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Autore: Mia Swatt    28/03/2011    12 recensioni
La bellezza non è nel viso. La bellezza è nella luce nel cuore.
Kahlil Gibran.
Tratto dalla Prefazione: "La sua famiglia era composta da cinque membri: oltre a lui; una madre gentile; un padre severo, ma giusto; una sorella e un fratello adorabili. Ognuno di loro aveva avuto la propria vita fuori da quelle mura. Tutto in torno al giovane ragazzo si muoveva, mutava. Tutto. Eccetto la sua cattiveria. Egli usava chiunque avesse a tiro, senza pensare di ferirne i sentimenti. Credeva che l’amore fosse una fantasia, il punto debole del genere umano, il quale era noto per il suo auto illusionismo." Se da piccole adoravate le favole e vedendo Beastly sugli scaffali delle libreria lo avete comprato senza pensarci, questa è la storia che fa per voi :)
[ La storia fa parte del ciclo "Once upon a time" ]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Once upon a time.'
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Buon pomeriggio a tutti! Come state? Non mi dilungo troppo, annoiandovi con le solite informazioni del tipo: ho già scritto questa storia e bla bla XD l'ho già detto nel precedente capitolo! Perciò se vi va di darci un'occhiata io ne sarei felice! Detto questo, volevo ringraziare le mie lettrici/sorellone che hanno segnalato l'altra mia storia per le Scelte!! *-* ragazze vi adoro!! Grazie mille, siete fantastiche!! <3
Adesso vi lascio al capitolo (che premetto non è lunghissimo) e dopo rispondo alle recensioni!! Spero vi piaccia!
BUONA LETTURA!


