pensi?”
Alza velocemente la testa e porta il tè alle
labbra, con artificiale noncuranza, i pensieri però non si
fermano in tempo e il suo sguardo torna a terra.
Itachi lo ha
colto di sorpresa, si è chinato per porgergli la tazza di tè
e ora lo sta guardando dritto negli occhi.
“Mh, pensavo...
Come fate senza gas?” chiede, realizzando adesso che quella
parte del villaggio non è più allacciata da anni a
luce, acqua e gas.
L'altro si siede davanti a lui, beve un sorso
di tè, socchiudendo gli occhi neri, poi torna a guardarlo,
serio.
“Non voglio cambiare i tatami,” dice, calmo, “e
non voglio che rimanga chiusa, non devono esserci stanze in cui non
possiamo entrare. Non più. Non voglio.”
Quello che
Itachi sta dicendo è una cosa precisa, netta, che non lascia
scampo: lui vuole superare, non coprire.
“Sas'ke è
d'accordo?” chiede Shikamaru, abbassando lo sguardo sulla sua
tazza.
Sono simili, è vero, ma ci sono alcune abissali
differenze tra loro due e una di queste è proprio l'approccio
al loro passato. Itachi è stanco: non vuole più avere
segreti, tabù, incomprensioni, sotterfugi, vuole prendere atto
di quello che è stato, ma voltarsi verso il futuro. Sasuke è
stanco: non vuole guardare troppo avanti perché non sa cosa ci
sia e lo spaventa, se guarda indietro invece può riordinare e
riorganizzare tutto, come meglio crede; adesso ne ha il potere. Ma in
realtà anche lui vorrebbe guardare avanti e allora si
costringe, toglie tutto il suo passato dal presente, così da
rimuoverlo anche da un ipotetico futuro, pretendendo che quella
stanza non esista.
“Per ora non ha fatto obiezioni,”
commenta il più grande, alludendo ai cambiamenti che sta
facendo, un momento prima che lo shoji scorra quel tanto che basta
per rivelare la figura di suo fratello.
“Che palle, Itachi,
questa cosa deve finire,” dice Sasuke, facendo qualche passo
nella stanza fino al pentolino del tè.
Shikamaru chiude la
bocca solo quando, seguendo con lo sguardo accigliato la figura del
genin, si trova ad incrociare gli occhi del fratello davanti a
sé.
Gli occhi di Itachi sono stupendi.
Sono neri, così
neri da non distinguere la pupilla, così neri che sembra di
non riuscire a calcolarne la profondità, ma ancora più
di questo è il taglio che lo affascina: hanno un taglio
allungato, sono più fini di quelli del fratello, più
eleganti. E quando sorridono in quel modo, Shikamaru sente che
potrebbe avere farfalle che gli escono dalla bocca, per questo la
chiude.
Lui rimane con quegli occhi sorridenti, mezzo nascosto
dalla tazza di tè, per un momento, poi smette di bere e
allontana l'oggetto dalle labbra, abbassa gli occhi, e c'è un
leggero sorriso sotto al suo naso. Non cerca di nasconderlo perché
non ha senso ridere, è solo che non ci è abituato e a
volte si dimentica che ora può farlo; come se prima avesse
scelto di evitare, di non meritarselo.
Shikamaru continua ad
osservarlo, rivolgendo però le sue parole a Sasuke.
“Che
cosa hai fatto ai capelli?” chiede, con della distrazione nella
voce, giacché Itachi sta facendo di tutto per non scoppiare a
ridere indecorosamente, ormai rassegnato ad ogni sorta di illogica
spiegazione.
Sasuke si volta verso di lui, sorseggia dalla sua
tazza, lo guarda ancora per un po' e poi sbuffa.
“Non ci
arrivi, genio?” sbotta, caustico, “Il tuo villaggio ci ha
tolto tutto e per prendere l'elettricità devo stare a diluire
il voltaggio tra la treccia di rame del parafulmini e l'accumulatore,
che incamera tutta quell'energia prima di convogliarla nel
trasformatore. Roba da pazzi, non possiamo nemmeno usare il
chackra...” borbotta l'ultima frase, uscendo con la tazza in
mano e con i capelli tutti completamente ritti.
Shikamaru, che lo
ha guardato uscire, riesce a pensare che non vuole sapere dove
abbiano preso quell'attrezzatura prima di essere distratto da un
suono buffo, strano, inusuale. Aggrotta la fronte, voltandosi verso
Itachi, e lo trova intento a far finta di non essersi sbrodolato il
tè addosso.
