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Autore: 1918    28/03/2011    2 recensioni
*Cambiato titolo da il vento*
Una Bella con un triste passato alle spalle, persa tra le meravigliose isole caraibiche, ritroverà la serenità tanto cercata ?
Un Edward con un triste segreto, scappato da una caotica città per rintanarsi nelle calme isole caraibiche, troverà la sua pace ?
Ed Esme, riuscirà finalmente ad assopire il senso di colpa ?
Tratto dal prologo: - Si girò verso il mare, non c'era nessuna barca, nessun ormeggio, ma cosa più importante sul quella poca porzione di isola che era riuscita a vedere, non c'era nessun segno di presenza umana.
Il petto si alzava e abbassava rapidamente, con respiri sempre più brevi, la vista si sdoppiò, mentre la testa le girava sempre di più.
Poi tutto si fece buio-
spero vi piaccia e che mi lasciate un piccolo commento =)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Capitolo 1


Il sole splendeva alto nel cielo, Bella si stava avviando verso la spiaggia dove era sistemata la sua piccola barca a vela. Per lei era un gioiello, tutta la sua vita.
Si sta preparando per lasciare quell’isola che le aveva dato tanto, ma anche tolto molto.
“Tesoro, anche oggi non riesci a stare lontano da lei ?” un gruppo di vecchi pescatori era seduto sotto di un ombrellone, con un tavolino ed un mazzo di carte. Erano in quattro, i visi simili, tutti con la pelle abbronzata, le rughe segnate dal vento e dalla salsedine, gli ampi sorrisi, e la pipa in bocca. Paul aveva parlato, ma era sicura che fosse il pensiero anche degli altri. La vedevano un po’ come la loro nipotina.
“Pensavo che ormai mi conosceste, non è un giorno degno di essere vissuto se non salgo su di Elizabeth” si alzò gli occhiali da sole sopra la testa e mise le mani nelle tasche dei corti pantaloni.
“Lo sappiamo piccola, ma se fossi in te starei attenta, questo vento non mi piace per niente” Bella guardò verso il mare, a pochi metri da loro. Era vero, le onde increspavano il mare, ma il cielo era completamente sgombro di nuvole. Ma si ricordava come il tempo poteva cambiare velocemente.
“Sapete benissimo che senza vento non vado da nessuna parte, e poi non ho intenzione di andare molto lontano oggi, voglio iniziare il viaggio fra 3 giorni”
“Non sei felice qui ?” Francisco era forse quello con cui aveva legato di più, come tutti i marinai era saggio, ma loro due avevano una visione della vita molto simile. Forse ad accumunarli era il fatto di aver perso entrambi i genitori quando erano molto giovani e per colpa del mare. Lo stesso mare che tanto amavano.
“Si che lo sono, ma adesso l’isola inizia ad andarmi stretta, ci sono troppi ricordi, voglio vedere altre isole”
“Ragazza, sei come il vento, devono ancora inventare chi ti possa rinchiudere, e sono convinto che mai ci riusciranno. Credevo che mio nipote avesse fatto colpo” John buttava sempre tutto sul ridire, anche se in mezzo ci metteva sempre qualche frase filosofica.
Bella sorrise, e passandosi una mano sulla nuca li salutò “D’accordo vecchi lupi di mare, è stato bello parlare con voi, ma adesso devo proprio andare, non vorrei mai che il vento si abbassasse” .
“Non penso succederà, c’è qualcosa di strano nell’aria. Ma non hai risposto alla mia domanda implicita su Jacob”
“Arrivederci signori” li salutò agitando una mano mentre si stava già avviando verso il bagnasciuga.
I quattro signori risero, poi tornarono alla loro partita di burraco.
Spinse la barca verso la riva, era leggera e piccola, fatta di legno, con una vela triangolare bianca, ma con dei remi sempre pronti all’evenienza, due piccole panche e la prua coperta dove sotto era incastonata una piccola stiva erano le uniche cose abbordo.
Era perfetta per affrontare il viaggio che tre giorni dopo avrebbe intrapreso.
Nei suoi 24 anni non era la prima volta che partiva, aveva visitato le piccole isole vicine, ma aveva deciso di spingersi in là, voleva trovarne di nuove, conoscere persone nuove, essere libera e sola.
Il vento era sempre leggero, le scuoteva i lunghi capelli marroni che con l’aria impregnata di salsedine si arricciavano. Il sole rifletteva sull’acqua, accecandola anche con gli occhiali da sole, ma ormai era abituata, quella era la sua vita, la sua essenza.
Solo su Elizabeth si sentiva sicura, come quando era tra le braccia della madre o del padre. Quel pensiero le procurò un sorriso colmo di tristezza.
Tre giorni dopo sarebbero stati vent’anni, e lei aveva deciso di partire per sempre.
Stette in mare fino al pomeriggio inoltrato, poi decise di tornare nella sua capanna e di radunare le sue poche cose, doveva prepararsi e sistemare tutto nella piccola stiva.
Già si immaginava distesa sull’amaca legata all’albero maestro e alla prua, coccolata dal dolce ondeggiare, e con una coperta infinita e illuminata da tanti puntini di altri mondi.
Sicuramente avrebbe portato una bussola, un quaderno per scrivere, magari un po’ di carne secca, dei fiammiferi, una rete per cercare di pescare.
Era ottimista e piena di speranze, di lì a poco la sua nuova vita sarebbe cominciata.