Secondo Capitolo

Era giunto Dicembre, e con esso era arrivato anche Natale. Un nuovo anno stava volgendo al termine, ma per la prima volta da più di cento anni, la Bestia, non si sentiva più tanto sola. Vedeva quella dolce ragazza venire a trovarlo tutti i giorni. Spesso gli preparava anche qualcosa di buono da mangiare. Erano decenni che non apprezzava più la buona cucina, da quando sua madre era morta. Fece scorrere lo sguardo su una vecchia foto, ormai ingiallita dal tempo. Eccola la sua famiglia.
Quanto gli mancava…
<< Bestia! Sono io, Bella. Posso entrare? >> urlò la fanciulla sotto il portico della grande villa. Posò la foto, scese di sotto e andò ad aprirle. Non appena sentì la voce allegra e vitale della ragazza si sentì meglio.
<< Bella. Sei mattiniera oggi >> le disse, facendola entrare. Sorrise vedendo come fosse vestita. Indossava un capellino multicolore, una sciarpa molto pesante e dei guanti. I jeans erano stretti, forse troppo, e il giubbotto marrone doveva essere pesantissimo.
<< Deduco tu abbia freddo >> la prese in giro, facendosi scappare un risolino, che non sfuggì a Bella.
<< Ridi, ridi >> disse Isabella << tu con tutto quel pelo stai bello al caldo! Io no, sto gelando! Ci saranno almeno dieci gradi sotto zero! >>
<< Non credi di stare esagerando? >> chiese la Bestia
<< Assolutamente no! Questa notte ha nevicato, non te ne sei accorto? >> rispose lei
<< Onestamente no >> rispose lui, andando a vedere fuori dall’enorme finestra del salotto. Bella aveva ragione. L’intero giardino era ricoperto da un manto bianco di almeno cinque centimetri. L’aria doveva essere piuttosto fredda. Eppure lui non lo percepiva. Da quando si era trasformato in Bestia le stagioni erano solo parole. Non sentiva il freddo né il caldo e gli anni, il tempo in sé, erano solo un susseguirsi di secondi, minuti, giorni e mesi identici l’uno all’altro. Lui non invecchiava. Avrebbe vissuto in eterno, intrappolato in quell’aspetto tanto terribile. Da solo. Per sempre.
<< A cosa stai pensando? >> chiese Bella << sembri così assorto >>
<< Alla neve >> rispose lui << avevi ragione, deve fare molto freddo oggi >>
<< Ovvio. Io non dico mai bugie >> rispose Bella, saltellando e andando verso la biblioteca. Adorava la lettura, lui se n’era accorto, così le mise a disposizione tutta la sua collezione ad una condizione: nessun libro doveva lasciare quel posto.
Si sentiva egoista, la Bestia. Sapeva che il problema non era la gelosia verso le sue cose. Il fatto era che non accettava l’idea che quella ragazza non tornasse più a trovarlo. Al solo pensiero di non rivederla più, il suo cuore si spezzava. Aveva perso troppe persone, non poteva perdere anche lei. Non voleva perderla. Ma che futuro avrebbe potuto donarle? Prima o poi avrebbe conosciuto un uomo, un vero uomo, e non sarebbe più tornata. Si sarebbe sposata, avrebbe avuto dei bambini, una famiglia e lui avrebbe perso anche lei. Era questione di giorni, di settimane oppure di mesi o di anni, ma presto o tardi anche lei sarebbe scomparsa, lasciandolo di nuovo solo. Nel frattempo, però, voleva deliziarsi di quella meravigliosa e gradevole compagnia.
<< Non mi hai ancora detto il tuo nome >> disse qualche tempo dopo Bella.
<< Come? >> chiese perplesso la Bestia
<< Il tuo nome >> rispose lei << io ti chiamo Bestia, perché tu mi hai detto di chiamarti così, ma…. Non ci credo che non hai un nome. Il mio è Isabella, anche se mi faccio chiamare solo Bella. Il tuo quel è? >>.
Era allibito. Da quando non si sentiva chiamare col suo nome? Da quanto non si pensava con quel nome? C’era ancora quel ragazzo da qualche parte dentro di lui? La risposta non tardò ad arrivare. No. Non c’era più. Non solo l’aspetto era mutato, ma anche il suo carattere. Aveva capito quanti sbagli avesse commesso quando era umano, quanto il suo carattere fosse corrosivo, per se stesso e per gli altri. Ma lo aveva capito troppo tardi. Perciò lei non avrebbe mai sentito quel nome, perché lui non merita di essere chiamato con quel titolo.
<< Non ha più importanza >> disse duro << non so più quel ragazzo, Bella. Quel nome è morto tanto tempo fa. È morto col ragazzo che ero >>
<< Ragazzo? >> chiese lei << aspetta un momento! Non sei sempre stato così? >>
<< No >> rispose lui, pentendosene. Non avrebbe mai voluto svelare quella verità. Avrebbe preferito che la sua bellissima amica, pensasse che quello fosse sempre stato il suo aspetto << ma non ne voglio parlare >> aggiunse poco dopo, dirigendosi di sopra.
<< Aspetta! Non volevo farti arrabbiare. Sono solo curiosa di natura, scusami >>
<< Non hai nulla di cui scusarti, Bella. Quello che ha commesso molti errori da umano sono io >> percorsero tutto il corridoio del secondo piano. Arrivando davanti ad un’enorme porta bianca.
<< Posso saperne di più? >> chiese la giovane, timorosa di un rifiuta
<< Cosa vuoi sapere di preciso? >> ripose la Bestia, girando la chiave ed entrando nella stanza, che era completamente avvolta dal buio << non entri? >> domandò, vedendo Bella impaurita sullo stipite della porta.
<< Ehm è che è tutto buio… >> ammise, rossa in viso
<< Hai paura del buio? >> domandò lui sorridendo
<< Ehi non ridere, ognuno ha le proprie paure. Vogliamo parlare del fatto che vengo sempre io a trovarti perché tu non vuoi mettere il muso fuori dal bosco? >>
<< Io direi che è diverso >> ribatté, aprendo tutte le tende << ora va meglio? >> lei annuì, entrando. Rimase colpita nel vedere ciò che celava quella camera.
In mezzo alla stanza c’era un grandissimo pianoforte nero a coda. Doveva essere molto prezioso per la Bestia, pensò la ragazza, vedendo con quanta cura era conservato quell’oggetto così meraviglioso. Entrò timorosa, come se stesse profanando terra sacra, un luogo antico e che doveva essere trattato con cura.
Notò un giradischi, messo su un ripiano e migliaia di Dischi e Cd. Uno stereo, un Pc nuovo di zecca. Tutto quello che era rinchiuso lì aveva a che fare con la musica.
<< È la mia stanza della Musica >> le comunicò la Bestia, notando una domanda muta nei suoi occhi. Riusciva a capirla senza bisogno che lei parlasse.
<< Tu suoni? >> chiese Bella
<< Si. O per meglio dire, suonavo >>
<< Secondo me non hai perso il tuo tocco magico >> gli sorrise << penso che chi sia dotato di tale dono, non possa semplicemente dimenticare o disimparare a fare qualcosa. Se tu sapevi suonare, sai farlo anche adesso >>.
Colpito da tali parole, la Bestia prese posto sul quel vecchio sgabello, pensando a tutte quelle ore che aveva passato su quell’oggetto con suo padre. Lui gli aveva insegnato a suonare il Pianoforte. Fece cenno a Isabella di accomodarsi accanto lui e senza esitazione, la ragazza accettò l’invito.
<< Hai qualche preferenza? >> le chiese
<< No, stupiscimi! >> rispose lei.