Lui si guarda la maglia e poi la tazza di tè,
si lecca le labbra, portandosi una mano al mento per asciugare le
gocce, e c'è ancora una traccia d'ilarità in quelle
iridi quando le alza per prendere il panno su uno dei nuovi piani da
cucina poco distante.
“Possibile che pur di non farmi
sentire la tua risata tu sputi nella tazza del tè?”
chiede di getto il genio, vergognandosi come un ladro quando quegli
occhi neri si fanno seri e si immergono rapidamente nei suoi.
Sbuffa,
alzandosi di scatto.
“Forza, batti la fiacca da quando sei
qui, come criminale eri molto più attivo,” celia,
guardandosi intorno, “cosa devi fare oggi?”
Itachi
sceglie diplomaticamente di stare al suo gioco, concentra la sua
attenzione sulla maglia e si pulisce con il panno.
“Ho fatto
una lista,” dice, indicando, con un cenno del capo, un piano da
lavoro lasciato al centro della stanza.
Shikamaru si avvicina,
raccoglie il foglio e inizia a leggere.
“Portare di sopra
il nuovo armadio, questo non è facile come sembra, ci
vorrebbe Sakura,” s'interrompe per commentare, momentaneamente,
per poi riprendere subito dopo, “pulire i canali di scolo,
ba...” si ferma di nuovo, alzando gli occhi dal foglio con
aria seccata nel momento esatto in cui Itachi poggia le labbra sulle
sue.
Ha la testa piegata da un lato e i capelli cadono sfiorando
il naso di Shikamaru, il quale alza una mano d'istinto e li toglie,
portandoglieli dietro l'orecchio. Poi per una strana attrazione la
mano rimane lì, a mezz'aria, le dita sfiorano il lobo
d'Itachi, la pelle sotto l'orecchio, il collo, e poi salgono di
nuovo, immergendosi nei capelli costretti dall'elastico.
“Baciare
Shikamaru,” conclude la lista, Itachi, facendo scontrare di
proposito i loro nasi un'ultima volta.
AAAAAAAHksagsadgd!
Scu- coff coff...
Scusate, sono stata travolta da una valanga di ooc. ù__ù
Ma ora sto bene, eh! Mh. Si fa per dire, sì.
Non metto
l'avvertimento perché mi dicono - quindici delle mie cento
beta u.ù - che non lo è in questa serie, in questa what
if?. Che probabilmente lo sarebbe in un normale contesto dove Itachi
deve morire, ma che qui, ha il motivo e anche il diritto di essere
finalmente leggero, se vuole, se lo sente. Non so. Mi sta bene anche
così. ^^
Dunque: no.
Perché
effettivamente Shikamaru sembra sempre più idiota intorno a
Itachi e... Beh, voi siete mai state intorno a Itachi? Sono pronta a
scommettere che quantomeno inebetisca, però Shikamaru rimane
della sua solita sopraffina ed altissima intelligenza, solo che non
ha la malizia di qualcuno che ha vissuto per il mondo, che è
più grande e che è cresciuto in modo molto diverso dal
suo.
Quindi no, non è Shikamaru che è idiota, è
Itachi che abbaglia e poi attacca con i suoi sporchi trucchi!
Volevo
dire una cosa su Sasuke, ma quando l'ho pensata mi sono sbrodolata
con il tè!
Ed ecco svelato perché i personaggi nelle
mie ff son tutti dipendenti dal tè: lo sono anch'io. -.-
Tessaaa, cos'è?
Eh, cosa mi fai scrivere?
(Aaah che bello scaricare sugli altri...
*mette i piedi sulla scrivania*)
Dunque, non è
assolutamente così semplice. A partire dal fatto che non sono
sicura ci siano trasformatori e accumulatori nel mondo ideato da
Kishimoto, possiamo dire che tutto questo è fattibile almeno
in via teorica. Sempre sulle nulle basi del mondo narutiano, sì.
Il
fulmine non è corrente continua e non ha un voltaggio nemmeno
simile a quello sostenibile dalle apparecchiature, pertanto Sasuke
sta in mezzo per diluire, come ho scritto nel testo, il voltaggio
fino all'accumulatore che poi lo convoglia nel trasformatore e
fornisce due e venti continua - ammesso e non concesso che a Konoha
abbiano la due e venti. u.u'
Spuntano licenze come funghi,
eh.
Ringrazio wari per avermi aiutato in questa cosa; ci siamo
fatte una cultura, si può dire. XD
I luoghi e i personaggi non mi appartengono e non c'è lucro.