****

Erano le quattro di mattina e Bella era seduta sui gradini delle capanna intenta a guardare il piccolo villeggio risvegliarsi.
Chi passava la salutava, era un piccolo miracolo per quel villaggio di pescatori, trovata al largo attaccata alla sua bambola Elizabeth, con addosso un giubbotto salvagente, ed un ciondolo infilato frettolosamente, con dentro la foto di una bambina di circa un anno, in braccio alla madre e che giocava con il dito del padre, e con l’incisione ‘Plus que ma propre vie’. Quello, oltre alla ormai sgualcita Elizabeth, era l’unico oggetto appartenuto alla sua vita con i propri genitori. E nient’altro che ricordi gelosamente custoditi.
Nel villaggio il tempo sembrava non passare mai. La tecnologia doveva ancora arrivare, anche nelle cose elementari come un accendino, tutto era ancora fatto a mano.
Bella guardava con tristezza quei volti amici, era sicura che non gli avrebbe più visti. Ma poi si chiese perché fosse triste, non era forse quello che voleva ? Chiudere per sempre quel capitolo di vita che tanto l’aveva fatta soffrire.
“Bella…” Jacob era comparso nel suo campo visivo senza che lei se ne rendesse pienamente conto, persa com’era nei suoi pensieri. “Ciao Jake” non sapeva cosa dirgli, non dopo che durante il loro ‘appuntamento’, per quanto si possa definire appuntamento un’uscita in quel piccolo villaggio, lui le ha confessato i suoi sentimenti.
Quel ‘mi piace da quando mio padre ti ha portata nella barca’ le aveva messo paura, lei non era fatta per donare amore, e nemmeno per riceverne. Su di questo era convinta.
“Allora oggi parti.. Verso che ora ? Magari passo per salutarti, o ti serve una mano per qualcosa ?” Jacob era in imbarazzo, pensava che quella partenza fosse colpa sua, e non aveva tutti i torti.
“Non ti preoccupare, è tutto a posto, penso di partire tra tre ore. Se non ti dispiacerebbe, preferirei un arrivederci qui, non voglio una folla da funerale. Ritornerò. Prima o poi” concluse con un sorriso.
“Ok, allora arrivederci” Bella gli tese la mano sorridendogli, lui la prese per poi tirarla verso di lui. Jacob era enorme, una montagna di muscoli. Bella pensò che fosse caldo, e che quel calore umano non le dispiaceva. Quanto tempo era passato dal suo ultimo abbraccio ricevuto ? Vent’anni, perché le piaceva pensare che fosse stato dei suoi genitori l’ultimo abbraccio.
Jacob stava inquinando un ricordo, o forse un falso ricordo, visto che i ricordi che riguardavano i suoi genitori erano avvolti da un alone di fantastico, un po’ come se avesse preso pezzi di vita reale attaccandoci sopra l’unica immagine che possedeva di Charlie e Renèe. Almeno i nomi li ricordava.
Si staccò in fretta da quell’abbraccio. “Beh, arrivederci Jacob”
Strinse il ciondolo che portava al collo e si diresse verso la spiaggia, pronta per la sua nuova vita.


Salve a tutti =)
come va ?
grazie per aver letto il prologo, grazie a chi lo ha recensito =)
spero che questo capitolo vi sia piaciuto,
mi fareste molto piacere se mi lasciate un piccolo commento
un bacio
1918
   
 
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