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Autore: slice    27/03/2011    4 recensioni
Ipotizzando che tornare al proprio villaggio - anche se si gioca a carte scoperte, a quel punto - significhi rinunciare a molte libertà, si deve anche mettere in conto eventuali modi per aggirare le costrizioni e vivere più serenamente. No? Beh, più serenamente e anche in modo meno composto, probabilmente. ù.ù
Voglio dedicare questa cavolata a wari, per tre ottimi (?) motivi: perché i suoi deliri stuzzicano la mia vena idiota e grafomane, perché vive nella contraddizione di essere intelligente e mia amica allo stesso tempo e perché mi va. XP Mi sembrano motivi più che validi, sì.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Shikamaru Nara
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Là, dove il sole fa ombra'
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Fulmine





La cucina di quella casa è enorme.
Nella cucina di un ninja ci sono cose essenziali, la stanza deve essere piccola, funzionale e centrata nell'appartamento.
Quella che ha davanti, invece, è la cucina di una famiglia.
Le decorazioni degli shoji sono sbiadite, come su tutti gli altri, ma quelle conservano anche uno squarcio trasversale e la carta di riso pende, strappata. Entrando, la prima cosa che si nota è la sagoma del vecchio mobilio, quello che brucia in giardino, lo sporco che c'era dietro è stato tolto, ma la ruggine richiama il sangue, lì, in quella casa.
“Scusa, è tutto sottosopra,” dice Itachi, mettendo l'acqua in una teiera per scaldarla.
Shikamaru alza le spalle, sedendosi sul pavimento lindo. Non riesce a decidere, non riesce ad immaginare cosa può essere stato più orribile di tornare in quel luogo, per Itachi. Ci ha provato, quando lo ha accompagnato a casa la prima volta, ma non è riuscito a venirne a capo e neanche si è permesso di chiedere.
Quel pavimento è pulito e profuma, lì dov'è. Ma lui le ha viste le chiazze di sangue che ci sono in altre stanze. Ha provato a toglierle in ogni modo, anche Naruto e Sakura ovviamente ci hanno provato e perfino Ino e Chouji hanno sacrificato un paio di pomeriggi per aiutarli, ma quelle macchie conservano il loro alone rosso scuro, ampio, desolante, nel mezzo del pavimento del soggiorno. E il soggiorno è chiuso.
Sasuke è stato dimesso prima dall'ospedale, e quando lui e Itachi hanno fatto il loro ingresso quella porta era già stata bloccata. Quelle macchie, però, sono ancora lì, e Shikamaru non dubita che siano anche nelle teste dei padroni di casa.
“A cosa pensi?”
Alza velocemente la testa e porta il tè alle labbra, con artificiale noncuranza, i pensieri però non si fermano in tempo e il suo sguardo torna a terra.
Itachi lo ha colto di sorpresa, si è chinato per porgergli la tazza di tè e ora lo sta guardando dritto negli occhi.
“Mh, pensavo... Come fate senza gas?” chiede, realizzando adesso che quella parte del villaggio non è più allacciata da anni a luce, acqua e gas.
L'altro si siede davanti a lui, beve un sorso di tè, socchiudendo gli occhi neri, poi torna a guardarlo, serio.
“Non voglio cambiare i tatami,” dice, calmo, “e non voglio che rimanga chiusa, non devono esserci stanze in cui non possiamo entrare. Non più. Non voglio.”
Quello che Itachi sta dicendo è una cosa precisa, netta, che non lascia scampo: lui vuole superare, non coprire.
“Sas'ke è d'accordo?” chiede Shikamaru, abbassando lo sguardo sulla sua tazza.
Sono simili, è vero, ma ci sono alcune abissali differenze tra loro due e una di queste è proprio l'approccio al loro passato. Itachi è stanco: non vuole più avere segreti, tabù, incomprensioni, sotterfugi, vuole prendere atto di quello che è stato, ma voltarsi verso il futuro. Sasuke è stanco: non vuole guardare troppo avanti perché non sa cosa ci sia e lo spaventa, se guarda indietro invece può riordinare e riorganizzare tutto, come meglio crede; adesso ne ha il potere. Ma in realtà anche lui vorrebbe guardare avanti e allora si costringe, toglie tutto il suo passato dal presente, così da rimuoverlo anche da un ipotetico futuro, pretendendo che quella stanza non esista.
“Per ora non ha fatto obiezioni,” commenta il più grande, alludendo ai cambiamenti che sta facendo, un momento prima che lo shoji scorra quel tanto che basta per rivelare la figura di suo fratello.
“Che palle, Itachi, questa cosa deve finire,” dice Sasuke, facendo qualche passo nella stanza fino al pentolino del tè.
Shikamaru chiude la bocca solo quando, seguendo con lo sguardo accigliato la figura del genin, si trova ad incrociare gli occhi del fratello davanti a sé.
Gli occhi di Itachi sono stupendi.
Sono neri, così neri da non distinguere la pupilla, così neri che sembra di non riuscire a calcolarne la profondità, ma ancora più di questo è il taglio che lo affascina: hanno un taglio allungato, sono più fini di quelli del fratello, più eleganti. E quando sorridono in quel modo, Shikamaru sente che potrebbe avere farfalle che gli escono dalla bocca, per questo la chiude.
Lui rimane con quegli occhi sorridenti, mezzo nascosto dalla tazza di tè, per un momento, poi smette di bere e allontana l'oggetto dalle labbra, abbassa gli occhi, e c'è un leggero sorriso sotto al suo naso. Non cerca di nasconderlo perché non ha senso ridere, è solo che non ci è abituato e a volte si dimentica che ora può farlo; come se prima avesse scelto di evitare, di non meritarselo.
Shikamaru continua ad osservarlo, rivolgendo però le sue parole a Sasuke.
“Che cosa hai fatto ai capelli?” chiede, con della distrazione nella voce, giacché Itachi sta facendo di tutto per non scoppiare a ridere indecorosamente, ormai rassegnato ad ogni sorta di illogica spiegazione.
Sasuke si volta verso di lui, sorseggia dalla sua tazza, lo guarda ancora per un po' e poi sbuffa.
“Non ci arrivi, genio?” sbotta, caustico, “Il tuo villaggio ci ha tolto tutto e per prendere l'elettricità devo stare a diluire il voltaggio tra la treccia di rame del parafulmini e l'accumulatore, che incamera tutta quell'energia prima di convogliarla nel trasformatore. Roba da pazzi, non possiamo nemmeno usare il chackra...” borbotta l'ultima frase, uscendo con la tazza in mano e con i capelli tutti completamente ritti.
Shikamaru, che lo ha guardato uscire, riesce a pensare che non vuole sapere dove abbiano preso quell'attrezzatura prima di essere distratto da un suono buffo, strano, inusuale. Aggrotta la fronte, voltandosi verso Itachi, e lo trova intento a far finta di non essersi sbrodolato il tè addosso.
Lui si guarda la maglia e poi la tazza di tè, si lecca le labbra, portandosi una mano al mento per asciugare le gocce, e c'è ancora una traccia d'ilarità in quelle iridi quando le alza per prendere il panno su uno dei nuovi piani da cucina poco distante.
“Possibile che pur di non farmi sentire la tua risata tu sputi nella tazza del tè?” chiede di getto il genio, vergognandosi come un ladro quando quegli occhi neri si fanno seri e si immergono rapidamente nei suoi.
Sbuffa, alzandosi di scatto.
“Forza, batti la fiacca da quando sei qui, come criminale eri molto più attivo,” celia, guardandosi intorno, “cosa devi fare oggi?”
Itachi sceglie diplomaticamente di stare al suo gioco, concentra la sua attenzione sulla maglia e si pulisce con il panno.
“Ho fatto una lista,” dice, indicando, con un cenno del capo, un piano da lavoro lasciato al centro della stanza.
Shikamaru si avvicina, raccoglie il foglio e inizia a leggere.
Portare di sopra il nuovo armadio, questo non è facile come sembra, ci vorrebbe Sakura,” s'interrompe per commentare, momentaneamente, per poi riprendere subito dopo, “pulire i canali di scolo, ba...” si ferma di nuovo, alzando gli occhi dal foglio con aria seccata nel momento esatto in cui Itachi poggia le labbra sulle sue.
Ha la testa piegata da un lato e i capelli cadono sfiorando il naso di Shikamaru, il quale alza una mano d'istinto e li toglie, portandoglieli dietro l'orecchio. Poi per una strana attrazione la mano rimane lì, a mezz'aria, le dita sfiorano il lobo d'Itachi, la pelle sotto l'orecchio, il collo, e poi salgono di nuovo, immergendosi nei capelli costretti dall'elastico.
“Baciare Shikamaru,” conclude la lista, Itachi, facendo scontrare di proposito i loro nasi un'ultima volta.