La Bestia fece scorrere le sue enormi dita sui tasti, trovando un po’ di difficoltà all’inizio. Non capiva perché si era nuovamente avvicinato a quel mondo che non gli apparteneva più. Per di più, stava facendo una pessima figura di fronte alla sua grande amica, alla sua unica amica, e la cosa gli faceva salire una rabbia infinita. Ringhiò, schiacciando tutti i tasti contemporaneamente, i quali produssero uno stridente suono << Non ne sono più capace >> disse tra i denti.
<< Non è vero >> rispose Bella, posando le sue mani sull’enormi zampe di lui. A quel contatto la Bestia percepì un brivido. Quanto tempo era passato dall’ultima volta che qualcuno l’aveva toccato, sfiorato in quel modo? Troppo. E lei era lì con lui, sorridente, sicura. Fiduciosa. Ma lui non si sentiva all’altezza di quelle attenzioni.
<< Devi solo credere in te stesso. Io ci credo, sai? >> gli disse, sorridendo.
Il cuore della Bestia ebbe un sussulto. Cos’era quel moto di calore che provava ogni volta che lei lo guardava? E cos’era, adesso, quel battito accelerato che aveva sentito nascere non appena lei gli aveva sorriso? Doveva essere all’altezza di quella ragazza. Doveva regalarle qualcosa di vero e di puro. Perché lo meritava. Le avrebbe donato una favola. Una splendida, meravigliosa ed indimenticabile favola.
Fece così scorrere le dita sui tasti, producendo una dolce melodia.
<< Claire de Lune >> commentò la ragazza
<< Si, la conosci? >> chiese lui
<< È la mia preferita >> rispose, appoggiando la testa sulla spalla della Bestia.
Così, tra musica e calore, passò anche quella fredda giornata di Dicembre.

Anche Natale, puntuale come ogni anno, fece capolino nell’innevata città di Forks.
<< Non ci posso credere che non hai fatto l’albero! >> disse Bella, mentre addobbava un grande abete nel salone centrale della villa della Bestia.
Era il 25 Dicembre e quella casa era completamente sprovvista di decorazioni natalizie.
<< Uffa >> sbuffò la Bestia, troppo sonoramente perché Bella non lo sentisse.
<< Non sbuffare, sai? È Natale e questa casa non ha nulla di colorato! E potresti anche darmi una zampa! >>
<< Un zampa? >> disse lui, sgranando gli occhi verdi.
<< Si, se ti tratto come un uomo e dico “ mano “ non ti va, così mi adeguo >> disse, facendo scoppiare la Bestia in una sonora risata << ecco ridi, io addobbo >>.
E così fece davvero. La grande villa bianca, ora era ornata da milioni di luci e colori.

La Bestia guardava tutto in modo estasiato. Non ricordava più quanto fosse bello festeggiare il Natale, non ricordava più quanto fosse bello passare del tempo con qualcuno. Bella era il suo regalo di Natale e sperava con tutte le sue forze che quando il nuovo anno fosse giunto, lei non si dileguasse come neve al sole.
Assorto dai suoi pensieri non percepì la palla di neve, così Bella riuscì a colpirlo in viso. Si tolse il ghiaccio di dosso e vide Bella piegata su se stessa a ridere.
<< Ah si? >> disse lui, prendendo una grossa manciata di manto bianco. L’appallottolò e la tirò, dosando la propria forza, contro la ragazza, la quale smise di ridere all’istante.
Cominciarono così una lunga battaglia a palle di neve, passando insieme nel divertimento il giorno di Natale. Non si resero conto che il tempo passava, che le tenebre stavano calando, facendo si che quella giornata penetrasse ancora di più nel gelo invernale. Perché nessuno dei due sentiva freddo. I loro cuori erano avvolti da un caldo tepore estivo. Un calore che sapeva di gioia, di felicità, ma soprattutto d’amore.

  
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