AAAAAAAHksagsadgd!

Scu- coff coff... Scusate, sono stata travolta da una valanga di ooc. ù__ù Ma ora sto bene, eh! Mh. Si fa per dire, sì.
Non metto l'avvertimento perché mi dicono - quindici delle mie cento beta u.ù - che non lo è in questa serie, in questa what if?. Che probabilmente lo sarebbe in un normale contesto dove Itachi deve morire, ma che qui, ha il motivo e anche il diritto di essere finalmente leggero, se vuole, se lo sente. Non so. Mi sta bene anche così. ^^

Dunque: no.
Perché effettivamente Shikamaru sembra sempre più idiota intorno a Itachi e... Beh, voi siete mai state intorno a Itachi? Sono pronta a scommettere che quantomeno inebetisca, però Shikamaru rimane della sua solita sopraffina ed altissima intelligenza, solo che non ha la malizia di qualcuno che ha vissuto per il mondo, che è più grande e che è cresciuto in modo molto diverso dal suo.
Quindi no, non è Shikamaru che è idiota, è Itachi che abbaglia e poi attacca con i suoi sporchi trucchi!
Volevo dire una cosa su Sasuke, ma quando l'ho pensata mi sono sbrodolata con il tè!
Ed ecco svelato perché i personaggi nelle mie ff son tutti dipendenti dal tè: lo sono anch'io. -.-

Tessaaa, cos'è? Eh, cosa mi fai scrivere?
(Aaah che bello scaricare sugli altri... *mette i piedi sulla scrivania*)

Dunque, non è assolutamente così semplice. A partire dal fatto che non sono sicura ci siano trasformatori e accumulatori nel mondo ideato da Kishimoto, possiamo dire che tutto questo è fattibile almeno in via teorica. Sempre sulle nulle basi del mondo narutiano, sì.
Il fulmine non è corrente continua e non ha un voltaggio nemmeno simile a quello sostenibile dalle apparecchiature, pertanto Sasuke sta in mezzo per diluire, come ho scritto nel testo, il voltaggio fino all'accumulatore che poi lo convoglia nel trasformatore e fornisce due e venti continua - ammesso e non concesso che a Konoha abbiano la due e venti. u.u'
Spuntano licenze come funghi, eh.
Ringrazio wari per avermi aiutato in questa cosa; ci siamo fatte una cultura, si può dire. XD



I luoghi e i personaggi non mi appartengono e non c'è lucro.



  
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